La Sala del Satariel

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    Il Sesto Regno

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    L'ingresso alla Sala è presidiato da quattro, imponenti figure: Agamennone, sire di eroi ed un Samael, armati ed in alta uniforme a destra, mentre a sinistra si stagliano le Guardie dei Sacerdoti Rossi, avvolti in una tunica porpora a fare da sopraveste ad un'armatura in oro ed argento, composto da un alto elmo con una sola feritoia, all'altezza degli occhi, che si assottiglia sino alle labbra; gli spallacci hanno piccole ali da cui possono liberarsi delle fiamme per difesa e per attacco; bracciali e guanti sono lavorati finemente, si scorgono anche rubini incastonati, come occhi malevoli, brillanti anche nelle tenebre; la corazza è la parte più robusta e curata per parare i colpi fisici, nonché magici, gli scosciali sono celati dalla stoffa, che sfiora le caviglia; hanno una lancia stretta nella mano destra, alta oltre due metri, su cui è inciso un volto nell'argento, la lama è larga con la punta aguzza. La stessa visione è intimidatoria. {x}
    Callum Iain Payne II siede sul trono più concentrato sull'eleganza, che sulla comodità; sopra al suo capo vi è un baldacchino di velluto rosso, bordato di passamaneria pregiata; alle sue spalle vi è l'arazzo dell'Orda di Caos, che testimonia la sua autorità, la sua posizione di prominenza, rispetto a chiunque altro, nell'esercito del Regno di Biriam. Egli è su piano rialzato, tre scalini decorati in oro, in un materiale simile al marmo, i cui riflessi sono simili ai bagliori sull'acqua, quando la luna ne accarezza le onde.
    Il soffitto oscuro, quanto la notte, lascia ricadere svariati stendardi, in onore degli eroi del Regno: il sovrano Caos, Sekhmet, Baal ed altri, ancora; un braciere arde in una nicchia sulla parete destra, le Eterne Fiamme del Costruttore; fra librerie colme di tomi, di cronache, di archivi, campeggiano due ritratti: la prima Anima Dannata, Lilith, la grande Madre del Peccato ed il suo compagno, Caino, il Fratello, che immolò l'anima propria al Costruttore e sacrificò la sua intera famiglia, alla gloria del re, Caos.
    Vi è una sola finestra ovale da cui filtra la luce fioca, soffusa, malata della Città, ma non i suoi rumori. {x}
    La ricca ed abnorme sala è silenziosa, nessuno osa parlare, né volgersi in direzione del Satariel, che sorseggia il sangue della sua Maestra, l'Arciduchessa Sekhmet, ha fatto pervenire in tempo, mano a mano che lo consuma, la sua aura diventa incandescente, indurita nella malvagità, leggera nell'Umanità ed i suoi occhi sono braci rosse, senza sclera.

    Edited by James Christoper Allen - 6/2/2017, 21:51
     
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  2. Callum Iain Payne II
     
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    q7ZyZcB
    ◆Satariel ◆Lanista ◆Anima Dannata ◆Biriam ◆ Scheda
    Callum Iain Payne

    ◆ La pace corrompe non meno di quanto la guerra distrugge. ◆

    Il Satariel conosce il proprio dovere, perciò, lascia che il palato sia inondato del sapore acido del sangue, sa che il corpo reagisce con leggeri tremiti, rimane seduto e libera la mente, perché sarebbe inutile progettare, organizzare con l'anima invasa dall'essenza diabolica. Callum, talvolta, si chiede cosa potrà comportare, la coppa di Sekhmet; non potrà mutare in un Demone, essendo un'Anima Dannata; lui è il primo che assume il sangue regolarmente, senza battere ciglio, altri si sono scoraggiati per l'assenza di trasformazioni improvvise, per i trascurabili effetti collaterali; lui che ha un compito, che richiede obbedienza, sfrutta l'opportunità di rafforzare la sua stessa aura, oltre che incrementare il suo potenziale, ma a quale prezzo, lo ignora.
    L'Orda non è rimasta sguarnita, ma bisogna attuare una vendetta efficace per risollevare le truppe, i Sacerdoti Rossi hanno indetto una riunione privata, hanno scelto di officiare dei riti molto particolari, Callum non pone sconfinata fiducia nel risultato, forse, dovrebbe far ritirare le spie ma sarebbe visto, come un timore e una debolezza; può sferrare l'attacco contro gli avversari, ma indebolirebbe qualcuno in grado di arginare i danni di Berith o che, almeno, tenta di farlo tra un'inutilità e l'altra.
    La visione di Hel è stata chiara, fin troppo e deve reagire.
    Lui non ama gli abiti storici, né sfoggiare l'armatura in qualsiasi occasione; porta dei pantaloni neri, una camicia azzurra sbottonata sul collo, ha la barba fitta, scura quanto i capelli tagliati corti e beve il sangue, con aria svogliata, quasi sonnolenta.
    «Fate accedere gli Harab e la Prima Anima degli Evocatori. Non intendo gestire una marea di scocciatori.» ordina, senza durezza, non ne ha bisogno.
    Guarda i ritratti dei primi Uomini sviati, tutto sommato, non avevano ricevuto grandi doni dall'inquilino al piano superiore, pensa.
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    Edited by Callum Iain Payne II - 6/2/2017, 21:54
     
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  3. Cailean Sinclair
     
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    ULISSE RE DI JENOVIA
    O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.
    SOUNDTRACK[/URL]
    A
    gamennone, fratello mio...- ne è passato di tempo da quando, il re di Micene, era il sovrano incontrastato. Ora è un galoppino, alle dipendenze del figlioccio prediletto di una demone femmina. Gli occhi scuri di Ulisse brillano di cattiveria, non ha dimenticato che, per la sua sete di potere, e per le corna di quel pusillanime di suo fratello, è morto scannato come un capretto. -Clitennestra ti manda i suoi saluti, e la solita pletora di maledizioni. È un donnino così soave.-
    Nessuno parla o osa rivolgersi al Satariel, beh, fino al suo arrivo. Non appena le porte della sala si spalancano, Ulisse decide di fare il suo ingresso, spalancando le braccia e lasciandole ricadere lungo il corpo. - Mio signore, ti ringrazio di avermi ammesso alla tua presenza.- percorre la strada che lo separa dal trono e si pronuncia in un bell'inchino - Ulisse, signore di Jenovia. - Si guarda attorno, alza gli occhi sul baldacchino che incombe sul capo del demone, e un piccolo sorriso divertito gli increspa le labbra -Il cattivo, gusto, come al solito, regna sovrano in questo posto. Non capisco per quale motivo non possiate essere più...- scialli - … Moderni.- Molto meglio.
    Poggia i pugni ai fianchi - Beh, cosa c'è? Jenovia non è propriamente dietro l'angolo, e non è che le palle non mi facciano male a passare due giorni sul mio dannato cavallo.-
    Non è cambiato di una virgola in questi ultimi duemila e rotti anni, è sempre il solito istrione, anche a costo di farsi ammazzare. Non che sia possibile farlo, alla fine dei giochi, visto che è morto da un pezzo e quello che si muove e parla, con i suoi ricordi, e la sua lingua lunga, è solo il frutto del rancore che ha provato morendo. Un rancore che ha portato a tanta morte e sofferenza.
    - Vedo che ci sono parecchi dei miei ex compagni d'arme qui, dimmi, c'è anche quel simpaticone di Aiace? C'è una vecchia questione in sospeso fra noi, io e lui e l'armatura di Achille.- e anche svariate decine di capi di bestiame ammazzate al suo posto.
    Ulisse, è praticamente l'uomo descritto da Omero nella sua opera. Non molto alto, riccio di capelli e con gli occhi scuri, ha una folta barba, e le gambe storte. Indossa degli abiti di Jenovia, un paio di stivali di morbido cuoio, calzoni di stoffa neri, stretti in vita da una cintura di pelle, e una giubba chiusa sul petto da due giri di cinghie che passano anche sotto le braccia della Prima Anima e sulla schiena. Non è armato, ma non gli serve esserlo, per scappare. C'è così tanto buio in cui nascondersi nel Tempio della Vergogna.
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  4. Callum Iain Payne II
     
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    ◆Satariel ◆Lanista ◆Anima Dannata ◆Biriam ◆ Scheda
    Callum Iain Payne

    ◆ La pace corrompe non meno di quanto la guerra distrugge. ◆

    Callum abbassa il calice, studia la reazione di Agamennone, consapevole che un’altra intemperanza gli costerebbe una gita nel Tartaro, non sogghigna apertamente, fa una smorfia parzialmente nascosta dalla barba. «Sarebbe una gioia, ricevere notizie dai miei cari.» affetta rammarico, non tollera che il padre sia in Cielo, quanto alla madre, non ha mai provato niente di particolare nei suoi confronti. Sospira.
    Il Satariel si alza, ha quasi terminato di bere, la sua aura è ancora più oscura, non diabolica, non di Anima Dannata, sorride con una certa gentilezza: «Sono lieto di averti ospite, Signore di Jenovia, mi duole averti distolto dai tuoi impegni, però la faccenda richiede una risoluzione.» afferma, guarda verso l’entrata, non ha bisogno di alzare gli occhi sul baldacchino. «Oscilla tra il bordello vittoriano e una scalcagnata reggia del Settecento. Dovrei apportare dei cambiamenti, non voglio delegare agli schiavi, perciò, aspetto di avere un po’ di tempo libero.» il tono si smussa ad una lieve ironia.
    Callum prende una pausa, l’ultima goccia scivola in gola, ha l’istinto di vomitare, lo dissimula alla perfezione, poi risponde: «Un suicida, dovresti chiedere alla Duchessa, Hel, se puoi parlare con lui. È relegato al solito spettacolo, notte dopo notte, fa un gran baccano, ma non può evitare la sua punizione, noi la nostra.» sbotta senza ira, guarda Ulisse per alcuni istanti, ricambia il inchino con un cenno più contenuto, gli mostra la sala, casomai non volesse stare in piedi. «L’armatura di Achille, adesso, ne ha una simile ma costruita per la sua nuova posizione. Gli dissero che era bruciata sulla pira, con la ragazzina Polissena? Il figlio era un vero idiota: desiderava che portasse la ragazza a Biriam, non la facesse bruciare e che gli rendesse il bottino di guerra, ma quel povero imbecille, si è fatto ammazzare dai sacerdoti di Apollo. Mi risulta. Non fu una gran perdita.» fa un gesto con la mano, le versioni sono parecchie, lui ha udito questa dal padre addolorato, Achille.
    «La Madre della Disgrazia non sarà presente.» non pare sul punto di piangere, di rinnegare il suo ruolo, palesarsi sotto formale richiesta, comunque, sarebbe stata cosa gradita. Non lo scorderà.
    «Se desideri qualcosa, chiedi pure e accomodati. Non belle notizie.» anticipa, porge il calice a uno dei suoi schiavi, Anime Dannate con il collare nero, nessuna ha altri segni di costrizione, sono vestiti in maniera consona, moderna, evitano di guardare il padrone in viso e si muovono pari ad ombre.

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  5. Cailean Sinclair
     
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    ULISSE RE DI JENOVIA
    O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.
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    D
    a quello che sa, i suoi cari sono tutti saluti nella beatitudine. La cosa non lo rattrista, erano brave persone, e per quanto soffra la loro mancanza, è giusto che siano in Cielo, e non a Biriam con lui. - Agamennone sa, perchè ce l'ho con lui.- torce il busto all'indietro per guardare verso il fondo della sala < b>- E con quell'idiota di suo fratello. Sì, ammetto che fu opera mia il giuramento sul cavallo...- alza le mani per poi lasciarle cadere -...Ma non potevo sapere che si sarebbe fatto fregare la moglie così facilmente.- C'è da dire che lui, non può proprio parlare, visto che ha avuto per moglie Penelope, un esempio di virtù e fedeltà ancora oggi.
    - Non volevo dirlo, ma ho avuto la sensazione di entrare in un budoir.-
    Non ha molta voglia di vedere Aiace, visto che, come minimo, finirebbe a mazzate. Scrolla la testa, per rifiutare l'invito a chiedere ad Hel un incontro e soffia una risata divertita. < b>- Ne è passato di tempo da quando lo beccai vestito da donna.- sospira - Era così grazioso, con quei bei ricci biondi, sembrava davvero una giovane fanciulla- ora gli arriva una lancia su per il culo. Si gira pure, infatti, visto che all'epoca della guerra, Achille era solito zittirlo con le brutte maniere quando si metteva a rivangare la sua sortita alla reggia di Sciro.
    -Neottolemo era un giovane stolto che desiderava essere più grande di suo padre, senza averne però i mezzi.- si chiude nelle spalle mentre parla, ricorda bene quell'odioso ragazzino dai ricci rossi e le volte che lui e i suoi Mirmidoni hanno fatto più danno che altro - Achille aveva pietà, prima di venire tradito dalla giovane Polissena, era un eroe, degno di essere cantato. Neottolemo uccise il vecchio Priamo e il piccolo Astianatte senza provare la minima esitazione. A dodici anni, è grave avere una pietra nel petto al posto del cuore.-
    Piega la testa verso la spalla - Prese con è Andromaca, la moglie di Ettero, e so che la rese madre ancora. Ci sono molte versioni sulla sua morte, ai tempi seppi che fu Ermione ad ucciderlo, con la complicità di Oreste. Non sopportava la presenza di Androma e dei figli di lei, e ...- si passa il pollice sulla gola per simulare uno sgozzamento - Bisogna chiedere al diretto interessato, se non gli brucia ancora la sua fine. -
    Non si siede, ha il culo piatto per il viaggio a cavallo, e fa cenno a Callum di dirgli pure quello che deve - Coraggio.-
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  6. Callum Iain Payne II
     
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    ◆Satariel ◆Lanista ◆Anima Dannata ◆Biriam ◆ Scheda
    Callum Iain Payne

    ◆ La pace corrompe non meno di quanto la guerra distrugge. ◆

    Il Satariel studia Ulisse, silenzioso per alcuni secondi, non ha una conoscenza diretta dei fatti, sa che la regina di Sparta, si lasciò felicemente rapire, scatenando la guerra con ogni sua conseguenza: «Lasciamo stare, mi aspetto di veder girare la gente in vestaglia.» borbotta.
    «Non c’era modo per evitare il giuramento, c’erano troppi pretendenti nobili, nessuno avrebbe accettato il rifiuto, nessuno sarebbe tornato a casa. Tu ed Agamennone, insieme a Nestore, eravate fra i pochi ad avere altre mire, nel passato o nel presente. Elena era figlia di suo padre, alla fine.» sorride con rassegnazione, se esci da un uovo, se Zeus ti ha dato il suo DNA, hai buone possibilità di essere un’oca giuliva, che non si guarda indietro. «La tua sposa era legata alla famiglia reale di Sparta, era una cugina ma assai diversa dalle sovrane. Clitennestra, Agamennone sa, posso comprenderla: strappata al primo marito, privata del figlio, violentata, sposata, si è vista sacrificare un’altra figlia. Pandora avrebbe fatto lo stesso, Achille non ha mai accettato che sia stato macchiato il suo nome, in quella storia.»si concede un lungo respiro, non ne ha bisogno, altre storie lette e narrate da chi era in vita, ma sono abbastanza torve da non farlo annoiare: «Cercare l’amore fra i nemici è un rischio. I suoi fratelli agirono, non ella stessa. Quanto a Nettolemo, non vuole vedere il padre, il padre non richiede di comunicare col figlio, hanno strade divise.» allarga le braccia, non si addentra in certi affari
    Callum, stavolta, si mette una mano sulla bocca: «Mi ha detto almeno cento versioni: era un festa in onore di una dea, era stato costretto dalla madre. Non ti fu facile riconoscerlo, senza le armi, rischiavi di trascinare via una fanciulla bionda.» si schiarisce la voce, trattiene una risata.
    Hel è puntuale, l’aura è simile a una scossa sismica, si tratta di una delle più antiche e letali creature esistenti, eppure ha un fisico sottile, ha un'epidermide tanto chiara da lasciar intravedere le ossa, sotto di essa ma non le vene; i lunghi capelli neri sono strati intrecciati, raccolti in una retina d'argento con dei piccoli rubini a dare luce alla sua serica chioma, le corna robuste sono color mogano, ai lati crani paiono quasi un ornamento. Ha un volto dai lineamenti aggraziati, gli occhi neri, le ciglia lunghe e la bocca carnosa, alta e fiera, ha la schiena ben dritta; indossa un lungo abito nero, non ha ricami od ornamenti di sorta, cela la coda da scorpione; i suoi passi sono silenti, quanto arriva, si inchina con l’eleganza del proprio rango.
    «Mio Signore e Satariel.» esordisce con voce bassa, femminile anche se non esattamente soave: «Ulisse dai mille viaggi, ingegnoso Signore di Jenovia, perdonate l’attesa.» non sorride, si staglia fra i due, ha il carisma di una Harab, ha anche la forza, però non la mostra, non spiega cosa stia facendo Achille, lascia la parola al Satariel, rimane con le mani intrecciate sul grembo, come un’ottima padrona di casa.
    «Berith ha abbandonato il suo folle progetto, quello della Profezia della Fine. Il suo prescelto è un Elpìs, la sua Dannata è chiusa in una pietra, così ci ha riferito la Musa, Clio.» lancia un’occhiata a Hel, se ha scordato qualcuno, ad esempio: «Ha chiamato a sé Oriax, un Duca, che gli è sempre stato devoto e senza motivo, ha plagiato un’altra Dannata, ha fatto liberare la Manticora e si è stazionato a Londra. Ho chiesto una collaborazione per bloccarlo: una Manticora in volo, che sbrana delle persone è richiamare l’attenzione su di noi, ma gli unici ragionevoli sono stati gli Elpìs. L’erede di Pandora ha ascoltato ed è stata ai patti, ma gli altri: gli animali di Ennas si sono limitati a seguire gli Angeli, a Roel non si è scollato un solo culo. Il risultato? Berith ha divorato ottomila anime.» si volge su Hel, che abbassa la testa in preda ad una rabbia che appena trattiene: «Qualcuno ha trascinato Hel ed Azrael, l’Angelo della Morte, al Monte Sion… Pare.» dubita fossero realmente in quel punto, non divaga troppo: «Ha fatto la ramanzina, aggiungendo che a novemila anime, il nostro amico diventerà immortale. Il suo potere attuale è tale da renderlo degno di Caos, come avversario. Non si mostra ancora, perché può essere fermato. I Sacerdoti del Costruttore possono avere delle pozioni per fargli rigettare le anime, indebolendolo. Le Muse hanno un Grimorio, in cui possono trovare il modo di annientarlo, scaraventandogli contro ottomila anime. Se hanno fatto qualcosa, la risposta è… No. La Duchessa Quasith ha informato Clio dell’esistenza del Grimorio.» sembra deluso, sapeva ben altro sui Pennuti. «Dobbiamo decidere cosa fare, su cosa focalizzarsi. Ricordo che Berith manderà Oriax e la Manticora a fargli da scudo… »
    Hel guarda i due uomini, la sua voce è quasi un sussurro ma udibile: «Giace in forma di pietra. In un terreno benedetto. Lei può starci, non è che un incubo, non è un essere puramente infernale.» rammaricata dal non poter spaccare il cranio alla bestia.

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  7. Cailean Sinclair
     
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    Ulisse, Re di Itaca
    You either die a hero, or live long enough to see yourself become the villain.

    Elena era una cagna, alla fine. Non lo dice, ma si vede che lo sta pensando. Alla fine dei giochi, è colpa di quella donna, e della sua incapacità di tenere le cosce chiuse, se è morto ed è diventato un incubo vivente. Non ha dimenticato, e anche se sono passati secoli e secoli, da quando la sua vendetta si è abbattuta su quell’adorabile capino biondo, ancora sente le viscere ribollire al suo pensiero.
    - È qui?- chiede. Certo che non si sia in nessun modo guadagnata la beatitudine del paradiso, spostando lo sguardo a destra e a sinistra lungo la sala, come se si aspettasse di vederla spuntare da un secondo all’altro - Purtroppo non ho mai potuto ringraziare Polisso per averla appesa per il suo grazioso collo. All’epoca avevo circa mezzo centinaio di proci da spedire fra le braccia di Ade.-
    La passeggiata nei ricordi viene interrotta dall’arrivo di Hell. Ulisse si posta leggermente di lato per farle spazio accanto a sé, e con un cenno della testa, ricambia il suo saluto. Ascolta in silenzio il suo racconto, massaggiandosi di tanto in tanto, il mento lievemente barbuto. Si lascia scappare un piccolo sorriso, mentre sposta lo sguardo dall’Herab degli inferi al Satariel.
    - Era fin troppo prevedibile che gli Angeli e gli Ennasiani non rispettassero i patti, mio signore. È stato molto stupido, da parte della Elpis, venire a patti con te, senza pensare che, quei giusti e pii guerrieri potessero sentirsi oltraggiati da una simile collaborazione. - Sta cercando di non ridere, ma è difficile. Ha sempre amato studiare il comportamento dell’eroe tipo, perdersi nelle sue sfaccettature, e nelle sue numerose incongruenze - I Roelliani, hanno la sola missione di proteggere il regno di Erellont, finchè la manticora non cagherà in testa a John Sinclair, nessuno dell’Esercito dei Sogni smuoverà il culo da Roel.-
    Va a sedersi, per ascoltare in comodità il resto della storia. Accavalla le gambe e con un piede tamburella l’aria, mentre le braccia si incrociano al petto.
    -Ho capito.- massaggia il ponte del naso pinzandolo fra due dita, rimanendo in silenzio per qualche minuto - Dimmi, signore, cosa hai intenzione di fare?- chiede alzando gli occhi su Callum.
    -Immagino che tu voglia rivalerti su coloro che sono stati tanto sciocchi da rifiutare il tuo aiuto. Hai bisogno delle capacità della mia gente?- È noto che non è nelle corde di un Evocatore tormentare anime a caso, ma per una volta, per buona cortesia, potrebbe anche fare un piccolo strappo alla regola. Per quanto riguarda la faccenda del demone che voleva essere un dio, si prende qualche secondo per dire la sua- Tempo fa mi è stato recapitato un messaggio, sette donne sono state trucidate e lasciate davanti al mio posto di lavoro sulla Terra. Il tramite di un demone, due Ombre, e quattro umane. - è chiaro che la cosa lo ha affatto enormemente incazzare, visto il piglio poco amichevole che gli fa aggrottare la fronte mentre parola - L’ottimo Berith ha deciso di sfidarmi, e non sia mai che io venga meno ad una sfida. Quindi, io direi di concentrarci sull’abbattere la manticora, visto che suppongo che non ci sia nulla, nella letteratura di Erellont che parli di questi allegre bestiole, sta a noi renderla innocua. Per quanto riguarda il Duca infernale, basterà un cherubino incazzato per tenergli testa. - È il destriero che devono abbattere, non il cavaliere.


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  8. Callum Iain Payne II
     
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    ◆Satariel ◆Lanista ◆Anima Dannata ◆Biriam ◆ Scheda
    Callum Iain Payne

    ◆ La pace corrompe non meno di quanto la guerra distrugge. ◆

    Callum Iain Payne II è un gentiluomo d’altri tempi, la Duchessa resta in piedi, avvolta nella sua gelida, oscura, la sua figura diafana, in apparenza, fragile si erge in una rilassata eleganza, quindi, lui non siede, porta le mani dietro la schiena, congiunge le mani.
    «Fui curioso di conoscerla, non posso negarlo: era la donna più bella del suo mondo, una creatura di perfezione divina. I miei ricordi, sono gli aridi studi, non la realtà.» fa una pausa, riguardo la virtuosa sovrana di Sparta: «Sedusse il nobile Vagasso. Non durò a lungo, dovette trovare un altro amante, non sarebbe scampata al supplizio, altrimenti. Aamon, il Conoscitore, che è Consigliere reale, rimase ammaliato. La fortuna, l’abbandonò ancora una volta. Fu la volta del Conte Zepar, del Duca Bune e del Barone Naberius. Legami spezzati in fretta. La bella Elena era disperata, fra l’altro, nessuna Demone accettò di averla nei paraggi. Giunse dalla Madre della Disgrazia, che le rise in faccia, fu rifiutata dai Sacerdoti Rossi.» sembra non gli importi nulla, alla fine, non ha molto a che spartire con lui: «In quel periodo, giunse l’Arciduca Sitri, provvidenziale, pensò Elena. Ella era ignara, penso, che l’Arciduca avesse sette Case di Piacere all’interno della città di Biriam. La regina di Sparta, amante di un paio di principi troiani, fu sistemata nella più costosa. Raggiunse il suo supplizio, venduta al pari di una merce, privata di qualsiasi libertà o ricchezza, il suo nome infangato di vergogna. Ha perduto tutto, anche il suo essere, la puttana più ricercata.» si stringe nelle spalle.
    È una storia triste, forse o può darsi, vi sia della Giustizia, Callum non lo sa e non gli interessa; se Ulisse vorrà conferire con lei, saprà dove cercarla.
    Callum muove alcuni passi, guarda i ricchi drappeggi con animo desolato. «Il mio desiderio era semplice: liberarmi di Berith, perché conosciamo la sua follia, conosciamo la sua astuzia. Non sarebbe stato ringraziato, ma giudicato e precipitato nel Tartaro, secondo i modi stabiliti dai nostri giudizi. Berith era arrivato sulla Terra, dove non tutti i nostri Demoni sanno integrarsi, per l’accordo è parso ragionevole. Lo sarebbe stato per noi, che avremmo avuto la faccenda chiusa e per loro, con lo stesso identico motivo.» guarda Hel, impassibile, immobile, non apre bocca, senza un buon motivo: «Non vedo difetti di logica. La Elpìs aveva lasciato intendere le rimostranze interne, lei onora il suo patto nei nostri confronti. Noi onoriamo il patto nei suoi riguardi.» fine del dibattito, il Satariel non pare volerne discutere.
    «La Manticora è in suolo benedetto. Possiamo attaccarla in volo, ma il cucciolo non si può affrontare armati di buona volontà.» approva, pur manifestando i possibili intoppi: «Possiamo cercare di distruggerla, mentre è in letargo, gettandovi qualcosa sopra. Suggerisco qualcuno dalla mira infallibile o aspettare che spieghi le ali, così da divenire celebrità, ripresi da ogni apparecchio sul suolo di Londra. Noi sappiamo dov’è e dobbiamo ucciderla. Non tentare, ma riuscirci.» fa una smorfia con le labbra: «La controparte conosce la leggenda, non che siano fuori strada, non è un gatto, sanno quanto è grossa, sanno che può fare una strage, ma pare spetti a noi, evitare che si desti.» termina. Callum si aspetta qualche caduto, l’Orda è numerosa, però sarebbe un lavoro per i candidi eroi, non per loro. Sbuffa. «Achille ha riunito alcuni Harab, fra cui il Duca Valefor. È uno dei nostri Guaritori, inoltre, ha molta esperienza sulle creature del Regno. Siete tutti i benvenuti, nel caso vogliate collaborare con consigli o azioni.» soggiunge.
    Gli Harab riuniti sono un gruppo di creature saccenti, che parlano contemporaneamente, in genere, le soluzioni arrivano da dialoghi più intimi, ma va rispettata l’etichetta.
    «Credo sia opera di Oryax. Credo che abbia dato le anime a Berith. Oryax attacca chi è meno forte di lui, non accetta uno scontro alla pari. Se ti riesce di scovarlo, se non ti sfugge via, sino alla fine dei tempi, allora, penso saprà dirti perché l’ha fatto. Io azzardo un’ipotesi: sa chi sei. Sa dove operi sulla Terra. Sa di chi ti circondi. Voleva spaventarti.» sospira, solleva le sopracciglia. È molto triste, una caduta di stile per i Demoni, ma non è colpa loro: «L’hanno fatto con me. Hai ragione a volerti vendicare. È un tuo diritto.» riconosce, gli spiace per il metodo da Far West.
    Callum non ha bisogno di guardarla, Hel sa cosa deve dire e quando.
    «Il Demone Oriax può essere sconfitto facilmente, penso che il punto fondamentale è non permettere che la Manticora, Oriax e Berith siano uniti. In tal caso, Berith con le ottomila anime in corpo, potrebbe tenere testa all’Orda di Caos.» sentenzia pacatamente: «Raggiunte le novemila anime, egli sarà immortale, la sua forza potrà essere pari o superiore a quella del nostro sovrano, Caos. Non potremo ferirlo, scagliarlo da alcuna parte, egli potrebbe calare su di noi e molti potrebbero seguirlo. La notizia non deve uscire da questa stanza, ma siamo in pericolo. Lo siamo, perché Berith ha mirato all’immortalità, all’essere intoccabile, senza alcuno a comandarlo da che si abbia memoria, ma l’abbiamo scordato. O abbiamo finto di farlo.» fissa entrambi, non ha battuto ciglio, né la sua aura lascia trasparire alcuna emozione: «Un numero ristretto di ottimi elementi può colpire la Manticora. Suggerisco un basso profilo. Sono in grado di fornire delle pozioni, potranno nascondere l’aura. Saprei prepararne un’altra, che darebbe l’invisibilità, non avrete corpo ed odore, ma manterrete l’aura. Non è possibile ingerirle entrambe.» spiega con aria seria.
    Hel tace, non spetta all’ Harab, scegliere.
    Callum sposta gli occhi su Ulisse. «Io sceglierei di essere invisibile. La Manticora potrebbe essere sveglia, attaccarla alla cieca sarebbe un vantaggio notevole. Non potrebbe fiutarci o vederci. Se fosse una pietra, tanto vale non essere scambiati per gli effetti speciali di un serial TV.» si è espresso.
    Il Satariel attende la risposta di Ulisse, in tutti i suoi anni, nelle sue infinite imprese, si desume sia un gioco semplice, eliminare l’animaletto di Berith.

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