Abitanti di Erellont

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    Il Sesto Regno

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    Irving Credence Tolmach - 210 anni - Umano - Capitano di nave
    «Quel che conta è qui ed è ora.»

    Irving Credence Tolmach || Nato il 7 Marzo 1807 nella Città di Adler (Erellont). || Occhi: azzurri. Carnagione: chiara. Capelli: neri. Altezza: 1.86 m. Peso: 74 kg. || Segni particolari: ha un uncino di metallo al posto della mano sinistra. Ha svariate cicatrici da taglio e da affondo sulla schiena, sulle gambe e sull'addome. || Allineamento: Caotico Buono.

    I coniugi Tolmach erano entrambi di origine ebraica, ragion per cui erano segregati nel ghetto, sottoposti a numerosi divieti e pesanti tassazioni; erano mercanti di stoffe, di abiti, di guanti, di cappelli ma c’è che guadagnavano era appena sufficiente a sfamarli. Lisa e Credence non si persero d’animo, non si lasciarono abbattere dalle umiliazioni.
    Lisa era un’inguaribile sognatrice, radunava i bambini del ghetto per raccontare di magnifiche avventure in un Regno immaginario, dove i cavalieri potevano mutare in possenti leoni, in sinuose pantere, in temibili lupi, dove esistevano le Fate e anche i Nani, tutti quanti erano uniti dal rispetto reciproco, benché diversi tra loro. Credence ascoltava quelle storie, una parte di lui, sperava che esistesse un luogo tanto bello, ma la loro era una città grigia, la realtà opprimente.
    Quando Lisa rimase incinta, il pensiero di crescere il figlio in un clima ostile, segnato da ristrettezze insensate monopolizzò la mente dei Tolmach, conoscevano l’odio e non desideravano che un altro bimbo innocente ne fosse oggetto. Lisa cadde preda dello sconforto, sentiva il piccolo muoversi nel suo grembo, ma sapeva che sarebbe nato, che avrebbe perso la protezione che gli offriva e lei sognava altro per tutti i bambini del mondo.
    La notte, spesso, sognava una splendida Dama dai capelli scuri raccolti in un morbida treccia, aveva un cerchio dorato a cingerle la fronte con una gemma simile alla luna, i suoi occhi erano blu e sembravano vicini a lei, sebbene per abiti e contegno, ricordasse una donna di epoche remote; la Signora cercava di consolarla, le ripeteva che lei stessa aveva insegnato il valore del coraggio, del rispetto e dell’altruismo a un’intera generazione, ma Lisa piangeva e temeva di condannare suo figlio all’infelicità.
    In una buia serata di Gennaio, mentre Lisa e Credence erano pronti a coricarsi, videro la parete della camera da letto squarciarsi, al pari di un foglio di carta ed aprirsi su un sentiero immerso nel Bosco. Il piccolo era agitato, scalciata nel corpo di Lisa, la donna si volse verso il marito, che le strinse la mano e passo dopo passo, varcarono il Confine di Erellont, in camicie da notte.
    I Tolmach divennero parte integrante della popolazione, perché ciò avevano deciso Livia ed Ennas, furono accolti con calore, presero casa nella Città di Adler, trovarono mobili, abiti, cibo e ripresero il loro commercio, stavolta, in un’ampia bottega.
    Lisa si trovò a partorire in un’altra dimensione, i dolori del travaglio perdurarono per oltre due giorni, benché non mancassero ottimi cerusici, la situazione era tutt’altro che rosea: Livia inviò Mous, nonché la sua discepola, Azzurra, ad aiutare Lisa e le grida incupirono l’intera Adler.
    Il quarto giorno, Mous e Azzurra presero una decisione estrema, ovvero, praticare il taglio cesareo; la presenza degli Angeli, scongiurò qualsiasi pericolo, così nacque Irving Credence Tolmach, primo e unico figlio della coppia.
    Irving crebbe circondato dall’affetto dei genitori e degli abitanti di Adler, era sano e agile, amava il mare e giocare con Moki-Moki, fu istruito da Jiroshi e col tempo, divenne un ragazzino sveglio, circondato da una simpatica combriccola di coetanei.
    Credence, intanto, sviluppò il suo estro artistico, divenuto il Protetto di Melpomene, studiò con Michelangelo Buonarroti, lavorò accanto a Benvenuto Cellini, scolpì numerose statue in legno ed in marmo, che ancora adornano la Città di Adler. La principessa Liriope rimase colpita dal suo talento, lo agevolò a trovare la materia prima, gli diede preziosi consigli.
    Lisa, invece, divenne un’ottima scrittrice, Protetta di Clio, affiancò Omero e molti giovani talenti nella cura dei loro lavori.
    Irving non aveva passione per l’Arte, quando la bottega di stoffe fu chiusa, iniziò a navigare su imbarcazioni mercantili; in pochi anni, guadagnò abbastanza da permettersene una propria con annessa ciurma e strinse diversi e vantaggiosi patti.
    Era considerato scaltro, ingegnoso, a tratti, egoista ma egli non mancava di gesti totalmente altruistici e di una profonda gentilezza nei confronti del prossimo, voleva costruirsi un futuro ed esserne soddisfatto, nessuno poteva biasimarlo di ciò.
    Irving aveva un ascendente sul gentil sesso, se ne avvide, seppe che si favoleggiava dei successi dei marinai, iniziò a mostrare impeccabile galanteria con qualsiasi dama incrociasse, non era suo uso mancare di rispetto, apparire invadente, avere parole equivoche o inappropriate, proprio per tale ragione, era apprezzato dalle signore e sospirato dalle fanciulle.
    «Hai la stoffa per andare lontano, Capitano Tolmach.» gli disse Fianna De Lys: «Io non ho intenzione di muovermi, comunque, ti ringrazio per essere una compagnia piacevole.» e fu quanto di più simile ad un assenso, la Ennesiana pronunciò in vita.
    La principessa Eunice, invece, era innamorata per questo motivo, Irving si divertì a corteggiarla, sicuro che ogni suoi approccio sarebbe stato rifiutato, era un gioco fra amici, forse celava la segreta fascinazione verso la Maride, ma Irving fu attento a non scoprire le sue carte.
    La Guerra dei Traditori sconvolse anche la famiglia Tolmach, Irving e Credence non fuggirono, si armarono, lottarono, furono uccisi, la stessa cosa accadde a Lisa che difese strenuamente Adler.
    Livia riportò in vita i suoi amati figli, i suoi sudditi, ma i Tolmach non accettarono di varcare il Portale, al pari della Guardia del Sole, scelsero di proteggere il Regno e la Dama, disperata, stremata, non poté che accettare quella decisione.
    Lisa e Credence furono trucidati vicino al Santuario, benché la Guardia del Sole avesse tentato di proteggerli, essi caddero con molti altri, mentre Irving ritornò verso il mare, ignaro di essere orfano, si scagliò con furia sui nemici, ma quando Deimos arrivò, avvertì una salda presa al braccio, era Fianna.
    «Non una parola.» gli intimò, celandolo alla vista del Demone, prima di andare verso la sua ultima battaglia; Irving rimase in attesa, ma nessuno tornò, le grida proseguirono, il mare scatenò la violenza per cacciare possibili invasori, Zeus scagliò i suoi fulmini, perché anche le Muse erano in pericolo.
    L’uomo cercò di trovare una fine dignitosa in battaglia, trovò uno dei Demoni e si avventò contro di lui, sentì la lama passargli l’addome, usò la propria per aprirgli il collo e con gli artigli, l’essere lo mutilò della mano sinistra.
    Irving Credence Tolmach giacque fra i caduti, agonizzante, il suo mondo era crollato, non volle svegliarsi ma Mous lo trovò, lo condusse al sicuro, insieme ad altri superstiti. Un Angelo si accostò per curare il polso monco, Irving si ritrasse e sorrise.
    «Vorrei un uncino, affilato, lucido, così ricorderò quanto mi è costato essere imprudente.» rispose.

    Irving Credence Tolmach agì da eroe, ma la decadenza di Erellont, incise sul suo spirito, più sensibile di quanto volesse far credere; ricostruì la sua nave che chiamò ‘Fianna’ e non prese casa sulla terra ferma, radunò una ciurma, composta da umani, roelliani, pukka e maridi. Visse alla giornata, bevve molto, barò al giocò, sedusse molte donne e per una di loro fu sgozzato.
    Il suo corpo fu abbandonato all’esterno del Bosco, dove Belle lo trovò. La Mezza Fata riportò alla vita Irving, gli chiese di non parlarne a nessuno, divenne l’unica persona ad avere una buona influenza sul marinaio, la sola che ascolti e di cui metta in pratica i consigli, anche quando sono in contrasto con i suoi interessi.
    La fama del Capitano Tolmach non si liberò dell’aura di pirata e lui non fece nulla per cambiare l’immagine che dava di sé: bevitore, donnaiolo impenitente, giocatore d’azzardo e baro, sbruffone attaccabrighe, solitario per scelta.
    Il Giullare arrivò ad arricchire i commerci di Irving: la sua nave riempì le Case di Piacere di fanciulle ansiose di guadagnare abiti e gioielli; fornì i vini ed i cibi più rari e pregiati, riprese la sua rotta anche se Roel ed Ennas erano distrutte.
    Irving, in realtà, non ha mai violato la Legge, i suoi affari sono disinvolti ma onesti, beve, gioca, ma non sino a rovinare la salute o l’economia, ha avuto parecchie amanti e di nessuna ha rivelato il nome, menzionato un particolare, perché rimane un bizzarro gentiluomo, che protegge l’onore di qualsiasi donna, non ha mai circuito fanciulle ingenue, né le ha vendute, non ha mai ucciso volontariamente un uomo, ha sempre difeso la sua ciurma.
    Le sue buoni azioni passano sotto uno spesso strato di silenzio, mentre crescono leggende sulle sue oscure imprese, tutte fasulle.
    Il Capitano Tolmach ha una propria morale, che non viola per il proprio tornaconto.

    - Irving Credence Tolmach è stato d'ispirazione per la prima versione di Capitan Uncino, come le dinamiche cavalleresche con Wendy, erano uno specchio del suo rapporto con Eunice. I due sono ottimi amici, la sirena sale spesso sulla sua nave per trascorrere qualche ora in serenità.
    - Irving è il primo individuo risorto da Belle.

    Abilità

    - Aspetto fisico. Liv4.
    - Armi da Botta. Liv4
    - Perspicacia. Liv5.
    - Gestione delle Situazioni. Liv5
    - Armi Bianche. Liv5
    - Malus di - 5 a Forza e Costituzione.
    - Malus di - 10 a Destrezza.

    the heart is deceitful above all things,


    Edited by James Christoper Allen - 4/1/2018, 05:38
     
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    Fire&Blood

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    Kaethsaigh Brian Eugene McCardy - 238 anni - Pukka - Falconiere e Falegname
    «I Sogni non hanno radici e non conoscono barriere.»

    Kaethsaigh. || Nato il 31 Marzo 1779 nel Bosco delle Fate. Regno di Erellont|| Discendenza: pura. || Capelli: biondi. Occhi: azzurri. Carnagione: chiara. Altezza: 1.75 m. Peso: 64 kg. || Guardiano della Comunità di Pukka nel Regno di Erellont. || Allineamento: Neutrale Puro/ Caotico Buono.

    Brian Eugene McCardy || Nato il 31 Marzo 1982 a Cork (Irlanda). || Altezza: 1.95 m Peso: 78 Kg. || Capelli: biondi. Occhi: azzurri. Carnagione: chiara. || Falconiere itinerante.|| Stato civile: celibe.

    Kaethsaigh è l'unico figlio di Taesiketh, Primo Guardiano della comunità Pukka a Erellont e della sua burrascosa relazione con una Fata, Seren, da cui ha ereditato sia una certa grazia fisica, che un'affinità speciale con la Fauna volatile.
    Kaethsaigh è stato affidato al padre, affinché popolasse la stirpe dei Pukka ed è stato allevato all'osservanza delle tradizioni millenarie della sua razza. Vivace, indipendente, ma protettivo verso coloro che ama, è stato designato come uno dei Guardiani della Comunità, che può reagire con la violenza in caso di attacchi diretti da parte di nemici, quindi milita nell'esercito del Re della Montagna.
    All'età di sedici anni, Kaethsaigh, fu introdotto al culto di Aine, Dea della Fecondità, una figura arcaica onorata anche sulla Terra; i Pukka avevano stabilito una giornata sacra dedicata ad Aine, da trascorrere in Irlanda, in attesa del calar del sole, quando i festeggiamenti mutavano in uno scatenato baccanale. Onorare la Dea, infatti, includeva specifici atti sessuali che i Pukka potevano compiere con le creature del Piccolo Popolo -e non solo- che vi si presentavano o con le Demoni, che coglievano l'occasione di divertirsi.
    Fu in questa ricorrenza che Kaethsaigh incontrò Quasith, Duchessa Infernale, primogenita e prediletta figlia di Sekhmet; questi era scappata dagli Inferi con altre tre simili, pronte a donarsi ai Pukka, ma Kaethsaigh si accorse immediatamente della sua verginità.
    Il Pukka, pervaso da una sorta di tenerezza, rimase con lei e non pretese nulla; trascorsero lunghe ore a chiacchierare, a bere, a mangiare, infine a ridere, poi la stanchezza li vinse.
    Quando entrambi ripresero conoscenza, si abbandonarono alla passione; Quasith che era arrivata alla festa per una sfida con le amiche, rientrò a casa e altrettanto fece Kaethsaigh.
    La Demone scoprì di aver concepito, ma essendo ancora nubile, avrebbe rischiato la tremenda ira materna, il ricordo del compagno, attento e premuroso, la scosse dall'apatia e si convinse a cercarlo, proprio dove l'aveva conosciuto.
    Kaethsaigh fu avvisato del ritorno di Quasith, la Demone era in una foresta, totalmente disarmata, non riusciva neppure a cacciare ed erano alcune Fate Bianche, impietosite, a portarle il necessario per nutrirsi; il Pukka decise che avrebbe rivisto Quasith e avrebbe capito cosa la turbava. Gli Angeli non ebbero alcuna ragione per attaccare la Demone, solitamente nascosta e sonnacchiosa, era sorvegliata ma era considerata innocua, ciò che non passò inosservato, però, fu il suo stato interessante di cui informarono il Serafino, questi passò la lieta novella a Gilroy IV.
    Kaethsaigh raggiunse Quasith, deciso a fare il proprio dovere, con la sua ex amante, si fermò al Confine e domandò asilo agli abitanti rimasti nella Terra dei Sogni.
    Pandora e Belle si espressero a favore della coppia, Quasith fu ospitata a Erellont, a patto che non rivelasse ciò che avrebbe veduto nel Regno, né si fosse ribellata alle Leggi vigenti e così fu.
    Quasith, temperamento mite e distaccato, accettò senza indugi. Trascorse la gravidanza nella dimora di Kaethsaigh, a cui strappò la promessa di non presenziare alla nascita, né di domandare informazioni, onde evitare di attirare sgradite attenzioni su di sé o sulle gemelle, che diede alla luce con l'aiuto di Mous e di Azzurra.
    La Demone passò un anno ad Erellont, in una piccola casetta, insieme alle neonate; il suo egoismo, non minore a quello di altri Demoni, le fece sentire la nostalgia di casa, dei suoi privilegi, affidò le bambine ai Thorton, sicura che sarebbero state accudite e protette.
    Kaethsaigh si ritrovò solo, impossibilitato a cercare le bimbe, Mous nel vederne la sofferenza, si commosse e prese quattro gocce di sangue delle piccine e due ciocche di capelli del padre che sigillò in due ciondoli di cristalli di rocca: il legame stipulato era empatico, avrebbe sempre consentito a padre e figlie di percepirsi reciprocamente.
    Jethro ed Azzurra crebbero Lysandra e Leiani, le bambine dai capelli rossi, partorite dalla Demone Quasith e del Pukka Kaethsaigh.
    Lysandra e Leiani sono creature sane, spensierate, protette con cura dai Thorton e dalla nonna, Sekhmet; hanno ereditato l'odio per la violenza della mamma, non mostrano alcuna propensione per la crudeltà e anzi, hanno una spiccata generosità verso i 'fratellini' e le 'sorelline'; sono telepatiche fra loro e questo finisce per rendere perfette le loro (poche) marachelle.
    Quasith si reca a far loro visita, accertandosi di non essere seguita mentre il padre ha un'identità umana per star loro accanto, sebbene non si senta adatto a crescere le mezzodemoni.

    - L'arma di Kaethsaigh è una piccola scure, che può allacciare alla vita tramite una cintura.
    - Lysandra e Leiani hanno ormai dieci anni, chiamano Azzurra e Jethro, 'Madre' e 'Padre'; quando furono minacciate da Mur-Mur, Isaia fece loro da guardiano.

    Abilità

    - Pelle nodosa. Liv4.
    - Dardo di Demetra. Liv4.
    - Richiamo della Fauna. (potere esclusivo)

    the heart is deceitful above all things,


    Ewa - 995 anni - Fata Nera - Cerusico
    «La vita è imprevedibile, come la nostra mente e non sappiamo, dove ci condurrà»

    Ewa, La Bella. || Nata nel 1005 presso il Bosco delle Fate, a Erellont|| Padre Roelliano e madre Fata Nera. || Altezza: 1.55 m. Peso: 40 kg. || Occhi: castani. Capelli: neri. Carnagione: chiara. || Madre di Styx, nota col nome di Belle.|| Ex amministratrice delle sette Case di Piacere di Sitri, duca infernale. || Cerusico. | |Allineamento: Neutrale Puro.

    Forma Faerie: Ewa non supera i diciotto centimetri di altezza, mentre l’apertura alare si aggira attorno ai venti centimetri, ha una corporatura snella, le orecchie a punta sporgono dai capelli neri, la pelle olivastra non rende sgradevole il suo aspetto, mentre gli occhi sono privi di sclera, neri come la pece. La sua particolarità, sviluppatasi al termine dell’educazione impartita da Livia, sta nelle ali, che sono di un grigio intenso, la polvere che disperde può indurre agli incubi, come fungere da banale soporifero, usato per i disturbi nel ritmo sonno/veglia da Mous.

    Ewa nacque dall’unione di Embla, una Fata Nera e di un Umano, Gearvin di Roel, sedotto al solo scopo di procreare. Gearvin fu ignaro del piano per alcuni mesi, ma nel sapere come Embla avrebbe cresciuto il loro bambino, lo spinse ad agire: attese che Embla avesse partorito, aiutato dalle Fate Bianche, rapì la neonata e chiese asilo al Borgo di Roel.
    Finegar non rifiutò ospitalità ad un padre, che voleva sottrarre una vita innocente all’influsso delle Tenebre, lo disse al Guardiano del Piccolo Popolo e davanti alla Dama di Erellont: i due erano protetti dai Roelliani, se la bambina avesse sentito la necessità di unirsi alla sua razza, lo stesso Finegar avrebbe garantito il ritorno della Fata Nera.
    Embla, sconvolta dalla rabbia, maledisse Gearvin, augurò un destino di sofferenza a Finegar, nonché alla sua stessa figlia, Livia fece allontanare la Faerie, colpita dalla freddezza verso la sua stessa prole.
    La risoluzione della Mano del Sole fu accettata, Gearvin s’installò a Roel, dove aprì una sartoria e chiamò Ewa, la fatina.
    Nei primi decenni della sua vita, Ewa visse con l’amato padre, minuscola e volitiva, sapeva imporsi anche sui bimbi di statura normale, ma la sua indole era solitaria, non amava il sole, usciva al tramonto, restava alzata sino a tardi, attratta dalla notte, la sua salute era cagionevole. Moki-Moki non rinunciò ad allietarla, ignorò le varie minacce di Embla, tenne Ewa al sicuro, la condusse in ambienti a lei congeniali, così anche Jiroshi la istruì ma era preoccupato dai suoi attacchi di asma, dagli sguardi sospettosi dei Roelliani, che non erano propensi a farla avvicinare ai bimbi e ne parlò a Livia.
    Ewa, intanto, spronata dai ragazzini di Roel, risvegliò la sua magia e divenne una Fata Nera. La sua mutazione, purtroppo, generò delusione e paura nei coetanei; era una minuscola e sottile creatura dalla carnagione più vicina al verde che all’alabastro, gli occhi neri erano simili a quelli di un Demone, le sue ali di pipistrello, provocarono disgusto, perché tutto sembrava, fuorché un’amorevole creatura nata da una risata. L’onda di incubi che coinvolse i presenti, la isolò dai Roelliani e dagli Ennasiani, anche gli Umani diffidarono di Ewa, solamente gli Elpìs e gli Angeli erano vicini alla ragazzina, questi ultimi, le insegnarono a volare.
    Livia incaricò Winny di condurre la Fata Nera nella Città dei Sogni, perché imparasse a conoscere se stessa, a controllare le sue abilità, a vivere nel Regno in maniera serena. Mastro Gearvin acconsentì, Winny portò Ewa a palazzo.
    I primi tre giorni furono un incubo, Ewa non toccò acqua e cibo, non appena sentiva i passi di Ennas, fuggiva in preda al terrore, certa che il sovrano volesse ucciderla; rimase chiusa nella sua camera, raggomitolata in un angolo, pianse, invocò pietà e chiamò il padre con strazio indicibile, Livia iniziò a dubitare del suo proposito, poi Ewa crollò in un sonno inquieto, Ennas la sistemò nel suo letto, al suo risveglio bevve un po’ di acqua, il primo passo era fatto.
    Ewa visse con Livia, imparò a mitigare l’onda maligna dei suoi poteri, a vincere gli istinti crudeli della sua natura, volle essere solamente se stessa, non un Fata Nera ma una persona che aveva scelto di vivere, senza nuocere al prossimo. Livia fu soddisfatta, perché Ewa maturava una morale, si atteneva ai suoi propositi, le ali divenivano chiare e per il Coniglio dei Sogni significava che Ewa stessa mutava il suo essere.
    Era divenuta una ragazza, la cui bellezza era ammirata e desiderata, sebbene Ewa fosse timida, non concedesse confidenza con facilità, gli uomini non riuscivano a ignorarla. Livia dovette spiegarle anche i complicati rapporti fra i sessi, Ewa non parve entusiasta, perché «Esiste un solo Re ed è Ennas, il nostro Signore ed un solo padre ed è mastro Gearvin di Roel, un unico Guardiano dei Sogni, che è Mous e una sola Mano del Sole, Finegar. Gli altri hanno occhi indecenti.»
    Livia poté solamente augurarle di trovare il vero amore, perché si sarebbe ricreduta, ormai, Ewa era pronta a scegliere la sua strada, che lei vedeva nell’apprendere le arti mediche e lasciò la Città dei Sogni, ansiosa di tornare a casa.
    Il suo rientro fu tragico: Finegar le venne incontro, spiegò con estremo tatto, cosa fosse accaduto, mastro Gearvin era stato aggredito da Embla, attraversate le porte di Roel, questa gli conficcò uno spillo nell’orecchio, rimase a guardarlo morire e Finegar la prese. Embla era in una cella, sorvegliata a vista e solo il Guardiano dei Faerie si sarebbe pronunciato sul suo destino.
    Ewa perse la ragione, muto e con le sue ali grigie scappò nel Bosco delle Fate, non volle unirsi alle sue simili, assassine di suo padre, si chiuse nel proprio dolore. Finegar, Ennas, Winny e la stessa Livia andarono alla sua ricerca, ma Ewa rimase nascosta, non volle essere vista e per lunghi mesi, della sua sorte nessuno seppe nulla.
    Una sera, Eri intravide una Fata volteggiare, era Ewa dalle ali grigie e non sembrava lucida, tanto che scivolò oltre le Porte, Eri aprì i battenti, cercò Ewa ma era smarrita, oltre il Confine di Erellont.
    Ewa vagabondò, impaurita, incuriosita, scossa e si accorse di essere nei pressi del Regno di Caos, persuasa di essere condannata a morte, cercò un rifugio e trovò Chemosh, un duca infernale, la cui percezione le era più affine di quella angelica. Chemosh non impiegò fatica a sedurre Ewa, disperata, sola, alla ricerca di qualcuno che mostrasse tenerezza nei suoi riguardi, il duca si dimostrò un compagno generoso.
    Chemosh era uno dei più fidati alleati di Aamon, Demone della Coscienza, potente arciduca, Demone puro al servizio di Incubo. Aamon scorse Ewa e la desiderò, ma lei neppure si accorse di lui e poco dopo, si scoperse incinta.
    Ewa non voleva crescere un figlio in quel mondo, abbandonò Chemosh e ritornò nel Regno di Erellont, il Custode la portò al cospetto di Livia e di Ennas, dove le fu chiesto di rinnegare il Demone, ogni atto compiuto da lui ma Ewa convinta di aver trovato l’amore, si rifiutò, disse che non si sarebbe piegata, che avrebbe vissuto sola, senza nessuno, se non suo figlio. Maledisse i presenti per aver tramutato la sua felicità in una sofferenza, il bando fu quasi inutile, Ewa andò via delusa da chi aveva tanto ammirato.
    La Fata Nera partorì da sola, Era ne ebbe pietà, perciò le concesse un parto tranquillo, nacque una bimba e non appena, fu in forze, Ewa si recò da Chemosh.
    Il duca si trovò davanti ad un mostriciattolo, scheletrico, pallido e dagli occhi enormi; si rifiutò di riconoscere la figlia, la trovò orribile, inutile ed Ewa ricordò l’infanzia solitaria di una Fata tra gli uomini, temuta, bramata, mai accettata e non volle che un’altra sventurata patisse quel dolore, decise di sottrae la bimba al male, affidandola alle acque dello Stige.
    Aamon, che sapeva del ritorno di Ewa, dissuase entrambi dal compiere l’infanticidio: la creatura aveva un notevole potenziale, merito dell’educazione impartita ad Ewa, alla potenza del padre ed era una risorsa da custodire, non un fagotto di cui sbarazzarsi e Chemosh lo assecondò.
    Ewa non volle saperne di crescere la figlia sotto l’egida di Caos, lasciò la figlia al Demone e si recò sulla Terra. Vi trascorse dieci anni, nascosta nei boschi, non attirò alla perdizione gli uomini, non divorò i bambini, mangiò poca carne e da animali morti, non si palesò mai, sino a quando non ebbe nostalgia della sua bambina e cercò Chemosh.
    Il duca fu lieto di vederla, l’accolse la sua amante e la condusse nel salone; Ewa non era preparata alla vista della ragazzina, Styx, il cui nome non le piaceva per nulla. La sua unica figlia portava il nome del fiume degli Inferi; i suoi occhi erano stati strappati da pinze roventi, le orbite avevano solo tessuto cicatriziale, il suo cranio era coperto di piaghe, gli arti morsi da creature diaboliche, indossava un abito logoro, macchiato di ogni sporcizia, le sue caviglie erano state forate, trapassate da una catena, che la costringeva a strisciare sulle ginocchia.
    Ewa corse accanto a Styx, incapace di formulare una sola parola. La piccola, invece, distese le labbra livide in un sorriso.
    «Mamma.» mormorò con un filo di voce.
    Ewa, oltre l’orrore per la violenza insensata, comprese cosa significasse l’amore ed era il sorriso puro di Styx, la parola che aveva usato per indicarla, pronunciata con affetto e nella sofferenza, trovò la forza di amare qualcuno, dopo la morte del padre e la delusione di Erellont. Chiese che Styx fosse liberata, ma Chemosh si oppose: la creatura era ribelle.
    La Fata Nera perse il controllo, si erse a scudo di Styx, disse che l’avrebbe sottratta a Chemosh, che odiava il pensiero di aver giaciuto con lui, lo maledì per il male arrecato alla figlia, terminò con insulti, improperi, grida, oggetti scagliati.
    Chemosh capì che non l’avrebbe calmata, stanco della sua ingratitudine, afferrò Ewa per i capelli e la gettò in strada.
    Disperata, Ewa, bussò sino a far sanguinare le mani, pianse e cadde a ridosso della porta sbarrata. Styx era condannata al supplizio, Chemosh era un mostro, lei era solo un’ingenua.
    Aamon si palesò, astutamente, in quel delicato momento, consolò Ewa, la convinse ad allontanarsi, perché Chemosh avrebbe potuto ucciderla, le disse di accettare l’ospitalità della sua dimora, era padre, sapeva che il destino di un figlio è nella mente dei genitori.
    L’arciduca diede alla Fata Nera il tempo, lasciò sfogasse la sua rabbia, il suo dolore, la sua frustrazione, le destinò un'ala della sua villa, senza sfiorarla, parlandone con saggezza e mitezza, indirizzando la sua sete di vendetta su Chemosh, dandole una ragione per lottare.
    Non fu facile, ma questo piacque ad Aamon, perché la bellezza inquieta di Ewa si mostrò nel suo splendore e lui poté averla, come aveva desiderato.
    Il Demone aiutò la Fata Nera a vendicarsi per le torture patite da Styx, essendo già colta e molto intelligente, le insegnò a sopravvivere a Biriam, ovvero, attraverso un uso oculato del potere. Il potere di Ewa era la bellezza, l’intelligenza, oltre che la protezione di Aamon.
    L’arciduca consigliò Chemosh di inviare Styx nel Regno di Erellont, il suo cuore puro sarebbe bastato a farle passare il confine e da lì, avrebbe agito e Chemosh liberò la figlia, che giunta ad Erellont, fu presa sotto l’ala protettrice di Livia, né fu più vista a Biriam.
    La sua spia, nonché figlia, l’aveva tradito e ciò fu un’umiliazione pubblica, che lo sminuì agli occhi di Incubo. Aamon accettò un’alleanza con Sitri, rivale di Chemosh, quest’ultimo non volle più aiutare il Demone della Conoscenza e ciò convinse Incubo ad estrometterlo dai suoi piani.
    Sitri non fu una scelta casuale, fra i nemici di Chemosh, Aamon gli chiese un favore: accettare Ewa, quale amministratrice delle finanze di una delle sue Case di Piacere, Sitri accettò. Ewa si mostrò un’eccellente economa, in grado di intessere ottimi rapporti sociali, come Aamon aveva immaginato; Sitri le assegnò la gestione dei suoi sette bordelli.
    Nel 2017, Ewa disponeva di un’abitazione privata, di un buon numero di servitori, discreta e tranquilla, non attirava l’attenzione su di sé, non ingelosiva le Demoni, mentre i Demoni sapevano che solamente Aamon poteva raggiungerla, godere della sua compagnia, lasciandosi volentieri sedurre dal fascino della Fata Nera, da cui non riusciva a staccarsi, malgrado le altre amanti, tutte fugaci passioni, nessuna in grado di bruciare, quando la brama per Ewa.
    Lo sbalzo temporale, l’accavallarsi del futuro col presente, ha concesso ad Ewa e Belle di ricongiungersi, oltre che ad aiutarsi, alla ritorno nel suo tempo, Ewa è tornata a Erellont, come se Livia avesse cancellato il bando.
    Ewa ha ottenuto il perdono del Custode, Gilroy IV, il suo bando è cancellato, può aggirarsi liberamente per il suo Regno, l’influenza di Belle e di Pandora, il ritorno alla sua casa, hanno addolcito il carattere della Fata, che resta enigmatica, saggia e maliziosa, a cavallo fra due nature ma consapevole di chi è in realtà, una madre, che ha fatto molti errori e li espierà uno ad uno, per la sua Signora, il suo Re e sua figlia.

    Abilità

    - Anima di Demetra. Liv4
    - Magia dei Fiori. Liv4.
    - Miele di Orfeo. (potere esclusivo)

    the heart is deceitful above all things,


    Edited by James Christoper Allen - 4/10/2017, 03:50
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    Eudore Tersanoide - Età sconosciuta- Maride- Baronessa, dama di Eunice
    «Sono orgogliosa di tutte le mie cicatrici»

    Eudore, figlia di Poseidone || Occhi: azzurri. Carnagione: chiara. Capelli: Biondi. Altezza: 1.65 m. Peso: 54 kg. || Segni particolari: Ha circa venti cicatrici sparse sul corpo, visibili anche quando è una sirena o sulle gambe. || Allineamento: Neutrale Buono.

    Le Naiadi avevano predetto alla duchessa Teti, la nascita del più grande combattente che la Storia avrebbe mai conosciuto, la sirena che ambiva alla gloria, scelse di preservarsi per il padre dell’eroe.
    Una sera, terminato il lauto banchetto, Poseidone canzonò la duchessa per la sua pudicizia e Teti si mostrò arguta, ma non scortese nelle risposte; la sua sagacia e la sua bellezza accesero l’animo del dio, già infiammato dal vino e frustrato dalla gravidanza di Amphitrite.
    Poseidone congedò i suoi ospiti, poi si mise alla ricerca di Teti che abitava negli abissi del mare; quando fu certo di essere solo con la bellissima ninfa, il dio la prese nell’oscurità della notte e nel silenzio della marea; lasciò Teti, il mattino successivo, sconvolta e incinta.
    La duchessa trascorse la gravidanza lontano dalla Corte, alla fine, partorì una bambina, cui fu posto il nome di Eudore, Teti comprese che la Maride non il combattente invincibile, che lei desiderava, perciò affidò ai sovrani, la cura della piccola, rinunciando a qualsiasi diritto su di lei.
    Eudore crebbe nel Palazzo di Madreperla, circondata dai fratellastri, dalle sorellastre, durante l’infanzia non dubitò della sua appetenza alla famiglia, Amphitrite era la ‘madre’, appellativo che la regina amava, che era usato spesso dai sudditi anche adulti, ma la moglie di Poseidone amò sinceramente Eudore, così come ogni altro bambino nato nel mare.
    Fu Poseidone a rivelare la verità alla Nereide, Eudore era divenuta una splendida creatura, bramata da numerosi pretendenti, non sono in acqua ma anche sul suolo, ormai, era in età da marito, sebbene non fosse una principessa, Poseidone le concesse il titolo di ‘baronessa’, le assicurò che non le sarebbe mancato il necessario ed il futile, inoltre avrebbe trovato uno sposo degno del suo divino sangue. Eudore accondiscese, né altro si poteva fare, in presenza del re.
    Il primo candidato, proposto dalla stessa regina, fu Sjurd Kresimirurd, amico di Eudore, sprovvisto di retaggio divino, perciò rifiutato da Poseidone; seguì una lunga lista di nobili disposti a sposare la figlia illegittima del sovrano, nessuno possedeva i requisiti adatti per lo Scuotitore dei Mari.
    Un giorno, espose i suoi problemi a Era che gli indicò Tersanone, figlio di Apollo. Il dio aveva stuprato la casta Leucotoe, Zeus adirato aveva scacciato Apollo, che era pronto a sgozzare il bambino, se lo stesso Poseidone non fosse intervenuto a fermarlo, in qualche modo, Tersanone era vivo per suo volere e poteva rendersi utile e fu così che Eudore ebbe un fidanzato.
    Le nozze furono celebrate con il consueto sfarzo, parteciparono diverse divinità, nonché alcuni fortunati mortali. Eudore guardò a lungo lo sposo, vi cercò la bellezza nascosta, Tersanone era un uomo gigantesco, il collo possente di un toro, le orecchie minuscole e la mascella quadrata, robusta, che sgranocchiava ossa con compiaciuta soddisfazione, era possente, un guerriero ardito, niente di attraente per la sirena, egli parlava a malapena, beveva molto e non si faceva scrupolo a liberarsi a pochi passi dal palco reale, causando imbarazzo alla regina, alle principesse nubili. Poseidone ne fu divertito, i primi giorni, ma si accorse che Tersanone non era un demente, bensì un vigliacco, abituato a fare il proprio comodo ed era tardi per riavere la figlia con i gioielli con cui l’aveva ceduta.
    Eudore finì nelle mani di un folle, Tersanone era rude nei modi, violento nell’ira; sembrava godere nell’umiliare la moglie, costringendola ad abbiette pratiche, sottoponendola al suo sadismo. Eudore era ricoperta di terribili ferite, di lividi bluastri, nulla poteva celarli, si recava raramente a Corte, dove si temeva per la sua vita.
    Amphitrite inviava la Sacerdotessa delle Naiadi, Euribia a curare la baronessa, ma non era abbastanza; il re convocava a palazzo la figlia, la tratteneva per interi giorni, così facevano i principi, le principesse, alla fine, Eudore doveva ritornare dal marito, furioso per la sua assenza.
    Una mattina, Tuamante, generale dei Loach, trovò la baronessa abbandonata sulla spiaggia, Tersanone l’aveva trascinata sulla terra, colpendole ripetutamente con un robusto tronco d’albero, si era abbattuto sul volto, sul capo, sull’addome, sugli arti e quando Taumante la condusse in presenza della Corte, era prossima alla morte.
    La regina con le figlie e dame di corte rimasero accanto alla sfortunata Eudore; il re scatenò una tempesta, uscì dalle acque per parlare con Zeus, al suo ritornò, nominò Eudore, dama di compagnia della principessa Eunice, la sola che potesse congedarla dal palazzo, poi ordinò a Tersanone di presentarsi al suo cospetto.
    Poseidone si erse in tutta la sua spaventosa potenza, il semi-dio vigliacco e falso, si prostrò, ammise i suoi sbagli, disse di amare la moglie più della vita, di non cedere più alla furia; il dio non aprì bocca, non lo guardò, gli diede un incarico per riscattarsi, un onore che suoi stessi figli ambivano, doveva unirsi agli Argonauti, lavare l’onta dal suo nome e dare prestigio alla sua stirpe.
    Tersanone partì, quello stesso giorno e non fece ritorno; la sua morte rimase avvolta nel mistero, ognuno fornì una versione differente, quasi tutti avevano scorto Teti tra i flutti ma non era sola, l’esito era sempre lo stesso: Eudore era vedova.
    Liriope ed Eunice, insieme ad altre nobili, si recarono nella stanza della sorellastra per festeggiare la ritrovata libertà; Amphitrite e Poseidone sapevano, si fissarono a lungo, poi sorrisero.
    Eudore rimase a Palazzo, in quanto dama di Eunice, ha seguito il destino dei Maridi, scrupolosa, introversa, non fece vita mondana, salvo rare eccezione.
    La sua mitezza d’animo, costruirono la sua solida fama di persona gentile, anche se sfuggente; ha visitato Erellont, accanto ad Eunice o Liriope, più raramente con le Muse, ha sempre avuto soggezione del genere maschile, eccezion fatta per Moki-Moki ed Ennas.
    Eudore ama suonare la lira, come affacciarsi sulla riva sulla riva di Adler, ma assai spesso, si reca alla Cattedrale degli Abissi.
    Gli anni trascorsi con i nobili, hanno cementato la lealtà di Eudore verso le principesse e inasprito il giudizio verso un padre irruento, avido, divenuto incapace di mostrare riguardo verso i suoi stessi figli.

    Abilità

    - Grazia del Mare
    - Keening
    - Rigenerazione Salina
    - Nebbia
    - Tantalo
    - Ariete del Mare (potere esclusivo)
    - Richiamo delle onde
    - Corpo d'Acqua
    - Aqua Bomb



    the heart is deceitful above all things,


    Sjurd Kresimirurd - 659 anni- Maride- Duca della Corte dei Mari
    «Gli egoisti amano per essere ricambiati.»

    Sjurd Kresimirurd. || Nato il 1 Febbraio 1358, negli abissi di Semira. || Occhi: bicromi, il destro è grigio, il sinistro è verde. Carnagione: chiara. Capelli: biondi. Altezza: 1.84 m. Peso: 70 kg. || Segni particolari: ha il simbolo dei Vincitori, ovvero, una V marchiata a fuoco all'interno del polso. || Duca della Corte dei Maridi. || Allineamento: Caotico Neutrale.

    Sjurd Kresimirurd appartiene ad una famiglia della nobilita di Semira. È il secondo figlio di Jaromir e Taenis Kresimirurd, entrambi insigniti del titolo di duchi e cugini di primo grado, la loro unione non fu benedetta dall'amore, ma entrambi parevano cercare altre priorità. Avuto l'agognato erede, Taenis ed il figlio, si trasferirono nella dimora di Adler, dove erano spesso visitata da Jaromir, padre del Tritone.
    Arrivato sulla Terra, allo scopo di trascorrervi pochi mesi, venne rapito dai Reclutatori, allo scopo di far divertire il pubblico dell'Arena dei Dannati. Il Regno di Biriam è un luogo difficile per le esigenze dei Maridi. Sjurd pensò che la sua ora fosse giunta, che sarebbe morto con dignità, manifestando il suo imperituro odio nei confronti di Ixo e di chi gli era fedele, aiutato da Lilien, riuscì a sopravvivere per cinque giorni.
    Meredith Monroe fu gettata nelle celle, il Maride non diede peso alla sua presenza. Rimase distaccato, in attesa della fine.
    Il giorno successivo, venne costretto ad unirsi al gruppo di guerrieri, scorse la nipote di John Sinclair, ma non coltivò alcuna speranza per sé. Buttati nell'Arena, in quel clima ostile, il Tritone vide Meredith porgergli la sua porzione d'acqua, gli rivolse un sorriso e si allontanò. Quando Meredith prese il comando, diede al Duca una posizione centrale, gli disse di usare gli ultrasuoni per allontanare i nemici, di proteggere i feriti, i bambini, le streghe come Lilien, poi si gettò nella mischia e vinse. Sjurd ricorda la morte della Figlia di Roel, non produsse un lamento, si accasciò fra le braccia di John con il suo ultimo sorriso.
    Liberato con gli altri, non mancò di far recapitare fiori freschi ed altri omaggi.
    Ogni anno, all'anniversario dell'omicidio, posa una scatolina in ebano, sigillata con la magia, al suo interno vi è un piccolo gioiello di corallo rosa. Nella propria villa, la statua di Meredith campeggia nella Sala della Musica, dove il Duca trascorre molte ore.
    La rottura del fidanzamento con la splendida Duchessa Ismi, la parziale esclusione dalla mondanità, hanno alimentato le voci di un amore disperato per la bella Roelliana. È la pura verità, ma Sjurd, non desiderando macchiare la reputazione di moglie, né d'ispirare pietà, finge di provare una profonda ammirazione per Meredith, come fosse una perduta Sorella Terrestre.
    In forma di Tritone, Sjurd ha una coda color porpora, che diventa più chiara verso il torace, ha due striature argentate, ai lati della coda; i capelli divengono bianco e scivolano sulle spalle, mentre gli occhi rimangono invariati.

    Abilità

    - Grazia del Mare
    - Keening
    - Rigenerazione Salina
    - Nebbia
    - Tantalo
    - Vortice(potere esclusivo)
    - Richiamo delle onde
    - Corpo d'Acqua
    - Aqua Bomb



    the heart is deceitful above all things,


    Singh El Nasir, Nasir Singh - 87 anni - Maride - Generale delle Guardie Reali
    «L'unica risposta all'Ingiustizia è la Giustizia.»


    Singh El Nasir, Nasir Singh || 30 Ottobre 1931 nelle acque di Bournemouth (UK) || Capelli: Neri con qualche sfumatura grigia. Occhi: Neri. || Altezza: 1.82. Peso: 73 kg. || Segni Particolari: cicatrice dai contorni frastagliati lungo l'addome.|| Stato civile: Coniugato con Meltem Sadik Singh. || Padre di El Nasir Yldiz, Yldiz Singh. ||Generale della Guardia Reale. || Allineamento: Legale Neutrale.

    Nato in acque inglesi, Nasir El Singh non è una Maride di stirpe pura; la madre è una sirena, Rashida Imari cresciuta nella città di Semira, chiamata spesso a Corte per svolgere piccoli incarichi; il padre Singh El Sèlim è un umano, ignaro del soprannaturale, acculturato ma relegato al lavoro di pescivendolo.
    Rashida, vinta dalla curiosità verso l’Umanità, ebbe l’opportunità di allontanarsi di Erellont per visitare la Terra, ospite della Fratellanza Elpìs.
    Una sera, nei pressi della spiaggia, Singh El Sèlim scorse una giovane, incantato dalla sua bellezza, le si accostò imbarazzato, quando alzò gli occhi, notò lo stesso pudore nello sguardo di Rashida, allora, sorrise e cominciò a parlare. In maniera graduale, forse ineluttabile, Rashida e Singh si scoprirono spiriti affini, la loro confidenza divenne fiducia, l’affetto divampò nell’amore; nessuno li avrebbe separati, non le famiglie o la natura.
    Rashida non fece più ritorno nel mare di Erellont.
    Gli Imari rimasero profondamente delusi dall’ingratitudine della figlia, ella aveva calpestato i progetti, rinnegato le tradizioni del suo popolo, l’amore della famiglia per una fugace passione terrestre; recatesi innanzi al trono, vestiti a lutto, gli Imari chiesero che Rashida fosse bandita dal mare. Era una condanna a morte, Poseidone sapeva a cosa sarebbe andata incontro la sirena, eppure sembrava disposto ad accettare la richiesta, affinché la punizione esemplare fosse di monito ai Maridi.
    Le principesse, Liriope ed Eunice, mitigarono il giudizio reale, che si limitò a confinarla sulla Terra, oltre che a escluderla dall’eredità famigliare.
    Rashida non pianse, appresa la notizia, il suo dolore era profondo e disse addio ai genitori, che erano in lutto per una figlia innamorata. Singh cercò di consolarla, di darle la speranza tangibile nel futuro, quasi involontariamente, l’avvicinò alla religione islamica, a cui la sirena si convertì a pochi mesi dalle nozze.
    La coppia non era vegliata solamente dagli Elpìs, Liriope ed Eunice erano generose, spesso si affacciavano sugli scogli, donavano oggetti di valore all’uomo o nuotavano con la Melusina fra correnti sconosciute.
    La Maride rimase incinta, l’idea che il primogenito fosse un mostro era incedibile per Singh, che insistette, affinché Rashida gli consentisse di partecipare al parto, durante i mesi della gestione pregò per la salute del figlio.
    La sirena, raggiunta dai dolori nella notte, fu condotta in mare aperto da Eunice, dalla fidata Eudore e Irving ospitò Singh in una barca, perché presenziasse e la creatura nacque nel sangue, fra i singhiozzi disperati di Rashida ed il silenzio dei presenti, il vagito fu un suono cavernoso, affamato ma Irving non lasciò spazio alla pietà, conficcò il suo pugnale nella gola del nascituro. Non una parole fu detta, circa l’avvenimento.
    Il secondo bimbo, non fu una maledizione bensì un dono, che Eunice consegnò sorridente alla mamma, il suo nome fu Nasir El Singh, naturalizzato nel pratico, Nasir Singh.
    Nasir crebbe sulla Terra, pur essendo un Tritone, le sue visite a Erellont erano protette dalla presenza di Moki-Moki, che lo condusse sino alla Città di Adler. Il bambino rimase colpito da quel mondo, in cui lui poteva vivere liberamente la sua esistenza, gettarsi in acqua, esplorare i fondali marini, avere una casa lontana dalla polvere, negli anni la verità gli fu palesata, i sogni tornarono nella sua mente e Nasir decise di guadagnarsi un posto fra la sua gente, consapevole della sua condizione svantaggiata.
    Erano anni difficili, Rashida divenne fragile, troppo lontana dall’acqua per reggere i lunghi anni di una Maride, mentre Singh era invecchiato, lo spettro di una guerra si affacciava di nuovo sul mondo, l’angoscia di lasciare il figlio solo e straniero, come può esserlo un Tritone fra gli Uomini, li spinse a cercare qualcuno che avvicinasse Nasir a Erellont, che gli garantisse un futuro sereno ed una famiglia armoniosa.
    La scelta cadde su Meltem Sadik, figlia di un’amica di Rashida, Layla e sotto i consigli dei principi, Poseidone revocò il bando, ammise Nasir fra i sudditi, perché egli apparteneva al Mare.
    I fidanzati ebbero ben tre incontri, il matrimonio fu pianificato e si tenne ad Adler. Non mancarono le famiglie degli sposi, né il ricco banchetto, vi furono molti doni tra i quali, una villa a Semira, come auspicio di felicità da Eunice; la felicità dei presenti durò per giorni, insieme alle danze, alle chiacchiere, alla serenità.
    L’unico assente fu l’amore, non ve ne fu traccia fra Meltem e Nasir, poco più che sconosciuti, distanti per ambizioni, inclinazioni caratteriali, avevano obbedito ad un ordine, senza attrazione reciproca, il loro vincolo era un dovere e loro vi si sarebbero attenuti.
    Nell’arco di sei mesi, Meltem rimase incinta e Nasir restò al suo fianco, portando il dolore di un’inevitabile perdita; s’impegnò a darle tutto l’aiuto necessario, quando la moglie partorì, il marito agì con saggezza e per due settimane, non disse una parola.
    Nasir intraprese la carriera militare, i Sadik erano Loach da secoli e lui sembrava nato per gettarsi in battaglia.
    Trascorsero cinque anni, Meltem ebbe la forza di accettare un’altra gravidanza, stavolta, partorì un Maride in forze, Yldiz El Nasir, ma per i Maridi fu Yldiz Singh.
    Assicurata la discendenza, Nasir si dedicò all’addestramento, abbandonò la villa per variati mesi, visse con i guerrieri del mare, volle primeggiare sui soldati più nobili, che avevano ereditato la carica da generazioni, il suo onore divenne mostrare la forza di cui era dotato.
    La sua abilità strategica colpì piacevolmente i superiori, quando il re venne a conoscenza del fatto, convenne che premiare il Loach era legittimo, perché i suoi meriti mettevano in ombra la nascita ibrida.
    Nasir Singh entrò nella scorta armata della principessa Eunice, che aveva il compito di proteggerla ma anche di spiarla, bassezza a cui non si piegò; la condusse alla nave di Irving per stare con i suoi amici, si offrì di portare le sue missive, però Eunice era cauta e teneva al riparo lo stesso guerriero.
    durante la Guerra dei Traditori, fu ferito da un Demone, nella difesa del confine di Adler e ricevette nuove ricompense.
    Il Loach fu nominato Generale della Guardia Reale, al corrente dell’esistenza di Sillia, riuscì a non entrare mai in contatto con l’erede di Livia, di non essere costretto a nuocere al figlio di Liriope, ma non si espose oltre.
    La moglie ed il figlio si trasferirono nella casa di Adler, dove Yldiz iniziò a lavorare il marmo e Meltem ritornò alla sua prima passione, la pittura.

    La famiglia si riunisce spesso, anche a Semira ed il clima risulta superficialmente armonioso; gli sposi dormono nello stesso letto, il figlio è mite e rispettoso, Nasir loda apertamente il talento di Meltem e di Yldiz.
    Le case hanno numerosi ritratti, opera della Melusina, insieme alle sculture donate da Yldiz al padre.
    Meltem è rimasta una sposa onesta, interessata all’arte, dedica alla cura del figlio, parla con rispetto del marito ed è ricambiata con uguale apprezzamento.
    Nasir El Singh non menziona altri, nella propria vita e ciò da molto spazio alle fantasie dei cortigiani; alcuni sostengono sia l’amante di Eudore, che faccia visita alla baronessa con la complicità di Eunice, altri sostengono sia stato il primo amore della principessa, scalzato dal generale Elinath, che di recente è tornato ad allietare il Cuore del Mare, sempre in gran segreto; una minoranza parla di un interesse segreto per una creatura della terra, la cui identità pare ignota.
    L'unione coniugale non è comunque messa in discussione
    La totalità dei Maridi sa che il Loach non venera Poseidone, quale dio, ma segue la religione islamica, impartitagli da suo padre.
    Egli mantiene un condotta esemplare, ottimo diplomatico, eccellente stratega, guerriero imbattuto, nutre una sconfinata gratitudine nei confronti di Liriope e di Eunice, le sole ad averlo protetto ancor prima della nascita.


    Abilità
    - Grazia del Mare
    - Keening
    - Rigenerazione Salina
    - Nebbia
    - Tantalo
    -
    - Richiamo delle onde
    - Corpo d'Acqua
    - Aqua Bomb

    Armi
    - Flyssa costruita per usata anche in Mare.


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    the heart is deceitful above all things,


    Edited by James Christoper Allen - 5/1/2018, 05:46
     
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