L'albero della signora triste

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    Secondo quanto scoperto tramite i ricordi di Umabel, il cadavere di Fianna si trova fra le radici del Primo Albero, nel bel mezzo del bosco delle fate. La prima creazione, come viene chiamata dalla popolazione o Albero della Signora Triste, è un gigantesco albero la cui chiama, per dare una misurazione umana, è grande quanto tutto un campo da calcio. Si dice che, nelle vicinanze, ci sia il Regno delle Fate, ed è per questo che, prima di avvicinarsi, c’è bisogno di chiedere il permesso al Custode. Non c’è stato problema ad ottenere il permesso, una missiva spedita al mattino a Liliveth è tornata a Ennas due ore dopo con il sigillo reale apposto in fondo. A quanto pare, la futura paternità ha ammorbidito il Re , noto per il suo carattere di merda, in maniera ar dir poco sorprendente. Il primo albero si palesa ai viaggiatori dopo una giornata di cammino, il suo enorme tronco, ospita le casine del villaggio delle fate bianche, le piccole finestre sono tutte illuminate e avvicinandosi, si sente parlottare e ridere sottovoce. Le fate bianche sono creature schive, ma amichevoli, il massimo che potranno fare sarà spiare dalle finestre delle loro abitazioni i nuovi arrivati. Pe trovare Fianna bisogna aggirare tutto il tronco, ci vuole circa quindici minuti, non è un alberello che rischia di cader giù al primo colpo di vento questo. Fianna è fra le radici, appoggiata su un letto di foglie cadute dai colori brillanti, il capo inclinato verso una spalla, in modo da mostrare a chi si sporge su di lei, solo il bel profilo aggraziato, e la nuvola di riccioli rossi che le contorna la testa come un aureola. Indossa l’uniforme delle guardie del sole, una maglietta a maniche lunghe nera sotto ad una cotta di maglia d’argento e una livrea verde bottiglia su cui, in argento, è stampato il sole di Erellont. I pantaloni, di morbida pelle, sono neri, e fasciano alla perfezione le gambe tornite e allenate, ai piedi, indossa stivali di cuoio, morbidi sul polpaccio. L’ennasiana ha tutte le sue armi addosso, compreso l’arco che l’è stato poggiato sul petto, e le spade, che sono state messe al suo fianco. L’albero ha stretto le radici attorno a lei, come se la stesse cullando, portandola al suo tronco come una madre premurosa. Avvolta dai fiori, che Eoin le ha messo attorno prima di andarsene, Fianna sembra sul punto di doversi svegliare da un momento all’altro. Solo avvicinandosi molto, chinandosi su di lei, è possibile notare la ferita che l’ha portata via. E’ un orribile squarcio che le apre la gola da orecchio a orecchio, strappando tutto quello che c’è sotto. Le macchie di sangue sulla livrea e sui pantaloni, sono state coperte dai fiori, ma sotto di esse sono ancora visibili. L’iscrizione, lasciata da Eoin, sul tronco dell’albero le fa da epitaffio.
    A guidare la spedizione verso il primo albero è stata Seria. L’ennasiana ha insistito molto per far parte del gruppo quando ha sentito parlare del sepolcro di Fianna, e ora sta fissando il cadavere della donna con un’espressione triste stampata sul bellissimo viso. - Eoin era un dannato sentimentale, guarda che posto le ha trovato per passare l’eternità.- si sta rivolgendo a Finegar. Il traditore è tenuto legato per il collo e i polso, l’ennasiana l’ha trascinato dietro di sé per tutto il tempo. Ora però, la rabbia che aveva in corpo sembra essere svanita, quasi quietata dalla pace del luogo e dalla <i> signora triste che giace fra i fiori e le foglie dai colori più belli.
    Finegar non spiccica una parola, fissa il corpo dell’ennasiana in silenzio, gli occhi lucidi e l’espressione contratta come se avesse paura di farsi scappare anche un suono. Annuisce alle parole di Seria, e abbassa lo sguardo, fissandosi i polsi feriti stretti assieme e la grossa catena incantata che li blocca. - Posso?- chiede alla donna. Questa fa un cenno affermativo con la testa , allentando leggermente la presa alla catena, e Finegar si china su di lei, poggiando un ginocchio a terra. Infila le mani all’interno della maglia e sfila un piccolo balocco di legno, lo rigira per un attimo fra le dita, e poi lo infila fra le mani della donna -L’ho avuto addosso per tutto il tempo senza sapere chi me l’avesse regalato. Grazie. si alza, ma invece di baciarle la fronte, come se non si sentisse degno, si sposta verso i piedi della ragazza. Si china, e le bacia la punta dello stivale, prima di allontanarsi. Non torna accanto a Seria, ma si siede sul tronco di un albero rovesciato con la testa fra le mani.
    Seria sembra volergli dire qualcosa, ma poi tace, premendo le labbra una contro l’altra e voltando la testa. Un tempo erano come fratelli, ora invece, fra di loro c’è la mancanza di Eri ingombrante come una Montagna. La donna si siede anche lei, la catena che blocca Finegar di traverso sulle ginocchia, il mento poggiato fra le mani e gli occhi al corpo della compagna caduta.

     
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    »Danica Thorne »29 anni» Ennas »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Danica è pervasa da una strana sensazione, un miscuglio d’impazienza e di timore, una spinta insopprimibile ad andare avanti, il segreto desiderio di ritornare nella Città di Ennas.
    Lei è una donna differente da Fianna De Lys, però non sarebbe mai stata se stessa, senza il brutale assassinio. Danica è l’eroico sacrificio di Fianna, una linea che nasce dal suo filo spezzato, non lascia che l’aura si rannuvoli, avanza con calma, senza dire una parola. Ha raccolto i lunghi capelli rossi in un’alta coda, sotto all’armatura, ha una maglia grigia e leggera, pantaloni resistenti e stivali adatti alla marcia nel bosco, anche se il gruppo non ha avuto un assetto militare, tanto meno nel passo; ha una cintura a cui è assicurata la faretra con le dieci frecce, i due pugnali e sulla schiena ha sistemato il proprio arco.
    La Ennasiana non capisce cosa sia accaduto, Finegar pare grande per avere dei giocattoli, anche una parte dell’essere più o meno umano, rimane bambino, lo guarda con i suoi occhi verdi e profondi: «Hai avuto quel giocattolo, ma se è opera di Fianna, non sapeva che sarebbe stata il suo simulacro. Se è opera del Generale, vale altrettanto.» ma scuote la testa, anche se fosse stato un regalo, Fianna ed Eoin l’avrebbero consegnato tranquillamente alla Mano del Sole, rilassa le mani lungo i fianchi.
    Fianna era una ragazza, anche se aveva secoli sulle spalle, i suoi capelli erano boccoli di fuoco, il suo volto aveva i lineamenti fini di una bambola di porcellana, uccisa con violenza e abbandonata, tratta in salvo dal suo Generale, il suo mentore, fissa il corpo avvolto nell’albero, come se avesse un dovere da assolvere verso quella parte sconosciuta ed esterna di se stessa.
    «La Regina aveva ragione.» mormora, congiunge le mani e le dita s’intrecciano, la fede è una scintilla dorata: «C’è una persona eccezionale, un uomo unico che ha saputo capire, anche ciò che altri non sentivano, non vedevano. Lui è andato oltre, solamente perché aveva intravisto una parte di me. Lui mi ha guardata e nessuno, prima e dopo di allora, mi ha guardata. Nessuno mi potrà mai guardare, non come lui.» sembra confidarsi con Marlene, anche se con la cognata è più disinvolta. «Charles è nato dal Sangue di una Musa, Polimnia dai capelli d’oro. È coraggioso, testardo, ma è un Roelliano, non potevo aspettarmi altro. Abbiamo cantato insieme, strano per un primo incontro?» sospira. «Le cose sono andate qua e là, alla fine, Charles è ritornato ed ero sicura di averlo perduto, di non meritare la felicità, non quella che poteva offrirmi. Mi sbagliavo? Non lo so, ma per lui, sì.» ride con gli occhi lucidi. «Charles è diventato mio marito, l’amore di questa vita, di ogni altra. Abbiamo avuto due figli: Eirene è una bambina dai boccoli biondi, gli occhi chiari, talvolta così seri che temo sia matura e non vogliamo questo, i nostri figli devono essere spensierati, innocenti, crescere piano piano… Etienne ha i capelli rossi, come i tuoi, come i miei. È una trottola che gira per casa ad una velocità inquietante, agguantarlo è un’impresa, soprattutto, se non vuole fare il bagno o andare a nanna. Possiamo pregarlo, fare la voce grossa ma lui serra i pugni e caccia strilli acuti, Eirene lo chiama ‘Drama King’.» guarda la chioma dell’albero. «Io sono ancora una guerriera, ma non sto mentendo: è un bel problema, quando sei incinta però, l’amore e la famiglia mi hanno supportata, quando credevo fosse andato tutto a put… A rottami. Mi ha spinta sino a qui. Livia aveva ragione: dovevano solamente essere pazienti.» si volta a guardare Seria, come donna, moglie e madre, non può darle torto.
    «Sono la Chieftains, aspettiamo che Ennas possa essere fra noi per decidere al meglio. Lui sapeva capire le persone con uno sguardo.» fa una pausa, il respiro sembra farsi più leggero: «Come il Generale Sinclair, come lo Scudo dei Deboli… Entrambi, gli Scudi e come Finegar. Finegar non ha bisogno di tante parole, lui comprende, lui può sentire ed è tornato. Biriam non ha vinto. Biriam non ci ha soffocati. Noi siamo qui.» serra la mascella, una smorfia nervosa, cerca gli altri compagni per accertarsi del presente.
    Qualcosa la unisce a quel corpo, a quell’albero, non può negarlo, non può definirlo.

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    Il Sesto Regno

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    James C. Allen
    Umabel - Serafino - Dottore - Scheda [x]

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    James ha una serie di ricordi, quelli conservati da Umabel e quelli che ereditati da Ewing; ha convinto Danica a seguirli, perché è stata amata, ancora prima di iniziare la sua vita. È lui a indirizzare gli altri, senza troppa fretta, indossa un paio di jeans scuri, una camicia celeste dal colletto sbottonato e un giubbotto in eco-pelle nera. È una figura che sprigiona un’aura piacevole, intrisa di armonia, la Carità in cui Umabel è stato forgiato, rifulge in mille sfumature, attraverso le emozioni dell’uomo.
    Fianna De Lys è protetta dall’albero, la sua morte somiglia al sonno, il volto è bellissimo, non ha alcuna espressione di terrore a deformarne i tratti, Eoin ha avuto il suo ultimo sorriso, oltre il respiro c’era Azrael o Persefone ad accoglierla, oppure, un lungo sonno ristoratore, sospira mentre il suono delle voci trasportano l’eco di quella limpida della sua amica, simile e diversa a Danica. Serra gli occhi per un attimo, li apre di nuovo per fare un passo in avanti.
    «Cunie è libera, so che hai pianto per lei e ti sei sentita in colpa, perché non l’hai strappata a quei mostri.» deglutisce con un sorriso amaro: «Lei è rinata. La sua vita non è stata facile, ma lei è stata forte, sia rialzata, ogni volta e ha sconfitto i suoi avversari. Un Angelo è arrivato a salvarla e un altro ad amarla. Ha tre figli, sono bellissimi, perché le somigliano. Non ha perso il sorriso, la voglia di ridere, anche se ha visto la morte.» le racconta, in teoria, Marlene è anche la Morte ma non cavillare non serve. «Io sono arrivato, spinto a pedate nella sua vita. Ewing Di Bruadar, Scudo dei Deboli. James Christoper Allen, Tramite Umano di Umabel e nipote di Cailin Sinclair, mia nonna e bisnipote di John Sinclair. Il Generale è il mio trisavolo, l’ho visto ed era sereno, cantava nei Campi Elisi e c’era la mia trisavola con lui. Erano in pace. Io sono in pace.» cerca di posare una mano sulla spalla di Danica.
    «Sittachai diventerà il Campione di Erellont, servirà il Re promesso. È ancora un bambino, ma crescerà, diventerà imbattibile, ricorderà tutti quanti e saprà quanto è stato amato.» soggiunge in un sospiro, guarda l’arco, sorride.
    «Sei mia amica, ancora una volta, non c’è morte o distanza che tenga. È questa l’amicizia, va oltre ogni dimensione, anche Cunie è la tua più cara amica, come fosse tua sorella. Lo siete da prima che entrassi nella vostra vita. Lo sarete ancora, perché l’affetto è una forza indomabile. Lo è per gli amanti e lo per gli amici. Sono felice che tu sia fra le persone che troverò, che ho incontrato.» ispira, espira, fa una lunga pausa.
    «Non eri triste, non lo sei. È questa la tua forza, tu sei il sorriso di molte persone. Questo dovrebbe essere l’albero della Signora Sorridente, perché tutti ti ricordano sorridere, ridere, dare consigli saggi, essere coraggiosa anche quando non sembra esserci motivo d’esserlo. Tu sei bella, come lo sono tutte le persone che sanno sorridere.» strofina i palmi delle mani fra loro e guarda la Guardia del Sole, rimuovere Fianna per posarla nel Santuario è impossibile, sembra essere l’anima stessa di quel gigantesco albero.


    «I'm a Doctor, which means I can break every bone in your body, while naming them.»
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  4. Callum Iain Payne II
     
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    Ennasiano Volpe Nera Artista Scheda
    Tutto è difficile. Nulla è impossibile.
    Benedict Thorne
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    Benedict Artair Thorne si è unito per dare un sostegno effettivo a Danica. Sa abbastanza del suo passato, almeno crede, osserva quella fanciulla racchiusa nel Primo Albero, una visione adatta ad un quadro, ad una scultura, il volto giovane è pallido ed i capelli sono come lingue di fuoco, vi sono fiori a coprire l’affronto subito ed il sangue a macchiare la divisa. Ama il Bosco, vi porta spesso i figli a giocare, altre volte, muta nella volpe nera per correre indisturbato, si sente tranquillo, a suo agio, fra i viottoli di pietra.
    L’occasione è tale che porta la divisa, lo fa sembrare ancora più alto, né lui adora i pantaloni troppo larghi sui polpacci, ma non può che adattarsi, sopportare con virilità, non bastasse, ha cinque bottoni al posto di una pratica cerniera, va in bagno con mezz’ora di anticipo.
    «Lorne era una Volpe del Piccolo Popolo, era legato a Nellenia e anche a Sittachai, ma nessuno si è mai aspettato un atto di coraggio da parte sua.» la sua voce baritonale è soffusa, non appare ostile o aggressiva, ne lui prova nulla di simile. «Tu.» indica Finegar: «Hai iniziato a cambiare le cose, Cayden veniva in battaglia. In seguito, anche Astra si è distinta, Mervin l’ha gettata su un paio di Demoni del Sangue ed è rimasto solo il sangue. Cunie era una guerriera, tutti i suoi discendenti, ma prima, noi eravamo solo Animali. Winny non era portata in campo aperto, anche se sapeva combattere. Eravamo compagni, amici, ma solo Animali, che da Faerie si sarebbe comportati, ovvero, facendo il loro comodo.» distoglie lo sguardo, gli occhi sono di un azzurro gelido, come quelli di suo padre. «Il che non è vero, l’hanno dimostrato, ma non si può negare che il Piccolo Popolo ami stare sulle sue. Non posso dar loro torto. Io sto sempre sulle mie.» un discorso concluso, senza giri di parole, diretto, poco incline ad addolcire la pillola.
    «Le voleva bene, chi lascerebbe una persona amata nel proprio sangue?» domanda con un respiro, non ribatte, non spiega chi trascinerebbe con sé, non ha questa gran calorosità.
    «Mi chiedo, come sia riuscito a sistemarla.» azzarda, invece, una curiosità tecnica.
    Benedict si vede a riposare in un larice, magari, senza fiori e dettagli vezzosi, che abbondano su Fianna De Lys e che sottolineano la sua bellezza terrena ed il suo valore, come Guardia del Sole.
    La mano sinistra si allunga verso la fanciulla, nessun intento sacrilego, solamente, gli pare strano che sia avviluppata così saldamente, le dita sarebbero accostate all’arco, in un punto delicato, perché l’equilibrio potrebbe spingere Fianna indietro o in avanti, eppure, lei rimane immobile, come potesse reggersi sui piedi.
    «Questo albero, com’era, all’epoca?» domanda incuriosito, insomma, Eoin può averlo svuotato, ma non l’ha fatto e Fianna non è incassa, pare adagiata, il che non ha una spiegazione logica, razionale per i canoni terrestri.
    «Scusami, sei sempre stata più ficcanaso degli altri, non provare a negare.» non è rivolto alla cugina, non è Benedict. È Lorne, che rivede la Ennasiana viva, sempre alla ricerca di nuovi stimoli. «Euterpe ne fece la sua Protetta. Non fu un caso.» nel momento in cui parla, sa che è vero ma Finegar, Seria e Umabel possono anche confermare.
    «Alla fine, anche io, sono tornato da voi. Sono contento. Non so come il mio nome sia arrivato sulla bocca di una Guardia del Sole, ma so ho fatto quel che potevo. Ho salvato un bambino da un mostro. Non lo fai anche tu?» si volta su Danica, distende le labbra in un sorriso lieve.
    Benedict non sa cosa possa accadere, forse l’albero lo mangerà, in caso, Danica s’inventi una storia gloriosa per i mini Thorne e la vedova.

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    Fianna amava fare piccoli regali alle persone che le stava attorno. Giochini di legno, dolcetti, nonostante i secoli di vita, era rimasta innocente come una bambina. Seria tira fuori dalla maglia un piccolo ciondolo di legno intagliato a forma di roellina, lo osserva per un attimo, e poi lo rinfila nella giubba. - Aveva paura che non tornassimo più. - mormora la donna ad occhi bassi
    - Aveva perso quelli che considerava una famiglia, tutti morti, nel giro di una manciata di minuti.- spiega Finegar sempre a testa bassa, come se di colpo, tutto il peso del mondo gli fosse caduto sulle spalle - Sta attento, eh. Sta attento. Mi ricordo che mi seguiva fino al confine del borgo per ripetermelo, aggrappata alle briglie del mio cavallo come se volesse tirarmi giù di colpo per impedirmi di andare. Aveva perso Cunie. Aveva perso Ewing e Faloan, nessuno avrebbe potuto proteggerli , ma lei non si dava pace per averli persi. Da quel giorno viveva nel terrore di veder andare anche le era rimasto da amare.- Per questa ragione, quando ha visto Eoin in difficoltà, anche se sapeva di non poter fare nulla contro Deimos, non ha esitato un secondo a lanciarsi in sua difesa. Amava Eoin come si ama un padre, e non avrebbe potuto sopportare l’idea di veder morire anche lui. La mia vita per la sua… La mia vita per la sua... sentirà Danica nella testa, assieme al battito di un cuore che va all’impazzata. - E’ morta felice, Eoin si era salvato, almeno lui lo aveva protetto. Se n’è andata sorridendo, io ero lì.- mormora Seria mentre tira su con il naso. Non è una persona facile da commuoversi, ma ha la voce rotta, sussurra.
    - Da piccolo dicevo che l’avrei sposata io.- la voce di John coglie di sorpresa. Il Padre di Roel è appoggiato con una spalla al tronco di un albero. Non si sa se ha seguito la compagnia da lontano o se abbia raggiunto il Primo Albero da solo. E’ un prontuario di ferite, tagli in faccia, lividi, sembra che sia finito sotto ad un tagliaerba. Ha il braccio destro bloccato al corpo di una benda, che girando attorno al busto e al collo, gli tiene ferma anche la spalla. - Non poteva andare in giro da umana che non c’era uno che non si fermasse a farle la corte. Lei non ne voleva sapere, e io, quando ero con lei, spingevo via tutti quelli che si facevano troppo insistenti dicendo che me la sarei sposata io. Stava aspettando che crescessi.- Seria ride e annuisce, anche lei ricorda questa storia. Anche Finegar accenna un sorriso, anche a lui è capitato di assistere a una scena simile.
    John si avvicina al cadavere trascinando una gamba, e a fatica si china su di lei, piegando il ginocchio a terra. Poggia una mano su quelle della donna attorno all’arco - Alla fine sono diventato nonno, ma non di Jonah, lui non è mai nato. Qualche anno dopo è nata Meredith, era così bella la mia rosellina. Avresti dovuto vederla, coraggiosa, era uguale a Beatrice, in tutto e per tutto. Anche lei mi è stata portata via nell’Arena. Un colpo alla schiena ed è morta così . Mi chiese di augurarle la buona notte, come fece sua nonna, chissà se lo ha mai saputo.- le lacrime gli scendono lungo il viso, incrociandosi sotto il mento, Seria si alza, lasciando cadere la catena di Finegar.
    -No, cazzo John. Se piangi tu, piango anche io! si copre il viso con le mani e si volta per nascondersi, anche i singhiozzi che si lascia sfuggire sono così acuti da non poter essere nascosti. Nel suo cantuccio, anche Finegar si lascia andare coprendosi il caso con le braccia. - Ho avuto altri due figli oltre a Cailin, Eoin e Ygraine.- Eoin è ovviamente Cailean, si sta riferendo a lui usando il suo primo nome - E altri due nipoti, Walter e Norah. In tutto ho due nipoti, due pronipoti, e tre… Come diavolo si dice? Bis nipoti. Non lo so.- sospira - Però non sono diventato nemmeno la metà dell’uomo che eri certa che sarei diventato.- mormora. Seria si volta e Finegar alza leggermente la testa. John poggia per un attimo la testa sul petto di Fianna, un gesto così affettuoso, per lui è strano verso chiunque non faccia parte della sua cerchia familiare. Figli. Nipoti. Pro nipoti Pro-Pro- nipotini. - Mi dispiace.- mormora alzandosi. Anche lui infila una mano nella blusa e stacca dal collo un ciondolino che poi appoggia sul petto della donna. Si allontana, permettendo a Benedict di avvicinarsi.
    Finegar scrolla la testa, non ha fatto nulla lui. Seria sospira - Ehi, non c’è bisogno di negare quello che di buono hai fatto nella vita.- si rivolge a Benedict mentre si asciuga il viso con lo scollo della giubba. Ennas si fidava totalmente di Winny, forse, a volte, anche più di quanto si fidasse di Livia, ed è per questo che viveva nel terrore che le facessero del male. -E’ per questo che non se la portava mai dietro in battaglia, era così piccola e caruccia, che si scordava che, se sapeva tenere in mano una spada, era merito suo.- Sposta lo sguardo verso l’albero, se deve essere sincera, non ha idea di come Eoin abbia fatto per sistemarla così Fianna. Finegar si alza e si avvicina al corpo, indicando con un dito come le radici si siano alzate da terra per tirare a sé il cadavere che pare adagiato, come fra le braccia di qualcuno che la sta cullando in maniera amorevole. - Questo è il primo albero, ovvero la prima cosa che Livia ha creato, si dice che, se il bosco delle fate verrà distrutto, tutta Erellont sprofonderà con lui.- L’arco cade di mano del cadavere, è morbido, è freddo, ma non è rigido. Finegar si allunga per rimetterlo al suo posto - Eoin sapeva che i suoi e i nani avrebbero protetto il bosco ad ogni costo, ancora prima del Santuario, Livia poteva tornare una volta uccisa, ma se dato alle fiamme questo luogo, sarebbero morti tutti. L’albero reagisce ai desideri e ai sogni, per questo le fate hanno preso dimora nel suo tronco, sono più vicine ai desideri qui . Eoin deve aver desiderato che Fianna rimanesse inalterata, che la morta non la toccasse e l’albero lo ha ascoltato.- Era praticamente il posto migliore dove portarla per far si che il suo cadavere non venisse profanato - Deimos e Phobos cercavano di trofei, Phobos ha trovato Winny, Deimos voleva per sé la donna più bella di Ennas, uno dei cavalieri di Erellont, ma non ha fatto i conti che, se c’è qualcosa che le Guardie del Sole non fanno è arrendersi.- E’ in quel momento che la vedete, una sagoma luminescente che cammina lentamente lungo il sentiero che conduce all’albero. È un leone, un enorme leone bianco, che a vedere estranei attorno al cadavere, si ferma e guarda incuriosito. Finegar cade a sedere per la sorpresa, stessa cosa per Seria, John lo indica come se stesse cercando conferma di quello che sta vedendo. Il leone, il leone bianco, è rappresentato ovunque nella città di Ennas, la forma animale del re, in cui nessun’altro nel regno si è mai trasformato.
    - Finn!- sibila John.
    - Ennas.- mormora Finegar rotolando in ginocchio, il leone porta su di lui gli occhi chiari - Tu sai chi sono?-
    Il leone socchiude gli occhi in segno di amicizia verso il Roelliano, e un basso ronfare si fa sentire. Per Benedict e Danica sarà un suono più che familiare - E’ lui… E’ la sua forma animale… - Finegar lo indica. Le leggende erano vero, un leone bianco si aggira davvero nel regno, è lo spirito del re, che cerca di ricongiungersi alla sua parte mancante e assieme ad essa al suo corpo.

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    »Danica Thorne »29 anni» Ennas »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Danica Helene Thorne, coniugata Archer ha il volto serio, non vi è più l’ombra inquieta, si mostra tranquilla, abbastanza da mantenere il controllo della situazione, risponde al gesto di James con un sorriso riconoscente. I suoi occhi sono attratti da Fianna De Lys, come se fosse un’amica smarrita per lungo tempo, sebbene sia morta, non riesce a considerarla perduta, perché può sentirla dentro la sua anima, intrecciata alla sua stessa essenza.
    «Vuole che li teniate.» dice d’un tratto, allunga il braccio destro e lo ritrae, non osa sfiorare il corpo composto da Eoin Sinclair, lasci intendere il proposito: «Li ha pensati per voi, cercava qualcosa che potesse piacervi. Se li terrete, sarà contenta e saprà che non avete dimenticato la sua voce.» respira a fondo, mentre ascolta, silenziosa e gli occhi si abbassano sul groviglio intricato di radici, i piedi e le caviglie di Fianna sono quasi nascosti, sembrano trattenuti saldamente da quelle dita di legno, non sa spiegare come sia accaduto, pensa al desiderio di Eoin, unito alla sua forza di preservare la Ennasiana, però il lato tecnico è un mistero.
    «Fianna ha protetto il Generale. Non è riuscita a salvare Cunie, Ewing, Faloan, Kenisha, quei bimbi adorabili, Nellenia e Sittachai, non ha salvato la Volpe Nera, né il suo Re… Gli disobbedì, non si mise al sicuro, continuò a combattere, lontano da lui e dalla sua Signora, Livia. Alla fine, però, protesse Eoin Sinclair. Lei aveva vinto. Deimos aveva perso. Ha sorriso, perché ne era valsa la pena.» guarda di nuovo la Ennasiana, la capisce perfettamente, si sente vicina a Fianna ma non aggiunge altro. Non una lacrima, Fianna ha agito in modo impeccabile, Ennas sarebbe stato orgoglioso, non felice ma orgoglioso.
    Lei ha un tono più sommesso del solito, cerca di sfiorare la testa di Seria, muove qualche passo, mentre scruta John, che James non ha guarito, serra la bocca carnose, sono questioni personali, in cui non deve mettere becco.
    «Non possiamo dar torto a Ennas.» spiega con senso pratico: «Lei era piccola, rapirla sarebbe stato troppo semplice. La sua forza deriva anche dalla forma umana, sarebbe stata utile in determinati contesti, non a caso, sa brandire le armi e si difende da sola. Non nego che possa fare la sua parte, ma tutti abbiamo un ruolo. Una pantera non può ispezionare dei cunicoli, neppure un lupo, per fare un esempio.» commenta con un’occhiata al cugino. Lei e Seria resterebbero incastrate con i valorosi popò all’aria, fra il diletto dei fratelli. «Non tutte le creature devono essere guerriere.» termina, scuote appena il capo, colta da un tripudio di auree in lutto.
    Danica non è empatica, però c’è una soglia, oltre la quale non è possibile ignorare i sentimenti altrui, anche vedere John Sinclair cedere è una sensazione inaspettata, che lascia il fiato corso.
    «Sei il Padre di Roel.» si schiarisce la gola: «Nessuno poteva diventarlo, negalo ma io so che è la verità. Tu hai portato nuova vita nel Borgo, tu hai fatto cantare i Roelliani e hai spezzato il silenzio. Tu hai mostrato quanto fossi adatto a Roel: sei testardo, ti infiammi per una scintilla, non ti arrendi, non ti lascia abbattere, non accetti la resa, incassi la sconfitta per poter alzarti e tornare a combattere. Sei una testa dura, come il marmo, ma sei intelligente e non ho conosciuto nessuno che avesse il tuo valore, il tuo onore.» alza la mano sinistra. «Non contraddirmi, John, rischi di perdere a cui tieni moltissimo e non è la gamba.» tenta di zittirlo, a buon intenditor, poche parole: «Tu sei il Padre di Roel e meriti di esserlo. Roel ti ha cercato e ti ha trovato. Non conta altro, non il passato o il futuro, non gli sbagli o i momenti di vuoto. Tu sei il Padre. Fianna, credimi, non era così sciocca da non aver visto quello che aveva ereditato, quello che avevi maturato.»fa una nuova pausa.
    Lei non ha mai cercato di essere saggia, solamente, non è sicura di esserlo, non mente e questo può anche nuocerle, però vede negli altri, come Fianna De Lys.
    «Non vi ha persi, alla fine, siamo ancora qui.» guarda Finegar, c’è un qualcosa di amaro nella sua frase, perché ne hanno passate tante, ma sono ritornati, come se fossero stati uniti da un filo invisibile.
    Danica fa spallucce: «Benedict, chiedi se qualcuno è disposto a stuzzicare il Piccolo Popolo.» ribatte con più dolcezza. «Se c’è una certezza è che i Faerie non vanno stuzzicati. I Nani sono bellicosi, hanno esercito notevole, l’abbiamo visto tutti quanti. Gli Elfi possono sembrare meno propensi alle armi, ma quando avrai sei frecce nel corpo, oppure se ti trovassi con dei coltelli piantati nelle mani, saprai chi ringraziare. I Pukka possono calpestarti, in genere, ti sventrano e basta o rischiano di inciampare. Lo raccomando sempre, ai più giovani, mai calpestare corpi slabbrati, finite gambe all’aria.» sono i consigli da mamma premurosa: «Le delicate Esperidi possono lanciarti una lama dritta in gola, oppure strapparti gli occhi, le mani, i piedi con gli artigli e volar via. Le Fate sono adorabili, ma potresti morire di fame e di sete in una loro illusione.» piega la bocca in un sorriso sardonico. «No, il Piccolo Popolo è appartato, molto discreto ma nessuno è così idiota da sottovalutarlo, adesso, neppure Deimos.» conclude, le mani sfiorano la schiena, dove sente l’arco.
    La Ennasiana lancia uno sguardo di fuoco a Benedict, quando fa cadere l’arco di Fianna, sembra possa divorarlo, sussurra sottovoce delle parole irrepetibili. È china, il ginocchio sinistro a terra, quando il Leone Bianco appare, arriva ed è la copia esatta di mille statue e ritratte.
    «Gesù.» farfuglia il nome sbagliato. «Gesù. Siete… Oh… » si porta la mano al petto, conosce quel rumore, cavernoso, piacevole, l’ha sentito a Ennas, ma anche altrove. L’ha udito quando fu insignita del titolo di Chieftains, nella sua lunga veglia e aveva pensato, che una colonna le sarebbe piombata addosso per volere del Primo Sogno.
    «Gesù, Oh… Cosa… Si… Fa?» domanda, perché di mollare lo Sposo del Sole a zonzo, non se ne parla, anche se non è sicura abbia forma fisica. «Gesù.» ecco.

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    James abbassa il capo, mormora una bassa preghiera per i caduti e per il coraggio della fanciulla, lascia che sia Danica a parlare, mentre osserva l’albero, annuisce a tratti, l’aura è sollevata per sfiorare tutti i presenti.
    «Lontano da chi amava, non sarebbe riuscita a vivere. Non aveva alcun senso attraversare un portale, cercare un riparo, non cercava la morte, cercava di mantenere in vita i suoi cari.» conferma a bassa voce.
    Il Serafino guarda John, un lungo istante, ha pensato a cosa dire, a cosa potrebbe fare, ma al momento rimane immobile con le braccia incrociate, macina le domande, le invettive, scuote il capo con espressione dolente, non commenta.
    «Sarebbe stato un gran trofeo.» sottolinea con asprezza, guarda il viso di Fianna, appare giovane, inviolato, come fosse un’eterna fanciulla: «La sua bellezza era nota anche a Biriam, così come la sua forza. Era un’ottima guerriera. Deimos sperava di ritornare con il Lupo di Erellont in catene, pensava di soggiogarla asi suoi desideri ed essere invidiato per un simile bottino di guerra, da cui sarebbe nato un erede con il sangue nobile di una Ennasiana.» ipotizza e finisce per studiare le sue scarpe. «Fianna ha osato rifiutare, vincerla sarebbe stata una perpetua lotta, si sarebbe uccisa. Non aveva alcuna possibilità di trattenerla, così l’ha uccisa e le ha dato la vittoria.» conclude, piega le labbra ai ricordi di John. «Penso non ti possa dar torto.» si sposta con l’aura sollevata, mentre la Ennasiana pare riposare, protetta dall’albero.
    «Credi di non avere valore per noi?» domanda a John: «Credi di avere il diritto di scegliere per noi?» soggiunge, poi fa un cenno con la testa, non vuole sviscerare la questione in pubblico.
    «Il posto è carico di potere, ho sentito mole leggende su di esso. È vero, può essere il perno della dimensione, senza cui sarebbe impensabile sostenere Erellont, le basi del Regno sono solide ma questa è la pietra angolare, perciò è in grado di fare prodigi.» annuisce serio, attinge al sapere Umabel, quasi involontariamente. Lui si accosta, quando cade l’arco ma non fa sfuggire una parola, si avvicina per constatare la posizione della Ennasiana, curioso ma con il dovuto rispetto e la malinconia che arriva dall’Angelo.
    James si volta per caso, almeno pensa sia così, vede il Leone Bianco, lo Spirito stesso di Ennas, che si muove nel bosco, rimane meravigliato, al punto che dubita di respirare, poi la sua mente dirada la nebbia.
    «L’abbiamo appena detto.» mormora, mentre scruta lo Spirito. «Se desideriamo che Ennas ritrovi se stesso, allora, accadrà. Non abbiamo bisogno di altro, questo è il luogo adatto.» sarebbe tutta teoria, bisogna vedere la pratica.
    «Ennas.» lo chiama, cerca di sorridergli: «Sono Umabel. Sono Ewing. Ti abbiamo cercato, perché non resti insieme a noi?» domanda, cerca di afferrare l’arco di Fianna. «Tu sai a chi appartiene. È la tua guardia, anche se tu cerchi di proteggere lei, temi sia rapita. Ha i capelli rossi, sembrano fiamme e gli occhi verdi, l’hai vista nascere e quando ha teso l’arco, la prima volta, tu eri con lei. Fianna De Lys, il Lupo di Erellont. Ricordi?» tenta di evitare la visuale sul corpo, c’è Danica che somiglia abbastanza alla Signora Triste, non solo nel suo aspetto, ma pure nell’aura e nel temperamento. Fa un cenno a Seria, perché si faccia riconoscere.
    «Ci conosci tutti quanti e noi conosciamo te. Desideriamo che tu torni da noi.» ed è praticamente una preghiera accorata.

    «I'm a Doctor, which means I can break every bone in your body, while naming them.»
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  8. Callum Iain Payne II
     
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    Tutto è difficile. Nulla è impossibile.
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    Benedict alza le mani, digrigna i denti, nel sentire l’arco cadere. La voce di John non lo coglie di sorpresa, ha l’aura del Padre di Roel, anzi si chiede come sia l’aria, percepita dall’esterno: è presente la Chieftains, il Padre di Roel, il Serafino in forma smagliante, la Signora della Guerra e Finegar. Sono dei fari dai colori sgargianti.
    «Io volevo farmi prete.» sente di condividere questa confidenza con i presenti: «Andava e venivo dalle case famiglia, non avevo deciso se essere cattolico o anglicano, in verità.» fa un gesto alla cugina, la sua vocazione è commuovente. «Quando andavo a messa, mi ci trascinavano al mattino, vedevo questi tessuti pregiati, questi arredi costosi e tutte le persone che li fissavano rapiti. Mi pareva una vita tranquilla con la possibilità di celebrare rituali arcani, ammirati dalla gente.» rilassa le braccia lungo fianchi. «Seppi della povertà, ma non era una rinuncia. L’obbedienza potevo anche cercare di impararla, ma la castità non era nelle mie corde.» annuisce serio, questo già all’età di dieci anni. È il figlio del Porco, non sarà un caso.
    «Il punto debole della Morte Nera.» afferma sarcastico, si allontana dall’arco.
    «Non ho minimizzato il Piccolo Popolo. Lorne è sempre stato orgoglioso di essere una Volpe. Ho fatto una banale osservazione, mi rendo conto, che gradualmente le cose sono cambiare attraverso Winny, Cayden, Astra, lo stesso Lorne e mille altri, però non sempre è stato così e Lorne non prova rancore, sa che era amato e ha salvato altri bambini, in questi anni. Non l’avrebbe fatto, se avesse avuto una bassa stima del Regno.» precisa, si passa la mano sinistra sulla fronte.
    Benedict resta in piedi, non distante dalla cugina, ascolta alcuni scambi di battute, nota che John ha scambiato qualche opinione col fratello, forse anche con la cognata, ma pure che il bisnipote non smuove un dito per aiutarlo, ricorda la notizia bomba: Lilien cacciata da Roel, al pari di una spia, sotto lo sguardo di Manto, rifugiatasi a Liliveth, dove chiaramente, Brianna ha già degli agganci e un amica con cui parlare, Minako. L’Ennasiano valuta che se Charles, un giorno, cacciasse la cugina di casa, finirebbe appeso per le budella alla Rocca dei Guerrieri.
    Il Primo Sogno, il Comandante delle Guardie del Sole sembra giungere dal nulla, fa un rumore caratteristico, che ha udito spesso alla Rocca, altre volte mentre dirigeva i lavori per restaurare la Città, altre mentre i bambini giocavano. Lo Spirito del Leone Bianco che protegge il suo popolo.
    «Ennas, sono la Volpe Nera. Non sono un Ennasiano, non lo sono stato, tu hai deciso che potessi esserlo, perché avevo dimostrato il coraggio necessario. Adesso, sono un Ennasiano, sono sempre la Volpe Nera. Lorne o Benedict so che non sarei scampato dal male, se avessi guidato tutti noi, se non ci avessi resi la Guardia del Sole. Ci hai dato la forza di rimanere, di ritrovarci, senza badare al tempo, allo spazio. Ricordi quanto hai fatto per noi?» domanda in tono basso, un sussurro. «Non lasciarci. Rimani. Winny ti aspetta, come noi. Non andare. Ennas, sei nostro padre.» l’ultima frase si chiude in un silenzio colmo di ansia e di attesa.



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    Edited by Danica Helena - 23/9/2017, 02:14
     
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    John è ancora appoggiato alla spalla di Fianna quando Danica si rivolge a lui. Rimane per un attimo immobile come se non la stessa ascoltando, poi si gira , guardandola da sopra una spalla. Ha la sincera convinzione di essere un fallimento su tutta la linea, la vergogna della sua gente e del ruolo che ricopre. Scrolla la testa, fa di no con il capo, ma per la prima volta in tutta la sua vita, quando la donna gli dice di far silenzio, obbedisce. Preme le labbra una contro l’altra e abbassa lo sguardo. Non è convinto -Ha ragione lei e lo sai.- Finegar si fa sentire dal tronco su cui è seduto - Roel è viva, com’è vivo tutto il regno, ti ha scelto, devi solo accettare la chiamata.- Seria si china su di lui, per scompigliargli i capelli con una mano e schioccargli un bacio. Deve solo fare il bravo per una volta in tutta la sua dannata vita e smettere di ribellarsi. - E soprattutto va a chiedere scusa in ginocchio a quella povera creatura di Lilien se non vuoi che muoia di dolore.- bofonchia l’ennasiana, che già s’è troppo lasciata andare alla dolcezza. Finegar la segue con lo sguardo - Ti sei ricordata di colpo di essere femmina?- le chiede.
    - Se non vuoi che ti spedisca le palle in gola con una ginocchiata ti conviene stare zitto!- ribatte questa immediatamente, voltando il capo e storcendo la bocca in una smorfia imbarazzata. I due si voltano assieme verso James quando questo chiede a John se pensa di non aver valore per loro - Sì.- rispondono in coro per lui facendolo arrossire leggermente.
    - Non è con voi che stava parlando!- sbotta questo alzandosi a fatica.
    I due ridacchiando , anche se non sembra a guardarli, sono abbastanza vecchi da essere scusati nel trattare tutti come bambini . - Prete?- chiede Seria perplessa guardando Benedict con la capoccetta inclinata verso una spalla - Che vuol dire?- Non è mai stata sulla terra, non conosce quasi nulla del mondo degli uomini. È John che vuol dire farsi sacerdote e questa arrotonda le labbra in una - Ooooh- consapevole - Non capisco cosa serva fare i morti dalla cintura in giù per servire il proprio dio, convinzioni umane suppongo, visto che tutti gli angeli che ho conosciuto avevano famiglia.-
    - Tranne Metatron.- la corregge Finegar - Però a lui piacevano i bambini, spesso si travestiva… fa il segno delle virgolette volanti -…Per poter giocare tranquillo con loro. Prendeva l’aspetto di un bambino dai capelli argentei e dagli occhi neri.- - Déjà vu per James, lo sai di aver conosciuto e giocato con un bambino dai capelli d’argento e gli occhi neri. Si tratta di Isaia Torthron all’età apparente di sette o otto anni. - In quella forma non era in grado di parlare, troppo potere compattato in un corpo troppo piccolo, ma ai bambini piaceva averlo attorno.-

    Ennas. Buon Dio è proprio lui. Ha un aura potente, forte e vigorosa come il Primo Albero. Si siede sui posteriori e osserva le persone attorno a lui. Non è nervoso o spaventato di trovarsi in mezzo a tante persone, arrotola la coda attorno al corpo e guarda James afferrare l’arco di Fianna. Segue il movimento con i tondi occhi azzurri, e sposta leggermente il muso verso Danica, come se si aspettasse che l’angelo porga a lei l’arma. - Hai seguito questa giovane, Ennas?- gli chiede Finegar ancora sulle ginocchia - Hai pensato che fosse Fianna, per questo sei apparso qui?- Il leone lo guarda per un attimo, prima di fare di sì con la testa. Finegar spiega che Fianna faceva parte delle guardia privata di Ennas, non è strano che questi, vedendo Danica, l'abbia cambiata per lei e l’abbia seguita tranquillamente. E' una cosa che, in vita, avrebbe fatto senza pensare.
    -Tornare… Tornare dove?- il tono del leone è greve e tranquillo. Si dice che siano in pochi quelli che hanno sentito per bene la voce di Ennas. Parlava in modo sempre così sommesso e dolce, che i suoi figli dovevano avvicinarsi a lui il più possibile per non perdere nemmeno una parola. Per i due ennasiani presenti udirla sarà un brivido lungo la schiena unita a una profonda sensazione di benessere.
    - La volpe nera, mi ricordo...- il leone si fa pensoso - Era attorno al capo della bambina…Così tanto coraggio in un corpo così piccolo.- sembra più che altro parlare a sé stesso che con i presenti. Il muso si abbassa leggermente, prima di tornare a guardare Benedict -Winny…Oh la mia Winnny, ero ancora vivo quando lui l’ha presa. Era aggrappata a me, l’ha dovuta strappare con la forza al mio corpo. Non l’ho protetta. Non ho protetto Livia. - sospira Non ho protetto nessuno di voi figli miei.- Il leone si alza, e Finegar si muove a gattoni verso di lui per trattenerlo.
    -No.No. Ennas, fratello mio. Se c’è qualcuno da biasimare quello sono io. Sono io il padre che ha ucciso i suoi figli, non tu. Non potevi fare di più di quello che hai fatto.- il leone mormora che non ha protetto nemmeno lui. Non si è accorto della fascinazione di Ixo su di lui. È stato cieco e ha pagato perdendo tutto quello che amava di più al mondo, sua moglie, la sua piccola sorella, e i suoi figli.

    -Mio capitano! Mio re !- Seria si getta sulle ginocchia davanti a Ennas, tagliandogli la via di fuga. Preme le mani a terra, poi la fronte - Padre! Non puoi lasciarci, Sanae e Samuur sono tornati a Biriam, sono stati visti , questo significa che presto Astaroth sorgerà dal suo sonno dove tu lo hai gettato. Senza di te, questa volta non servirà che qualcuno apra le porte da dentro per invadere Erellont, sfonderanno i cancelli e tutti noi saremo perduti.- Anche John si inginocchia alle zampe di Ennas, a fatica per via delle ferite, preme una mano a terra, e si piega in avanti. Il leone sembra riconoscere anche lui. - Ennas, siamo ancora vivi, siamo ancora qui, anche se quello che è successo è mostruoso, noi siamo ancora qui.-


    Informazioni utili:

    ✔E' stata confermata l'identità di Isaia, è Metatron. Si è finto umano per essere adottato dai Torthron.
    ✔Astaroth, il cavallo di Caos, è prossimo al risveglio.


    Edited by John Sinclair - 22/9/2017, 18:29
     
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    »Danica Thorne »29 anni» Ennas »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Danica evita commenti indiscreti, conosce i recenti accadimenti, ma non si lascia trascinare in consigli personali, simile a quelli che sente ad ogni passo, sorride lieve per dare un poco di ottimismo, di coraggio ai presenti, sistema i capelli rossi con gli occhi sulla Guardia del Sole.
    «Non desidero che Fianna sia allontanata da qui. È un luogo meraviglioso, sono certa che ami il panorama, immersa nella Natura, protetta dall’albero.» fa presente, dubita che le radici si scioglierebbero per magia: «Possiamo, comunque, avvertire la popolazione. Chi desidera portarle un omaggio, troverà la strada. È strano, che Moki-Moki non l’abbia mai vista.» dice con espressione dubbiosa. Non contempla l’idea che il Coniglio dei Sogni abbia tenuto la notizia per sé. Alza lo sguardo, si accerta che James, John e Finegar non abbiano obiezioni.
    Danica arriccia le labbra in un sorriso sardonico. «Suvvia, miei signori.» cinguetta con la grazia di una damigella: «Non potete negare il bizzarro istinto. Nessuno escluso, che sappiate dominarlo e renderlo una premura gradita è altra faccenda, ma l’idea di essere matematicamente il capo del branco è dura da smussare.» si rivolge in tono leggero, quasi ilare ai vari alfa in loco.
    «Devi rimettere l’arco al suo posto.» s’impunta con il cugino, intende nell’esatta posizione in cui Eoin Sinclair l’aveva posato.
    «I preti servono il Padre degli Angeli, quello che pregano anche gli Elpìs e qualcuno di noi. È un Padre, appunto, il Creatore.» fin qui, Danica è sorretta dalle lezioni di catechismo: «I presti sono sacerdoti, loro servono il Padre degli Angeli, attraverso rituali, preghiere e altre attività. Hanno dei doveri, alcuni di loro, scelgono di astenersi dalla carnalità.» mormora, ha due figli, un marito nel fiore degli anni e si esprime in maniera rinascimentale, fa un cenno verso John, illustratore preciso della privazione. «Vi è anche il non accumulare beni sulla Terra.» sfoggia la sua Poker Face migliore. «Obbedire alle più alte cariche. È chiaro, ognuno è libero di servire liberamente le sue divinità, magari, accompagnando questi dovere con la coerenza.» chiosa finale da talk show. «Ci sono preti sposati, mi pare che solo le suore debbano vivere in castità. Le sacerdotesse, insomma, non possono sposarsi, avere figli mentre per i sacerdoti dipende.» postilla finale sul Cristianesimo.
    «Benedict, non avresti retto manco tre mesi.» giudizio finale.
    La Ennasiana annuisce a quelle informazioni, appare intenerita, non collega i tasselli e non ha avuto molti incontri con i Thorton, ricorda Azzurra e Jethro, ma anche le figlie di Timothy con i nonni, sono vaghe immagini, sospira.
    «Fu il primo Serafino, forse, ha lasciato qualche appunto. Una sorta di memoriale, James invia dei papiri lunghi, pieni di nomi, riferimenti, riassunti, una sera ho rischiato di dormirci sopra, ma è una cosa giusta, dobbiamo lasciar circolare le informazioni e lasciarle per chi verrà in futuro.» sposta gli occhi su James, adesso, sarà convinta che esista il diario segreto di Metatron con tanto di disegni a matita.
    Danica è colta di sorpresa, come se fosse esploso un petardo ai suoi piedi, rimane incredula, la sua aura sembra vibrare di speranza, di dubbio e il respiro sembra infrangersi, mille pensieri invadono la testa, si bloccano in gola.
    «L’ultima volta, sono stata cattiva.» mormora, anche lei cerca di accostarsi al Leone, avvolta dalla sua aura e dai ricordi. «Mi avevi chiesto di fuggire, di lasciare perdere. Mi avevi ordinato di non prendere le armi, io non volli obbedire. Tu non mi avresti tenuta al tuo fianco, così protessi il Generale. Riuscii a salvarlo, ero vicino alla Città di Adler.» sente le lacrime scivolare lungo il viso, nessun singhiozzo: «Non avrei dovuto parlare in quel modo, ma non potevo perdervi, non la mia Signora, non il mio Re e Signore, non il Generale, non un solo fratello. Non sarei riuscita a vivere, non più. Non c’era scelta per me. Mi spiace, perdonami.» cerca di accostarsi alla figura, cade in ginocchio e si copre il volto con le mani.
    «Non mi abbandonare, non ci lasciare, abbiamo bisogno della tua guida. Ti prego, siamo stati cocciuti, sino alla fine ma perdonaci, Padre. Winny abita a Liliveth, perché molto legata a Gilroy IV. Finegar è tornato, anche lui è libero. Siamo stati più forti di quei mostri, Livia aveva ragione, noi siamo legati gli uni agli altri, da soli possiamo cadere ma uniti siamo invincibili. Lei sa che noi siamo legati dall’Amore. Tutti quanti noi. Nei secoli ci rincorriamo, ci sfioriamo, ci troviamo ancora attorno a un tavolo a chiacchierare, perché questo è la sola vita che desideriamo.» prende una boccata d’aria. «Ennas, quel filo passa attraverso di te. Sei con noi, sei parte di noi. Puoi essere sconvolto, ma noi ti apparteniamo, Padre, come tu appartieni a noi. L’Amore non si può spezzare, non puoi scappare da quello che provi. Padre, mio signore, ascolta e ricorda. Resta con noi, non ci lasciare senza la tua guida.» riesce ad accostarsi a Seria, leggermente ansante per le emozioni, che crede possano portarla ad un rapido collasso.


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    James C. Allen
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    James fa spallucce, come se la faccenda non lo riguardasse, in effetti, non ha specifiche istruzione in merito. «Il Padre fu molto chiaro, espresse la Sua Volontà.» si volge verso Seria: «Gli Uomini hanno dato interpretazioni a quel che era limpido, hanno decifrato messaggi che avevano generato loro stessi. I sacerdoti del Padre devo solo amare il prossimo e amare Dio. Se mancano di tali requisiti, non hanno promesse che possano interessare la Città d’Argento, ma l’immeritata Misericordia divina accoglie le nostre imperfette nature, nessuna colpa è così grave non poter essere perdonata.» un’occhiata a Finegar, Umabel per esperienza. Il Padre ha il suo carattere, ma non difetta nell’abbracciare i peccatori pentiti.
    «Benedict, in vero, fai onore al Creato come marito e padre.» sorride magnanimo, un po’ meno, l’ha fatto da simpatico puttaniere, con ‘galleria artistica’ strappa mutande però è un capitolo chiuso della sua vita.
    James sospira, annuisce alle parole di Seria.
    «Lilien è una donna forte, molto potente. È una Strega, non credo vi siano altre con la sua abilità, almeno, non sono ancora nate.» fa un movimento con la testa. «Lei si è presa cura di tante persone, anche di te e l’ha fatto con amore. Io ti prometto, che non sarà ripagata con la morte. Io non lo consentirò. Non opporti al ruolo che ricopri. Potresti solamente chiudere la porta verso la pace.» dice con voce grave, guardandolo in faccia, ma non si aspetta miracoli, forse è ancora arrabbiato per il trattamento riservato alla Strega, serra le labbra fra loro.
    Il Serafino non ha alcuna obiezione, gli pare giusto che Fianna De Lys riposi nel Primo Albero, al riparo da file di pellegrini, annuisce a Danica. Non è un posto deserto, ci sono abbastanza Fate da far dormire l’Orda per mesi o per farla volare in cielo, direttamente dalla Legione.
    L’uomo scuote la testa, ricorda con nitidezza i dettagli, come il profumo del tea, che Azzurra Thorton preparava, il cicaleggio leggero delle donne, Meredith o Cailin, in principio, entrambe, mentre consumavano la bevanda calda, insieme ai biscotti.
    Rivede i bambini, che spesso erano cullati, cambiati da Cailin, che aiutava in maniera pratica, i suoi amici. Jethro salutava le signore, dava uno sguardo alla stanza dei giochi, James e Tillie erano con Isaia a sistemare i trenini, a guardarli sfrecciare sulle rotaie, oppure riconoscevano i suoni degli animali, erano pomeriggi tranquilli, sereni. Lui era vicino a Metatron, lo Scriba Celeste.
    «Lo so, mia sorella ed io abbiamo giocato con lui.» racconta, si volta su John: «La mamma e la nonna conoscevano i Thorton, vi facevano spesso visita. Azzurra preparava il tea, chiacchieravano, una cosa assolutamente normale. Noi stavamo nella stanza dei giochi, c’era Tim, c’era Isaia e altri bimbi, entrambe volevano che non nutrissimo pregiudizi, inoltre, davano una mano ad Azzurra, che poteva rilassarsi. Ho conosciuto Metatron, lo conosco ma non sono sicuro che lui sappia chi sia.» ammette con un sospiro.
    James ha l’arco, lo scruta attentamente, un’arma bellissima, che non ha segni di usura, quando si distrae, Ennas è vicino a loro, nella forma animale, forse eterea o anche fisica, appare confuso anche dall’aura, che pare giungere dal passato, da quando Ennas era lo Sposo del Sole e non il Giullare.
    Pensa ad Astaroth, quanto basta per farsi prudere le mani.
    «Il tuo arco.» dice a Danica: «Un’arma che ti ha ben servita.» porge l’arma alla Ennasiana, in tono sommesso, come se tutto sommato, avesse senso, come se fosse logico darle l’oggetto.
    James Christoper Allen non s’inchina, non manifesta alcun segno di venerazione. È un Angelo, ha veduto Dio nel suo splendore, niente suscita in lui tale rispetto reverenziale, rimane in piedi e guarda lo Spirito.
    «Guarda, ascolta, senti.» si rivolge al Leone Bianco: «Nessuno è andato perduto, tu hai salvato la Guardia del Sole, tu hai salvato Roel, ogni vita è tornata a vibrare nella Terra dei Sogni. Winny è ancora viva, ancora forte. Gilroy IV è diventato re, ha trovato l’amore ed è una Elpìs, come sua madre.» si guarda attorno. «Io sono nato da Meredith, la seconda figlia di Cailin Sinclair. Lei visse a lungo, diventò una mamma, una moglie, poi una nonna. Mi ha allevato e io ero Ewing, lo Scudo dei Deboli. Cunie era divenuta l’erede di Polimnia, era diventata una giovane donna. È mia moglie, la madre dei nostri tre figli.» alza gli occhi al cielo. «Fianna non è sola. Ha due bimbi bellissimi, suo marito è un guerriero di Roel. Lorne è nella Guardia del Sole, ha una famiglia, una moglie che lo ama, dei gemelli che lo adorano. Tutti abbiamo sofferto, ma siamo tornati a vivere, siamo stati ricompensati. Astra è sempre vicino a mio figlio, Killian. Cayden è il guardiano di Clio e della sua famiglia. I Mott hanno un erede, oltre a Sìneag, adulto e sposato con Clio. È il nipote di Gawin. Sono tornati Jiroshi, Sittachai, presto altri arriveranno. Lo vedi?» allarga le braccia. «I tuoi figli sono qui. I tuoi figli si sono salvati e non mai smesso di cercarti, perché tu li ami e loro ti amano.» abbozza un sorriso luminoso, anche perché l’aura è al limite, fra poco, può esplodere, accecando con serenità presenti, ma Umabel morde il freno.


    «I'm a Doctor, which means I can break every bone in your body, while naming them.»
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    Tutto è difficile. Nulla è impossibile.
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    Benedict fa un cenno ai presenti, se vuole può essere anche un prete o persino, il papa. Non commenta, ha una religiosità particolare, anche perché ha sposato un’ex animista.
    «Avrei potuto dipingere, scolpire, nessuno che si lagnava per le macchie di colore e mi diceva di pulirle.» finge di sbottare, perché Minako non è una geisha e chi sporca, deve pulire o dormire sul divano. «Siamo tutti tiranni, che leghiamo le mogli a casa e cinghiate al primo rifiuto. Oh.» ribatte alla cugina, ridendo piano.
    Lui è anche propenso a sistemare l’arco, ma esso è in sante mani, annuisce piano e ascolta quanto viene detto su Metatron, su Lilien, sulla situazione generale, gli occhi azzurri vagano suoi presenti, e le braccia tornano ad essere incrociate sul petto.
    Sarebbe interessante consumare un fugace spuntino, giusto per onorare la bellissima Ennasiana, quando arriva il re. Non è propriamente lui, pare sia il suo Spirito, perché il corpo rimane nel Santuario del Sole, ma la domanda su chi sia ad Adler, gli passa per la mente, una scheggia, prima che l’aura del Leone non cancelli ogni pensiero terreno.
    «Non è vero, mio signore, non cedete a questi pensieri!» esclama accorato, un evento raro, la sua voce bassa ha un suono potente, come se potesse risuonare fra gli alberi. «Fareste il gioco dei vostri nemici e voi siete stato più forte, sino alla fine. Non avete mai abbandonato il Regno, siete rimasto con noi, quando eravamo dispersi. Io sono nato nel sangue, solo la bontà di Lorne mi ha salvato e la vostra concessione, mi ha reso un Ennasiano. Voi ci avete insegnato a mostrare coraggio. Non voltate le spalle, non caricatevi di colpe. Avete affrontato il nemico, ma non avete perso.» si accosta a Seria e alla cugina, si inginocchia.
    «Avete vinto, voi e la nostra Signora. La Terra dei Sogni è aperta, ogni giorno giungono i vostri figli. La vostra discendenza è salva, perché Livia, la nostra Regina, ha due nipoti. Sono stati concepiti dalla principessa Liriope, la figlia di Poseidone. Voi l’avete conosciuta. La sua bellezza era pari alla sua intelligenza, la mente brillante risplendeva nella volontà ferrea. Lei è madre del Re che fu promesso. Ixo pensava di aver schiacciato una simile creatura. Sbagliò.» fa un sospiro. «Ora, Erellont ha bisogno di noi tutti. Spogliatevi dei pesi. Siate voi stesso, siate nostro Padre e aiutateci a regalare un futuro ai Sogni!» lo supplica.



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    Ennas è un genitore che ha perso i suoi figli. Un marito che ha perso sua moglie. L’aura di James cura il male, lo illumina, ma non riesce a mandarlo via. C’è una ferita nell’animo dello Sposo del Sole, e lì rimarrà per sempre. Però la devozione nelle parole di quelli che considera i suoi figli, l’incoraggiamento di Umabel, sembrano sortire un qualche effetto. Il leone scompare per qualche attimo, e al suo posto appare l’uomo. Un uomo molto alto, di bell’aspetto, la sui sola vista fa scappare a Seria un piccolo singhiozzo. L’uomo non dice nulla, non risponde alle parole che gli vengono rivolte, si limita a sorridere mentre il suo corpo si scompone in centinaia di globi di luce che si involano verso il cielo. Per un attimo è il gelo, che è successo? Se n’è andato? Poi tutta Erellont sembra risplendere, l’albero che accoglie Fianna de Lys fra le sue braccia, il cielo, la terra. Le piccole fate escono dalle loro case, sembrano un volo di stelle, ridono, si rincorrono felici. Erano anni che non accadeva qualcosa del genere. Il regno è felice e tutti possono percepirlo.
    - Ha ascoltato la vostra preghiera, e si è riunito allo spirito del Giullare. Quando andrete da lui, sarà molto più semplice da risvegliare.- a parlare è una voce di donna, anzi di ragazza. È accanto al corpo di Fianna, ed è lo spirito della giovane. E’ in piedi accanto al suo cadavere, le mani raccolte dietro la schiena, e il peso del corpo che oscilla dai talloni alle punte dei piedi come se stesse saltellando sul posto. - La mia guardia non si concluderà mai, io rimarrò sempre qui, in questo posto, a proteggere le fate che hanno dato asilo al mio corpo.- si volta leggermente, come a voler guardare verso l’altro lato dell’albero dove si trova il villaggio delle fate - Grazie per essere venuti a trovarmi.- Sparisce per un secondo, prima d riapparire di fronte a Danica, la giovane sentirà le mani gelide, ma amichevoli dello spettro fra i capelli, stringerli in maniera giocosa e sollevarli in modo che le sfiorino le gote - Sono contenta che tu sia nata dalla mia morte, è un po’ come se fossi mia figlia.- piega la testolina verso la spalla mentre socchiude dolcemente gli occhi chiarissimi - Non cambiare mai.-
    Lo spirito svanisce ancora, per potarsi di fronte a Benedict. Piega leggermente la schiena all’indietro per poterlo guardare in volto - Mio buon Lorne, ho sempre saputo che nel tuo cuore c’era un eroe. Ti è stata data una vita difficile, ma bellissima. Sono certa che, anche questa volta, sarai in grado di impartire a tutti una grande lezione di coraggio. Non importa come si inizia, ma come si vive.-
    Lo spirito appare di fronte a James, inclina leggermente il busto e la testa verso destra, poi verso sinistra, come se stesse cercando di guardarlo da tutte le angolazioni possibili - Mi sei mancato per tutta la vita , lo sai vero, amico mio? Dì a Faloan di venire a trovarmi.- gli chiede con dolcezza - Ho sentito cos’hai detto, io e Cunie eravamo nate lo stesso giorno sai, a poche ore di distanza una dall’altra. Quando è morta, ho creduto di aver perso un braccio. Sono felice di sapere che ora ha avuto la famiglia che ha sempre desiderato avere.- Il fantasma appare di fronte a Seria e a Finegar, accarezzando il viso della prima e colpendo la punta del naso del secondo con l’indice. - Per quel vale, hai il mio perdono. Torna l’uomo che eri.- Per ultimo, Fianna appare di fronte a John, aggrotta la fronte, lo guarda truce, come se fosse possibile rendere serio, quasi brutto, quel bellissimo viso. - Smettila di buttare onta su sé te stesso, sei non o non sei l’uomo che avrebbe dovuto sposarmi?- John soffoca una risata contro il palmo della mano mentre lo spirito ride - Molto meglio.-
    Scompare un ultima volta, per poi riapparire accanto al suo cadavere. - Ora andate. -
    La prima ad incamminarsi è Seria, quello che ha accaduto l’ha sconvolta tanto, che non strattona più Finegar per la catena che gli blocca i polsi, si limita a fare un cenno di seguirla. Subito dopo è il turno di John, che si accoda ai due. Quando tutti saranno sulla strada per allontanarsi, avranno la sensazione di doversi voltare a tutti i costi. Accanto allo spirito di Fianna, noteranno quello di un giovane uomo dai capelli neri, che osserva la scena con le braccia raccolte al petto ed un uomo in divisa da roelliano, con la cappa nera delle guardie reali. Eri e Eoin, apparsi accanto all’albero forse per volere dello stesso o forse come buon augurio. Seria, si ferma, e porta una mano al petto, stessa cosa per Finegar e John. Il saluto militare che c’era fra i membri dei due eserciti, prima che la guerra spezzasse e dividesse quello che era unito. I tre spiriti, ricopiano il saluto mentre svaniscono.

    FINE QUEST.

     
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    »Danica Thorne »29 anni» Ennas »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Danica stringe al petto l’arco, le lacrime rigano le guance e bagnano il mento, come fosse tornata la ragazzina che aspettava il rientro del padre, abbassa la testa per cercare di nascondere la sua sofferenza ma questa è ampiamente condivisa, non ha la forza di lasciar andare Ennas, di rinunciare alla sua guida, sarebbe paragonabile al gettarla nelle tenebre, dopo l’averle mostrato il sole, appoggiata alle proprie gambe, formula ancora la parola ‘Padre’, quasi fosse un appiglio al Leone Bianco.
    La fisionomia del Primo Sogno non è sconosciuta, ricorda di averla intravista e l’aura che emana non lascia spazio ai dubbi, il suo sorriso ha il potere di rassicurarla ed è una carezza gentile, un tocco leggero che trasmette speranza, fiducia, sincero affetto, anche se scossa, riesce a distendere le sue labbra.
    «Noi saremo sempre qui. Non smetteremo mai di aspettarti.» è un mormorio soffocato, impastato di mille emozioni, alza il capo nel seguire il pulviscolo luminoso, ha la vista appannata, il cuore martella nel petto, sino a quando, non avverte la gioia, la vita che fiorisce nel Regno. È come se la terra stessa avesse diramato la splendida notizia, fosse nota anche al più piccolo dei fiori. Abbassa la testa, le vertigini la destabilizzano per una manciata di secondi.
    La Ennasiana si alza dal terreno, in battaglia è solitamente più composta, non ha bisogno di controllare il respiro, di fare passi brevi e neppure posta davanti alla morte, alla sofferenza, però non prova alcuna vergogna o disagio.
    È diretta all’albero, intende restituire l’arco, mentre le Fate danzano nel Bosco, sul principio, non collega la voce della fanciulla alla Guardia di Ennas, non pensa a nessuno in particolare, una sensazione famigliare finisce per donarle altra calma, così da vederla: Fianna ha la bellezza fresca, vitale della giovinezza, si stupisce che nessuno l’abbia mai ritratta, i suoi capelli sono riccioli rossi, brillano d’oro al sole, ha gli occhi verdi, germogli di Primavera e la carnagione nivea, perfetta in cui spicca la bocca rosata, non è molto alta o robusta, il corpo appare femminile, eppure, slanciato; se avesse un neonato fra le braccia, potrebbe richiamare l’iconografia sacra. Fianna è sorridente, un essere di luce ed è per questa ragione che appare ancora più bella, più nobile, sebbene, sia una dei più grandi Cavalieri di Erellont.
    «La Città di Adler.» annuisce, devono organizzare la retata dal Giullare con Winny al seguito. «Sì, vorrei che Winny accettasse di seguirci.» commenta, non ama l’idea di incaprettarla e portarla via in un sacco.
    Alla sua frase, abbassa il capo in un cenno di rispetto, salvo poi sentire il tocco gelido dello Spirito, che le strappa un sorriso: «Cunie è Marlene. Siamo migliori amiche, lei è stata la prima a vedere il Lupo.» risponde a Fianna.
    «Vorrei non fosse andata così, però mi hai donato tante cose. Ti ringrazio, Fianna.» dice, deglutisce altre lacrime di commozione.
    Faloan è Albert Hannigan, uno degli Elpìs, vive molto sulla Terra, sa che il suo approccio alla verità è stato traumatico, ma non dubita che agisca con amore e giustizia.
    Danica si sporge, cerca di posare l’arco sul petto della Signora Triste, la guarda un attimo, poi strofina i palmi delle mani sul volto.
    «Abbi cura di loro.» la saluta, parla delle Fate, del Primo Albero, stenta a volgere le spalle, ma si lascia attrarre dalla vita, quella che emanano i suoi compagni, ha la sensazione di aver ritrovato una pagina del suo diario, scordata, nascosta e aperta sulle sue ginocchia, ora. Porta la mano al petto, saluta quei due uomini, intuisce la loro identità, esita altri secondi, quasi fosse indecisa.
    Lei è Danica, non è Fianna, ha un marito e due figlio, il suo compito non vigilare nel Bosco ma andare avanti, lungo il sentiero, vicino ai suoi amici, ai suoi fratelli, sino alle porte di Roel e di Ennas. Non cambia direzione, né proposito, rimane se stessa, diversa e simile a chi l’ha preceduta, unica come ogni altro essere al mondo.

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