One Step Closer

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    Una maledizione verte su coloro che appartengono alla casa di Caos, possono essere uccisi solo da un consanguineo. Nonostante questo, però, sono settimane che Poseidone non fa altro che cercare di uccidere Sillia. All’inizio erano solo voci, le urla che veniva dalla Cattedrale, potevano essere qualsiasi cosa, dalla risacca del mare a qualsiasi altra diavoleria. Oggi però, c’è stata la conferma. La sirena che si intrufola nella stanza della principessa Eunice è una di quelle che sia la principessa, che Aime, non si sarebbero mai aspettate di vedere al cospetto di Eunice. Una strega, così la definisco. Le streghe di terra sono sparite da un bel pezzo, l’ultima rimasta è la strega di Roel, Lilien, ma nel mare, la magia ha continuato a essere tramandata, e la sirena che ora affronta Eunice e la giovane Aime è una delle sue depositarie. Nala è una creatura bellissima, dai lunghi capelli neri e dalla pelle di alabastro, sembra stata scolpita per incarnare il sogno erotico di ogni tritone . Ha il corpo sinuoso e seducente, la coda lucida, di un rosso scuro, e i seni alti e sodi, a malapena trattenuti dal reggiseno di conchiglie.
    - So di non piacervi principessa, ma c’è qualcosa che dovete sapere.- È schietta, quasi irrispettosa, sa di godere della benevolenza di Poseidone, e ne fa uno scudo. Punta le iridi di ghiaccio sulle due sirene - Poseidone ha deciso di uccidere Sillia, anche se come ben sa che quelli della stirpe di Caos possono essere uccisi solo da un consanguineo.- Sgancia la bomba e senza aspettare che le due digeriscano la notizia continua - Non ho alcun interesse nel mantenere in vista il bastardo di vostra sorella, ma temo che, uno di questi giorni, potrebbe trascinare Semira nella distruzione. Le catene che lo bloccano sempre più sottili, se si spezzeranno durante uno dei tentativi di omicidio, moriremo tutti.- guarda verso Aimee, socchiudendo gli occhi celesti - O forse no.-
    Si avvicina con un colpo di pinna, i lunghi capelli neri che le danzano attorno - Possono convincere vostro padre che è una follia, posso farlo, ma c’è qualcosa di sbagliato in lui. Qualcosa di oscuro che sembra essersi risvegliato. Non è più degno del trono del mare e ormai lo sappiamo tutti.- Piega il capo verso una spalla - Ho sedato le guardie, per un’ora potrete stare con lui e confortare il suo animo, per il resto, penserò io.- l’acqua intorno a lei inizia a ribollire - Voi… Iniziate a muovere i vostri passi per succedere a vostro padre, vostra sorella, è la primogenita, il trono spetterebbe a lei, ma è già un miracolo se non si sia dissolta in spuma di mare come vostra madre.-


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    Nala sparisce dandovi il tempo giusto di un paio di domande, proprio perché oggi era di buon umore. Trenta minuti dopo, siete fuori dal palazzo, e state trottando verso la Cattedrale.


    Nala sarà una stronza, assassina, manipolatrice, ma è di parola. Questo lo sanno tutti. Le guardie sono accasciate una sull’altra, i principi, fratelli di Eunice, e le guardie scelte, stanno dormendo della grossa. La porta della cella è aperta, basta spingere leggermente per poter entrare. All’interno della cella lo scenario è agghiacciante, Sillia è seduto su una sedia, le braccia legate ai poggioli dalle sue stesse catene, e il capo in avanti sul petto. Respira ancora, ma ad ogni respiro, produce un sinistro gorgoglio e l’acqua attorno a lui si tinge di rosso per via del sangue che esce dalla bocca e dalle tre lance che gli trapassano il petto. Quando alza il viso, ha gli occhi praticamente neri, sclera e iride, ma si calma non appena si rende conto che non è un altro attacco, e che questa volta sono visite gradite. Il nero si ritira nella pupilla, e Sillia guarda le due sirene con i suoi tristi occhi blu. - Vorrei alzarmi, ma… Sono leggermente impossibilitato a farlo.- muove le mani, aprendo e chiudendo i pugni. Le catene sono così larghe, che se volesse potrebbe sfilarle e liberarsi,ma probabilmente deve attendere che si rompano da sole. - Se non vi fa impressione, potreste toglierle, mi fanno male. Soprattutto questa al fegato.- accenna la lancia che gli trapassa il fianco. Avvicinandovi, vi renderete conto che ci sono petali a galleggiare nell’acqua, come Yuuri, nel futuro, aveva dei fiori a spuntare dalle ferite, anche lui. È una cosa di famiglia, potrà dire Eunice, che ha conosciuto anche Livia. Anche il suo sangue, una volta lasciato il suo corpo, diventavano dei fiori.
    - Ho fatto davvero stringere il culo a Nala s’è venuta a cercarvi.- ridacchia nonostante il sangue che gli esce a bolle dagli angoli della bocca - Se non fosse così dannatamente subdola, mi starebbe quasi simpatica.-
     
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    ■ ■ Eunice ■ ■

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    unice non ama restare sola, soprattutto, in questi ultimi giorni e invita spesso Aimee, oltre ad altre Nereidi, alle sue dame, si reca spesso dalla sorella, cerca di mostrarsi tranquilla e serena, eppure è lungi dall’esserlo. Ha tre appartamenti, il primo è privato, in cui può cambiare gli abiti, celare la sua nudità, il secondo è un salotto marino con alcuni strumenti musicali, vetrate decorate dalla fantasia di Liriope, mentre la stanza da letto ha un tavolo da toletta ampio, in cui abbondano pettini, spazzole, fermagli, cosmetici dei Maridi innanzi a un triplo specchio a volta dalla cornice dorata, il tavolo stesso è marmo bianco, la sedia ha la seduta ovale, il letto è ampio, senza baldacchino, il soffitto è candido, come sulle pareti sono dipinti coralli e cavallucci marini, la sola stranezza è la presenza di un portagioie di legno, di dimensioni ragguardevoli, sistemato sotto la vestaglia da notte, che Eunice ha accuratamente posato sopra di esso, un finissimo lavoro di artigianato.
    Eunice sta parlando, conosce le voci di palazzo, ma non può gettare Aimee nel panico, ha bisogno di introdurre con delicatezza, un simile argomento, poi si palesa Nala.
    La principessa, non si alza, sa di essere al sicuro, anche se provasse paura, non lo mostrerebbe, la coda sfiora il pavimento di marmo rosso, le mani si congiungono sul grembo.
    «So che sei una delle custodi dell’Arte.» replica, la voce è pacifica, il tono nella sua fermezza non manifesta alcuna aggressività, aggrotta la fronte e posa il medio sulla fronte, quasi volesse battere la testa contro il tavolo, numerose volte. «Mio padre è un sapiente, la sua lunga vita, gli ha insegnato molto. Può aver concepito una sì folle idea?» la domanda è retorica, il viso è sulla strega marina. «Sillia non compirà nulla di cui pentirsi, che arrechi dolore al suo popolo, a sua madre. Lui non resterà in catene a lungo, non merita di vivere quest’agonia.» mette in chiaro. «Il mio sovrano è un dio, uno dei più venerati, in epoche remote. È irruento, molto impulsivo, ambizioso e ha fatto tanto per i Maridi. Poseidone è mio padre, io non lo rinnego, lo onoro. È il mio genitore, il mio Signore, il mio Re. Conosco i suoi eccessi, nessuno li nega ma io non sono stata generata per governare. Liriope è la mia principessa. Non è debole. Non è folle. È mia sorella, la conosco. Lei è la madre dell’erede, io non sono madre, non sono sposa. Io sono Eunice, sarò a fianco di Liriope e di Sillia, di chiunque avrà bisogno di aiuto. Ci sono candidati migliori, nel caso il mio nobile padre fosse irrecuperabile: Liriope, Sillia.» irremovibile, cerca Aimee, come se dovesse farle scudo. «Passo?» trasecola, come se le avesse chiesto di sgozzare il re. «Vorrei informazioni più chiare.» sentenzia, scuote la testa dai lunghi capelli scuri.
    «Mio padre perderà, Sillia potrà ucciderlo. Non è sano. Io conosco il re, sai? Lo conosco da che sono nata. Non è questo il suo animo. È severo, ma è giusto. Tiene a noi tutti. Io lo ricordo.» mantiene il contegno, ma la sofferenza di una figlia esasperata, confusa, emerge ed è bruciante, nell’acqua fredda del mare di Erellont.

    Eunice non fa in tempo ad esigere parole, che ottiene i fatti: è sbalzata nella gabbia di Sillia. Gli occhi sono angosciati, l’aura sembra un turbine d’acqua gelida.
    «Sillia, non ti muovere, aspetta!» esclama allarmata, non piange, non servirebbe, si accosta con aria sgomenta, perché si tratta di suo nipote, di suo padre. «Sì, non temere. Sistemiamo tutto, non ti muovere. Aimee?» chiama la Nereide, dubita possa svenire, ma non deve perdere il controllo. «Sono Eunice, tua zia. Puoi sentire?» il fiato è spezzato in brevi ansiti. «Che linguaggio!» mormora alla fine.
    Eunice sfiora la lancia al fegato, osserva i petali di fiori, fa un cenno con il capo: «Somigli a Livia.» dice con soffio di voce.
    «Dobbiamo estrarla, temo. Non temere, urla o fai qualsiasi cosa. Io non vedo altra soluzione. Scusami. Scusami.» lo guarda, soffoca un singulto. «Piccino mio, sii forte.» sembrano coetanei, ma Eunice ha diversi secoli in più, sulle spalle. «Aimee, prendi la lancia vicina al cuore, sono sicura che tu abbia la forza. Non temete. State calmi.» la sua voce è imperturbabile, ha lo sguardo simile al mare in tempesta. «Sillia, piccolo… Oh… Madre mia, dammi il coraggio.» termina.
    Eunice chiude gli occhi, le mani tremanti stringono la lancia, la tirano verso di sé, in un verso lamentoso. Può finire contro un muro, perché non è esattamente debole, in acqua.

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    Edited by Callum Iain Payne II - 13/8/2017, 01:25
     
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    ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Nereide ■ Scheda

    Aimee Mai Senet Andrassy è diventata una presenza conosciuta a Palazzo, talvolta, accompagna Liriope, altre sta accanto a Eunice, stranamente inquieta e cerca notizie di Sillia, allarmanti, perché ha parlato con il figlio di Caos, sa quali paure lo animino.
    Nala è uno sconosciuta, dato che Eunice si pone fra lei e la Strega, rimane immobile, coperta da una tunica gialla, le spalline sottili, che le coprono il seno, ascolta e i capelli scivolano a nascondere il suo viso, serra le labbra tra loro, non può esporre pareri contrastanti alla principessa, in presenza di altri.
    «Qualcosa di oscuro, ma il divino non può essere Tramite di alcuna creatura malevola.» obietta, dubita possa essere incantato, soggiogato da un qualsiasi Demone, le braccia ritornano lungo i fianchi.
    Nala non resta a lungo, non fa dettagliate descrizioni, accurate spiegazioni, si esprime come una vera strega, enigmatica, la sua bellezza fa sentire la sirena, una misera ranocchia.
    «Perdonami.» introduce con cautela a Eunice: «Io cercherei di consultarmi con Liriope, circa la successione al trono. È una responsabilità, forse la principessa merita di avere giorni più spensierati. Dovreste trovare un accordo, in caso, il passaggio sia imminente.» si spiega in tono mite, sorride lieve, incoraggiante. «Ha perduto la nostra regina, un grave lutto e poi, il mondo in cui dominava. È fiero, perciò l’umiliazione è stata dolorosa, io sono sicura che sia stato un sovrano eccellente o non avremmo prosperato. È stato un padre e un marito, i suoi figli sono tutti in vita e accanto lui. Ha lottato per preservare la gente del mare, ma la stanchezza, il bisogno di essere forte, può aver minato i suoi retti principi.» la voce è cauta, rispettosa. «Dobbiamo salvare Sillia, perché è una vittima innocente. È figlio della principessa e ha il sangue della Dama dei Sogni. La sua esistenza non è legata soltanto al mare, ma anche alla terra. Non deve distruggere, non può e non vuole farlo, dobbiamo aiutarlo a essere la persona che desidera diventare. Non sei madre o sposa, ma ami il tuo popolo, tuo nipote, i tuoi fratelli e non consentirai a nessuno di patire ancora per gli sbagli del re. Nessuno vuole che Poseidone sia spodestato, ma la volontà non è il solo fattore in gioco.» si accosta alla principessa, sistema i capelli biondi sulla schiena.
    «Cerchiamo di parlarne. Il primo passo è ammettere. Penso.» si chiude nelle spalle, spiegarlo a Liriope, a Sillia. Non ha idea di cosa fare, in concreto, liberare Sillia può essere un rischio, può correrlo ma non è sicura di volere che altri siano coinvolti. «Sillia ha anche il retaggio di Caos. La sua potenza, sa usarlo con cura ma se non volesse mitigarlo? Se lo liberasse? Non accadrà o sarà fermato.» oggettivamente è una prospettiva terribile, frantuma il suo cuore, i timidi sogni di crescere una bimba bionda, Yuuri, di essere uniti e non riesce a scacciare l’immagine dalla sua mente, Sillia sarà libero ma non per nuocere. È questo che conta. Poseidone lo odia e lo teme, mentre Eunice lo ama ed è saggia, capace di scelte difficili. È questo che conta.

    Aimee avverte un senso di nausea, ma rivede Sillia, gli occhi neri e il corpo martoriato. È ferma, il respiro non esce dalla bocca.
    «Sillia.» si avvicina, cerca di accarezzargli il viso: «Nala è arrivata, ci ha parlato. Io non posso credere, sappiamo chi sei. Non può credere di riuscirci. È crudele. È ingiusto.» alza il viso su Eunice. «Ordina.» afferma, lei è di rango inferiore. «Strappare?» guarda Sillia: «Posso chiamare James, lui può curare. È il Serafino. Posso fare qualsiasi cosa, ma sei certa?» si volta su di lui. «Ne sei sicuro?» aggiunge. In caso, esce gridando aiuto, non le interessa il basso profilo.
    Aimee porta le mani al capo, chiude gli occhi, i petali ricordano Yuuri, sente il cuore aumentare le pulsazioni. «Il gufo è tornato, anche il Demone Gatto, Sittachai. È molto esuberante, il Gatto, intendo.» cerca di schiarire la voce, alza il viso. «Sittachai è adorabile. È un cucciolo, mi hanno detto che la Chieftains e il Serafino, l’hanno perdonato, appena, Finegar riceverà la visita del piccolo, anche io non lo porterei in una cella e sarà perdonato, gli altri vanno trovati. Al momento, è sotto la protezione di Jiroshi.» serra la lancia, sembra terrorizzata, come fosse conficcata nella sua carne.
    «Nala non può guarire, schermarti, nasconderti?» domanda, insomma, non si rende utile. «Certo, lei è molto bella.» getta lì con noncuranza, poi tenta di tirare e lei si lascia andare ad un paio di singhiozzi, solleva lo sguardo, cerca i petali. «Espelli fiori.» dice fra sé e sé. «Mi spiace, mi spiace, volevo scendere ma tutti dicevano che Poseidone sapeva, anzi sa che nel futuro sarei stata tua moglie. Io non riuscivo a scappare, tua madre mi ha trovata, ogni volta. Lo stesso, anche James.» ciò la indispone. Non va sul romantico con la zia presente.


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    Edited by Callum Iain Payne II - 13/8/2017, 01:21
     
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    Nala ride, gettando la testa all’indietro, tremendamente divertita dalla situazione o dall’incredulità delle due sirene? - O siete delle sciocche o siete delle incredibili ottimiste. Spero vivamente per la seconda opzione, altrimenti di Semira prima e di Erellont poi, non rimarrà più nessuna traccia.- Piega la testa verso una spalla - Secondo quanto viene raccontato, principessa, Ixo mise subito gli occhi su vostra sorella, la creatura più bella di tutta Erellont secondo molti.- lei non sembra convinta della bellezza della principessa, fa una piccola smorfia - Però, non è strano? All’epoca, Ixo avrebbe potuto scegliere una delle figlie di Zeus, le muse , la divina Atena, Artemide, chi meglio di lui, il Padre degli Dei, avrebbe potuto aiutarlo nella scalata al trono della Dama?- Socchiude gli occhi puntandoli sulle due . Si volta, morbida e flessuosa come un alga marina, si gira a guardare le due da sopra una spalla - Fermato? Voi Aimee, non eravate ancora nata quando Erellont cadde, ma voi, principessa, sapete bene che quelli della stirpe di Caos non possono essere fermati. Non vi riuscì il vostro promesso sposo, il senza Paura, non vi sono riusciti Ennas e tutta la Legione Angelica, a fermare Ixo, non vi riuscì la Mano del Sole a fermare il suo potere. Se Sillia dovesse scatenarsi, Erellont andrebbe in pezzi e nessuno potrebbe fare nulla per impedirlo.-
    Sospira - C’è molto di Livia in quel ragazzo, suo fratello è la parte negativa della coppia, lui invece, è il suo erede diretto, se fosse messo sul trono, non dovremmo temere nulla. Erellont tornerebbe a essere potente, ma non è questo che Poseidone vuole.- Scandisce lugubre - Non è questo quello che vuole.-

    Sillia si lascia accarezzare il viso da Aimee, è caldo al tatto, come sempre. Gira leggermente la testa per guardarla, è una capra, emozionalmente parlando, ma si capisce che è felice di vederla. Accenna un piccolo sorriso, che raggiunge gli occhi meravigliosamente blu mentre la guarda. Ridacchia all’agitazione di Eunice. Divertito, le ricorda che non può morire, anche gli spingessero le lance ancora di più nel corpo. - Va tutto bene, non sento nemmeno troppo dolore.- questa è una bugia, è letteralmente aggrappato ai poggioli della seggiola, ma vuole fare il forte per non far andare ancora di più le due sirene nel panico - Un bel respiro, forza.- le sprona. Le lance sono calde al tocco, emanano calore, il calore del sangue di Sillia che le bagna. Non appena afferrate, Aimee e Eunice sentiranno la cattiveria che le impregna, non è stata una sirena o un tritone a farlo, è stato un demone. Sì. Un demone. Sillia annuisce, per far capire che non è un impressione, c’è davvero del marcio a Semira. Le due lance vengono via senza troppi sforzi, ma l’onda d’urto dell’aura del mezzodemone, è così forte che le due sirene si ritrovano a volare per la stanza. Aimee finisce a sedere su una seggiola, Eunice di testa sul letto, a rotolare felice, non si fanno male è solo una scena comica. Sillia si libera dalla seggiola e si alza. Ha la camicia strappata, le ferite aperte, ma sembra stare bene. Si tocca quella al fianco, da cui si intravedono le ossa del costato - Vi ho fatto male?- chiede dispiaciuto.
    Si pulisce la bocca dai rivoli di sangue e si guarda attorno. E’ circondato da petali di fiori, ridacchia, guardando Aimee - Sì, Yuuri lo ha preso da me.- come lui lo ha preso da Livia. Si appoggia a sedere sui calcagni i gomiti sulle ginocchia mentre le ferite si chiudono da sole. - Nala non è una brava persona, Aimee, non mi sta aiutando per carità, ma per paura. Teme che un giorno possa dare di matto e distruggere tutto.- Alza gli occhi su di lei mentre gli butta la battutina - Oggettivamente è molto bella, soggettivamente, preferisco te.- Per citare Pirati dei Caraibi, ricorderete questo giorno, come il giorno in cui Sillia ha capito la punta di gelosia nella voce di Aimee, ed è riuscito a rispondere con una piccola battuta e un complimento.
    - Cosa ti ricordi di Sittachai, zia?- gira di colpo la testa verso Eunice e la guarda curioso, sembra che si aspetti qualcosa dalla parente, ma non sa bene cosa. I bracciali delle catene gli arrivano fino alle nocche, scoprendo i polsi. Le ferite sotto sono incrostate, mai guarite, a differenza di quelle del petto e del fianco che si stanno chiudendo a vista d’occhio. Sillia se le gratta distrattamente, piegando prima un braccio e poi l’altro - All’epoca, tu e mia madre, frequentavate spesso Roel e Ennas, il bambino devi averlo pur visto, no?- Eppure Eunice non riuscirà a ricordare nulla di Sittachai, nemmeno un ricordo per sbaglio, e dire che amava salire in superficie, passeggiare per le strade piene di alberi da frutto di Roel, prendere il tea con Livia ad Ennas. Il bambino frequentava entrambe le città, vuoi quando usciva di casa semplicemente per giocare, sia quando saliva sulla groppa di Fianna che lo portava a spasso. Deve ricordarlo, ma non riesce.
    - Come immaginavo.- mormora Sillia guardandola, e poi spostando lo sguardo verso Aimee - Nemmeno lei ricorda.-
     
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    ■ Principessa dei Maridi ■ Il Cuore del Mare ■ PNG ■
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    unice guarda la Strega in viso, l’espressione si fa seria. «Vi ringrazio, le vostre sono informazioni preziose, ma abbiate rispetto e sarete rispettate. Non consento illazioni sulla mia intelligenza.» fa notare gelida. «No, non lo vuole. È chiaro, Poseidone vuole il Regno di Erellont, ma non l’avrà mai e se scatena la furia del sangue di Caos, non resterà che la polvere. Io non ricordo un sovrano folle, ma ambizioso, irruento. La regina morì e restò solo.» non confida altro alla Strega.
    Nala non ha una reputazione degna delle sue confidenze: «Sillia ha la potenza di Caos e di mia sorella, il re non è indifeso, anche fermare il suo proposito è qualcosa che può costare la vita.» si limita a far notare. Poseidone è un dio, immortale e poco conciliante. «Liriope è bella, intelligente, nel suo modo oscuro, contorto, Ixo nutriva dell’attrazione per lei. Non un affetto sano, ma un attaccamento morboso.» riferisce, come fosse una disgrazia e non è una gran fortuna, senza nulla togliere all’affetto per i nipoti.
    «Se Ixo avesse alzato un dito su una delle sue figlie, non so quante siano, in realtà, il re degli dei e sovrano del cielo, avrebbe scatenato un centinaio di fulmini. Le guardie che non proteggono le mie cugine sono punite.» osserva in tono neutrale, in genere ammazza chi infrange il giuramento, Zeus ha un carattere ‘spigoloso’, alla fine. «Mio padre è diverso, Eudore è diventata la sposa di un mostro; se crede che Ixo o chi per lui, lasci intatta Erellont per consegnarla al mare, non ha compreso l’entità dei nostri nemici e non sa che potere hanno Sillia e suo fratello. È un proposito folle. Ci condurrà alla rovina, alla morte, ma dobbiamo evitare che mio nipote perda il controllo, che mio padre non lo scateni contro suo fratello. Pare facile, ma non lo è.» si volta su Aimee, anche lei soffre al pensiero di una battaglia fratricida, però pensa ai Maridi, all’intera popolazione di Erellont.
    «Nala, io conferirò con Liriope, non con i tuoi termini, ma non scavalcherò mia sorella, che nacque per essere la mia regina e non farò nulla contro mio nipote, destinato al trono di Erellont. Liriope comprenderà e deciderà, sarà libera di scegliere il suo destino. Io eseguirò la sua volontà.» si alza, lasciando fluttuare la coda d’argento, scintillante come fosse di scaglie preziose.
    «Poseidone è mio padre.» una sentenza, indica che non ammette alcun tentativo di ucciderlo, perché Eunice gli è affezionata, nonché devota per il passato, se non per in presente. Non sarà eliminato, lei non accetterà mai questo piano. Il suo re non cadrà nel sangue.
    Eunice abbassa il capo: Elinath lottò sino al suo ultimo respiro, la sua morte fu una stilettata nel cuore, ancora, prova un senso di soffocamento.
    «No, non accadrà mai più. Non finché potrà impedirlo.» dice, ispira ed espira, fa un cenno a Nala. Inizia a pensare a sua sorella, a come aiutare Sillia.

    Eunice è entrata nella cella del nipote, non vi è mai riuscita ed è una creatura immortale, lo shock nel vedere il giovane ferito, ha spazzato via i pensieri razionali.
    «Non c’è tempo: Umabel ha un Tramite, non può muoversi in acqua, bisogna fornirgli una pozione, sentirebbero la sua aura sino ad Adler.» dice in tono di urgenza ad Aimee: «Possiamo curarlo, so che non ti ha ucciso, ma stai male, sembra che sia esploso il Bosco delle Fate.» fissa i petali, a mostrare la quantità di sangue perduta.
    «Sillia, non importa cosa farai. Posso aiutarti. Scusami.» ribadisce, non può traslare la lancia, serra la bocca, nervosa per quanto deve compiere. «Aimee, sei in acqua, hai combattuto sulla terra, non sei sprovveduta o non saresti arrivata sin qui. Yuuri, la mia bambolina bionda, il Giglio Bianco. Penso che tua madre possa ritrarla.» mormora sottovoce. È la prima nipotina vezzeggiata ancora prima di essere concepita. Liriope ha subito amato le bambine di Jeremy, la sua bellissima sposa e Yuuri, così vicina al mare, così simile a Sillia, con cui ha parlato è un pensiero di speranza e di gioia per la principessa. È una nonna felice, una suocera amabile.
    Eunice respira, guarda il nipote a bocca aperta. Il Demone a spasso, anzi a nuoto è come uno schiaffo in viso, l’aura sembra un’onda che si alza progressivamente per abbattersi sulla riva. Maledice mentalmente chiunque abbia osato colpire Sillia, suo nipote, figlio di Liriope e poi tira.
    La sirena non sa volare ha la lancia in mano, quando finisce sul letto, rotolando sulle lenzuola, agita la coda per darsi la spinta.
    «Sto bene. Arrivo.» risponde, guarda con odio la lancia, mentre si accerta che Aimee sia intera: «Cara, prendi fiato. Sei seduta? A farlo apposta, non ci si riusciva.» bofonchia, anche lei non è mai andata a rotolarsi nei letti, però non è saggio ricordarlo alla zia. «Nala è senza scrupoli. Potevano restare mille e più streghe, a noi è rimasta una come Nala. A Roel, hanno Lilien. Noi, no.» si mette in posizione eretta.
    Eunice si precipita, studia la ferita pensierosa, e si sofferma sui polsi, quando ricorda la domanda, scruta il nipote. Se le avesse chiesto di prendere fuoco, avrebbe un’espressione meno stupita.
    «Sittachai è figlio di Aamon e della Prima Strega.» risposta scolastica, posa la lancia, fa spallucce: «C’erano molti bambini, può darsi abbia incrociato anche lui. Penso fosse educato da Jiroshi, come buona parte di noi, anche io ho preso qualche lezione, ero adulta ma lui è molto colto. Mi hanno detto che Livia fu costretta a maledirlo, sembra una bestemmia, ma lo fece. Non aveva modo di calmarlo. Mi hanno spiegato che ha ucciso, manipolato dal padre, povera anima innocente.» si ferma, ha un senso di angoscia, di tristezza, guarda Sillia. «Io non devo ricordare.» è una strana frase. «Sittachai. È un bravo bambino. Io ero arrivata, quando accadde ma… Non c’ero. Ero nel palazzo.» guarda Aimee, poi Sillia, embra voler tagliare corto. «Adesso, lo aiuteranno.» annuisce, le dita tremano ancora.
    «Posso provare?» si riferisce alle ferite sui polsi, vuole tentare una guarigione. «Tua nonna avrebbe impiegato un attimo. Se la mia mamma… La regina… Fosse qui, tutto sarebbe diverso. Madre mia, ascolta.» sussurra.
    Eunice parla a sua madre, soprattutto da quanto ha paura di aprire il portagioie, lo nasconde sotto i vestiti e non si specchia, se non per pochi istanti, altre volte finge e lascia che Eudore la pettini.
    «Chi è il Demone? Dove è andato?» si guarda intorno, il senso di timore, nato da quella domanda, non accenna a svanire.


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    ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Nereide ■ Scheda


    Aimee non vuole infilarsi nella conversazione, non è neppure la dama di Eunice, si morde la lingua un paio di volte, tanto per essere sicura di mostrare un certo controllo.
    «L’influenza maligna è iniziata anni fa, quando fu permesso al Demone di oltraggiare la nostra principessa. Un atto ignobile, so che ha generato la speranza di Erellont ma nulla toglie a quanto è accaduto.» si limita ad osservare. «Incubo non sarebbe arrivato, alle figlie di Zeus, perché l’avrebbe pagata assai cara. Atena, Artemide hanno le armi, come le Muse, la seconda può contare su Apollo. C’è Afrodite, però non credo si sarebbe abbassata a tanto e anche lei, sarebbe stata difesa a Zeus. Alla fine, Ixo non ha tentato gli Angeli e sì, questo sarebbe stato troppo malato.» scrolla la testa disgustata. «Poseidone può aver accettato, ma per evitare la calata di Incubo sui mari.» questa versione è la più accomodante. Aimee tace, turbata. Ha la certezza che suo padre sia disposto a proteggerla, che il suo affetto vada oltre l’ambizione e se, oltre alla violenza, dovesse affrontare anche il tradimento paterno, di chi le ha dato la vita per donarla ad un essere ignobile, avrebbe il cuore gonfio di orrore, di delusione.
    «Un padre simile avrebbe dato segni, nei secoli, ma il nostro re non si è macchiato di empietà, fu più fedele di Zeus, alla nostra sovrana. Nessuno dei suoi figli fu rifiutato alla nascita, erano curati tutti quanti. È cosa nota, anche a chi sta sulla terra. Tu pensi sia cambiato.» l’ultima frase è da applauso, una sontuosa ovvietà.

    È naturale, che allo sbalzo, si senta molto confusa. La realtà concreta è straziante e la sua consolazione, Sillia, imita San Sebastiano, martire citato da Brianna.
    «Ti hanno torturato, Sillia.» mormora, sorride leggermente, quando si accorge del sangue, non osa parlare, non davanti a Eunice. «Fa male, ma presto passerà. Non dovrà ripetersi, per favore.» si sfiora la tempia, non dipende da Sillia e d’altra parte, rischiare l’infarto, quando è ancora giovane, non è prudente. «Yuuri era la figlia di suo padre. È stata coraggiosa e forte. È assurdo, ma mi manca, vorrei essere rimasta con lei, qualche altro giorno. Tu avresti potuto raggiungerci.» sorride al padre della figlia, annuisce piano all’idea di Liriope. «Io ho visto le bambine, sono tre. Sei zio e non da poco.» cerca di distrarlo.
    Aimee serra la presa, occhi chiusi, fa un cenno alla principessa: «Un conto sono le Arpie, oppure quel Demone mangia Anime, che non erano arrivati per chiacchierare e un altro è causare del dolore ad un persona che ami.» l’ha detto, chiaro e lineare da scrivere sulle pareti.
    Aimee sorride a quell’ironia, anche se Nala non è una persona simpatica, abbassa gli occhi: «Soggettivamente, la tua preferenza incontra i miei gusti e sempre in maniera soggettiva, sino a quando ti aiuterà, avrà la mia gratitudine. È una strega, il suo buon cuore può passare in secondo piano, per ora.» guarda Sillia. «D’accordo.» si arrende, le tocca estrarre la lancia.
    Aimee non è forte, non quanto Eunice, in quel momento, ci mette tutte le sue energie, sembra debba estrarre la spada dalla roccia, si tende come un arco e vola via. È sicura di fare una piroetta e atterrare sulla seduta, apre gli occhi piano.
    «Sì, strana sensazione, come essere sospesi.» risponde, valuta lo stato della sua parte posteriore. «Non perdiamo le lance, hanno tracce di Demone e ci possono tornare utili, perché nessun essere simile dovrebbe entrare nel nostro regno.» azzarda verso entrambi. La verità ha bisogno di prove.
    La domanda, ha la sua risposta e sono le notizie trapelate sino alle profondità marine: Sittachai, figlio di Aamon e della Prima Strega, maledetto da Livia a seguito di una serie di omicidi e tornato da Erellont. È quanto sa la principessa.
    «Io andai a Ennas, accompagnai tua madre o meglio, lei badò a me. Arrivò il Gufo, ruppe l’incanto su Jiroshi, che è sembra un buffo gatto ma è anche una sorta di guerriero, comunque, sa usare la magia, come io so nuotare.» riferisce alla principessa: «Sì, ho raccontato la storia e che fosti tu ad avvertici: le ombre, i bambini spettrali arrivavano dall’acqua. Il giorno in cui Finegar varcò il Confine. Mi dicesti che Poseidone aveva temuto quel giorno. Sittachai è potente. Non ho capito, però. Lui non ha alcuna eredità regale.» fa notare, avrà possedimenti a Biriam, non nella Terra dei Sogni. «Cresciuto, sarebbe una risorsa per noi. Se allevato dagli Angeli, dagli Ennasiani, sarà buono e gentile, non darà alcun aiuto a Poseidone?» domanda Aimee, ragiona sui lunghi periodi.
    «Voi siete nati da padri crudeli, hai ragione, avete gli occhi blu, concordo.» fissa le ferite, in caso, dovrà levare la terza lancia, se Sillia non provvederà. «Siete vittime della colpa dei Demoni, soffrite a causa loro, tu hai saputo opporti all’influenza diabolica. Sittachai è sfortunato, ma sono d’accordo, ha bisogno del perdono o non avrà pace. La sua seconda possibilità nascerà dalla verità, accettata e compresa per tutti. Sì, anche questo ti riguarda, tranne che non hai colpa alcuna.» sospira. «In tanti non ricordano. Liriope si ricorda, anche Jiroshi.» risponde, mica può sapere tutto, Eunice.
    «Hai altre ferite? Credo sia saggio tu stia fermo, devi recuperare le energie perse, hai qualcosa da bere e da mangiare?» gli domanda, cerca di posargli la mano sulla spalla. «Non deve accadere, ti prego. Io mi fido di te. Io ho visto il tuo cuore, io ho visto la tua anima e so chi sei. Abbi fiducia in me. Non devi subire, questo ti indebolisce. Lo sai. Vieni via. Andiamo via. Troverò un posto, sulla Terra.» lo supplica, quasi.
    È il dolore nel saperlo nelle mani di un folle, torturato e rinchiuso. È la speranza di vederlo sorridere, di sentirlo parlare, di stargli accanto, senza fuggire, senza paura di essere scoperta e se mai fosse trovata, avrebbe vissuto la felicità concessole dal fato.
    «Sarai forte, perché io avrò fiducia in te, sempre.» conclude.
    Eunice non vede o sente nulla di indecoroso, ha mantenuto il decoro, lei non è una Nereide dalla coda troppo vezzosa.


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    Sillia dopo essersi ripreso, e aver chiuso le due ferite più importanti, afferra la terza lancia, quella che gli tiene bloccato il braccio destro verso il basso, e la sfila dal suo corpo senza un lamento. -Non devi ricordare?- fa eco lentamente guardando Eunice con un sopracciglio sollevato. Sembra che questa frase l’abbia colpito molto più di quanto ci si aspetterebbe. Piega la testa verso una spalla mentre guarda la zia - Non ti sembra strano, non ti sembra di avere un buco nella testa. Qualcosa che manca?- le chiede con dolcezza. Nello stesso momento, nella sua mante, Aimee lo sentirà dire - Non si è mai resa conto che c’è qualcosa che manca. -
    Lui invece sembra percepirlo, e attraverso di lui, Aimee si renderà conto che, nella memoria della principessa, c’è come un buco, una stanza chiusa. Sillia la guarda da sopra una spalla, per tutto il tempo, come a volersi assicurare che abbia capito che c’è qualcosa che non va. Si siede sul bordo del letto, Eunice che gli si avvicina, lo fa spostare di scatto contro una delle colonnine del baldacchino. Non è abituato alla vicinanza, sembra che, in fondo, in fondo, sia solo di Aimee che non ha paura. - Meglio non esagerare o si chiederanno chi mi ha aiutato.- Possono credere che si è liberato da solo , ma non è mai riuscito a curarsi prima d’ora. - Sittachai è la prova vivente che io e mio fratello possiamo regnare.- risponde con un sorriso - E’ per questo che Poseidone non vuole il suo ritorno. Non ha mai smesso di sperare che , un giorno, Erellont possa essere sua. -
    Si passa una mano sulle ferite attorno ai polsi - Prima di Livia, si pensava che i demoni dagli occhi blu fossero solo una bizzarria genetica, ora invece, che portino sfortuna e che vadano abbattuti.- tira su con il naso - La verità sta nel mezzo, siamo una bizzarria genetica per il semplice fatto che, a differenza di un comune demone, per noi c’è redenzione, abbiamo un anima, a differenza dei veri demoni che non l’hanno, e questa si manifesta attraverso gli occhi azzurri. Livia è nata con un anima, io sono nato con un anima, Sittachai è nato con l’anima. Sittachai è stato portato a impazzire, qualcosa ha agito sul suo lato malvagio, e questo l’ha fatto raggiungere la sua forma demoniaca perfetta anche se all’epoca quanti anni aveva? Quattro o cinque anni? Per quanto sia figlia di Aamon, un demone bambino non riesce, non senza aiuto, a fare quel salto. Sittachai è stato liberato dalla sua parte malvagia, quei bambini che avete visto, sono la sua metà oscura che lo cerca, il gufo è solo bontà ora.- Non appena il buco alla spalla si richiude, alza e abbassa il braccio per testarne i movimenti - Io e mio fratello, insieme, siamo la creazione e la distruzione, siamo il caos ragionato che mio nonno avrebbe voluto per Biriam. Se Jeremy venisse esorcizzato com’è successo con Sittachai, non gli impedirebbe nessuno di salire al trono di Erellont, pretendere la mia liberazione, e dividere il potere con me.- Sanno tutti che i due gemelli hanno poteri contrapposti, se Sillia è nato per creare, Jeremy è nato per distruggere, da solo non potrebbe sedersi sul trono, ma con il fratello, potrebbe far tornare Erellont di nuovo grande come un tempo. - Senza contare che, il bambino, potrebbe dire cos’è che l’ha fatto impazzire. Mi è sembrato parecchio lucido.-

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    (la musica del carillon)

    Tra i tre apparirà una sagoma scura, riconducibile a un bambino di circa quattro o cinque anni. Ha i capelli biondi, ricci, e gli occhi blu, come quelli di Sillia. È di fronte a qualcuno e gli sta sorridendo - Che cos’hai in mano?- chiede alzando una mano verso la persona di fronte a lui. Non si vede con chi sta parlando, ma si ode una musica, il suono di un carillon. Per Eunice sarà come unghie sulla lavagna, come se quel suono, dolce all’apparenza, le scavasse nelle meningi e una sensazione di paura, mista ad orrore, inizierà a farla tremare fin nelle lische (scusate la battuta :fiorellino-ino-ino: ) Per Aimee sarà una sorpresa, lei avrà la netta sensazione di conoscere quel suono, si renderà conto che Sillia la sta guardando sorpreso, mentre, più la musica continua, più lei sarà certa di aver già sentito quella musica.
    - A quanto pare , Erellont stessa vuole farVI ricordare.-
    Erellont è viva, Livia lo diceva sempre.
    Non ho mai partorito bambini dal mio grembo, ma ho dato vita a lei.
    Erellont vuole far ricordare alle due sirene qualcosa che, entrambe, non sembrano voler ricordare. Eunice sentirà l’aura salire, salire, e salire, come se qualcosa dentro di lei le urlasse di ribellarsi, di tirare giù la Cattedrale con la sua forza, e di porre fine a qualcosa che è iniziato tanto tempo fa.
    - Qualcosa a cui non hai voluto credere.- si sentirà pensare con sorpresa. Per Aimee il ricordo dettato dal carillon, avrà il sapore del sangue, sul viso, sul collo, sulle mani, e di una disperazione rotta, come se di colpo, avesse qualcosa che manca nella sua vita. Cosa però? È un mistero. Una mano di Sillia che si posa goffamente sulle sue, la riporterà alla realtà, il sangue diventerà una percezione prima lontana per poi svanire nel nulla. - Il demone è Poseidone, ha stretto un patto , ma non so con chi, queste catene trattengono ancora le mie percezioni. Il demoniaco che c'è in lui si manifesta solo quando fa del male-
     
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    unice fa un cenno di assenso con il capo, non commenta, riesce a sorridere debolmente, socchiude le labbra, quando si toglie la lancia. Tende le dita, un gesto allarmato, nervoso, ingoia a vuoto, mentre prova a quietarsi.
    «Sillia, immagino vi siano questioni più urgenti.» svicola alla domanda del nipote, gli occhi ammirano con cura un punto nel vuoto: «Avevi tre lance nel corpo, puoi restare in vita ma perdonami, ciò non mi rasserena. Questa ignominia.» usa questo esatto termine, alla fine è di stirpe reale. «Deve cessare, io non ho alcun timore. Se crederanno sia stato aiutato, io non avrò problemi ad ammettere la verità. Quindi, coprirei Aimee e te, darei modo ai Thorton di trovare un rifugio adatto a voi. Ho accettato abbastanza ingiustizia.» afferma con la massima serietà, sarebbe disposta a coprire la fuga, addossarsi la colpa, sino alla sua esecuzione, convinta di agire in modo giusto.
    È un gesto di coraggio, indubbiamente e di amore, forse non pensa che qualcuno potrebbe ricevere un colpo terribile, alla sua morte: una sorella, dei nipoti, una giovane amica e pure un Serafino, il cui cattivo umore fa migliaia di morti, dati biblici alla mano.
    «Devo, in senso che non posso.» si corregge, la mano sinistra arriva a sfiorare il collo, sospira. «Io non conoscevo ogni singolo abitante di Erellont, Sillia.» obietta, non ha molta sicurezza, anzi riesce a stordirla, a mescolare i ragionamenti. Fa un cenno col capo, non deve ricordare, non c’è nulla che debba riportare alla mente. È stata una tragedia, ma lei era a palazzo. Lei è rimasta nella sua camera, poi si è coricata.
    «Sembra una buon compromesso, però bisogna agire senza gettare in allarme tuo nonno, mio padre. Jeremy vorrà essere sicuro, soprattutto, circa la sicurezza della sua famiglia. Io sono certa che non rifiuterà, perché siete figli di vostra madre. Io l so e non vi manca l’intelligenza e la forza di usarla.» annuisce, guarda Aimee, che vive sulla terra ferma, lavora a Londra. «Puoi essere spiata, aspetta che mi accerti della situazione, in caso non fosse possibile inviarti sino da Jeremy, chiederò a un vecchio amico, qualcuno che non sarà sospettato.» fa una pausa. «Tranquilli, non è pericoloso, non più di quanto possa esserlo la Chieftains.» è la sua rassicurazione, dovrebbero percepirla come tale.
    Eunice non è lucida, non sulla storia passata, avverte un abisso, qualcosa di oscuro, che vuole tenere distante da sé, la sua aura mostra l’angoscia e la paura che prova, non legate a quanto avviene, sono sensazioni profonde, lontane, giungono dal profondo dell’anima e la principessa, sente le lacrime più vicine, senza che abbiano una ragione.
    «Ero a palazzo.» bisbiglia.
    La sirena si muove, non vede arrivare il bimbo, non comprende e poi, c’è una vera e propria detonazione, non è l’aura di Sillia, ma la sua. Eunisce la sensazione iniziale sarà di orrore, che le fa chiudere gli occhi, le mani affondano nei capelli, la sua sagoma si curva, non è rabbia ma sofferenza, quasi l’avessero colpita con una lama. Non grida, morde la lingua, sino a che le labbra non sono arrossate di sangue, contorta su se stessa, l’acqua inizia a incresparsi, un gorgo si solleva attorno alla figlia di Amphitrite, l’avvolge proteggendola, la si può vedere chiusa in quel bozzolo, tremare, sconvolta, trascinata nell’abisso che ha costeggiato per anni. Eunice non è fragile, la sua potenza supera quelle delle sirene, attinge a poteri ancestrali, ereditati dai genitori, che ha appreso, stringono patti e si lasciano possedere dai Demoni. È scossa, quanto le onde attorno.
    «Che cosa è successo?» la sua voce sembra giungere da un’altra epoca, un flusso mai interrotto di paura, di terrore: «Perché l’hai fatto? Perché a lui?» ma non è rivolta ai presenti.


    {Maelström_1/2}




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    Quando cadi, alzati e reagisci. Il tuo cuore non divenga duro, ma impari la compassione.

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  9. Callum Iain Payne II
     
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    MG1QLaR
    Even miracles take a little time

    ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Nereide ■ Scheda


    Aimee resta vicino a Sillia, arcua le sopracciglia, non ha ben chiaro a cosa alluda. Eunice può aver conosciuto Sittachai, ma questo non dovrebbe creare alcuna differenza, perché l’aggressione alla principessa avrebbe avuto risonanza fra i Maridi, specie se fosse stata divorata da un Demone.
    «Sì, manca a moltissimi abitanti di Erellont, non solamente a lei.» dice, non collega il nesso fra l’evoluzione diabolica di un bambino e l’influenza della principessa. Lo si legge in faccia, in pratica.
    «L’ho immaginato. Non credere sia persuaso di ucciderti, perché né tu, né Jeremy potete esserlo, non da lui o da altri Demoni, Angeli o dei.» fa presente in un sospiro. «Hai ragione, le bimbe sono piccole, la Casa è protetta ma non si può correre il pericolo, ci sono anche altri bambini. Dobbiamo valutare le mosse da compiere, se qualcuno mi segue, il giorno adatto saprò sviarlo a dovere.» sorride soddisfatta, ha anche il violino d’oro, può farlo addormentare in una fogna.
    «Tuo fratello ha un’anima.» obbietta, allude al retaggio materno, circa l’esorcismo, annuisce. Ha vaghe conoscenze della pratica. «In pratica, il Gufo è l’anima pura di Sittachai, quella che deve essere preservata e aiutata. La sua anima malvagia non è con lui, suppongo e perciò, lui è stato esorcizzato da Livia, in qualche modo. Non basta?» apre le mani in segno di reso. «Lui è tranquillo, un bambino normale, tranne che è un gufo.» afferma, ma sono dettagli. «Se fosse nella sua casa, insieme a chi ama, potrebbe parlare, aiutato dai suoi cari. È molto piccolo, sicuramente turbato.» conferma. «La sua parte crudele si manifesta in quei bambini che hanno attaccato Ennas? Io ero sicura fossero vivi, non avrei potuto ucciderli ma sono stati risucchiati a Biriam, mentre Finegar arrivava.» si ferma a pensare, tralasciando il traffico sulla linea Biriam-Erellont, Sittachai ha una potenza notevole, parte della sua anima non farebbe vergognare suo padre, feroce e determinata. «Vengono dall’acqua. Vengono da noi?» chiude le mani, sgomenta. Lei vive nell’acqua, ha la sua famiglia nel mare, se quei mostri sono in grado di mettere in difficoltà Seria, Jiroshi, James e Danica, che sono una squadra capace di rivoltare un esercito, sarebbero una catastrofe per gli abitanti di Semira, di Adler, ma anche dei combattenti. «Non può aver fatto qualcosa di così stupido!» esclama, vale come bestemmia, vista la sua natura. Poseidone si è preso l’anima diabolica di Sittachai, a scopo militare e di conquista, pensa.
    È una coincidenza fortuita, che arrivi il bimbo, perché Aimee sta per arrabbiarsi e parecchio, vuole dire a Eunice, che non sarebbe per nulla un giovamento, per il Regno perdere anche lei, senza contare che sarebbe tormentata dal rimorso, Liriope vedrebbe la sorella sacrificarsi per una buona causa, ma consolazione sarebbe magra, troppo per tenerla sana e in vita, soprattutto, Eunice deve vivere per se stessa, perché è amata, è preziosa, perché non è una pedina ma una persona con desideri e progetti, nulla giustificherebbe la sua fine.
    Il resto sarebbe una reprimenda sul re e sul malgoverno.
    La musica, fra l’altro molto gradevole, scatena Eunice ma non lascia Aimee indifferente, si tocca il viso, il collo, cerca delle ferite, simili a morsi, il suo abito è pulito, ma sente il sangue scivolare via dal corpo.
    «No, ti prego.» la voce è spezzata, il respiro accelera e rallenta: «No, non farlo. Ti prego. Basta.» le forze la fanno accasciare sul pavimento, come morta, gli occhi aperti. «Morta. No, non lasciare che… Non può fare del male anche a lei. Ti prego, ascolta. Ascolta. Ascolta!» non singhiozza, l’anima strappata dal corpo, eppure Aimee è viva, sana. Guarda in una direzione, come se cercasse qualcuno, qualcosa.
    Scale.
    «No, ti prego. Non ucciderla.» la voce muore in gola.
    Aimee pensa a Yuuri, la sua bambina, i suoi gigli sbocciati dalle ferite, Sillia morto per dare tempo alla fuga, li ha perduti. Il suo cuore è morto, la sua vita è cessata, non è riuscita a proteggere sua figlia, non ha salvato Sillia. C’è suo fratello riverso accanto a lei.
    Aimee trasale, sobbalza in maniera violenta.
    «Io non ho un fratello.» ansima, l’avrebbe, non fosse stato ucciso, non l’ha mai conosciuto, mentre ha avuto la consapevolezza di averlo vicino.


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    Sillia accenna un sorriso. -Nobile da parte tua, ma sarebbe una stronzata.- risponde alzando leggermente il capo. Si a quanto pare impreca anche lui. - Se tu morissi, Semira perderebbe la minima possibilità di avere un regnante giusto. Mia madre non può farlo, lo sai meglio di me. È così debole, così stremata da quanto le hanno fatto, che è già un miracolo che non si sia mutata in spuma di mare come Amprhite. Se vuoi aiutarmi, prendi il trono del mare, evita la guerra che Poseidone scatenerebbe se mio fratello dovesse venire nominato reggente in mia assenza. - Sa perfettamente che, per Eunice, si tratta di tradire il proprio padre, di mettersi contro tutta la sua famiglia, ma non c’è altro modo. Sillia guarda verso Aimee e scrolla la testa - Non so se abbia un anima, senza la stigmate degli occhi blu o se sono io la sua anima. Sta di fatto che, sostanzialmente, non è cattivo. Ha dei poteri malvagi, ma possono essere convertiti alla difesa di Erellont. Deve essere solo purificato com’è successo a Sittachai.- Annuisce verso Aimee - No, non erano bambini veri, erano la manifestazione del potere di Sittachai, l’anima malvagia cercava di tornare con il bambino, va distrutta una volta e per sempre, e Erellont, avrà il suo campione.- Si siede con un sospiro, la stanza è piena di petali di fiori, e nonostante sia di scorza buona, questo non vuol dire che non si stanchi pure lui. Prende un bel respiro, e poi sospira, tirando fuori bolle e … -Uhm?- tira fuori un sogno, un piccolo pesciolino colorato, che salta fuori con un “pop!” e guizza via ridendo. - Di chi era quel sogno?- chiede guardandolo fuggire attraverso le grate della cella.
    - No, è stato seppellito in mare. L’allora Serafino della legione, Metatron, gettò l’anima oscura nel mare nel mondo degli uomini, ma a quanto pare, dopo tutto questo tempo, ha trovato un modo per liberarsi. È probabile che sia dovuto al fatto che al momento, Metatron è in forma umana e la sua forza è soffocata dal suo involucro di carne.- socchiude gli occhi - Lo scriba di Dio, lo avete incontrato. E’ una creatura pura e innocente come un bambino.- Sembra divertirsi a non dire tutto e subito, era un vizio anche di Livia, che faceva arrivare le persone alla soluzione da sole, buttando bricioline di pane, senza mai dare la spiegazione vera e propria. Assiste alla scena, l’ombra si piega sul bambino, per poi sedersi sui calcagni, Sittachai le trotterella vicino, le si appoggia ad una spalla, e guarda cosa c’è fra le mani della figura. Un dito infilato in bocca, l’altro a toccare distrattamente i capelli della persona con lui. Se li fa girare fra le ditine, sembra un gesto che fa spesso, e sia Aimee che Eunice, avranno la sensazione di sentire la manina paffuta del bambino toccargli i capelli.

    giphy
    Sittachai adulto



    - Tutto quello che volevo era poterli proteggere. Sapevo che non erano davvero la mia famiglia, per questo motivo, volevo ringraziarli. Avrei combattuto con loro, sarei stato un soldato a loro fianco.-

    Il bambino è ora un uomo, è vestito alla maniera di Roel, con la cappa verde a coprirgli gli abiti e le due spade ai fianchi. E’ solo un ricordo, un parto della terra dei sogni, per dare giustizia a quell’eroe che l’è stato strappato troppo presto. Le due sirene, sentiranno nelle ossa, nella carne, il dolore del regno, il dolore di Livia, il dolore di tutti, per quella vita che poteva essere grandiosa, che è stata infangata.

    - Mi hanno sporcato. MI HA SPORCATO!-

    Il soldato sparisce, è un bambino, lo sguardo allucinato, le mani strette attorno a qualcosa che non si riesce a capire. La musica si fa più forte, e Sittachai cambia, ora è un mostro. Un mostro assetato di sangue e dolore, che si scaglia contro la persona accanto a sé, prima di sparire nel nulla.
    Aimee si lascia cadere, ma non cade, Sillia si alza, e stende le braccia un attimo prima che cada a terra. La solleva e la porta al suo petto. Non cerca di svegliarla, assiste al suo viaggio nella memoria in silenzio, guardandola sereno, fino a quando questa non gli dice di non avere un fratello. - Lo avevi.- risponde placido.
    Eunice invece scatena la sua aura. Il potere della figlia di Poseidone è così grande che fa tremare la cattedrale dalle sue profondità, Sillia si guarda attorno, prima di poggiare Aimee su una sedia, e con un cenno di intimarle di non avvicinarsi. Si pone di fronte alla zia, le poggia le mani sulle spalle, e si china leggermente in avanti per farsi guardare. - Eunice… Ssssh… Non fare così, non sei stata tu . Posso dirti questo. Non sei stata tu.- Oh che splendida sensazione, per le due sirene sarà come trovarsi alla presenza di Livia stessa, Eunice sentirà l’angoscia scemare,fino a diventare un ronzio lontano. Anche la dama era in grado di rasserenare i cuori a questo modo, di parlare alle paure che si annidano nell’animo delle persone e scacciarle. -Devi ricordare , un passo alla volta, se ti dicessi io la verità, non mi crederesti. Devi vedere con i tuoi occhi, devi toccare con mano la menzogna che, da più di cinquecento anni, risposa a Erellont.-
     
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    unice lancia uno sguardo al nipote, erede al trono che usa quel turpiloquio. È una creatura antica, non ha abbracciato lo stile moderno, non in quel senso.
    «Conosco tua madre, Sillia, non intendo fare nulla, senza che lei sia d’accordo. Se non vorrà la corona, sarà mio dovere eseguire la sua volontà. Non intendo darle altri pesi da portare, ma rende la sua vita più leggera e piacevole.» specifica, non vuole combattere suo padre, ha mille immagini di lui, ha saputo essere affettuoso, divertente, l’ha vezzeggiata, l’ha coccolata con i suoi fratelli, non è un mostro che divorava gli eredi. I suoi fratelli sono leali, sono fedeli, forse credono sia la sola possibile di sopravvivere, ma Eunice ha scoperto che non è la verità. «Lo so.» sono due parole, pesano come macigni nella sua anima, nel suo cuore, nei suoi pensieri. «Farò il mio dovere. Proteggerò voi, mia sorella e la mia gente.» non è un sogno di gloria, si sente pesante e stanca, ma è il momento di essere forte.
    «Troveremo il mondo, tuo fratello è una brava persona, dovrà solamente veicolare le sue abilità, purificarsi di influssi paterni, ma ne uscirà abbastanza forte da rivendicare la reggenza, a quel punto, dovremo aver già guadagnato terreno. Tra la popolazione.» specifica seria, non sa come sia finita a complottare contro suo padre, sa che non può condannare la Terra dei Sogni e chi vi abita, non sono riflessioni felici.
    Ha visto abbastanza ingiustizia, adesso, deve agire e non come aveva sperato.
    Ascolta, Metatron ha allontanato l’anima da Erellont, ma la sua condizione terrena, ha allentato la presa, perciò la malvagità ereditata è libera.
    «Questo procedimento, eliminare la parte negativa.» dice in tono grave: «Non comporta dei rischi per il soggetto, vero?» domanda, non è egoista ma gli esorcisti sono forti, altrimenti non sarebbero tali.
    «Metatron, lo Scriba Celeste. Sì, fu il primo a formare una Legione, come la conosciamo, Michele aveva altri doveri, non poteva restare in maniera permanente.» annuisce lieve.
    Eunice non conosce i Thorton, non abbastanza, né ha grandi esperienze con la famiglia, per questo motivo, lo fissa con aria interrogativa, gli Angeli sono enigmatici, questo l’ha sempre saputo e pure suo nipote. «Come un bambino, ma non lo è.» osserva il pesciolino. «Un uomo o una donna. Non può essere un Elpìs, perché sono Umani. La sua aura si dovrebbe sentire anche dalla Terra, se ho memoria.» commenta, vagamente ironica, in effetti, l’aura di Metatron era tra le più potenti mai percepite ed Eunice ha conosciuto pure gli zii. «Direi che andrebbe protetto, ma suppongo possa anche farcela da solo.» azzarda, cercando nei ricordi a breve termine, l’aura di un Angelo.
    Quello che avviene è straordinario, come se la Dama dei Sogni fosse con loro, il sogno è reale, Eunice tenta di sfiorare la manina, un gesto che è famigliare, ma non ricorda di bimbi che avessero tale abitudine, c’è un vuoto, uno squarcio nella sua mente, che aggira e tiene lontano, adesso, vi si sente precipitare.
    Il bimbo diventa uomo, socchiude le labbra: «Sillia, sei tu?» gli chiede se è l’artefice di tale prodigio, se lo sta alimentando, se lo mostrando a loro, guarda il nipote.
    «Sittachai, non devi perdere la speranza. Sei stato perdonato. Tornerai con chi ami. Non lasciarti piegati. Sittachai, mi puoi sentire?» chiede ansiosa. Lei è fedele a Elinith, lui possiede il Cuore del Mare, ma oggettivamente, Sittachai è di aspetto gradevole. «Sua madre doveva essere splendida.» bisbiglia, ma Aamon non può esserlo, perché è un Demone, lei lo disprezza. Vuole vedere se danno torto.
    Eunice non ha modo di pensare ad altri, la sua devozione al Generale è inviolata, la tristezza, la disperazione, a cui si unisce la musica è insopportabile. Eunice ricorda la morte di Elinath, il senso di desolazione, la voglia di arrendersi per raggiungerlo, lontano da tutti e poi la rabbia per la crudeltà, l’ingiustizia, che la spiazzano, ma adesso è diverso.
    Eunice ha un’immagine, la tormenta da giorni, un carillon con decori di madreperla, la musica vivace che piacerebbe a un bambino, una scatola innocua, lei ne ha a centinaia, uno creato dalle sue cugine.
    «Tu sei più brava, in queste cose. Puoi dirmi, se gli piacerà.» è la voce di suo padre, il primo ad averle regalato un carillon, quando era una bimba, lontana dalla terra.
    Eunice solleva il capo, l’acqua vortica, si placa in maniera graduale, anche se l’aura è in un fragile equilibrio.
    «Sillia, bambino mio.» mormora con gli occhi di un blu scuro, come il mare: «Ti sbagli, io ho fatto qualcosa. Ho visto un carillon, bellissimo, ma non per me. Io non so cosa posso averne fatto. Io non so cosa vi abbia fatto mio padre. Lui sapeva che li collezionavo. Lui sapeva che li regalavo. Lui sapeva che sarei stata contenta di portarne uno. Dimmi che non è così. È solo una visione, non è la verità. Non può averlo fatto. Non a un bambino.» si guarda le mani. «Mi sono trattenuta, non devo, me l’ha detto il re: consegnarlo al padre, tornare indietro. Io sono rimasta a chiacchierare con qualcuno, una donna. C’è una bambina, c’è un bambino, gioco un po’ con loro. Ci sono stata. Non farò tardi. Consegna il regalo al padre, torna indietro. Io non l’ho fatto. Io sono rimasta. È confuso, non so quanti siamo.» le immagini si accavallano, si intrecciano nella sua testa, quasi senza fiato, mormora. «Ha usato me.» ed è un lamento, più profondo di un pianto, più assordante di un grido. È la verità: suo padre l’ha usata per portare la morte fra dei giusti, degli amici e degli innocenti e l’orrore nei suoi occhi è come una ferita che gronda sangue.


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  12. Callum Iain Payne II
     
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    ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Nereide ■ Scheda


    Aimee è turbata, Poseidone attenta alla sicurezza di Erellont per salire al trono, se non bastasse, si mette a stringere patti diabolici, come fossero cose sane e normali, il tutto mentre Sillia è tenuto prigioniero.
    «Tu puoi essere l’anima di Jeremy, in questo modo, si dovrebbe agire diversamente. Non può essere purificato, perché sarebbe un azzardo, dovremmo trovare un espediente per consentire alla vostra anima di essere condivisa.» lo spiega male, ma l’idea è confusa. «Erellont è lo specchio del Biriam, mi hanno detto. Le città, i luoghi, l’amministrazione sono simili e la Dama poteva dare inizio a una dimensione differente, ma ha visto che poteva organizzare una comunità funzionale. Caos è un re, so che non è una buono, ma la sua saggezza deve essere tanta. Ixo è stato meno brillante di sua sorella, senza offesa.» si volta verso Eunice, sorride: «Non sarai sola. Io starò al tuo fianco. Puoi contare sul mio appoggio. Chiedi e avrai. Se diventassi la nostra regina, sarei onorata di servirti. Conosco Liriope, non potrei sopportare di vederla soffrire, né di esporla al pericolo, ma penso che qualcosa che riguarda unicamente voi.» fa un cenno con la testa, pensa si debbano parlare fra sorelle, senza che Aimee faccia luce con la sua presenza.
    «I petali profumano?» alza la mano per prenderne uno, quando arriva il sogno: «Sembra quella fenice, quella che andò via dalle Case di Liriope. Adesso, c’è una fenice ed è piccola, si chiama Piri Piri. C’è anche un drago cucciolo, Kyu Kyu. Sono adorabili.» cinguetta, fra qualche decennio, potrebbe cambiare parare.
    Le informazioni sono fornite dalle Portinaie della Speranza, che fa un baffo al Circolo del Cucito angelico.
    «Non ha lasciato una mappa, un’indicazione sul punto in cui ha sistemato l’anima, vero?» chiede sconsolata: «In tal caso, potremmo cercare degli indizi per tracciare il percorso. Può aiutare nel caso vi siano dei suoi parenti e lui voglia trovarli, in ogni sua forma. O aspetti il Gufo.» si gratta la fronte.
    Aimee fissa Sillia, socchiude la bocca: «Per tutti Geyser di Ceto .» scuote la testa, i pezzi si accostano fra loro. «Non ha l’aura di Angelo. Sfonda i vetri con la voce. Sarebbe così vicino a Jeremy, così vicino a quei bambini sfortunati, avrebbe senso, più di altro ma non può mutare l’aura o può?» dubita, pensa ad Azzurra ma lei è una Ennasiana, cerca altre persone, torna sempre ai modi fanciulleschi, innocenti di Isaia Thorton. Tace, deve metabolizzare, fare ordine, cercare di capire, non può affastellare ipotesi su ipotesi.
    La sirena non si volta, sente le dita sui capelli, ma la sensazione è come un’onda, emerge una tenerezza materna, per quanto ami i bambini, non la nutre per chiunque, ha la certezza di conoscere la mano che la sfiora.
    L’uomo, invece, non l’ha mai visto e arretra istintivamente perché è terrestre, Roelliano ed è con i Maridi.
    «Un bambino.» si lascia sfuggire, però i bimbi di solito, diventano adulti e non gufi. «Sono la tua famiglia, ancora ti cercano per averti con loro.» aggiunge, Sittachai è cresciuto in forze, addestrato, ha gli occhi blu e l’avvenenza adatta a far pensare che Aamon non si sia sacrificato, ma neppure la Strega. Non è il suo tipo, ma dubita abbia una sfilza di rifiuti, in campo amoroso.
    Non fatica a lasciarsi trascinare in quella tristezza, tutta la terra e l’acqua sembrano lamentarsi, reclamare giustizia e la musica, quel vortice di emozioni, non fa che aggravare la situazione, Eunice fa oscillare la cattedrale, scaraventa Aimee in un luogo asciutto, dove possiede le gambe, e sa maneggiare le armi gemelle.
    Il mostro non attacca, sparisce ma entra nella sua mente, scava in ricordi confusi, dove è madre, non è Yuuri, sua figlia.
    «Lui è mio nipote.» sommersa, oppressa, tenta di stringerle le braccia Sillia, debole, stravolta, incapace di andare oltre quel maremoto di sensazioni: «Mio fratello rimase vedovo, senza figli. Amava sua moglie, lei era mia amica, ricordo che intrecciò i miei capelli, in giorno in cui mi sposai e Fianna arrivò con tanti fiori. Lui era buono, ma forse troppo sensibile. Lei morì, lui si spense. Sopravviveva. La nostra Signora era addolorata, non poteva ridargli il suo amore, ma consentirgli di avere ancora qualcuno nella sua vita, oltre e noi. Sittachai era così dolce, vivace, il suo sorriso contagiò tutti noi. Saremmo morti per proteggerlo da quei mostri. Facevo il bagnetto a entrambi, Sittachai e Nellenia. Cantavo per loro. Fianna li caricava in groppa per farli divertire. Lorne controllava che fossero al sicuro.» sussurra, neppure è certa di essere udibile. «Era sera, Leander sarebbe rincasato tardi, dovevano cenare insieme. C’erano i miei fratelli, i miei genitori, i bambini e Lorne. Nellenia era esausta, si addormentò presto, Lorne la seguì ma Sittachai non dormiva. Arrivò un dono per lui. Io non pensai fosse reale, sino a quando non si gettò su mio fratello, il Sole. Urlai, urlai e mio fratello mi spinse via, dovevo prendere Nellenia, scappare. Lui mi coprì e cadde, io cercai di raggiungerla. Un altro gradino, un altro respiro, uno sforzo ancora e avrei salvato mia figlia, il sangue si bloccava in gola. Non dovevo cedere. Non potevo. Mia figlia non gridava. Era salva. Lui si era calmato? Un altro gradino, un altro gradino ancora, non chiudo gli occhi. C’è solamente una creatura alata, gli occhi blu, tende la mano. Non vedo più. Salgo un gradino. Non c’è più dolore. Posso farlo. Non c’è nulla.» sistemata sulla sedia, resta muta, le braccia abbandonate lungo il corpo, gli occhi che fissano il vuoto.
    «Non ho mai salvato mia figlia.» bisbiglia, nel Passato e nel Futuro, lei è stata solo in grado di morire.
    Aimee è rigida, eppure si sente fragile, come se dovesse sbriciolarsi, la causa di quella pena è un dio sprofondato nella follia, non c’è spazio anche per la furia, la consapevolezza di essere nata e vissuta, il segreto del fratello ucciso e della famiglia distrutta, Nellenia e Yuuri aggredite dal Demone, sono sassi scagliati contro di lei. È inerme, se pure crollasse la Cattedrale, lei non sarebbe in grado di reagire.


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    La sera in cui Sillia rimpianse la solitudine
     
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    -Un uomo puro come un fanciullo. Un uomo in grado di annientate l’aura di Ixo.- E entrambe le sirene sapranno a chi si sta riferendo. Isaia, il secondo genito di Torthron, e come, la sua sola presenza, fosse in grado di spegnere la rabbia malefica di Jeremy, ogni volta che questa rischiava di traboccare e di rendersi fatale. -I suoi deficit cognitivi sono dovuti al fatto che Metatron è troppo potente per essere contenuto in un corpo umano, come successe ad Azrael, che quasi uccise il suo tramite, anche lui ha indebolito il suo corpo umano, il bambino scelto per far si che diventasse carne.- Si siede di nuovo sulla seggiola - Dio o chi per lui, ha deciso di dare a Jeremy un qualcosa che, in questi anni, è servito a sedare i suoi poteri ogni volta che minacciavano di venire voltati al male e alla distruzione, questo però non può servire per farlo avvicinare al trono. Deve essere purificato.- scrolla la testa - No, non è rischioso, il bambino è diventato un gufo, perché aveva un percorso di redenzione da compiere, e Livia gli ha dato una forma che avrebbe potuto fargli seguire le anime di chi ha ucciso. Jeremy non ha mai ucciso nessuno… Nessuno di innocente, non ne ricaverà alcun male dalla purificazione. Se non erro, il tramite di carne di Umabel è cresciuto con lui, si potrebbe prestare.-
    Sillia osserva la scena - E’ Erellont.- spiega - Prende forza dalla mia presenza qui, ma è il regno che lo sta piangendo. Sarebbe stato il suo eroe, e ne sente la mancanza. Lo piange, come una madre piange un figlio.-
    Sillia non è un miracolo di empatia, ma riesce lo stesso ad avere un gesto verso Eunice. Le appoggia una mano sulla testa, e l’ascolta ricordare. Lui sembra sapere cos’è successo, sospira, ma non può dirlo, la principessa deve ricordare da sola. Deve capire cos’è successo con le sue sole forze, per poterci credere davvero. È di suo padre che si parla, non di un estraneo. Guarda verso Aimee.
    - Mio padre non era stupido, tutt’altro, purtroppo. Il governo di Biriam era creato per essere governato da due persone, ovvero da Livia, seduta sul trono, e da Ixo alla guida degli esercito. Livia non ha accentrato il potere solo nelle sue mani, ha dato il potere militare a Ennas e Roel, quello spirituale al Monastero, non è stata regina, ma madre. Ixo ha creato qualcosa di simile, le città sono legate fra di loro, il Tempio, Memose e Jenovia, possono essere riconducibili ai tre generali che un tempo governavano l’esercito. Ognuna delle tre città incarna un aspetto del potere, e assieme governano la capitale.- Guarda i petali galleggiare, e si chiude nelle spalle. Non ne ha idea. Se Aimee vorrà prenderne qualcuno, una volta uscita all’esterno, si renderanno conto, che emanano un dolcissimo odore di rose e miele. Lascia il capo di Eunice e va a chinarsi su Aimee , poggia le mani sui braccioli della seggiola e si china su di lei - Ogni giorno che hai passato da che siamo tornati, tu stai salvando quella bambina, stai combattendo per darle un futuro in cui non dovrà mai trovarsi di fronte alla spada di suo nonno. La storia non è una ruota, e anche se lo fosse, tu sei abbastanza forte per poterla rompere.- accenna un sorriso - Io ho fiducia in te, piccola perla.-
    Si gira di scatto, Nala è sulla porta, sta guardando dentro con urgenza - Che diavolo è successo qui?- chiede rapidamente. Alza subito dopo una mano, come per dire che in realtà non ha tutta questa voglia di saperlo. Si toglie il mantello dalle spalle, e Sillia, spinge Eunice vicino ad Aimee, per far si che Nala, lanciandolo su di esse, possa coprirle entrambe.
    Invisibili e prive di aura, sotto il manto della strega, le due vedranno Poseidone entrare. Il re, è appoggiato al suo tridente d’oro, i fratelli della principessa lo accompagnano, hanno l’aria di chi preferirebbe stare ovunque che in quel posto. - Ti sei liberato?- chiede guardando il nipote. Sillia accenna un sorrisetto e annuisce - Picchiate come una fanciulla, maestà.-
    Poseidone tira indietro il braccio, il tridente brilla nella sua mano, i principi chiudono gli occhi, e prima che l’arma affondi nel torace di Sillia, sbattendolo contro il muro, le due sirene vengono scaraventate fuori dalla Cattedrale. Si ritroveranno ruzzolare giù di un pendio, senza danno, fino a ritrovarsi, ai piedi (alla pinna) di Nala che le osserva dall’alto. - I vostri fratelli sono anime fedeli, come voi, ma hanno anche ereditato il cuore puro di vostra madre, molto presto raggiungeranno il limite di sopportazione e si rivolteranno contro vostro padre. Sta commettendo una bestemmia, sia contro la sua stessa linea di sangue, che contro Zeus, che vigila sui legami parentali. Il padre celeste, non sa ancora cosa sta facendo suo fratello, ma non è detto che i suoi occhi rimangano ciechi per sempre. Anche se non è più il signore di un culto la sua potenza è rimasta intatta.-
    Si volta con un colpo di coda - Pensate a quanto visto e scoperto oggi, e decidete cosa fare. Il destino di questa parte di Erellont è nelle vostre mani…- guarda anche Aimee - E mi riferisco a entrambe.- Svanisce, in un ribollire di acqua, lasciandovi sole a pensare a quanto successo.

    FINE QUEST.
     
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    ■ ■ Eunice ■ ■

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    E
    unice riesce a calmarsi, non è una serenità effettiva, bensì autocontrollo, sente il peso di quel silenzio, della verità celata per la brama di un solo individuo, suo padre e l’ingiustizia si aggiunge alla sofferenza.
    «James è figlio della Rosa Bianca di Roel. Sì, dovremo parlare con lui, dovremo farlo in maniera discreta, non possiamo escludere il pericolo.» la mano di Sillia, le strappa un sorriso dolce, sincero, non vuole farsi trascinare dalle emozioni. «Io non conosco la procedura, però mi fido degli Angeli e della tua parola, perciò Jeremy sarà purificato. Daremo il nostro sostegno, se necessario.» afferma, non ha idea di cosa possa fare, se agitare rametti d’incenso col capo velato o trattenere Jeremy che fluttua sopra il letto, ma è di mentalità aperta.
    «Caos non è un Demone qualsiasi, Sillia, come Pandora non è una semplice Elpìs. Certe creature sono un granello di infinito, sono autonomi, sono reali, ma riuniti possono scatenare la più terrificante delle meraviglie. Caos è fra loro, non potrà cessare di essere. Il suo sangue ha parte di questa straordinaria forza, divisa in quello che egli stesso può essere: forza generante, forza distruttiva. Non lo giustifico per le sue colpe, ma la forza dei suoi eredi non può stupire.» prende un respiro, profondo e sente la morsa dei ricordi soffocarla, cerca di non farsi notare.
    «Troveremo il modo, io sono stata…» non riesce a proseguire: «Io devo chiedergli perdono. So cosa vorreste dire, ma se può servire, il bambino è perdonato. Sittachai è stato portato a macchiarsi di sangue, a soffrire e io lo perdono, anche se dubito sarebbe riuscito a uccidermi. Cercherò di aiutarlo, in qualsiasi modo, cercheremo la sua parte malvagia, la distruggeremo, rendendo, sarà l’eroe di questo Regno. Tu sarai il re.» lancia uno sguardo alla sirena, che pare essere l’incarnazione della donna uccisa, la madre della bimba.
    «Aimee, sei buona, coraggiosa, combatti con ogni mezzo e senza mai sporcarti. Ascolta Sillia, ha ragione. Vostra figlia avrà un mondo bellissimo, che avrete costruito per tutti quanti, anche noi. Non avresti potuto salvarti da Sittachai, se non al prezzo di ucciderlo. Non avresti potuto fare altro, contro Incubo. Non hai mai voltato le spalle, non hai mai usato la neutralità per lasciare qualcuno in pericolo, perché sei forte e sei buona. Sei un dono della nostra divina madre.» si muove, lancia uno sguardo a Nala, non deve giustificarsi, non ha voglia di parlare. «Ti ringrazio.» è il massimo, Eunice si è sprecata.
    La principessa non obietta, solamente per il nipote, il suo sguardo contiene una sfilza di suppliche, tutte accorate: «Torneremo. Ti voglio bene, Sillia. Perdonami.» bisbiglia, perché ha compreso di non poter rimanere, soprattutto, a scapito di Aimee e di Nala.
    Il resto è uno spettacolo crudele, ha già appreso il passato, quando suo padre ha usato l’ingenuità della figlia per portare la morte, adesso, lo vede accanirsi contro il nipote, sottoposto alla sua violenza, senza una reale via di uscita.
    Eunice non grida, l’effetto dell’aura si sente fuori dalla Cattedrale, resta immobile, incredula, perché quello è suo padre, il suo stesso sangue.
    «Io ho già scelto la mia strada.» parla in tono basso, cerca di tenere Aimee accanto a lei: «Non è facile, non è piacevole ma è la sola che porti alla salvezza e io non torno indietro. Questa è la mia parola. Possa, un giorno, il mio re e padre che nel passato ho ammirato, perdonarmi. Ho deciso. Se sarò scoperta, Nala, esigo che tu protegga Aimee Andrassy. Se andasse perduta, Sillia non potrebbe reggere e il regno ha bisogno di una regina. Agirò con prudenza, così che non vi siano altri dolori, oltre a quelli già causati. Avvisami, in caso succedesse qualcosa. Io devo contattare una persona.» non osa nominare il fortunato, ammesso che lo sia, ma sta iniziando ad mostrarsi guardinga. «Aimee, ti farò scortare sino a casa. Non puoi uscire sulla terra, non in questo stato. Non agire d’impulso. Andiamo.» è un ordine, teme voglia entrare nella Cattedrale, con esiti disastrosi. Fa un cenno alle due sirene.
    Eunice avverte uno strano malessere, una nausea leggera, non è altro che una reazione psicosomatica alla serata, abbastanza naturale per chi non ha il cuore di pietra.



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    ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Nereide ■ Scheda


    Aimee Mai Senet Andrassy è una Nereide, appartiene all’acqua, ne è molto orgogliosa e non vuole cambiare, la sua natura è bellissima, non ha mai preso in considerazione l’idea di abbandonare il mare, ama scoprire il mondo ma non scordare il proprio. Lei non è una guerriera, non sa usare una sola spada, non riuscirebbe a mulinarne due e ha problemi respiratori, nei posti aridi. È una sirena.
    «Come è possibile?» si riscuote, in parte, le visioni di sangue non la lasciano, come il cuore pesante, afflitto: «Ero una creatura della terra. Ero una madre. È tutto confuso, si aggroviglia nella mia testa, non sono sicura di quanti anni avessi, quando sono stata aggredita da Sittachai, però ero agli ordini di Finegar, la Mano del Sole. Se mi avesse detto di gettarmi tra le fiamme, io l’avrei fatto. Lui non c’era, quella sera.» deglutisce, si è morsa la lingua, fra l’altro. «Arrivò, altrimenti sarebbe morta anche Fianna.» ricorda ciò che ha udito. Kenisha era morta, non ha visto Finegar e la Dama dei Sogni.
    «Isaia, non sono riuscita a riconoscere Metatron.» è sconcertata. «Non era ovvio, in verità, perché non ha l’aura di un Angelo, non ha una forma angelica. Azrael ha ucciso la moglie di Umabel?» farà chiarezza in seguito, fa un cenno con la testa. «Non è stato lui, il Serafino, a darvi una mano?» si riferisce all’increscioso attacco ai Thorton con tanto di ganci in dono a Sillia.
    «Credevo fosse più giovane, la Rosa Bianca fu uccisa, l’anno in cui mia madre rimase incinta per la prima volta.» si massaggia le tempie, sono passati più di quarant’anni, Sillia e Jeremy sono nati prima di lei. È confusa, su parecchi fronti.
    «Adesso, il Regno è retto da tre persone: il Satariel, la Prima Anima e la Madre della Disgrazia. Non si pestano i piedi fra loro, sanno che potrebbero sprofondare tutti insieme e allora, restano a galla insieme.» risponde a Sillia, sono notizie di terza mano, lei non sa come sia fatto, il Regno di Caos e non è interessata a scoprirlo. «Erellont, perciò, non incarna i diversi aspetti del potere della Dama?» chiede, può essere utile. «Le città sono legate fra loro: Ennas, Roel, Adler e Semira, la capitale, il Bosco delle Fate, il Monastero, sono arti di un corpo, ognuno ha un ruolo. Un governo ordinato, preciso, calibrato con estrema cura. La regina non ha lasciato nulla al caso.» è la sua opinione, in effetti, dubita che Livia non abbia badato alla stabilità del suo popolo.
    Aimee è ancora travolta dal passato, dal presente, annuisce con un sorriso. «Tu stai facendo la stessa cosa, Sillia. Per questa ragione, Poseidone ti tormenta. Non gli dai ciò che desidera. Deludilo, deludi chiunque osi pensare male di te. Tu sei il figlio di Liriope, sei l’erede di Livia. Nessuno può essere al pari tuo o di Jeremy.» sembra guadagnare un po’ di forza. «Sarete uniti, come è giusto che sia. Io farò tutto quello che posso perché avvenga. Nostra figlia vivrà con le sue cugine, con i suoi genitori, con gli zii e i nonni. Sarà una bimba sana, felice e non conoscerà il lutto. Non accadrà, non se deve essere partorita da me.» afferma con decisione. In caso contrario, Sillia si faccia scodellare la bimba da chi desidera, ma non sarà così bionda, come minimo. «Non voglio andare via. Non voglio lasciarti qui. Lo sai?» tenta di accostarsi per posargli le labbra sull’angolo della bocca. «Devo farlo, rimpiango di essere lontana da te. Ti vedo nei miei sogni, spero ti raggiungano, come la musica. Tutto questo cesserà di essere la tua vita e saranno tante, le gioie che avrai.» si scosta ed arriva Nala.
    Lei è pallida, sembra uscita da una centrifuga, tace per lasciare campo alla principessa.
    «Credo che il bambino, risulti alleggerito dai perdoni e per quanto riguarda Jeremy. Se non diventerà un gufo, mi pare saggio.» è appena ironica, le basta non trovarsi a fette il cognato, poi Azzurra non reagisce bene.
    Aimee non fa in tempo a chiedere, che si trova sotto al mantello, ha visto il sovrano alcune volte, mai è apparso così spaventoso, fuori di sé e si chiede quanto sia lucido, consapevole dei suoi atti.
    Lei urla, in vero, un suono disperato ma tutto a beneficio della Strega e della Principessa.
    «Non puoi soggiogarlo.» deduce, la Strega non sembra avere il re al guinzaglio o riuscire a dominarlo, perciò suppone, che intenda anche quanto sia limitata la sua azione, non può piegare un dio. «Lo spero.» augurio per la famiglia reale.
    «Tu conosci il mio legame con Sillia.» ammette, sospira: «Io ho scoperto chi sia realmente, ma non agisco solamente per lui ma per noi, per avere la possibilità di avere un avvenire migliore, senza la distruzione, quale solo lascito ai nostri figli. La mia lealtà è verso la principessa Liriope e la principessa Eunice, chi sia la mia regina, avrà in me, un’alleata fedele.» fine del proclama. «Sì.» obbedisce.
    Aimee non vuole andare via, ma sa che non scelta, sconvolta e confusa, non sarebbe che un ostacolo, né può molto contro Poseidone, stringe i petali fra le mani, quasi fossero un filo nascosto con Sillia, socchiude gli occhi, potrebbe cedere, essere sciocca, impulsiva ma non le è concesso. Lei deve aiutare Sillia a vivere, proteggere la principessa, sostenere Liriope, costruire un mondo in cui Yuuri sorrida, felice, libera, bellissima come i suoi fiori preferiti. Deve resistere, solo così potrà essere salva.



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