La Guardia della Regina

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    James C. Allen
    Umabel - Serafino - Dottore - Scheda [x]

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    James Christoper Allen è una figura conosciuta dai Sacerdoti del Sole, il Serafino ha varcato la soglia in un’ora intermedia fra la cena e la notte; non vi sono molti pellegrini ed alcuni stanno per avviarsi all’uscita. La monumentale tomba dei sovrani è bellissima a vedersi, l’ambiente è gradevolmente illuminato, pervaso dall’aria fresca, intrisa del profumo fiori, accogliente, pacifica, un angolo di ristoro e di malinconia.
    Il Serafino indossa un paio di pantaloni neri, stretti in vita da una cintura e una camicia bianca con il colletto sbottonato, le maniche arrotolate sino ai gomiti, porta la fede nuziale ma non servono molti accessori a Erellont, i telefoni non hanno alcuna utilità e persino l’orologio fatica ad accettare lo sbalzo dimensionale. Lui avanza con l’aura che si dirama, simile all’alba che sorge, un bagliore che appaga lo sguardo, una brezza che accarezza la pelle, l’acqua pura di un sorgente nel più arido deserto, Umabel appare come un’oasi di armonia, di purezza donata alla Terra, in parte è vero.
    L’uomo conosce il Santuario, come chi lo sorveglia, può camminare in silenzio con le mani incrociate dietro la schiena, ha lasciato i bambini al Monastero con Etienne Archer, il Tramite Umano di Raziel, non il figlio di Charles, sebbene sia molto affezionato al nipote, sa che ha appena dismesso il pannolino, non è precisamente il suo ideale di baby-sitter. Il suocero, invece, si è distinto nella sua ultima battaglia, ha messo al mondo Charlie e Lene, ha l’esigenza ed il diritto di conoscere i suoi nipotini.
    James combatte con l’instabilità di essere un’incarnazione, un’esistenza spezzata; Umabel cerca di aiutarlo a comprendere la sua condizione, lui è un uomo nuovo, differente e non ha un percorso da completare, non più di quanto l’abbia un qualsiasi essere vivente. Emerge, a tratti, il passato non vissuto, sono immagine abbozzate, emozioni distanti, li sfiora appena, tenta di trattenerli a sé ma non è sicuro sia la cosa giusta da fare.
    Sa di amare Sittachai, sa di vederlo quale suo figlio, come fosse Noelle o Killian, al pari di Lucie e di Celia, sente di volerlo proteggere e di non sopportare l’idea che possa accadergli qualcosa da male, ancora una volta, eppure non ha giocato con lui, non l’ha preso in braccio, non è James a conoscerlo, sebbene sappia di essere suo padre.
    È confuso, non ha confidato questi pensieri a Marlene, a John, a Danica, a qualcuno che potesse dargli testimonianza effettiva dell’incarnazione, una sua parte prova di disagio e l’altra teme di causarne; non ha posto alcuna domanda a Jiroshi ed è il solo che sappia come avvicinarsi a Sittachai, a conoscerlo ma non capisce cosa l’abbia trattenuto.
    James sbaglia, forse, non ne ha idea. Non ama vincere facilmente, andando a chiedere consigli in giro, agendo da bambino grande, lui resta a rimuginare in silenzio, in gran segreto.

    «I'm a Doctor, which means I can break every bone in your body, while naming them.»
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    Edited by James Christoper Allen - 2/8/2017, 03:22
     
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    Non è la prima volta che James si ritrova a girare per il Santuario del Sole, ma è la prima volta che ha la sensazione di conoscere quel posto. Prima che diventasse una tomba, la più grandiosa tomba dei mondi conosciuti, era un castello, dove tutti avevano il permesso di entrare. I bambini giocavano spensierati fra le stanze, entrando e uscendo al loro piacimento, senza trovare nessun ostacolo. La signora amava sentire la sua casa piena di vita, dopo essere stata per tanto tempo in un mondo fatto di morte. Il sarcofago dove Livia riposa è simile a quello dove riposava Yuuri a Rennas. È fatto in modo chi, ha cuore puro, possa toccare la sovrana, sistemare il suo abito e i fiori che la circondano. Oggi sono rose bianche, le sue preferite. Ennas glie ne portava sempre una, ogni volta che tornava al palazzo da Ennas. James si accorge del gatto proprio quando si avvicina al corpo della sovrana. È acciambellato accanto ai suoi piedi, il musetto poggiato sulle zampine incrociate, e le orecchie basse. Sembra così triste. Alza gli occhi quando sente l’angelo arrivare, e lo fissa. Ha gli occhi nocciola, strani per un gatto, ma non per un essere umano. Il gatto. No, anzi. La gatta, drizza le orecchie, e dopo essere scesa dalla teca, con la codina dritta, trotterella via.
    -Seguila!- è lo sprone immediato di Umabel. La gatta si muove tra il dedalo di stanze del palazzo come se lo conoscesse a menadito. Le sue zampine non fanno rumore, sembra fatta d’aria, ma allo stesso tempo, sembra reale. Si volta di tanto in tanto, per controllare di essere seguita, per poi riprendere la sua marcia. Si ferma di fronte a un muro, e quando è certa di essere vista, si tuffa al suo interno, per poi spuntare indietro solo con la testa. -Meowrl!- miagola, con quel tono umano, che vuol dire "Muoviti, su!” James sentirà Umabel ridacchiare, un -Non è cambiata per nulla.- conferma che quella micia non è altro che il primo spirito del gatto, Cunie, che nel presente era conosciuta come Whisky. Il muro è illusorio, e una volta al suo interno, James si troverà in una parte totalmente sconosciuta del palazzo, anche per i suoi ricordi. La gatta continua a camminare, la codina dritta che va a destra e a sinistra ad ogni passo. Gratta davanti a una porta chiusa, sedendosi sui posteriori, e una volta aperta, James si troverà ad entrare nella stanza dei giochi di un bambino. I giocattoli sono sparsi per terra, sul letto, come se il loro piccolo proprietario dovesse tornare da un momento all’altro. C’è così tanto amore nell’aria, si sta bene. Sforzandosi, è possibile intravedere l’ombra residua di Livia. E’ come uno spettro, rassetta le coperte, e poi cerca di mettere un po’ a posto i giocattoli. Sta sorridendo, e il suo sorriso è così caldo e sereno da dare pace. - Che ci fai qui?- la voce è conosciuta, è proviene da un angolo della stanza. Voltandosi, James noterà la presenza di un secondo gatto. Un enorme gatto grigio, dalle orecchie tonde e piccole, rispetto al testone, e dalla folta coda arrotolata attorno al corpo. (gatto )Ha parlato, anche se emana un aura da ennasiano, e non da animale del piccolo popolo. La voce è familiare , è Alastor, il nonno di Marlene.
    - Chi ti ha portato? - Uno spirito. Cunie è sparita, come se non fosse mai stata lì, il gatto non è arrabbiato, la sua aura è tranquilla, l’espressione sul buffo musetto è curiosa così come lo sguardo dai tondi occhi neri - Non molti, a Erellont, ricordano questo posto.-
     
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    James non trova nulla di nuovo o di trasformato, il Santuario non è cambiato dalla sua ultima visita, volge lo sguardo all’entrata. È convinto che Marlene lo raggiunga, illuminata misticamente sulla sua destinazione, anzi sulla ragione di essa, visto che ha avvisato la Legione, dove fosse rintracciabile.
    Marlene, finalmente libera dal giogo delle Anime rapite, può rimanere a chiacchierare con il padre, oppure a far cenare Celia, in effetti, ha tre figli a cui badare, non la biasima e sa che spetta a lui confidarsi, senza attendere che una fata le doni il magico potere di vedere nella testa del marito.
    James sospira, scrolla le spalle e si accosta alla teca, Livia giace inalterata nella sua bellezza, nella sua grazia, la figlia di Caos è regale, splendente ed insieme, amabile come una ragazza che corre scalza nei prati, gli abiti da regina ne esaltano la potenza ma il suo volto mostra la semplicità del suo cuore aperto all’amore, generoso, puro quanto quello di una bambina. Umabel stesso considera un miracolo, l’innocenza inviolata di Livia, nata nella sua anima demoniaca, sbocciata definitivamente con la scelta di disobbedire al padre, di scegliere per se stessa. Livia non ha preteso di essere un Angelo, di diventare Umana, ma è diventata chi voleva essere, senza scendere a patti, senza cedere nulla della sua anima.
    James si riscuote nel vedere la gatta, acciambellata vicino alla Dama, le rose bianche paiono circondare la figura di Livia ma non la gatta, perché non è viva, né l’unica a non esserlo; il Santuario ha diversi Spiriti, alcuni taciturni, altri più loquaci. La gattina lo fissa, ha un che di famigliare, James conosce i suoi occhi, il suo sguardo ma lungi da lui paragonare la sposa a una bestiola che usa la lettiera.
    È Umabel a spronare l’uomo, quasi lo spinge, come se dovesse lasciarsi tutto alle spalle e correre dietro alla gattina, che è simile ma non uguale a Whisky, la mutazione animale di Marlene, prima che diventasse la Tramite di Azrael, sono gatte diverse e unite. James è un tranquillo quarantenne inglese, ha corti capelli biondo cenere, orecchie sporgenti, il volto ha una fisionomia decisa ma piacevoli, spiccano gli occhi grigi e brillanti che virano al blu, non è un grande sportivo ma regge la distanza, esita davanti alla parete, dubbioso, anche se la gattina arriva a chiamarlo.
    James fa un passo in avanti, il muro è intangibile, ormai svanito e così la gatta: «No, non è cambiata.» conferma ad alta voce, neppure è consapevole di cosa esattamente significhi quanto ha veduto.
    È arrivato in camera adatta ad un bambino, l’ombra di Livia si muove con disinvoltura, rassetta il letto, sistema i giocattoli, mentre molti anni dopo, James osserva, non può sorridere alla Signora dei Sogni, inaspettatamente più sereno. Il Santuario del Sole è stata la casa di Livia e di Ennas, ma non aveva mai potuto vedere ciò con i suoi occhi.
    La logica gli suggerisce che Livia sia nella stanza di Gilroy IV, ovvero, Sean; il Re dei Nani, diventato orfano, fu preso dalla coppia e doveva avere un suo spazio personale, sebbene abbia qualche dubbio sulle dimensioni di quei mobili, in relazione all’effettiva altezza nanica, senza nulla togliere al rispetto verso la razza.
    Una voce nota coglie James di sorpresa, si volta per guardare Alastor McMahon, presente alle sue nozze con Marlene, come alla nascita di Celia River Allen, non è un estraneo e ha una bella voce, adulta e maschile, eppure lui pensa ad un cuscino. Alastor gli ricorda un morbido cuscino con gli occhi, sa che non deve lasciarlo notare ma è impossibile sopprimere l’immagine di un guanciale posato sul divano, identico ad Alastor. James si schiarisce la voce.
    «Alastor?» la voce non è molto alta, quasi temesse di essere scoperto da Livia. «Ho seguito uno Spirito. Era una gatta, abbastanza simile a Whisky ma non era uguale a lei, in realtà. L’ho trovata sulla teca di Livia, come se dovesse restare lì e quando mi ha visto, è saltata giù e mi fatto arrivare sin qui.» racconta, non ha alcun motivo per mentire con lui e non trova saggio intorbidire le acque con scuse banali.
    «Questa è la stanza di un bambino; certo io ho visto i bambini dei nani e sono piccoli, però non posso esprimermi sulla praticità dei mobili.» fa notare con quanto tatto abbia, anche perché è la pura verità, non crede che Sean sia stato comodo ma si astiene dal giudicare, dall’avere la sicurezza che fosse Gilroy, il precedente ospite.

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    Edited by James Christoper Allen - 2/8/2017, 04:42
     
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    Alastor non sembra capire a cosa James si sta riferendo. Piega il cappoccione verso destra, ma comunque non è arrabbiato che James sia riuscito ad arrivare alla cameretta. Torna a sdraiarsi, ventre a terra, e zampette anteriori ste in avanti, una sfinge di pelliccia e ciccia. - No, questa non è la stanza di Roy. Avrebbe avuto bisogno di una scala solo per arrivare al letto.- conferma. Non è cattiveria, i nani son piccoli e i bambini dei nani sono minuscoli. - Qui è dove soggiornava Sittachai, quando la sua famiglia era in guerra.- Senza troppi giri di parole, Alastor salta a zampe pare sull’argomento scottante. Sittachai è stato qui, era la sua cameretta. Il bambino ha giocato, ha dormito, Livia si è presa cura di lui proprio in questa stanza. - Immagino che tu ti stia chiedendo come faccio a sapere del Gufo delle Tenebre, beh, Livia mi voleva molto bene.- E si fidava di lui, nonostante i modi di fare ar dir poco assurdi. Ecco perché parla, e probabilmente, c’è altro. -Vieni con me, Ewing, ci sono parecchie cose che devi vedere.-- Balza giù dalla cassapanca e passa fra le gambe dell’angelo per arrivare alla porta. Quest’ala del castello sembra abbandonata, ma allo stesso tempo, è molto intima e familiare. Attraverso le porte aperte, James noterà la cameretta di Gilory, rimasta come quando era bambino, e sì, le misure sono di un piccolo da far sorridere. La camera da latto dei sovrani, la cucina, la biblioteca privata di Ennas e il giardino dove Livia amava passare i pomeriggi. - Livia si considerava una madre, e non una regina, per questo il Santuario del sole, era solo una facciata di grandezza, questa era la vera casa , dove era semplicemente sé stessa.- Alastor balza su uno dei mobili della libreria, e a zampate, butta giù una boccetta, - Beevila e vieni con me. - Il gatto riprende la sua corsa, fino a fermarsi di fronte a un bellissimo arazzo. Livia vi è ritratta in tutta la sua bellezza. Accanto a lei, seduta sui gradini, una minuscola micetta color caffè, con un fiocchettino rosso attorno al collo. - Quella è Cunie, il primo spirito del gatto, quella la cui morte ha dato inizio alla nostra famiglia, unica nel suo genere a Ennas.- Il gatto balza contro una gamba di James, poi si butta sulla sua spalla, appollaiandosi come un falchetto peloso, di circa dieci chili, coda esclusa. L’angelo si ritroverà a venire sbilanciato in avanti, e ha cadere all’interno dell’arazzo. Oh, che bellezza, c’è il sole, e il santuario brilla come una bacca d’oro contro il cielo azzurro. Non c’è il solito clima funereo che lo contraddistingue, i bambini giocano lungo i gradoni, i contadini portano i loro doni ai sovrani cantando tranquilli. James è vestito alla maniera dei roelliani di alto rango, con la cappa nera , a coprirgli gli abiti. Specchiandosi, vedrà l’aspetto di un giovane uomo sui trent’anni, dai capelli biondi, gli occhi celesti, e il bel viso spruzzato di lentiggini. - Questo eri tu.- lo informa Alastor.
    - MIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAO!- Quel miagolio nevrastenico è inconfondibile per Umabel, voltandosi, aggrappata ai rami bassi di un albero, James troverà Cunie, nella sua forma animale. La gattina sta miagolando come se avesse Ixo alle calcagna. - Ha sempre avuto paura delle altezze, a quanto pare.- ride l’angelo all’interno della testa dell’umano.
     
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    James Christoper Allen resta con gli occhi su Alastor, li sposta verso il letto per accennare un assenso, non può e non vuole negarlo, così come non ride o sorride a quella frase, il rispetto è insito nell’accettazione degli altri.
    Alastor, creatura di gran tatto, affronta la questione con la delicatezza di un carro armato, ma ha la giusta tempra per sopravvivere a Dominic, James socchiude le labbra, guarda il gatto saltare, lo chiama con il nome dell’incarnazione, vuole dire mille cose e finisce per tacere.
    Il Serafino entra nelle stanze, trova la stanza di Sean, si chiede come siano riusciti a metterlo a letto, ad aiutarlo a vestirsi senza travolgere l’arredamento, persino una gatta normale, sinuosa, quanto Azzurra, senza l’adeguata attenzione, avrebbe provocato un disastro, prosegue sino alla camera degli sposi, alla cucina, alla biblioteca, al giardino.
    «Livia è stata madre.» dice in tono serio ad Alastor: «La conoscevi, perciò non puoi negare. È sempre stata sincera, limpida e molto, l’ho appresso da Umabel, un Angelo vede le cose in modo diverso, ma non è cieco. Livia è la madre dei Sogni e come tale ha amato tutti voi.» lascia uscire dell’aria dalla bocca.
    «Sittachai sarebbe diventato un bravo ragazzo, come se l’avessero cresciuto i Thorton. Non è crudele. È nato da un essere crudele, ma non avrebbe dovuto pagare per le colpe del padre e forse, per le mie.» si stringe nelle spalle, si ferma nella libreria e scruta l’arazzo, dove è dipinta la gattina che ha inseguito.
    «Cunie.» ripete, prende la fiala al volo. «Non ha mai visto il bambino.» commenta, può esservi affezionata, perché ha ridato la voglia di vivere al marito, perché cresciuto con amore e vittima della propria natura, James non si lascia distrarre, chiude gli occhi, beve.
    Alastor non è un leone, né un lupo, il suo scatto felino, fra scricchiolare le ossa del Serafino, che sente tutti dieci e più chilogrammi del dolce gatto: «Sei l’Hulk dei gatti o hai preso tre sacchi di zavorra nel salto? » sbotta, non è realmente arrabbiato, oscilla, dondola, perde l’equilibrio definitivamente e dal silenzio del Santuario è sbalzato alla vitalità del Palazzo di Erellont.
    James trascorre qualche secondo a metabolizzare il cambio, guarda gli abiti, sono adatti a un abitante di Roel e di rango elevato, come pareva esserlo Ewing, non ha lo stesso corpo, ha il viso più giovane, la mascella più sottile, gli occhi hanno una sfumatura differente, anche i capelli sono chiari, corti. Ha le dita affusolate, le armi appese alla cintura, non è un Angelo, non è così che lo sentono gli altri, anche se Umabel è ancora con James.
    «Sono infilato in… »non finisce la frase, non fa in tempo, sospinto da Alastor e da Umabel, segue il lamento straziante di Cunie, che non dista molto da Marlene, anche lei spaventata dalle altezze e dall’acqua.
    James o forse, Ewing la studia per qualche secondo, alla fine, sorride divertito: «Ti prendo, non mi graffiare.» si rivolge alla gatta.
    La sua intenzione è sporgersi, afferrare la gatta e posarla a terra, anche se ha le unghie nel legno, fa un respiro profondo: «Quando, ti sollevo, lascia la presa al ramo.» si raccomanda, può avere la forza di trascinarsi dietro anche il ramo, ma non sarebbe un salvataggio, bensì un atto di puro vandalismo o quasi.


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    -Tua moglie, a sei anni, mi portava a spasso nello zainetto, e tu ti lamenti?- A casa Archer ci sono foto su foto di Marlene con i due gatti di casa, Ciambellone(Alastor) e Brioche(Ellione) la bambina era solita portarli a spasso nello zainetto o nel cestino della bicicletta. Ignara che fossero il nonno e la zia, li trattavano come se fossero dei normali animali domestici, molto più mansueti del normale, ma pur sempre bestiole da compagnia. Cunie è talmente isterica che, quando James la solleva, inizia a soffiargli contro, ma è talmente piccola, che più che un suono minaccioso, sembrano dei piccoli sbuffetti. Si zittisce di botto, quando alza gli occhietti verso il viso, di quello che lei crede Ewing di Bruadar, e lo fissa. Non ci vogliono i sottotitoli per capire che, almeno per la ennasiana, è stato amore a prima vista. Il gatto muta in un pop! fra le mani di James, diventando una bambina di circa sei o sette anni, dai folti riccioli castano cioccolato e gli occhi nocciola. La bambina si fa mettere giù, ringrazia con un inchino e trotterella verso il castello con una buffa andatura a paperotto. - I suoi genitori erano i musici prediletti da Livia , e lei è cresciuta a corte.- Il tempo cambia, non è più l’esterno del Palazzo d’oro, ma l’interno di una camera. Seduta su un letto a baldacchino, una ragazza sta rammendando una gonna strappata. Ha lunghi capelli rossi e un morbido viso a forma di cuore dai tratti meravigliosamente belli. Fianna de Lys, la donna più bella che Ennas abbia mai avuto, è molestata da una ragazza mora, sua coetanea, che le gattona attorno, salendole sopra, per poi girare, ignorando i suoi rimbrotti - Corri dietro a Ewing da che mi ricordo, perché non approfitti della festa dei fiori per dichiararti a lui?- Cunie drizza la testa e inizia a scrollarla con decisione. No. Mai. Nemmeno per tutto l’oro di Ixo. - Oh, non sei una gatta, sei una polla!-
    Quando la porta si apre, James vedrà Ewing entrare nella stanza di Fianna, e trovare una lupa intenta a strapazzare una gattina stretta per la groppa . Il generale fisserà le due in silenzio per un lungo momento, mentre le due ricambiano il suo sguardo con la stessa (e cazzuttissima) espressione seria.
    -Quando avete finito di litigare, Kenisha vi vuole a cena.-

    - Miao!Miao!- risponde la gatta annuendo.
    La lupa soffoca un abbaio, visto che ha la bocca impegnata.


    Altri frammenti di vita si susseguono, James assisterà alla storia d’amore del vecchio sé stesso con quell’ennasiana buffa e impedita, fino a quando, non la vedrà portar via. Il momento è terribile, Cunie viene trafitta da un gancio e trascinata all’interno di un varco. Fianna tenta fino all’ultimo secondo di afferrarla , ma sbatte contro la barriera che si richiude, Ennas, urla come se gli avessero appena strappato dalle braccia un neonato e non un soldato. Nelle celle di Hellèna, Cunie viene torturata, bruciata con ferri roventi, quando entra nell’arena, è una crosta di sangue che cammina, ma nonostante tutto riesce a portare a casa la pelle. Vuoi per l’aiuto di chi era con lei, vuoi per abilità, è viva quando l’ultimo demone dell’abisso viene abbattuto. Alastor mormora che è un brutto momento quello che sta per accadere, ma James deve vedere. La ragazza inizia a dare segni di sofferenza, lascia cadere la spada, e si accorge di avere il palmo della mano piene di vesciche gonfie di siero. Biule si fa avanti, sorride alla donna mentre questa la guarda sconvolta - Pensavi davvero che avremmo permesso alla moglie di uno dei tre generali di uscire viva dall’Arena?- le sussurra all’orecchio mentre l’abbraccia al collo - Morirai qui, e non solo questa volta.- Cunie aggrotta la fronte mentre Biule si allontana da lei, le prende il mento fra due dita, e avvicina e preme la bocca sulla sua.
    Se James non sa che vuol dire, Umabel andrà in ebollizione. E’ il bacio della morte, Biule ha maledetto Cunie in tutte le vite in cui sarebbe entrata - L’ha condannata a morire e morire ancora per tenerla lontana da te.-
     
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    James Christoper Allen cerca di abituarsi, il Regno di Erellont è un trionfo di armonia e di bellezza, può vederne l’ombra, nel suo tempo e se ne rammarica, si guarda attorno, senza parlare per qualche secondo, lancia uno sguardo alla scalinata, ai bambini, agli adulti.
    «È un bel mondo in cui vivere.» commenta quasi fra sé e sé, l’aria è leggera, l’umore stesso pare distendersi, perciò arriva nei pressi dell’albero rilassato, sorridente, non emana la sua aura consueta, ciò può apparire strano, ma non vi si sofferma con la mente.
    James cinge la gatta con le mani, non fa una piega agli sbuffi minacciosi, non ha paura ma non sono le dimensioni della bestiola a guidarlo, conosce abbastanza la famiglia di Marlene ed è sicuro che Alastor non gli farebbe del male, né lo condurrebbe in qualche oscuro labirinto e la gattina somiglia a Marlene, la ragazza che lui non ha conosciuto, che Mervin ha sposato.
    «Non aver paura.» la rassicura, mentre lei si trasforma, ha l’aura di una Ennasiana, però si trova con un peso maggiore da sorreggere, sorride di nuovo per rassicurarla in quel volto dimenticato. James la posa sull’erba, delicatamente, la saluta e la fissa correre via, una bambina affascinata da un guerriero di Roel, non può essere la prima o la sola.
    «Mi hanno detto che Cunie non ebbe figli. Voi discendente da suo fratello?» chiede, una semplice curiosità, perché non saranno usciti dalle uova, come dei Pokemon, anche se non lo stupirebbe più di tanto, data la singolarità della famiglia.
    Ispira, espira, il tempo per trovarsi in una stanza, ha l’istinto di scusarsi, di parlare ma capisce di essere un osservatore esterno, la ragazza che scorge ha i capelli rossi, sono boccoli naturali, ma gli ricorda Danica, ma non è la sua amica, non è del tutto. È una fanciulla di rara bellezza, come in molti racconti, non ha efelidi sulla pelle e lo sguardo è vivace, simile a quello di Danica.
    James guarda Alastor, ha capito chi sia la Ennasiana, anche la sua amica dai capelli castani, non meno bella, non meno vitale, sorridente, allegra, come lo è Marlene, se non ha qualche Demone a darle problemi.
    «Sono sempre state amiche.» dice, almeno, questo può affermarlo per diretta esperienza, non sono poi tanto dissimili, ragion per cui vanno d’accordo.
    L’uomo sorride, abbassa il viso, anche Marlene ci mise qualche tempo ad avvicinarsi a Mervin, una faccenda narrata ai bambini, la conosce bene e Umabel ne ha parlato a James, piccoli ostacoli, tutti superati.
    «La festa dei fiori.» ripete, non ricorda di averla udita e non gli è sconosciuta, trattiene un breve risata allo scambio di battute e poi, Ewing si affaccia, lui rimane immobile, spiazzato, sente il bisogno di tossicchiare, mentre scorge quella lupa dalle zanne affilate, somigliare ad un’adorabile compagna di giochi, come la gattina che sta scrollando giocosamente, nel silenzio, ride piano.
    Il resto è la vita di Cunie e di Ewing, non ha bisogno di spiegazioni, la proposta di nozze che giunge al termine di una sanguinosa battaglia, dove la fidanzata è ferita, prossima a uno svenimento e il fidanzato sembra uscito da una macelleria, circondati da cadaveri di Demoni, arti mozzati, liquami non meglio specificati, fra soldati malconci ed altri attenti, un po’ dubbiosi sulla scelta del momento ideale, tranne Fianna, lei è irriconoscibile per il sangue nero rappreso sulle vesti, fra i capelli, persino sul viso ma sorride commossa, si lancia per agguantare i due piccioncini ed Ennas è costretto a bloccarla per le braccia, mentre esprime la sua benedizione.
    Assiste al matrimonio, alla gioia degli sposi, delle loro famiglie e poi, l’arrivo nella casa di Roel, dove c’era un via vai perpetuo di amici, di persone bisognose di consigli, di conforto, di bambini, di soldati. Cunie ed Ewing accolgono tutti, sono felici di non essere soli, sanno di essere amati e amano il popolo di Erellont, lo proteggono dal male, perché è ciò che meritano quei visi tanto cari. Pensano ai loro figli, hanno una stanza vuota, pronta ad accogliere il loro primogenito, chi sia non ha importanza, i suoi genitori lo aspettano con ansia.
    C’è la fine, una battaglia e Cunie svanisce, un gancio l’arpiona, la trascina via, anche quando Fianna prova a trattenerla, sino a urtare violentemente contro la barriera e il lupo ulula, mentre Ennas piange per quella bambina che ha veduto diventare donna.
    James si allontana dal campo, dove intravede Finegar raggiungere lo Sposo del Sole, ragguagliato sulla perdita e si trova altrove, un luogo detestabile, dove Cunie è tormentata, indebolita, non ne capisce il motivo. Vogliono informazioni, ma non le avranno. Lei non cede, perciò affronta l’arena.
    È debole, fiaccata dalla fatica, dalle auree infernali ma non è vinta, sa combattere, sa difendersi, sa attaccare, non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, come Meredith, anche lei non crolla alla fine della battaglia.
    James guarda la sua mano, pensa ad un veleno, cerca Alastor per avere conferma e Umabel conosce Biule, l’ha vista in molti corpi, quello che mostra è perfetto, il ricettacolo della Lussuria ed è ugualmente disgustante per il Serafino.
    L’aura è mutata in cupa tempesta di fulmini, non sa quanto si possa notare, James sa come Umabel. Cunie è maledetta, per il suo amore, per la sua purezza, ogni volta che si affaccerà alla felicità, qualcosa stroncherà la speranza per il futuro.
    «Avrei dovuto tenerti in vita, ancora e ancora per infliggerti ogni tormento. Tu maledetta dal Cielo, possa essere rigettata dall’Inferno, distrutta prima della Fine, immonda creatura senza Dio, avrai la pietà che hai elargito.» tuona cupo Umabel e tutto sommato, anche nel contesto, molto rassicurante non è, si tratta pur sempre di una Soldato del Padre, non di una pulce di Biriam.


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    Alastor annuisce. Cunie aveva un fratello di qualche anno più giovane. I McMahon discendono da lui. Il destino di Cunie si compie, viene maledetta, e tra gli spasmi della morte, viene a conoscenza del suo destino. Morirà. Ogni volta che sarà vicino alla felicità. Morirà. Spira tra atroci sofferenze, tra gli ennasiani e roelliani che assistono impotenti. Viene scaricata, ormai morta, ai piedi del cognato, un giovane dall’aspetto di un ragazzo di circa vent’anni che fissa il cadavere orripilato. - Tuo fratello.- mormora Alastor indicando il roelliano tremante di rabbia. Biule si bulla di quello che ha fatto, ha ucciso la moglie di uno dei tre generali, quando ci metterà il buon Ewing ad impazzire? Chissà che casini che combinerà lo scudo dei deboli a Erellont. Ucciderà e basta, o sazierà il suo santo uccello con qualche povera vergine? - Sarebbe fantastico, un così bel giovane, demone della lussuria e della perdizione- Finegar ha già la mano alla spada, ma Faloan è più veloce di lui, il sangue schizza mentre apre in due il volto del demone. Viene tirato indietro dai compagni, Eoin da una parte e Seria dall’altro braccio. Se fosse per lui, sgozzerebbe quella maledetta con i denti - Smettila, devi pensare a tuo fratello ora.- Biule svanisce, ridendo mentre Faloan si fa carico del corpo della cognata. Il lutto è terribile, Fianna sembra una bambina mentre piange aggrappata al mantello di Faloan. Ewing siede immobile accanto al letto occupato dal corpo della moglie. Ennas è accanto a lui, immobile come una statua, e bruciante d’ira per quello che è stato fatto a uno dei suoi soldati. Finegar, siede dall’altro lato di Ewing, glie tiene un braccio attorno alle spalle, e l’ha fatto piegare verso di sé per fagli appoggiare la testa contro la sua.
    - Maledetta lei. Maledetti entrambi. In ogni vita, lei è morta prima che poteste incontrarvi.- spiega Alastor sulla spalla di James. Una serie infinite di vite che si sono appena sfiorate, senza toccarsi mai scorrono davanti al serafino. Dolore su dolore, per entrambe le parti . Una bestemmia per il paradiso, che alla fine, non è più stato a guardare. Solo un angelo poteva permettere a Cunie, di rincarnarsi in una donna che, questa volta, sarebbe sopravvissuta. Azrael, l’angelo della morte. Marlene è appena nata, le condizioni di Aislinn sono gravi, James è un ginecologo, si renderà conto subito che, chi ha fatto partorire sua suocera è un cane con la laurea. Un giovane Etienne Archer, cerca di capire perché sua moglie stia perdendo sangue come un rubinetto aperto, mentre la donna guarda sua figlia appoggiata al suo seno, come se già sapesse che non riuscirà a salvarsi.
    - Ho capito.- oltre il letto, si manifesta la forma eterea di Azrael - Fallo.-
    Il viso di Azrael è quasi dispiaciuto - Hai capito bene, Aislinn? Perché io possa possederla in futuro, tu devi morire.- La donna sorride. Sì, ha capito. Aislinn muore , tra la disperazione dei presenti, Alastor abbassa lo sguardo, è pur sempre sua figlia quella che ha appena esalato l’ultimo respiro. Scende dalla spalla di James, e questo si ritroverà a cadere all’indietro, trovandosi di nuovo di fronte all’arazzo. Il gatto è un uomo, un bell’uomo, tipico ennasiano, molto alto, dal fisico non particolarmente massiccio, ma che emana lo stesso una sensazione di forza e vigore.
    - Questa è una parte del tuo passato, generale, l’altra è qui.- infila una mano all’indietro della giacca e tira fuori un libro dalla copertina di pelle rossa - Livia ci ha riportati in vita per affidarci questo, ci ha detto di proteggerlo a costo della vita, di non affidarlo a nessuno, nemmeno al Chieftains fino a quando il momento non sarebbe stato propizio, e il momento direi che lo è. - Alastor porge il libro a James con un sorriso, può prenderlo senza problemi -Sapere perché Aislinn è morta è stato un sollievo. Quel macellaio non l’ha uccisa, lei ha scelto di morire per salvare sua figlia. È morta felice, e anche noi lo siamo. Dillo anche a Marlene. -



    Alastor è ben disposto nei tuoi riguardi. Puoi approfittarne, è un png più che favorevole alle indagini!
     
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    James C. Allen
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    James non riconosce la propria moglie, può essere crudele ma è la sua consolazione, anche Umabel sussurra che scruta il Passato per non avere un Futuro migliore, non deve farsi travolgere, perciò ingoia a vuoto, serra i pugni e mormora solamente che è ingiusto, crudele, ma scuote piano la testa.
    Cunie è condannata, James è sul campo, dove Biule restituisce il corpo martoriato della povera ragazza, distoglie lo sguardo per un attimo, salvo fissare il viso del fratello, hanno un tratto simile, gli pare mortalmente pallido ed è la rabbia, l’angoscia di giorni che esplode nell’ira. Possono uccidere Biule, ma non è questo il tempo e Faloan ha perduto una sorella, più che una cognata e non può deluderla, lasciando senza sostegno suo fratello, asciuga le lacrime. Faloan smette di divincolarsi, accetta il suo ruolo per amore, sa che Ewing non cadrà nella perdizione ma il dolore si abbatterà di lui, come una scure; lascia svanire Biule, la maledice. Mormora, confuso dalla sofferenza, dalla visione del cadavere che Kenisha non deve vedere, non può sapere. Il bambino che porta in grembo, sta subendo la sua ansia ed il cerusico non sa come infonderle maggiore serenità. Kenisha è una guerriera, però quando il triste corteo si volta, lei è presente, ha i capelli biondi, scompigliati dalla corsa, il vis pallido e gli occhi lucenti, indossa un’ampia veste. Seria corre verso di lei, cerca di coprire la visuale, ma è tardi. Kenisha scoppia in singhiozzi, poi rilascia un lamento, sembra non aver fine, Ennas si riscuote per sollevarla fra le braccia e portarla al sicuro.
    James scuote il capo, sospira, troppo dolore in una famiglia innocente, Ewing è spezzato, il cuore freddo, non insensibile o indurito, afflitto, appesantito dalla pena, un fardello che non sa trascinare.
    Kenisha ha partorito sua nipote, alla fine, una bambina sana o lui sarebbe impazzito completamente, ad una nuova disgrazia, però non ha più gioia nella vita, solo rassegnazione, non vede spiragli, non scorge che l’amore per la famiglia, il dovere verso il popolo e la delusione che arrecherebbe a Finegar, a Ennas, a Livia, se non tornasse a combattere. Non ha lacrime. Non ha parole.
    Fianna piange rabbia, sgomento, come i suoceri, una coppia di Roelliani, che cercano di confortare Ewing, c’è Finegar con Cayden in silenzio, la testa abbassata, intravede Seria che stringe la mano di Eri, Ewing ha un campanellino d’argento in mano, lo stringe e tace.
    Il Serafino è strappato via, scorge altri volti, altre esistenze, lo stesso epilogo ancora e ancora, nessuna scappatoia, nessuna eccezione, nessuna Giustizia che pone fine al tormento. James sta per aprire bocca ma arriva il giorno di Aslinn, giovane e bella, anche vicina alla morte, non l’ha mai incontrata, l’ha solo sentita nominare, raccontare da chi ha avuto la fortuna di vederla. Lei sarebbe stata un’ottima mamma, anche per Charles, che tanto amava, la prima a notare l’orrore impresso sulla sua schiena, sarebbe stata la mamma di Marlene e di altri ancora, invece è giunta alla fine.
    Azrael giunge, lo scambio sembra un patto fra due parti, Aslinn accetta, ringrazia la misericordia celeste, mentre la sanità terrena molto meno ed esala il suo ultimo respiro.
    James intuisce cosa provi, non si lamenta della rovinosa caduta, sente il santo sedere reclamare, ma si raddrizza col busto.
    Prende il diario, quasi ha paura gli scoppi in mano, alza il viso su Alastor: «Aislinn è nella Rosa dei Beati. La potrete rivedrete, so che sei suoi padre e non puoi smettere di pensare a lei, ma lo dirò a Marlene, l’ha vista, nella sua lotta contro Berith e lei ha visto i suoi nipoti, ha visto tutti voi.» afferma, apre il volume, Umabel sa cosa è accaduto, sa che Aslinn è arrivata a dare coraggio alla figlia, al marito, al figliastro, alla cognata, aveva mezza famiglia in quel cimitero.
    «Marlene non è nata nel 1400, avete fatto qualche inchiesta sul macellaio dell’ospedale?» domanda con un sospiro. «Era Umano? Era legato a Biule? Sai, non penso sia una coincidenza.» fa presente, può sbagliarsi.
    «Tu sai cosa è successo, allora?» domanda con sguardo serio, intenso. «Cunie mi ha portata qui, nella stanza di Sittachai. Mi hanno detto che il bambino uccise tutti, tranne Fianna. Chi sono, tutti? Sono tornati sulla Terra, come Fianna e me? Ho bisogno di sapere, perché temiamo possano prendere il bambino e chi deve perdonarlo. Come è possibile che sia mutato in una sera? In un’età ancora precoce. Non ha senso, il padre poteva arrivare a lui, certo ma possibile che nessuno abbia notato nulla? Biule ha forse dato una mano?» una bella sbrodolata di domande, ecco cosa succede a dare un dito al Serafino.


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    - Noel Archer, denunciò l’ospedale, il medico curante. Secondo l’autopsia soffriva di un problema di annidamento della placenta.- da bravo medico, James non avrà bisogno che Alastor gli spieghi nulla. La placenta era annidata troppo in profondità nell’utero, e quando è stato il momento di espellerla, subito dopo la nascita della bambina, l’utero non è riuscito a contrarsi per farlo. E qui l’emorragia, sei litri di sangue persi in pochi minuti, Aislinn si è spenta sentendo la vita che la lasciava goccia dopo goccia - Non è qualcosa per cui si muore, l’avvocato disse a Noel, che un intervento di urgenza, avrebbe potuto salvarla, ma nessuno fece nulla. Aislinn è morta dissanguata, fra Etienne e Noel che sbraitavano perché nessuno voleva darle una mano, e credeva che fosse qualcosa di grave.- Inspira ed espira profondamente - Anni dopo, Biule mi disse che era stata lei . Me la trovai davanti, aveva un nuovo corpo, mi disse che aveva cercato di uccidere la futura sposa di Umabel, ma che non c’era risucita. Non ancora. pochi giorni dopo, Noel morì, e Marlene fu investita da un auto pirata. Tu non ci trovi nulla di strano?- si scoprono gli altarini - Avrebbe voluto uccidere anche Charles, l’amore promesso da Livia a Fianna, ma Sara l’avrebbe scuoiata con un paio di forbicine per unghie se si fosse avvicinata a suo figlio prima che il momento fosse propizio per farne un cavaliere dell’Inferno.-
    Alastor socchiude gli occhi in un sorriso divertito. -Non mentire, noi non la rivedremo. Non il Paradiso che ci attende, ma i Campi Elisi.- Non servono Dio, non lo riconoscono come Padre, anche se lo rispettano, non è quella la metà ultima del loro viaggio. - Non possiamo cambiare la nostra natura, siamo sogni, siamo figli di Livia, sono pochi quelli di noi che hanno accesso al Paradiso.- E’ stato strappato una volta dall’abbraccio della signora dell’Ade, non accadrà ancora. Si umetta le labbra mentre si guarda attorno - Tutta la famiglia di Braudar, una delle più potenti di Roel, è sparita nel corso di un pomeriggio. Padre e madre, i tre figli, una nipotina, e l’animale di compagnia di quest’ultima, una volpe appartenente al piccolo popolo. La statua di Lorne il coraggioso si trova a Liliveth, l’allora regina dei nani, un angelo, decise di voler rendere omaggio alla morte di quella sventurata creatura. - L’angelo in questione era Anauel, al momento membro della Legione di Erellont, con un nuovo corpo - Sono loro quelli che morirono, e che devono dare il loro perdono. Oltre al Traditore salvato per le penne da Livia, che gli staccò il bambino di dosso un attimo prima che lo sbranasse.- tira le labbra in un sorriso di scherno. Di certo non si aspetta che Finegar faccia il prezioso, visto che lui ha combinato qualcosa di molto simile, in scala ben maggiore. - Secondo quanto c’è scritto in quel diario, siete tornati tutti, ogni volta che vi incarnate, vi incarnate tutti insieme. E’ parte del vostro destino, ritrovarvi sempre, in un modo o nell’altro.- Si morde le labbra pensoso, gli occhi bassi. Nemmeno lui riesce a spiegarsi come sia possibile che Sittachai sia impazzito - I mezzidemoni non riescono a mantenere la loro forma umana in caso di stress o di pericolo. Sittachai non aveva alcun motivo di sentirsi attaccato , era a casa sua, in famiglia. Livia non è mai riuscita a capire cosa sia successo, pensava ad un attacco di Serpesia, uccidere uno dei tre generali, per attirare fuori da Erellont gli altri due, all’epoca, fra i tre governanti dell’esercito dei sogni, c’era una sorta di legame quasi simbiotico. O magari, il figlio del demone della conoscenza e della prima strega, è semplicemente troppo potente per questo mondo. -

    Edited by John Sinclair - 7/8/2017, 01:04
     
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    James C. Allen
    Umabel - Serafino - Dottore - Scheda [x]

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    James Christoper Allen non accenna ad alzarsi, non ancora e le emozioni attraversano la sua mente, una nube indistinta di rabbia, di sofferenza, di senso d’impotenza per le vittime, che lui non ha salvato.
    «Io non mento, Alastor.» la voce di Umabel è profonda, sebbene seria, si percepisce nitidamente la sua bontà: «Rivedrete Aislinn, perché vi è stata strappata dall’Inferno, dalla crudeltà di una Demone e questo è un affronto alla Misericordia del Cielo. Un giorno, la rivedrai e questo non può giustificare ciò che ha subito, quello che avete passato, ma la catena sarà spezzata.» fa un cenno di assenso, non è stato caso che Biule abbia braccato Marlene, nonché Charles, anche se abbia mollato la presa, vista la presenza di Sara. Piega le labbra in una smorfia pensosa, non tollera che siano morti degli innocenti, però la Giustizia a tempi imperscrutabili. «Biule non era una sprovveduta, né incapace di ordire dei piani, vi ha seguiti ad ogni passo, tutti voi. Non ha avuto ripensamenti, ha scelto il suo obiettivo ed è rimasta concentrata. Non tutti i Demoni sono dementi, purtroppo.» parla con una punta di disprezzo, non può che rigettare ogni singolo servitore degli Inferi, adoperarsi per condurlo al cospetto del Padre, possibilmente in svariati pezzi.
    James si stringe nelle spalle, mentre solleva gli occhi sull’arazzo. «Un’intera famiglia, un animale del Piccolo Popolo sono massacrati, però nessuno sembra conservarne il ricordo. È sparita una statua da Roel ed è stato Finegar a farlo notare, perché ricorda. Lui è uno fra i pochi con Jiroshi e la principessa Liriope. Abbiamo ipotizzato che il secondo Scudo dei Deboli possa saperne di più, se evocato, che si possa chiedere ai Thorton, anche per capire come un bambino abbia avuto una reazione simile.» rigira il diario fra le mani. «Ci siamo incarnati, Danica conosceva già l’identità di Fianna, mentre io ignoravo la mia. Sappiamo che la bambina è tornata in un corpo umano, al momento. Gli altri, saranno certamente Roelliani, come lo sono stati nella vita precedente.» afferma con un barlume di speranza, la logica lascia supporre sia andata in quel modo, non ha voglia di cercare incarnazioni ad ogni angolo, fra l’altro.
    «Hai ragione, può essere un’ipotesi interessante, indebolire il Regno, gli altri due generali, anche se forti, non avrebbero retto l’Orda di Incubo, se fossero scesi in campo gli eserciti sarebbe nata una guerra. Sittachai non sapeva chi fosse, almeno, questo ho intuito. È stato uno sbaglio, in buona fede. Qualcosa deve aver liberato la sua parte demoniaca, dubito abbia potuto incontrare il padre naturale. Aamon ha altri modi per influenzare i suoi bersagli, però e io sono sicuro che abbia usato la sua sapienza per arrivare al figlio, per scatenare una guerra o non lasciarlo crescere in maniera retta.» James scuote la testa. «Sittachai è potente, non può non esserlo, dati i genitori. Se fosse cresciuto, sarebbe stato una risorsa per il Regno e un avversario per Biriam. Lui non è destinato all’Inferno. Nessuno ha un destino, altrimenti, non esisterebbe la Terra dei Sogni. Livia può aver visto il piano, ma non i mezzi ed è strano. Devo trovare gli altri, prima che accada qualcosa. Hanno già cercato di uccidere la ragazza, non staranno fermi, in attesa di una nostra mossa. Spero che Jiroshi abbia tenuto al sicuro il bambino.» posa la mano sinistra sul pavimento, fa forza per sollevarsi.
    «Chiederò di parlare a Finegar, così potrà perdonare Sittachai. Mancano: il fratello e la sorella di Ewing, i miei, la bambina che è pure Umana, la volpe del Piccolo Popolo, alcuni non sappiamo dove siano. I genitori, mancano anche loro.» sospira nel fare il conto. «So che vogliono andare a Liliveth, l’ha deciso Wilfred, il mio Protetto con sua moglie, Clio. Lei non sa molto di più, pare, tranne che i bambini andavano e venivano dal Tempio, cosa normale, prima che Melpomene vi si barricasse dentro.» conclude con un’alzata di spalle.
    «Alastor, questa maledizione che ha sterminato troppe vite, distrutte molte famiglie. Livia ha posto le basi per dare un futuro migliore a tutti, ma sta a noi, sfruttarle a dovere.» dice, come se fosse costretto a sposare Hel.
    «Venite a trovarci, sia tu che Dominic, vediamo Ellione ed il marito, ogni tanto ed i vostri nipoti. Sono sicuro, che i bambini siano contenti, sono con Etienne, adesso.» sorride a quel pensiero. «Se hai qualche consiglio, prima che legga, lo accolgo con gioia. Un’incarnazione, come capisce di essere tale?» la domanda da un milione di dindini. Lui non l’ha ancora compreso, anche se lo è ed è consapevole. È un Angelo, ha dei limiti.

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    - E’ successo qualcosa, da quando John è tornato a Roel, alla ricomparsa di Sittachai. Qualcuno ha rubato la statua per far si che il ricordo del massacro non affiorasse. Probabilmente non si aspettava il ritorno di Finegar e di Jiroshi, uno senza memoria a Biriam, e l’altro intrappolato nell’incantesimo della non morte.- Ovviamente non si aspettavano che la strampalata famiglia di gatti, sapesse tutto e che , nell’ombra, stesse attendendo il momento giusto per vuotare il sacco. - Il problema è, perché non ha sottratto anche la statua nella volpe all’interno della Montagna?- chiede -C’è qualcosa lì che ha impedito il furto? La presenza della Fiamma della Virtù e di un Re mezzo Elpis ha impedito un attacco?- chiede. Accenna un sorriso - I nani sono creature semplici e molto ospitali. Non avranno problemi, anche se il re non è un miracolo di simpatia, ho sentito dire che la sua futura regina lo sta ammansendo- ridacchia mentre annuisce - In passato, le figlie di Zeus, avevano le porte aperte per i bambini del regno. Io stesso si può dire che sia cresciuto per quelle stanze. Poi Erato morì, Polly discese sulla terra, credo che Melpomene si sia sentita abbandonata dalle sorelle e che abbia chiuso i ponti per questo.- Ovviamente è solo una sua supposizione.
    - Se Livia ha maledetto Sittachai, è perché non aveva altro modo per salvarlo. Il bambino era troppo giovane per venire a patti con quanto fatto, non avrebbe retto al colpo di aver le mani sporche del sangue di tutti i suoi familiari. - è stato un gesto estremo, che è costato caro un po’ a tutti - Danica ricorda che era Fianna, perché è morta durante la presa del Santuario, anche se scometto che non ricorda proprio tutto.- accenna ad un sorriso mentre indica il diario con un colpetto delle sopracciglia. -Pagina diciotto.-


    “ Ho promesso alla mia cara Fianna che avrebbe avuto di nuovo qualcuno d’amare. Ho visto nel suo futuro, Polimnia avrà degli eredi, ed uno le apparterrà.”

    - Sta parlando di Charlie.- ride Alastor strizzando gli occhi e arricciando leggermente il naso. Ride come Marlene. - Oh beh…Mi piacere…- si zittisce e si volta. Una serie di latrati isterici rimbombano per il palazzo, preceduti dal trottare di zampe pesanti. Un secondo gatto di pallas, leggermente più piccolo della forma felina di Alastor, passa fra le gambe di James, per poi saltare fra le braccia di Alastor. - Papà proteggimi!-
    La fonte di tanto orrore è una minuscola volpina di pomerania, che si ferma a ringhiare verso i due, bellicosa come un lupo, prima di riprendere l’assalto. Quando James tornerà a guardare padre e figlia, troverà due gatti, ritti sulle zampe posterio, e comicamente abbracciati.
    -Dominic sta calma!-
    -Mammina non uccidermi!-


    Niente da fare, i due gatti devono correre per salvare le loro nove vite, mentre Dominic inchioda di botto, si gira verso James, e -WOOF! lo saluta, con un abbaiare da giocattolo per bambini, prima di riprendere a correre dietro il resto della sua famiglia.
     
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    James C. Allen
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    James cerca di restare in piedi, non vuole mancare di rispetto ad Alastor ma non è il caso di restare in ginocchio o seduto sul pavimento, si massaggia la spalla, su cui il gatto si è appoggiato, ha la certezza di trovarci un livido e come Marlene tenesse venti e passa chilogrammi sulla schiena, si spiega solamente con la forza sovrumana degli Ennasiani.
    «Se fosse stata rimossa, in modo tradizionale, sollevando e camminando, qualcuno li avrebbe visto, anche durante la notte; Roel non è sprovvista di guardie, inoltre, si sarebbe fatto baccano. Escluderei un furto con la statua nel sacco di iuta.» risponde all’ex Bardo, ma può saperlo quanto e meglio del Serafino, sorride lieve. «Hanno usato la magia, io non sono pratico in questo senso. Hanno usato un’abilità acquisita, perché Pandora usa la psicocinesi, anche se non la includo fra i sospettati. Avere certi doni non è da tutti, neppure ad Erellont.» si passa una mano sulla fronte. Jiroshi era stato punito da Poseidone, gli occhi grigi hanno un lampo azzurro, poi ricorda l’atavico odio fra Maridi e Demoni. Il re può essere irruento, insensibile, però non immagina alcun motivo per avvantaggiare i potenziali invasori.
    Il Serafino aggrotta la fronte, pensoso. «Conosco il re ed è una persona onesta, mi fido del suo giudizio, ha un carattere particolare e francamente, non mi stupisce che la Fiamma della Virtù riesca a vedere la sua parte migliore.» si mostra anche bonario, quando il buon Mervin irruppe nella sua casa per folgorarlo, ricordi di banali screzi: «Sì, penso che chiunque voglia rimuovere le tracce dell’evento sia malvagio, perciò l’aura di una Elpìs, di un re per metà Elpìs e per metà Nano, insieme alla sua popolazione, possa far sorgere qualche dubbio, inoltre, Liliveth è la città nella Montagna, se il ladro arrischiasse il furto di una statua, non avrebbe possibilità di fuga e spiegata la ragione, sarebbe difficile evitarne la cacciata a colpi di martello sul sedere, con tutto il rispetto per l’influenza di Brianna.» ipotizza in tono pratico, lui prova a capire cosa si muova, dietro le quinte, abbia ragione o meno.
    «Conosco Melpomene, posso intuire il peso che posava sulle sue spalle.» appare comprensivo, non ha motivo di essere duro con Akrioma: «Io ho paura di perdere i mie fratelli, noi siamo soldati, siamo i Messaggeri di Dio, ma non vorrei mai esporli al pericolo, quando accade, sto male. Lei non è una guerriera, non lo sono le Muse. Erato ha un altro temperamento, anche Clio, più mite e riservata, però non indifesa. Melpomene non sarebbe riuscita a vivere, se fosse accaduto di nuovo, se avesse perso le sorelle.» fa un cenno con il capo. «Sarebbe bello, riavere il Tempio riempirsi di voci e di risa.» acconsente Umabel.
    James annuisce, Danica ricorda parte della sua vita passata: «Disse di aver avuto i capelli rossi, perché Phobos, agguantò la sua treccia, poté scorgere le ciocche, prima che la sgozzasse.» conferma, insomma, dettagli immersi con delicatezza, ma forse Alastor ha pure visto la scena, per quanto ne sappia, non vanno certo a ricordare i momenti più tetri delle passate esistenze. Lui si limita girare le pagine, sino a quanto non legge ad alta voce, sorride.
    «Sì, sta parlando di Charles. Lene non ha mai avuto dubbi, ma lei ha fiuto per queste cose.» scuote il capo ridendo: «Charlie ha il sangue di una Musa, ma forse ha anche quello di una vittima innocente. In termini di praticità, Charlie potrebbe essere il fratello di Ewing. Siamo sempre andati d’accordo.» ci spera, perché sarebbe un quadretto idilliaco, inoltre, Fianna si sarebbe accasata con qualcuno che pareva aver messo all’angolo, c’è giustizia in ciò, Umabel riflette con ottimismo.
    Il Serafino ha solo il tempo di non sbilanciarsi e non fare del male alla gatta: «Ellinone, stavo…» non fa in tempo a finire la frase, perché arriva Dominic, consorte di Alastor, madre di Aislinn e di Ellinone, un piumino di cipria con gli occhi e le zampe, tragicamente corte. «Salve, ci terrei a invitarvi a cena da noi.» sorride alla volpina di pomerania. «Se vorrete, passate da noi, anche al Monastero.» cerca di bloccare la visuale, ma l’altra è una guerriera esperta.
    «Grazie mille, buona giornata. Mi ha fatto piacere vedervi!» esclama, arriva la risposta di Dominic, che resta una signora beneducata, lui ricambia con un cenno del capo, in segno di rispetto. Rimane immobile, ascolta miagolii e ringhi, acutissimi e tonfi, altri suoni in un crescendo quasi rossiniano.
    «Cielo.» mormora James, stringe il diario di Livia, in caso lo restituirà ad Alastor, appena possibile, si avventura verso l’uscita, nella speranza che Dominic non faccia crollare il Santuario del Sole, ove riposa la regina ed il corpo di Ennas, di cui è la guardia.

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