Ruota Panoramica: Serata in famiglia

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    nid Grace Kingstone incrocia le braccia sotto il seno, la fila è composta e avanza con lentezza, quanto basta per darle una sgradevole sensazione, non ama la folla, l’avere poco spazio per muoversi, involontariamente, cerca una possibile via di fuga, ovunque si trovi, si guarda attorno nella vaga ipotesi di essere oppressa dai turisti, di desiderare solamente scappare lontano, in un vicolo buio, tranquillo nel quale ascoltare il proprio respiro, invece incontra la figura di Cayden Watson, alla sua sinistra. È alto, in forma umana, bloccato in un’età indecifrabile oltre i trent’anni, ha i capelli biondi, tagliati corti e gli occhi chiari, magnetici come quelli di un Gatto, la carnagione è invariabilmente chiara, quasi non potesse abbronzarsi al pari degli Umani; indossa una polo nera con linee bianche sul colletto, un paio di jeans scuri e scarpe sportive, non alcun gioiello addosso, il volto è ben rasato, la fisionomia armoniosa, non la stupisce che parecchie ragazze o donna, come alcuni uomini, lascino indugiare l’attenzione sul Gatto, prima di bloccare su Clio, la Custode della Storia.
    «Jiroshi è stato il mio maestro.» riprende il discorso, lasciato cadere per accertarsi delle ombre ai loro piedi. «Mi insegnò a leggere, a scrivere, mi regalò un libro, disse che era un tesoro incomparabile con l’oro. Il suo modo d’insegnare era spettacolare, riuniva i bambini, i ragazzi e li incantava, dove qualsiasi altro si sarebbe limitato ad impartire nozioni. Lui andava oltre, non dava informazioni, lui comunicava con ognuno, stimolava lo spirito critico, la curiosità, l’autonomia, insegnava a crearsi una propria cultura.» la cadenza perfetta con cui si esprime, il suo lessico ricercato paiono testimoniare a suo favore. «Dovresti vederlo per chi è, veramente, una risorsa per la tua Arte.» conclude serafico.
    Enid si schiarisce la gola, mentre gli occhi si posano sulle strisce di stoffa azzurra intrecciate sul dorso del piedi, ha infilato dei sandali con un tacco importante, chiusi da un cinturino sulla caviglia, non sono adatti per il lavoro ma si gode una serata in famiglia. «Non ci fossi stato tu, sarebbe ancora qui, adesso.» si giustifica per la spinta violenta rifilata al Demone Gatto: «Ti piacerebbe avere qualcuno, che tenta di saltarsi in grembo, ogni volta che lo incontri?» domanda, sviando i dettagli intimi.
    Cayden ride, non la sua risata sarcastica ma quella rilassata, genuina e lei sa a cosa è dovuta, il suo umore è migliorato, non è cambiato ma incontra spesso Astra, chiacchiera con Wilfred, parecchie frecciatine velenose sono smussate da una gentilezza ritrovata. Finegar è vivo, si trova nelle celle di Roel, dove Cayden è andato a visitarlo, dal loro primo incontro, l’animo del Gatto si è alleggerito, i suoi occhi si sono illuminati per una preghiera esaudita.
    «Erato non è più pudica, non sto paragonando tua sorella a un Demone, ma sono entrambi portati ad una visione molto fisica dei rapporti.» dice, sembra convinto, abbassa il capo e sospira, fa una pausa, non ha il muso da gatto ma Enid intravede la stessa espressione di quanto controlla la sicurezza della casa: «Dove è finito?» domanda, finge di sbottare e traspare una certa tensione.
    Wilfred è andato a salutare un gruppo di studenti, incrociati per caso, mentre lo zio Ethan stava rimorchiando la cameriera del ristorante. Clarice era con le nonne, nel suo passeggino, un berrettino di cotone calcato sulla testa, una copertina di cotone ad avvolgerla nel caso riuscisse a prendere sonno, lontano dalla mamma.
    Enid si stringe nelle spalle, non è preoccupata e dubita stia combattendo contro l’Orda, armato di un coltellino svizzero.
    «Tu hai deciso.» soggiunge a bassa voce, quasi Wilfred potesse ascoltarli o la notizia fosse scabrosa.
    Cayden Watson individua Clarice, le due signore a cui sorride con tutto il garbo di cui sia capace, sente anche la voce di Ethan, che aggancia alla rete la sua nuova conquista e non avverte Wilfred, non ha traccia dell’aura, forse perché vicino alla Musa. «Le tue mezze frasi: iniziano dalla conclusione, oppure si fermano in punto oscuro nella mente.» replica, voltato di tre quarti: «Che cosa avrei deciso, Enid?» chiede.
    La giovane arriccia le labbra carnose, una smorfia, il silenzio fra loro si protrae per interi minuti; un uomo sembra deciso ad avvicinarla, ma basta un’occhiata di Cayden per farlo desistere: «Maiale, senza di lei, dipingeresti nelle caverne col sangue mestruale di tua moglie.» ringhia.
    «Erano mezzi per omaggiare Melpomene.» sorride Enid, il trucco leggero dona profondità al taglio degli occhi verdi, diafana con lunghi capelli castani sciolti sulla schiena, attraversati da riflessi dorati, appare bella e regale, come il suo retaggio divino esige. «Hai deciso di restare accanto a Finegar.» dice in tono neutrale, almeno così spera di sembrare.
    Cayden Watson reclina il capo, socchiude gli occhi, cerca di restare calmo; non riesce a comprendere la paura di Enid, che sebbene lo neghi, è sicura che sia disposto a voltare le spalle a lei, alla sola famiglia che abbia conosciuto, non importa come abbia tentato di rassicurarla, di smorzare l’ansia crescente, sembra lottare contro un’onda che si ritrae, salvo poi ritornare a bagnargli le zampe. «Finegar è in cella, dubito che ne uscirà a breve o che sarà portato in trionfo.» ammorbidisce il tono, mentre la mano sinistra cerca il contatto con i capelli: «Io vivo con voi, perché so di essere al mio posto. Non è il mio dovere, non è un favore che elargisco. Siete la mia famiglia.» abbassa la testa.
    Astra non ha questi problemi, gli Allen non hanno il panico d’abbandono, i bambini sono tranquilli, i genitori anche, mentre Enid sembra dubitare e non sa come rassicurarla, come farla star bene, al mattino, sente la sua voce chiamarlo, quasi avesse tagliato la corda di nascosto.
    Cayden sa cosa significa portare le cicatrici nell’anima, la ragazza può essere una donna, anzi una dea; può indossare un top azzurro con le maniche a campane che lascia nude le spalle e una gonna corta con una fantasia rosa e celeste, ma starà attenta che la sua schiena sia coperta, che i suoi occhi non incontrino estranei, perché la sua notte non è ancora finita.
    «Non me ne andrò, mai.» dice sottovoce, non desidera discutere, si sente a disagio in forma umana, in mezzo a uomini, donne, senza una sola arma con sé. «Non l’ho fatto, non lo farò. Mi credi?»
    «Sì.» Enid sembra seria, ma non è ancora rilassata, deve darle tempo, ha ragione Erato, perché è stata oltraggiata, perché ha perduto suo padre, perché è molto sensibile e Melpomene è riuscita solamente a destabilizzarla con la sua impresa, perché non sa che futuro darà ai figli e per mille e più ragioni.
    «Perché si sente un rimpiazzo, mio caro.» aveva chiosato Erato, l’idea che Clio potesse esserlo, non piaceva alla Musa dei Componimenti Erotici, anzi toglieva il sorriso dai suoi occhi.
    Astra non era stata gelosa quanto Enid, pensa il Gatto.
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    Doctor Cayden Watson. Gatto del Piccolo Popolo. Generale dell'Ordine di Zeus.



    Edited by James Christoper Allen - 28/7/2017, 03:06
     
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    ilfred George Mott indossa una camicia a maniche corte, un colore tra il bianco e l’azzurro e pantaloni leggeri di tessuto grigio, le scarpe sono sportive e ha gli occhiali calati sul naso, così come i capelli sono in leggero disordine.
    Il Padre di Roel gli ha sconsigliato di portare Kyu Kyu nella città di Londra, anche se il cucciolo emetteva verso abbastanza acuti da frantumare una vetrata, mordicchiava i polsi di Ygraine Sinclair, che cercava di distrarlo con una sfoglia al miele.
    «Sono capricci.» aveva ribadito John Eoin Sinclair, quando Wilfred si era trovato gli occhi umidi di Kyu Kyu: «La disciplina è importante, specie con i bambini e i cuccioli; ti senti una creatura senza pietà, che infligge una sofferenza indicibile ma fra quindici minuti, sarà andato a giocare da Jiroshi. Io ne so qualcosa, devi mostrare la maturità che non ha e così imparerà a fidarsi di te. Questo, trascurando il dettaglio che sia un drago, che un giorno sarà abbastanza grande da mettere l’intero Borgo di Roel.» gli aveva assestato una pacca sulla spalla. «Vai, divertiti. Se morisse di crepacuore, manderò Ygraine, in lutto, ad avvertirti.» aveva aggiunto.
    Ygraine aveva scosso il capo, ma lungi dal liberare Kyu Kyu, aveva insistito con il dolce, Wilfred si era voltato, su uno straziante: «KYU!» ed s’era visto crollare, voltarsi e prendere il piccolo, ma aveva obbedito a John, aveva mostrato forza e risolutezza, anche Moki-Moki aveva espresso il suo parere positivo.
    L’ultimo messaggio ricevuto era della signora Archer, che recava una lieta novella: Kyu Kyu aveva mangiato tre sfoglie al miele, un paio di datteri, aveva giocato con sua zia e si era appisolato, Moki-Moki era con lui e gli altri bimbi. Kyu Kyu aveva fatto i capricci, il suo cuore non era spezzato.
    Wilfred sbuffa, tutto sommato, non ha esperienza con i draghi, si è affezionato al cucciolo, gioca spesso con Clarice, anche Enid se ne prende cura ma i rischi che avrebbe corso sarebbero stati troppi, inutili. Sistema lo smartphone, avvicinandosi alla fila, la moglie è una figura minuta, appare più delicata accanto a Cayden, in forma umana, presentato ai famigliari che s’era abituati ad apprezzarlo quale gatto parlante.
    «Scusatemi.» sorride, si sporge per baciare Enid: «Ho salutato dei ragazzi, ho consigliato di visitarla mostra di reperti, poi mi hanno detto che Kyu Kyu si è addormentato, non ha fatto danni.» un lieto fine.
    Cayden fa un cenno con il capo, sa che sgattaiola a far visita a Finegar ma non a cadenza giornaliera, non scorda i suoi crimini e per quanto manipolato, la Mano del Sole è lungi dall’essere innocente, ha compiuto degli errori sul suo cammino e hanno provocato la caduta del Regno.
    «Non essere duro con lui.» gli aveva raccomando, il giorno precedente.
    Cayden Watson era passato fra le sue gambe, non aveva degnato di un solo sguardo il suo compagno, quasi non esistesse: «Wilfred, non sono vissuto secoli interi per ascoltare i tuoi oracoli.» aveva replicato sferzante. «Sei un ragazzo, non hai neppure cento anni. Hai molta più esperienza di tanti idioti della tua specie, però non abbastanza da essere un Antico. E io non sono duro, sono molto equilibrato, sempre.» aveva sollevato la coda.
    Wilfred aveva sollevato il piede, fingendo di farsi spazzolare lo stivale, Watson aveva soffiato senza intenzioni aggressive: «Poppante.» aveva detto, gli era salito sulla spalla, ma era stato costretto a scendere, onde evitare una frattura dell’osso.
    Il Roelliano fa un cenno di saluto alle nonne, non può vedere la figlia ma deve essere addormentata, si affianca a Enid sulla destra, guarda avanti a sé, studiando la lunghezza della fila.
    «In parole semplici.» congiunge i palmi delle mani fra loro: «Il bambino è stato perdonato da James, ovvero dal Primo Scudo dei Deboli, scelto da Livia e da Danica, una Guardia del Sole. C’è la ragazza, Cecily Murdock, all’appello ne mancano altri e pochi hanno dei ricordi della vicenda.» sospira Wilfred, mentre osserva sia Enid che Cayden.
    «C’è qualcosa di strano, dietro la mancanza di memoria.» fa presente il Gatto, le braccia incrociate e la fronte aggrottata: «Sarebbe stato ucciso uno dei Tre dei Generali, già questo avrebbe fatto parlare la gente da Roel a Liliveth. Le vittime sono un’intera famiglia, quando c’ero di mezzo i bambini, Livia non si conteneva. È stata attaccata una delle poche guardie di Ennas, non amava avere un scorta ed era ancora molto riservato, nonché Primo Arciere dell’intera Guardia.» il Gatto fa una pausa, si accerta di avere il tono basso e che nessuno li stia tenendo d’occhio. «Ricordo Fianna, era bellissima e molti hanno sperato di conquistarla. Lei aveva preso l’abitudine di gironzolare in forma animale, non era stata sfigurata ma era stanca di pretendenti, voleva stare solo con i suoi cari. Quando scendeva in battaglia, c’era ben poco da fare, poteva usare le frecce, gli artigli, le zanne o un pugnale ma eri il suo bersaglio, eri morto.» dice con la massima serietà, consapevole che Enid non apprezzi l’argomento.
    Wilfred annuisce, si volta sulla Musa, sa che anche Erato sta cercando di portare un aiuto concreto, mentre Clio non ha trovato niente nella sua immensa biblioteca, sebbene abbia sentenziato che esiste una testimonianza, esiste un testo su cui sono riportati i fatti ma non può dire altro.
    «Finegar, Jiroshi e la principessa Liriope non hanno alcuna lacuna, mentre Ennas ne ha troppe.» prosegue Wilfred. «Dobbiamo venire a capo della vicenda. Non so cosa minacci il bambino, ma dubito sia solamente l’ira di Aamon, ammesso che sia arrabbiato con lui. No, c’è qualcosa di strana, come la statua della bambina, svanita e nessuno che la ricordi.» la sua voce si spegne in un mormorio.





    Wilfred Mott

    Professore

    [x] scheda - [x] Guerriero di Roel - Squadra di Difesa
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    Edited by Danica Helena - 1/9/2017, 01:21
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    nid è insicura, per questo ha paura e ha paura, perciò è insicura. Un bizzarro cerchio, un comportamento sciocco, perché lei è l’immortale Ispiratrice dell’Arte, ha una famiglia cui appoggiarsi, un uomo che la ama e una bellissima figlia da crescere, la sua esistenza è ricca di soddisfazioni, senza che debba negare i guai. Crede alla promessa di Cayden, conosce bene il suo amico, non dovrebbe lasciarsi tormentati da altri pensieri, eppure affiorano e non riesce a cacciarli via, né ad affrontarli definitivamente.
    Finegar ha liberato Cayden dalla schiavitù, gli ha dato un nome, l’ha accolto in casa, lo ha portato in battaglia, il suo tradimento ha distrutto Cayden, perché non vi era più alcuna certezza a cui aggrapparsi.
    «Non voglio che Wilfred paghi le conseguenze.» sbotta d’un tratto, le braccia sono ancora incrociate sotto il seno: «Ha combattuto al suo fianco, a Rennas, ti ho visto nella bisaccia e portargli la maschera. So che non è in cima ai tuoi pensieri, ma è mio marito; le offese rivolte a lui sono anche dirette a me.» s’impone un’espressione seria, non severa, anche se potrebbe, perché è più antica di Cayden, partorita dalla Memoria stessa.
    Cayden Watson non apprezza le sue parole, sa che sono dettate da un’emozione violenta, però non merita di essere torchiato a scadenze regolari, perché Enid non riesce a convincersi della sua fermezza. Non è indulgente con Wilfred George Mott, ne è ben consapevole; l’ha guardato con sospetto, con la rabbia che affiorava nel pensare a Finegar che scagliava Astra dalla finestra, prima di accanirsi su Cailin e come il suo padrone, che assestava un calcio al cadavere di sua sorella, lasciandola scivolare nell’immondizia. Cayden non concede la sua fiducia con leggerezza, però Wilfred la merita, perché è gentile, comprensivo, non è ambizioso ed è coraggioso, lo segue silenzioso nelle sue crisi, sarebbe disposto a difenderlo, perché è suo amico, perché è parte della sua famiglia.
    «Non fare l’algida immortale, Enid.» non può esimersi dal rimbrottarla: «Ho ripreso a servire il Regno di Erellont, Wilfred è un guerriero e lo sono anche io, combattiamo insieme e ancora una volta, non è un favore che elargisco.» il Gatto sospira. «Basta, Enid. Sai cosa mi ha reso ingestibile con lui, ma non gli farei mai del male. Lui è mio amico. Io ci sarò sempre per la mia famiglia. Non posso darti alcuna certezza, se non la possiedi.» ricambia il suo sguardo con preoccupazione sincera. Non chiede nulla, con il tempo, si è affidata a Marlene, a Wilfred, alle sorelle e col tempo, non avrà alcun timore di perdere il suo affetto.
    Wilfred arriva, sembra sviare subito l’attenzione, tornando su Sittachai, il bambino maledetto da Livia, la discussione è seria, Cayden non lesina teorie e ricorda.
    «Quanti anni aveva il generale?» domanda Enid, dubbiosa.
    Cayden Watson si stringe nelle spalle: «Al momento della morte, non poteva averne più di cinquanta. Era stato addestrato, una volta, iniziavano da ragazzini ed era stato nominato generale, non poteva avere meno di cinquant’anni, può darsi che Finegar ricordi con più precisione. Era un esperto di armi, come suo fratello. La stessa Fianna, con un breve calcolo, doveva avere trentacinque o quarant’anni. Mi riferisco al momento del massacro, non abbiamo trovato alcuna data.» risponde, dopo una breve riflessione.
    «Tu dove ti trovavi?» aggiunge Enid, soppesa la faccenda con maggiore cura.
    «Nel Borgo di Roel. Ero già arrivato a Erellont e non da poco.» replica il Gatto, perciò reputa strano non rammentare uno scempio simile: «Finegar ha detto che sono stato io a cercare aiuto. Penso si riferisse alla Città di Ennas, ha aggiunto che ho visto Sittachai, perché lo aiutai a staccarlo dal viso di Fianna. Io ricorderei un bambino che divora il volto di una Ennasiana, ma non è così.» ed è esasperante, soprattutto, intuendo un motivo assai losco sotto l’amnesia. «Non ricorda neanche Astra, eppure mi ha riferito una cosa: James e Tillie sono Sinclair, figli della Rosa Bianca. Il loro sangue è di Roel, ma hanno vissuto da Umani. Erano più robusto, agili, brillanti ma restavano Umani. Cailin, che non era una sciocca, non ha mai pensato fosse preoccupante o strano. Lo riteneva normale.» guarda in viso i due coniugi. «Può aver cercato di proteggerli, forse non direttamente, attraverso qualcuno o qualcosa. Wilfred, tuo nonno, forse ha un memoria intatta: è un’Anima Beata.» azzarda verso il giovane. «Le Muse erano al Tempio, se Tersicore si è disperata, voi l’avete saputo.» si rivolge a Clio. «Penso che la famiglia dei Gatti, vada interpellata e Lilien. Non saprei, io andrò a trovare Winny, se ha consolato Fianna, può ricordare ed il Re, non era ancora nato ma forse, c’è qualcosa a Liliveth, oltre all’aura rilassante della Fiamma della Virtù.» sorride sardonico.
    Enid rilassa le braccia, nota Ethan con le due co-suocere, porta lo sguardo su entrambi: «Esiste una testimonianza scritta e non tollero sia nascosta alla mia vista.» dice con una sfumatura minacciosa, Clio è mite ma ha il suo orgoglio di Musa e si fa sentire, di tanto in tanto.

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    ilfred indugia con lo sguardo su Ethan, il primo a proporre il London Eye, improvvisamente interessato alle chiacchiere di nonne estasiate innanzi alla loro nipotina, passa la mano libera fra i capelli, quanto avverte fra Enid e Cayden non lo riguarda, né desidera intromettersi, conosce bene entrambi, sa quanto siano differenti nell’esprimere attaccamento, non dubita della profonda amicizia fra loro, aspetta unicamente sia palese anche a loro.
    «Dobbiamo scoprire chi era presente, quella notte.» conclude il suo ragionamento: «Proporrò a James di chiedere a Marlene dei suoi famigliari; mentre potremmo andare a Liliveth, chiederò a John, se ha qualcosa in contrario. Roel può allacciare dei contatti con il Piccolo Popolo, una visita sarebbe utile, in molti sensi. Infine, vedremo cosa siamo riusciti a trovare, se tutti sono incarnati, consapevoli, allora, possiamo iniziare a ricostruire gli eventi e cosa abbia portato Sittachai a impazzire di colpo.» trae un profondo respiro.
    La fila avanza, estrae il portafogli per controllare quanto abbia portato con sé, abbassa lo sguardo.
    «Cayden.» soppesa la domanda: «Qualche volta, mi domando se alcune cose le hai viste o ti sono state raccontate.» serra le labbra tra loro. «Non metto in dubbio quanto dici, solamente che dovresti avere circa trecento anni, invece da ciò che sai sembreresti più antico. Può essere per l’aver appreso molti avvenimenti, come per l’averli vissuti direttamente.» ha imparato la diplomazia, la simbiosi con Umabel è decisamente utile.
    Cayden Watson, infatti, non si scompone volge il capo su Wilfred, inarca le sopracciglia bionde. Lascia trascorrere alcuni secondi, pensoso. «In verità, non ricordo la data di nascita, ammesso che possa corrispondere a un calendario terrestre.» risponde, la voce è bassa, ogni sillaba sembra avere un peso, un significato per il Gatto: «Quando fummo rapiti, io avevo tre anni più di mia sorella, lei era piccola aveva circa quattro anni. Non saprei dire quanti anni trascorsi nel Regno di Caos. Dissero che potevo avere attorno ai cinquant’anni, eppure non trovarono i miei genitori. Noi non fummo i primi, non fummo gli ultimi a essere rapiti, alcune famiglie non sopportarono l’idea di aver perso i figli, di averli consegnati alla schiavitù. Morirono, insieme ad altri.»
    Wilfred sente una parte di sé, pentirsi della propria curiosità; soltanto il silenzio è adatto a quell’ammissione, spontanea, carica di orrore, di una sofferenza mai estirpata dall’anima.
    «Non è questo il punto.» dice in tono più freddo: «Un giorno, uno Reclutatore di Schiavi riuscì a prendere Cailin Sinclair, era una bimba. Roel ed Ennas insorsero, non avrebbero sopportato l’affronto, sarebbero andati sino a Memose, avrebbero liberato gli schiavi, recuperato la bambina e più ci pensavo, più pareva il perfetto casus belli.» Cayden trae un sospiro. «I Roelliani sono facili all’ira, non sono mai lasciati da soli, non dagli Ennasiani. Sarebbe stata una guerra, ma quante possibilità c’erano di assediare una città nel Regno di Caos? Nessuna.» piega la testa per fissare anche Enid. «Non era plausibile, il rapimento era il pretesto per attirare in trappola l’esercito, sterminarlo. Conosco i mezzi usati, sono abili ad ingannare, cominciare a guardarmi attorno, senza attirare l’attenzione e alla fine, ebbi conferma della mia teoria: nessun Reclutatore aveva rapito Cailin, ma dai soldati del’Orda, che si erano accampati fuori dai confini. Io ne vidi due, ma erano in tre, me ne accorsi tardi.» rilascia l’aria dalla bocca socchiusa. «Liberai Cailin, poi non ricordo molto altro, tranne che ho lottato a lungo o così mi è parso. Finegar disse che Cailin arrivò alle Porte, era sconvolta con un gatto fra le braccia, piangeva e voleva che il gatto fosse salvato ma Eri notò che non respirava, mi conosceva, perciò mandò a chiamare il fratello, che arrivò con Ennas e Livia. Cailin era inconsolabile, Livia mi prese fra le sue braccia. Rivedo il suo sorriso, che sembrava il sole appena sorto, che scacciava qualsiasi tristezza. Non era un Angelo, non era una Elpìs, però riusciva a donare un senso di pace, di serenità che non ho mai avvertito in altre creature.» spiega addolcendo appena il tono. «Disse che il mio coraggio aveva salvato Cailin, insieme a molte altre vite, perciò volle che beneficiassi di una lunga vita, come Winny. Mi era stata strappata l’infanzia, né lei era riuscita a prevenire un attacco ai danni dei bambini, ma io avrei avuto modo di essere felice. Sentii che le mie energie erano tornate, in qualche modo, non mi hanno più abbandonato e questa fu la Benedizione di Livia.» termina.
    Wilfred estrae una banconota da venti euro, fa un cenno con il capo. «Sei stato benedetto, come Winny, perciò hai veduto molte cose. È logico.» considera semplicemente. C’è troppo da dire, ma non in quel momento.
    «Vorrei portare qualcuno con me. Pensi sia fattibile?» domanda al Gatto.
    Cayden Watson si stringe nelle spalle: «Sì, non vedo cosa o chi potrebbe fermarti. Siamo in rapporti pacifici, non abbiamo alcuna ragione di mancare di ospitalità e Liliveth è bellissima, dovresti vederla, Wilfred, ne vale la pena.» risponde pacifico.


    Wilfred Mott

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    nid Grace Kingstone cerca di stringere il braccio del marito, annuisce a tratti, sa che suo zio può apparire capriccioso, a conti fatti è indubbiamente umorale, ispira ed espira a fondo, la sua aura si placa, anche i suoi pensieri si distendono, si allontanano dalla foschia dell’incertezza.
    «Potrei consultare il Grimorio di Lamia, cercare un incanto abbastanza potente da modificare la memoria collettiva.» inizia ad ipotizzare a sua volta, la voce bassa ha assunto una sfumatura decisa. «Non credo esistano molte persone in grado di portare a compimento un simile rituale, eppure è l’unica risposta sensata all’assenza di testimoni. Non possiamo scordare che Sittachai è figlio di Aamon e la portata dell’evento varca i confini di Erellont.» aggrotta la fronte. «Ci servono informazioni: contattiamo la famiglia dei Gatti, può andarci tranquillamente James, essendo un loro parente e Danica, in loro generale. Liliveth è il cuore della Montagna del Guardiano, potresti portare Albert. È un Elpìs, una creatura empatica, senza contare che una persona brillante. Infine, sappiamo che al Primo Scudo dei Deboli, ne successe un secondo, possibile che sappia nulla?» domanda retorica, Enid sa che il Terzo Generale è confinato nel Limbo e Clarice custodisce un frammento della sua anima, ma non ha idea di come sia possibile evocarlo.
    «Poseidone è di cattivo umore, hanno scoperto che Sillia non è la vergogna dei Maridi, né un essere sanguinario; sua madre è stata violentata da quell’essere ripugnante, soltanto il fulmine di Zeus, ha impedito che la rapisse. Lei non era svanita, non era fuggita, era imprigionata, alla stregua di una criminale. Ha agito in maniera folle, non so cosa possa averlo guidato.» sentenzia con un profondo sospiro. «I Maridi non saranno molto aperti, ma posso cercare di parlare a Liriope, a Eunice. Siamo cugine, noi non ci siamo mai chieste cosa accadesse loro.» la bocca si chiude in una smorfia.
    Melpomene aveva raccolto una pesante eredità, quando le sue sorelle erano finite nel vortice della guerra e la Terra dei Sogni era diventata una landa gelida, ha conservato la forza di cercare, di mantenere inalterate le tradizioni, eppure la paura di ritornare sola era stata il suo limite, perché non aveva concesso a nessuno di avvicinarla. Enid era appena consapevole di sé, non era riuscita ad aiutarla e sua sorella era andata alla ricerca di Mucha, il suo Protetto, senza dare notizie.
    Melpomene non era fuggita, era andata incontro al suo ideale di perfezione, in cui le sorelle erano riunite, in cui le discendenze prosperavano ed i Protetti sbocciavano, sotto costante protezione, ma non era mai stato tutto sereno, quieto, cristallizzato nell’eternità armoniosa idealizzata da sua sorella, loro erano forme di vita fra mille altre.
    Le Muse non si erano più accostate ad altri, non a lungo, non abbastanza ed erano arroccate nel loro Tempio, inviolabili e distaccate.
    «Ci sono i Thorton, sono antichi e sono esperti in bambini particolari.» dice tranquillamente: «Potrei andare a trovarli, così farei sapere loro che siamo sempre disponibili a proteggere ed aiutare gli innocenti.» si volta in direzione di Wilfred. «Il Tempio era un posto in cui i bambini venivano a giocare, Euterpe creava dei giocattoli e alcuni sono arrivati al mondo, come i puzzle; Urania li conduceva con sé, vedevano le meraviglie del cielo, mentre Calliope cantava, ispirava nelle loro menti, visioni incantevoli, sentivamo le loro voci, le loro risate, la loro vitalità. Io leggevo, ma per i bimbi, contano le immagini, i suoni, allora, rendevo ogni racconto reale, ogni bambino poteva decidere come concludere la storia. Livia amava quel che facevamo, ogni tanto, s’intrufolava a sbirciare, provava a risolvere i giochi, ascoltava la musica o il canto. Nessuno aveva nulla da ridire, perché alcuni ragazzini erano nel Sogno, accompagnati da Moki-Moki e gli altri erano al sicuro, nel Tempio. Sìneag, John, Fianna, Cailin, i bambini hanno incontrato le Muse, tutti i bambini ed è giusto.» termina, la sensazione di straniamento si fa più gestibile, mano a mano che il tempo passa.
    «Cayden, sei stato provvidenziale, non mi stupisce che la Regina ti abbia premiato. Tu hai salvato almeno due eserciti.» sorride con dolcezza all’amico. «Vado a chiamare lo zio, ha promesso di salire con noi.»
    Enid si svicola con delicatezza dal braccio del marito per alzare il braccio è salutare la madre, la suocera e Ethan, Clarice sembra tranquilla, ma se ne accerterà arrivata nei pressi della panchina.

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    ilfred non muove alcuna obiezione, fa un cenno di assenso, anche il Gatto non si scompone, ascolta in silenzio, la visione del Tempio delle Muse si colora di vita, non appare distaccato, grigio, con pochi spazi di condivisione e rigidi divieti di accesso, può immaginare le Muse educare i bambini, farli divertire, regalare loro un soffio di Arte nella loro innocenza, distende le labbra in un sorriso.
    «È ancora possibile, sono certo che Erato non si opporrà e d’altra parte, era abituata a vedere un po’ di movimento fra le sale.» risponde in tono incoraggiante, conosce la posizione politica delle Musa, il rifiuto totale alla guerra, alla distruzione, però hanno un amore sincero verso l’Umanità, come è nota la loro cura verso i bambini, le persone che erano in divenire: «Credo sia ciò di cui abbiamo bisogno, nessuno potrebbe rimproverarvi, se date qualche ora di svago a degli innocenti.» conferma.
    L’aria è intrisa di una sensazione piacevole, Wilfred non riesce a descriverla ma non è legata all’aura di Enid o di Cayden, né nasce dal suo umore; somiglia ad un profumo trasportato dal vento fresco, gentile della sera. È in grado di allentare la tensione nervosa, anche degli Umani, il brusio è diventato gradevole, intervallato da risate genuine, alzando gli occhi, nota qualche nuvola addensarsi attorno alla luna, ma l’armonia che pervade le anime, i luoghi è connessa agli Spiriti.
    L’opera di Berith ha gettato gli Spiriti nel terrore, imploravano protezione, invocavano soccorso, Wilfred si trovava nell’occhio del ciclone, svegliato di soprassalto nella notte, pedinato durante il giorno dagli inquieti, che esigevano risposte, spiegazione, rassicurazioni e lui ne usciva stremato.
    Non c’è quel senso di oppressione, le luci scintillano nel buio, lo sciabordare dell’acqua accompagna le parole.
    «Tutto bene?» domanda Cayden, quando Enid si è allontanata.
    Wilfred torna a fissarlo, annuisce quieto: «Sì, non vedo Spiriti. Non li sento, non sembrano accalcati attorno al Varco, impauriti. È cambiato qualcosa.» riferisce al Gatto con un ampio sorriso.
    Doctor Cayden Watson non osa fare ipotesi, a volte, appare scaramantico e fa solo un cenno con la testa, serio e speranzoso.
    Gawin Moan Mott, Anima Beata della Legione di Erellont, si palesa nella sua cappa blu, appare giovane, come Wilfred non l’ha mai veduto, eppure riconoscerebbe ovunque suo nonno.
    «Andrà tutto bene.» dice Gawin, lo fronteggia, passa la mano sinistra sui capelli del nipote, gli trasmette un senso di freddo, che non gli spiace. «Hai passato dei mesi difficili, lasciali alle tue spalle, Wilfred.» consiglia con la sua voce bonaria, saggia e amata.
    Wilfred accenna un secondo sorriso, deve tacere, non può evitarlo per il bene della sua famiglia, inoltre, se fosse riconosciuto schizofrenico, perderebbe il lavoro e l’idea che veda gli Spiriti per via della sua natura parzialmente onirica, nonché per l’intercessione di una Demone tramutata nella Signora di Elleront, la Terra dei Sogni, non è comunemente accettata dalla società terrestre.
    «Ascolta, Sittachai è buono.» parla alla svelta, anche se Enid non può vederlo o sentirlo, mentre Cayden non s’intromette, gli ha tributato un cenno di rispetto, ma ha lasciato che indirizzasse l’attenzione al nipote. «Dovete proteggerlo, so che Livia arrivò a maledirlo ma non ebbe alcuna scelta. Non poté fare altro per salvaguardare il suo popolo ed il bambino era parte di esso. So che agirai con delicatezza, che troverai il modo ed il momento per muoverti. Non scordare l’aiuto dei Maridi, sono importanti per voi tutti, sono parte integrante del Regno.» gli ricorda George Mott: «Lo stesso vale per il Piccolo Popolo, andrai a Liliveth. È una buona idea, Cayden, informa il Guardiano; le specie sono in rapporti pacifici ma siamo anche individui civili, non arriviamo a pretendere ospitalità, se non vorrà accogliere ospiti a Liliveth, ogni altro posto sarà bene accetto.» non è un ordine, bensì un consiglio ma Cayden Watson lo eseguirà, senza la minima esitazione. «Albert è molto empatico, hai ragione. È pure reduce da una serie di traumi, nessuno gli ha mostrato la rinascita di sua figlia, l’Arcangelo Gabriele non prese la sua anima per condurla nella Rosa dei Beati. Il suo corpo rimase avvolto in un telo, la principessa non volle dare luogo al rito funebre. Gli altri risorgevano o andavano in pace, mentre Orla era scomparsa. Ennas accondiscese per alcuni giorni, poi si recò nella stanza in cui era deposta l’Amazzone, dove Yuuri vegliava la sua amica e parlò a lungo, cercò di farla ragionare. Alla fine, Yuuri accettò la morte di Orla.
    L’Arcangelo, allora, apparve come una fontana di luce, sciolse il sudario, ricompose il corpo di Orla, le donò il soffio della vita. Fu un giorno felice.»
    afferma.
    «Lui deve sapere. Deve vedere.» mormora Wilfred, anche Cayden annuisce alla sua frase.
    George si gratta la barba castana. «Si può fare.» congettura meditabondo: «Albert può andare dai Thorton, lo conosco, fa visita alla bambina, praticamente, ogni giorno. Ricorda, cerca a fondo, la verità può celarsi all’occhio. Pensa, rifletti, cerca informazioni e unisci ogni dettaglio con la logica. Non essere affrettato. Non credere con facilità. Sei intelligente, Sìneag è stata un’insegnante perfetta. Mi fido di te, Wilfred.» si volta verso Cayden. «Non perderai chi ami. Sii te stesso, non nasconderti, adesso, sei libero e sei amato.»
    «Lo so.» risponde a bassa voce Cayden.
    «Sei stato il mio primo maestro.» Wilfred porta la mano sinistra al cuore, la chiude in un pugno, solleva l’indice verso lo Spirito.
    ‘Ti voglio bene’ è un messaggio non troppo segreto, che ha imparato dal nonno e usa anche con la moglie.
    George Mott china la testa: «Ti voglio bene.» dice, guardandolo per l’ultima volta, non svanisce, si sposta di pochi metri, Clarice manda un grido acuto di gioia, Enid si guarda attorno, avverte la mano dell’Anima Beata posarsi sulla sua testa, in un gesto paterno; George rimane a solleticare la nipotina, a guardare con affetto Sandrine, mentre Enid ed Ethan ritornano nella fila.
    È una serata tranquilla, la ruota panoramica mostrerà a Wilfred, una città liberata dalla tirannia di un folle e benché ci siano altre nubi, all’orizzonte, pensa che tutto sommato, ha mille ragioni per essere felice.


    Wilfred Mott

    Professore

    [x] scheda - [x] Guerriero di Roel - Squadra di Difesa
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