Navata di Sinistra: Fra Passato e Presente

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    Tobias John Smith
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    I turisti sono ordinati in differenti file, pagano il biglietto per la visita ordinaria, sistemano le macchine fo grafiche digitali, i tablet, i telefoni cellulari con i quali scattano immagini o dialogano con voce abbassata ostentatamente, abbastanza da udirne i respiri. Indossano abiti estivi, credono che uno scialle possa valere come gesto di rispetto, ma non un pensiero attraversa la loro mente, quando si accostano all’uomo trafitto nella carne da chiodi, da spine, da colpi di frusta, che esala il suo ultimo respiro, senza altra colpa se non aver amato anche chi l’ha detestato.
    Lazzaro non prega, non trova alcuna pace nelle chiese, simili ai templi, freschi e sontuosi, percorsi da mille sussurri.

    Alza il viso su William Pitt, ricorda ancora la sua voce e la sua mente vacillare davanti all’amore.
    «Se dovessi sposarmi, non potrei dedicarmi alla nostra patria.» gli aveva confidato, mentre stava sorgendo l’alba: «Ella è una fanciulla ancora, così delicata e ingenua; sono stato folle ad assecondare questo sentimento e sono stato crudele nel consentire che potesse percepirlo. Ero inebriato da qualcosa che non mi è concesso.»
    «La vostra felicità e quella di colei che amate?» aveva domandato Lazzaro, conosceva la replica, ma ancora riusciva a sperare in un conclusione più lieta.
    «No, affatto, amico mio.» aveva ribattuto il Primo Ministro. «La mia felicità non può sbocciare nel mio cuore, bensì nella mia mente. Ho commesso un errore e mai potrò perdonarmi, perché si ripercuoterà sulla serenità di Eleonor.» aveva detto il suo nome, non il suo titolo, in tono di struggente rammarico, che non l’avrebbe mai abbandonato.
    Lazzaro aveva cambiato discorso, William Pitt era stato un individuo enigmatico, complesso e di grande carisma, si era innamorato di una ragazza più giovane, piena di sogni, di speranze, che riusciva a donargli la dolcezza di cui aveva bisogno, ma ritenendo ostacoli insormontabili la sua devozione all’Inghilterra, la sua età ed il proprio carattere, aveva spezzato se stesso e la ragazza.
    «Chi siete?» gli era giunto il suo pensiero, sul letto di morte, scorgendolo giovane e pieno di energia. Lazzaro gli aveva stretto la mano, senza parlare, gli aveva donato calma, in attesa di Azrael. William Pitt avrebbe scoperto, chi era quel suo strano amico, che credeva morto, che non vedeva da anni.
    «Come sta Eleonor?» aveva aggiunto. «Eleonor è divenuta moglie, madre. Il marito è un gentiluomo, io sono sicuro che abbia i sentimenti più teneri per la sua sposa, perché sa suscitarli. Eleonor sarebbe stata al mio fianco, lo disse. Non le sarebbe importato di essere la pace, dopo la tempesta, un momento di quiete in cui rifugiarmi e sbagliava, perché avrei vissuto per la sua risata, per la gioia di essere padre dei suoi figli. Eleonor, pecco nel chiamarla la mia Eleonor.»
    Lazzaro aveva conosciuto il suo rimpianto, in maniera differente ma era stato con lui, sino a quando l’Angelo della Morte aveva preso la sua anima, portandola al sicuro, dove non vi erano ricordi aspri e immagini sbiadite dal tempo.

    Lazzaro sfiora il piede destro del suo amico, sorride a quel viso serio, austero.
    «Ci rivedremo, un giorno.» abbassa la testa dai corti capelli castani, senza fiatare, ha perduto tanti amici, forse troppi, eppure non perde occasione di averne altri, di consentire che la loro esistenza termini ed il suo cuore sia trafitto.
    «Saremo insieme, un giorno, saremo felici. Tutti quanti noi.» mormora, una preghiera, il pensiero di Ruth emerge, la sua descrizione di come immaginava il mondo, i suoi occhi scuri perduti fra i rami degli ulivi, chissà come era stata sorpresa dalla visione del Paradiso. Sospira, indietreggia per trovare una panca, sulla quale sedersi.
    Tobias John Smith è un uomo che oscilla fra i trenta ed i quarant’anni, non più la carnagione olivastra, bensì chiara e gli occhi scuri, quanto cortecce di quercia, la bocca sembra fatta per sorridere, indossa un completo maschile marrone con la camicia bianca al colletto è annodata una cravatta nera dal nodo allentato, porta sneakers blu ai piedi.
    Rimane nei suoi pensieri per altri minuti, poi alza lo sguardo e la nota, impossibile passi inosservata: è una figura esile, femminile con una cascata di capelli rossi dai riflessi dorati, che sembrano emanare un lucore furibondo, quello del fuoco nella notte; il viso ovale è bellissimo sin dalla pelle chiara, come di porcellana, senza efelidi sul naso o sugli zigomi, gli occhi sono verdi, scuri come fronte della foresta, la bocca carnosa è morbida; non ha abiti sgargianti, una maglietta a maniche corte bianca, jeans aderenti e scarpe sportive, una collana a doppio filo con brillanti ed ametiste su di un filo di platino, la borsetta azzurra sulla spalla sinistra, ha la fede al dito, l’aura arriva sino a lui, una sensazione piacevole, quella di affondare le mani nel mantello di un lupo, scoprirlo morbido, poter avvicinarsi ad un predatore e scoprirlo proprio amico, gli Ennasiani hanno una percezione gradevole, alza la mano sinistra per segnalare la sua presenza e l’altra ricambia.
    È giovane, eppure, Seria non ha il minimo dubbio sul suo valore: è coraggiosa, come sa mostrarsi umile, amorevole e giusta. È una degna erede di Ennas, lo Sposo del Sole, nella sua saggezza, nella sua vivace gioia di vivere. Danica è simile a Fianna, ma è più matura, perché ha vissuto altre esperienze ed è giusto che sia così, che sia una donna diversa e simile.



    Edited by James Christoper Allen - 22/7/2017, 04:20
     
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    Danica Helena Thorne, coniugata Archer ha ricevuto un messaggio da Seria, una lettera firmata da Lazzaro, scritta in inglese. La sua storia è abbastanza conosciuta nella Terra dei Sogni, dove è approdato sotto la guida degli Angeli, non ha abbandonato l’Umanità. Non è invecchiato di un giorno, né può essere avvelenato, ferito con armi comuni o magiche, chiunque arrischi un’aggressione ritorna ad essere polvere, eppure Danica non invidia l’uomo, non sarebbe felice a pellegrinare in un mondo in crescita, osservando il tempo scorrere sui volti, nelle anime, senza mai sfiorarlo, le appare una condizione di estrema solitudine ma non osa quasi pensarlo, fra quelle mura.
    Danica sistema il portafogli nella borsetta, mentre si accosta allo sconosciuto, l’ha visto alcune volte nella Città di Rennas, mai in vista, defilato e non distaccato. L’aura simile e differente a quella di un Elpìs, che l’accoglie anche in una bella mattina di luglio.
    Lazzaro ha un’età indefinibile, attorno ai trentacinque anni e la pelle è insolitamente chiara per un israelita, ha corti capelli castani in cui sembra abbia infondato le mani troppe volte, ben rasato, ha un volto spigoloso, piacevole, rallegrato da vividi occhi color nocciola, il cui sguardo è profondo, acceso di una luce insolita anche negli Angeli, vestito con sobria eleganza; alto e asciutto non comunica un’idea di forza, quanto di agilità, se non di perenne movimento. È seduto su una panca, quando la saluta da vecchio amico, non lontano dal monumento alla memoria di William Pitt, il Giovane.
    «Buongiorno.» cinguetta, il suo sorriso è sincero, sa che manifestare palese ammirazione è sgradito a determinati personaggi, in genere, quelli che più la meritano, perciò resta in piedi con le mani strette alla maniglia della sua borsetta. «Seria mi ha fatto avere la sua richiesta, signor Smith.» pone l’accento sul nome, sa che Lazzaro ha un’identità fittizia, non è la prima, non l’ultima o l’unica; Pandora rimane nel Regno e non ha bisogni di nulla, mentre lui ha scelto di passare diversamente l’eternità concessa. «Sono Danica Archer.» allunga il braccio destro per una stretta amichevole, alza il viso per incrociare la fisionomia marmorea dello statista, serio, austero, pare giudicarla una donnetta petulante, mentre lui ha scritto la Storia e l’ha fatta scrivere ad altri; sposta il viso su Lazzaro, cerca di non far passare il proprio disagio, anzi non vuole che sia notato, perché è immotivato, inopportuno.

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    Lazzaro si raddrizza, ha una figura allampanata e non gli spiace, non trascorre molto tempo a valutare il suo aspetto, qualsiasi volto si perde nella memoria del mondo, anche se ritratto, se scolpito o immortalato in una fotografia, perché siamo passeggeri in viaggio, diretti altrove, in un’altra esistenza, in un nuovo sogno, in un vecchio incubo, nessuno potrebbe riconoscerlo, nessuno riesce a sospettare, molti stentano a credere ed è un bene.
    «Signora Archer.» la sua voce suona vivace, anche se smorzata, l’entusiasmo sincero di chi apprezza la vita, in ogni sua sfumatura. «Sono lieto di conoscerla, mi duole aver scomodato Seria e anche lei, ma avevo urgenza di parlare.» spiega, la sua mano serra quella di Danica, ha ancora qualche segno del suo passato di falegname, la pelle è tiepida, la presa salda.
    È empatico, non può evitarlo, il suo disagio è un riverbero di luce, non sa descrivere certe sensazioni ma le riconosce. Non fa perdurare il contatto, ritrae il braccio, mette le mani in tasca, solleva la testa anche lui per riflesso.
    «William era timido, riservato, una buona compagnia per chi riusciva a vedere la sua vera natura.» racconta con disinvoltura, fa un cenno: «L’ho conosciuto, c’era la guerra, oltre alla faccenda degli schiavi, io tentavo di dare qualche consiglio utile. È strano credere che un politico non sia estroverso, eppure menzionava di rado se stesso. Quando morì sua sorella, una cara e bella ragazza, mi domandò di scrivere l’elogio funebre, perché non sarebbe stato in grado di tenere la penna in mano. Io compresi, allora, quanto celasse di sé agli altri. Il simbolo dell’amore per la patria, gli è costato caro, divenirlo.» deglutisce, scuote il capo, non vuole alludere alla vita di Danica. Sa che è sposata con un erede di Polimnia, il figlio di Etienne e sono una coppia solida da svariati anni; ha due bambini e la ferocia di Sarah O’Sullivan non è riuscita a spaventarla, anzi è riuscita a vincere la megera, nel più epico degli scontri tra suocera e nuora.
    «In fondo, penso che sia soddisfatta della scelta di Charles, in una maniera abbastanza contorta.» ha detto Raziel. «Un’altra avrebbe delegato a Umabel, avrebbe chiesto aiuto ma lei è partita alla carica. Seria è stata estasiata da ciò, inutile specificarlo.» ha sorriso ironico, ma di divertente vi era ben poco, in quella storia.
    «La prego, si accomodi.» la invita, quasi fossero in una sorta di salotto. «Mi chiami Tobias, non amo i formalismi. Non mi sono abituato.» aspetta che lei si sia accomodata per affiancarla, le gambe non si rilassano, la mano passa fra i capelli.
    Lazzaro si domanda cosa possa essere l’argomento d’apertura, fra i tanti che ha in testa.
    «Berith ha attacco un negozio, molto vicino a quello aperto con la Musa. È una casualità. È un avvertimento. Lui vi conosce e non ha più paura.» fa una pausa, cerca di guardarla in viso. «Ha abbastanza energia da inviare le Ombre. Sono creature informi, parassiti che si attaccano ad un individuo, ne divengono la versione speculare, nutrendosi della vitalità del soggetto e attaccano, in genere, distruggono la forma di vita da cui attingono forza e deperiscono. Sono soldati, arrivano, attaccato, distruggono.» prende una boccata di aria, l’incenso gli pizzica il palato.
    «Hanno mirato a una ragazza, un prossimo Tramite Angelico. C’era Azrael, c’era un Potatore di Speranza, c’ero io ma hanno attaccato. Tagliate la testa al serpente, prima che vi morda.» termina, ha anche altre informazioni, ma non desidera travolgerla di dati, come se fosse una segretaria a cui dare ordini.

     
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    » Danica Thorne »29 anni» Ennasiana »Chieftains
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    Danica rimane in piedi, come se le gambe fossero rigide. Nutriva una soggezione simile nei confronti di Pandora, degli Angeli, poi la reverenza è sfumata in fiducia, in ammirazione, talvolta, in una profonda amicizia.
    Lazzaro è molto educato, forse non vuole apparire arrogante e nello stringere la sua mano, Danica ricorda di averlo veduto, attraverso gli occhi Fianna, un’immagine sfuggente di un uomo vicino a Ennas, cui Seria getta le braccia al collo con l’entusiasmo di una bimbetta che saluta il nonno.
    La donna ascolta, non commenta, non mette in dubbio una sola sillaba pronunciata dall’altro, siede con la schiena dritta, la porta posata sulle ginocchia, gli occhi passato dalla statua al suo interlocutore, fa un cenno di assenso. «In certi ruoli sono richieste caratteristiche specifiche; un politico deve avere ideali, forti principi morali, eloquenza incisiva. Non deve essere un festaiolo, bensì risoluto, capace di leggere il proprio tempo.» ribatte in tono serafico, la voce smorzata: «Ognuno ha un modo unico di comunicare, talvolta, basta un sorriso per mostrare la luce dell’anima, una frase per comprendere che una persona è degna della nostra stima. Altre volte, serve una conoscenza più approfondita.» si stringe nelle spalle, le mani si congiungono sotto il mento.
    Marlene ed Enid hanno parlato di Lamia, delle origini del Demone, della sua smania di grandezza, ha appreso il metodo consigliato per eliminarlo, sul quale non ha espresso alcun giudizio, anche se lo trova rischioso, ha molti dubbi in merito, spera vi sia una seconda strada da percorrere, ma riconosce la gravità della situazione.
    «La bocca del serpente non sdentata.» fa presente a Tobias John Smith. «Lamia è stata una delle Streghe più abili della Storia, quasi tutti si sono formati sul suo esempio ma Marlene non è una Strega, ciò che le si chiede è di agire come tale, oppure, di sfruttare Azrael. So che i Roelliani imparano a muoversi nella Forma Astrale, quella spirituale ma non lo fanno gli Ennasiani, né gli Angeli.» sbotta in piena sincerità. «John, io so che Mous e Lilien sono eccezionali e non negherebbero un atto di bontà alla Legione. Non è mancanza di coraggio, ho solamente ragionato sulla situazione, i rischi sono tanti e l’esito incerto. Se Marlene facesse un solo sbaglio, saremmo perduti.» abbassa il viso, non ha confidato il suo pensiero a Charles, non fra uno strappo temporale e l’altro.
    Danica sente l’istinto farle aprire la bocca: «Le Ombre avranno un buon comitato di benvenuto.» è la sua risposta, il riflesso aggressivo è verso i nemici e non Lazzaro.
    Enid è diventata più sicura, meno diffidente dall’arrivo di Erato mentre Doctor Cayden Watson è un guerriero di nota fama, nonché generale al servizio delle Muse, agevolato da Zeus con diverse abilità. Lei sa badare a sé stessa, non lascerebbe uscire dal negozio, chiunque entrasse con intenzione malevole.

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    Lazzaro siede con il busto appena voltato in direzione della giovane donna, ricorda Fianna ed il suo entusiasmo, l’amore per i bambini, l’allegria che sapeva comunicare al prossimo, era molto amata da Ennas per la giovinezza che l’animava, talvolta, cercava di proteggerla sul campo di battaglia ma lei era una furia, un’arciere infallibile e letale per tutti i suoi nemici, tranne uno, l’ultimo: Phobos.
    Un animo gentile, votato al Bene, abbastanza sensibile da essere accettata come scorta da Ennas, bella ma inaccessibile, come in attesa di un amore più grande, più reale di qualsiasi altro gli fosse proposto nella vita. Vederla in lacrime era uno spettacolo straziante, anche se il padre la teneva fra le sue braccia, il suo dolore era come una ferita sanguinante, Livia ed Ennas non avrebbero mai voluto che perdesse la sua più cara amica, il bambino che amava come un figlio, ma Fianna si era rialzata, ogni volta ed era andata avanti.
    «Ti ho conosciuto, Danica.» dice, aggrotta la fronte: «Eri giovane, una ragazzina che correva scalza per la città, i capelli rossi sembravano raggi di sole. La sera eri sempre in casa di qualche amico, ogni tanto, mandavano Seria a spedirti dai tuoi.» si lascia andare a quei bei ricordi, alle risate, alle partite a carte, alle canzoni.
    L’uomo osserva un paio di turisti accendere delle candele, prega che ciò che desiderano sia accettato dal Padre, ritorna su Danica. «Azrael si occuperà della faccenda. È il suo compito.» taglia corto con un sospiro. «Tutti siamo chiamati a vincere le nostre battaglie, lei dovrà unicamente essere pronta. Io sono sicuro che lo sarà, ma ci sono dei rischi e vi sono in qualsiasi modo vogliate muovervi, in ogni maniera crediate di annientare il nemico. Se sbaglierete, il Padre possa risparmiare gli innocenti. Se sbaglierete, siate accolti dalla misericordia.» conclude, non è intesa come la lama del colpo di grazia.
    Lazzaro, annuisce, capisce le obiezioni di Danica, però sa cosa sia necessario fare: «Avete studiato il vostro nemico, sapete che usa Anime Dannate per alcuni scopi, ha un solo Demone nel suo seguito e la Manticora, al momento, dormiente.» illustra, usa il dono della sintesi. «Eliminate la Manticora, prima che sia destata, attorniata da Ombre e gettata in città. In questo, io posso fare qualcosa e la farò.» non spiega, non entra nei dettagli. È un modo per sondare il terreno, infatti, lascia seguire una pausa.
    «Ho rivisto Jiroshi, sono passati molti anni e molti accadimenti.» mormora, il tono è incupito, come lo sguardo, il viso ha un’espressione seria, indecifrabile: «Sono piuttosto aggiornato, abbastanza da conoscere il piano del Re dei Maridi, di come sia supportato da un popolo che lo reputa severo ma non ingiusto. In parte, ha ragione perché il suo carattere è stato spigoloso però focalizzato sul benessere della propria gente, nulla superava il dovere di proteggere i suoi sudditi e figli.» posa le mani sulle gambe, scruta il pavimento di marmo. «Al pari dei fratelli, ha amato una sola donna, la propria moglie. Non fu un campione di fedeltà, però non superò Zeus.» fa presente in maniera tranquilla.
    «Amphitrite era una Ninfa, amorevole, saggia, lungimirante, era consultata da Poseidone, che ne conosceva i meriti, in quegli anni, il suo Regno fu sereno. I figli crescevano, il padre non era affettuoso, ma nutriva un orgoglio smisurato per la sua principessa, Liriope e la vitalità di Eunice, lo inteneriva. Loro ancora conservano quei ricordi, quando erano con la madre, con il padre ed i fratelli, quando si sentivano protette da quel dio possente. E lui avrebbe difeso i suoi figli, se non fosse stato privato della sua amata, la sua bella sposa, la sua sola regina.» socchiude le palpebre. «La Regina dei Mari, che quietava la tempesta, non concepiva l’invidia latente di Poseidone nei riguardi di Zeus, né la sua cupidigia e la smania di potere. Gli impulsi oscuri del marito erano velano per la anima pura, che sottoposta a tale pressione non resse, non abbastanza, il mondo cambiò e Amphitrite fu soffocata da quell'influenza maligna, che Poseidone avvertiva, assecondava. Rimasto senza di lei, fu come se il cuore gli fosse strappato, la mente sconvolta, la consapevolezza di aver messo fine all'esistenza di Amphitrite, attraverso la sua brama insoddisfatta, attraverso la pressione esercitata da quella parte oscura lo stroncò. Poseidone, il Re che conoscevano i Maridi seguì sua moglie e sorse un dio accecato dall'invidia, dall'odio, assorbito da piani complessi, crudeli, in cui i figli erano mere pedine.» osserva Danica. «Portare a galla la verità sarà doloroso, i figli non sanno cosa ha fatto svanire la madre. Siate decisi, ma non crudeli, la pazzia è nata dalla sofferenza, voi siate saggi e non indugiate nel spargerne altra, siate portatori della verità, non del giudizio.» avvisa ed appare più triste e più vecchio.


     
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    Danica sorride, lascia che Lazzaro racconti, soppesa le sue parole, l’impatto che possano avere sul Regno di Erellont, sul futuro, rimane in silenzio per alcuni minuti, valutando gli scenari, le ipotesi, le soluzioni. Siede in maniera composta, la borsetta sulle gambe, le mani incrociate su di essa, la schiena dritta, giocherella con una ciocca di capelli, eppure non è realmente nervosa o imbarazzata.
    «Non abbiamo intenzione di fare un colpo di stato.» chiarisce con voce ferma, in un lieve sospiro; l’idea è stata suggerita da Yuuri, vittima di Poseidone, come suo padre. «Cerchiamo di dare un avvenire alla Terra dei Sogni. Sappiamo che il nostro generale, vive all’oscuro del proprio passato, lasciando decadere la Città di Adler, noi vogliamo che si desti dal torpore, ritorni fra noi.» spiega in tono calmo, anche se le è difficile con tali argomenti. «I Maridi sono governati da un re che ha perduto il senno, ha lasciato stuprare la propria figlia, mentre ha quasi incarcerato la seconda, non ha avuto alcuna pietà nel manovrare i nipoti, affinché si uccidessero per favorire il suo controllo sull’intera dimensione. Io non voglio portare sofferenza, distruggere l’immagine di un padre davanti ai suoi figli, non ho alcun interesse o piacere nel farlo.» alza gli occhi a cercare lo sguardo di lui. «La verità è la nostra unica arma, senza di essa, saremo perduti e l’abbiamo visto e vissuto.» fa una pausa, cerca di non proseguire, il concetto è abbastanza chiaro, non incamera informazioni per farne lance da scagliare, desidera solo il bene per Erellont, per chi vi abita e continua a credervi.
    «Posso aiutarti?» chiede sulla Manticora: «Se esiste un modo, in cui possa agevolarti, puoi chiederlo, io sono più che disponibile e non sono la sola.» sorride con intento incoraggiante, mentre lascia che i turisti accerchino la mente di suoni, odori, potrebbe contarli uno ad uno, non prova un reale fastidio, ormai non presta alcun caso ai dettagli, ha dovuto imparare a focalizzarsi su se stessa, su quanto pensa, prova e comunica, i sensi devono essere un aiuto e mai un ostacolo.
    È attratta dal soffitto, così vivido alla sua vista, nessuno può vedere certi dettagli, solamente i suoi occhi inumani: «Sono lieta di essere riconosciuta, anche se non per meriti direttamente guadagnati.» abbassa la testa su Lazzaro. «Non è una novità, lontano da Erellont, in pochi riuscivano a collegare i miei ricordi ai loro, sono stata a Tokyo per diverso tempo e poi a Edimburgo.» serra di nuovo le labbra, non osa andare avanti, non azzarda e forse sta sbagliando, ma non può forzare oltre se stessa.


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    Lazzaro prende tempo, dopo l’ultima avventura, ha lasciato che un’Ombra finisse nel Regno di Caos, dove la Signore della Morte può scrutare nelle tenebre; ha avvisato la Legione di Londra e non ha timore per sé, conosce le tecniche degli avversarsi, possono colpire chiunque sia al suo fianco e costringerlo a guardare.
    «Se lo volessi.» dice contro ogni sua stessa aspettativa: «Potremmo andare a trovare la cucciola. Non arrivare armata di buona volontà, la Manticora è una creatura pericolosa, può spazzare via un quartiere nell’arco di cinque ore.» l’avvisa in tono grave, si accorge di gesticolare un poco, segno della sua crescente partecipazione, sbuffa, si gratta la cute, scompigliando i capelli: «Procurati la pozione di Paralisi. Sii pronta ad usarla, quando sarò io a dirlo, non prima e voglia il Cielo, non dopo.» sospira e la guarda, forse ha intuito il suo piano o può darsi non sia ancora arrivata ad avere una visione di quanto li aspetta, sorride a Danica con un entusiasmo, che egli giudica fuori luogo ma non può reprimere. «Puoi aiutarmi, se qualcuno vuole unirsi, non metta in discussione la scelta della pozione.» precisa e non ammette regole.
    Lazzaro dubita che esista ancora qualcuno in grado di leggere fra le righe, un tempo, c’erano Livia ed Ennas, spesso era pedinato dalla diabolica Domic Sprongue, un concentrato di furia guerriera e perspicacia da mettere in difficoltà anche Seria, la Signora della Guerra. Non era mai riuscito a farla desistere dallo stare al suo fianco, se così era stato ordinato da Ennas, anzi lo precedeva circospetta, pronta a passare all’azione violenta. In più di un’occasione, l’uomo si era imposto per evitare che la guardia personale di Livia scempiasse i malintenzionati. Ha sempre sostenuto che i volpini sono aggressivi, però Dominic gli aveva mostrato la vera ferocia di una, mai domata, combattente.
    «Sarò io ad avvisare Pandora, non voglio ci delizi con una sua apparizione a sorpresa, perché potrebbe sparpagliare le carte in tavola.» ha il massimo rispetto per la Prima Elpìs, la sua abilità di Guarigione sarebbe imbarazzante, estesa a una Manticora, a causa di una distrazione iniziale. Pandora non è una guerriera, odia la violenza. Sono amici da secoli, la conosce come fosse sua sorella.
    «Riguardo ai Maridi, non dubito della vostra intenzione ma vi domando di essere prudenti.» ribadisce, perché potrebbero ottenere l’effetto opposto.
    «Liriope rimane uno spirito forte, coraggioso, che non abbandona la speranza. Conosciamo la sua storia, una triste storia, lei vive e ama, questo è un atto di grande coraggio, di estrema forza interiore, ciò che merita è di stare accanto ai suoi figli.» anticipa con cautela, senza sbilanciarsi o lasciar intendere un giudizio negativo. «Eunice non ha mai pensato di meritare la corona, l’unica meritevole, la sola che possa reggerne il peso, ha sempre creduto fossero altri ad avere tale onore mentre lei era preposta agli oneri. Non ha mai domandato niente per sé. Ha pensato al bene altrui, non al proprio, stando accanto alla sorella, salvando la sorellastra. È conosciuta come ‘il Cuore del Mare’ ed è vero, la sua bontà, la sua gentilezza somigliano alle onde di una giornata di sole. Somiglia alla madre, in questo tratto e Liriope in altri.» continua a parlare alla Ennasiana. «Elinath sarebbe stato il suo compagno, una coppia ben assortita. Nessuno potrà levarmi dalla testa, che in qualche modo, Poseidone sapeva che sua figlia aveva posato gli occhi su di un mortale e l’ha punita.»sono supposizioni, non lascia dettagli, fa un cenno per cambiare argomento. «Le malefatte di un re, Danica, possono essere molte e terribili.» si rilassa sullo schienale di legno, le gambe si allungano un poco e lui ascolta il silenzio.
    Lazzaro rivive la notte, quelle in ore in cui Livia, la Madre dei Sogni, scagliò la maledizione su di un bambino. Suona come una calunnia da smentire, lei che tanto amava i bambini, che era convinta nell'intrinseca bontà di ogni essere vivente, in virtù del Libero Arbitrio, avrebbe dato se stessa per evitare la morte di un piccolo innocente, invece l’aveva maledetto e nessuna voce di protesta s’era sollevata, neppure la sua.
    Le grida erano arrivate sino alla dimora di Finegar, questi aveva mandato Cayden ad avvisare Livia ed Ennas; si era armato, in caso di aggressione ed arrivato sino alla casa dei fratelli Bruadar. L’unica in vita era Fianna De Lys, il suo sangue colava sul pavimento, spingeva indietro Sittachai, che strappava brandelli di carne e pelle dal suo viso, scivolando verso il collo. Era spaventata, piangeva come una bambina per il dolore, Finegar aveva subito pensato a salvare la ragazza, che era rimasta sul pavimento, in singulti spezzati da conati di vomito.
    Livia era accorsa, posato la mano sulla fronte di Fianna si era accorta che i danni erano maledetti, le aveva tolto la percezione della sofferenza fisica, l’aveva rincuorata con dolcezza, poi Winny era andata accanto al viso della guerriera dai capelli rossi, dove potesse essere vista, le aveva sussurrato di restare tranquilla, Ennas e Livia avrebbero risolto tutto.
    «Sittachai ti stava divorando, in senso letterale, ma non usavi le tue abilità; saresti morta perché non gli fosse fatto del madre, anche da te stessa.» non avrebbe mai trovato il modo di affrontare l’argomento, se non l’avesse rivisto, immagine dopo immagine. «I corpi dei Bruadar, della piccola Nellenia non furono mostrati, furono ricomposti al Monastero, era presente Livia con alcune delle sue Dame, oltre che alla Musa, Tersicore. Finegar ed Ennas commissionarono delle bare in legno massiccio, furono intarsiate dagli Elfi, decorate con maestria dai Nani, i Maridi diedero del corallo per incidere i nomi nel marmo.» lascia uscire l’aria dai polmoni.
    «Hai perdonato il bambino, non credo di aver dubitato l’avresti fatto, so che sei una donna diversa, sei una moglie, una madre, hai vissuto altre esperienze ma il tuo cuore non si è indurito. Il tuo perdono è importante per Sittachai, così anche quello di James, il Serafino, il suo Sole. Gli avete dato sollievo, Jiroshi potrà avere cura di lui ma Livia è stata chiara: tutti quanti devono perdonarlo. Faloan, Kenisha, Nellenia, di Lasser Ilsaker, il padre di Nellenia, il marito di Kenisha.» si volta a fissare Danica. «Lui si salvò, fu una casualità, perché accettò di sostituire un compagno nella guardia. Non aveva avvisato, perciò incaricò Fianna di andare a Roel, per evitare che i di Bruadar ritardassero la cena, in sua attesa.» fissa il pavimento per un attimo. «Lasser fu mandato a chiamare, arrivò accompagnato da Eri, come aveva chiesto Finegar. C’ero anche io e vidi, sentii… Sittachai non ha rubato le caramelle, Danica, tu hai fatto una cosa giusta, che mostra la tua gentilezza, la tua grande capacità di amare, non tutti avrebbero compreso, non in maniera tanto genuina.» sorride alla Ennasiana, con una sorta di orgoglio. «Dovete trovare tutti coloro che hanno sofferto per colpa di Sittachai. Faloan è tornato sulla Terra, Kenisha e Nellenia sono vive, altrimenti, Sittachai non avrebbe cercato la sua famiglia. Io ho riconosciuto la bambina, la piccola che amava la danza, l’ho vista con chiarezza.» sbuffa via una risata. «Cecily Murdock, la ragazza aggredita dalle Ombre di Berith. Lui può aver cercato di strappare l’anima di una futura Tramite, ma io so che lei è Nellenia Ilsaker, figlia di Lasser e di Kenisha. Spero che l’Ombra arrivata a Biriam, non sia stata in contatto con Aamon, il padre del bambino.»



    Edited by Danica Helena - 22/7/2017, 02:49
     
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    » Danica Thorne »29 anni» Ennasiana »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Danica fa un cenno di assenso, si accorge di avere fra le dita una ciocca di capelli, sospira, lasciandola scivolare via. «Porterò la pozione e la userò, al momento opportuno.» diligente, come una brava scolaretta, sorride a quel suo tono compito, ma non commenta, né spiega cosa la diverta, forse è solamente l’aura di Lazzaro, così positiva da renderla più serena.
    La sensazione famigliare di Percival, spinge lo sguardo verso la parte destra della chiesa; l’Ennasiano tiene per mano Eirene, la bambina ha i capelli biondi sciolti sulla schiena, indossa un abito estivo, gli occhi scintillano nel’incrociare la figura della madre, solleva il braccio e tamburella l’aria con le dita, sorride allegramente, in buona parte ignara dei piani di sua mamma con cui trascorrerà la giornata.
    Danica ricambia a sua volta, rimane a fissare la figlia interessata a un quadro pieno di Angeli dalle ali spigate, forse chiede chi sia il nonno, dove siano la zii, si stupisce non somiglino affatto agli Angeli che conosce.

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    «Eirene è una bambina sveglia.» confida, senza quasi rendersene conto: «Andrà a scuola, finita l’Estate. L’attimo in cui la vidi, in cui la presi fra le braccia e compresi che lei era mia e che io non avevo conosciuto una simile gioia sembra così vicino, lo dico spesso a Charlie e lui scherza, risponde che parliamo da vecchi, presto Etienne uscirà per vedersi con una ragazza. Il tempo dei nostri figli scorre veloce. Mi domando, se avessi dovuto passare più tempo con loro, se una madre avrebbe rifiutato il ruolo di Chieftains, se sto perdendo qualcosa dei miei bambini, se sto facendo abbastanza per il loro futuro. Non trovo alcuna risposta, ci sono ondate emotive, alcune volte sono soddisfatta, altre vorrei implorare il loro perdono.» si volta su Lazzaro, lascia che Eirene ponga le domande a Percival. «Ci siamo prese la giornata.» gongola orgogliosa, la prima richiesta della sua bimba: «Saremo noi due, andremo a guardare gli articoli per la scuola e pranzeremo, nel pomeriggio andremo dalla zia Lene, faremo una pausa per il tea, infine andremo dal papà. Etienne è con il nonno, una buona occasione per conoscerlo, lui non è identico a Charles, né a me. È un bambino pieno di gioia. Un giorno, si godrà Eirene mentre io tengo Etienne con me. Lo so, non tutto è perfetto, ma Charles ed io abbiamo promesso che nulla avrebbe travolto anche loro, da quando l’ho visto morto, ho compreso una sola cosa, i miei figli non avrebbero veduto il sangue del padre, a qualsiasi costo. Charles sa che vale lo stesso per me.» la pausa è lunga, ricorda quegli spari, il senso di vuoto nel cuore, la rabbia che svaniva nella sofferenza.
    «Non hai mantenuto la promessa.» aveva pensato, s’era convinta fosse un’accusa insulsa rivolta a Charles, poi gradualmente era emersa un’altra visione, in cui era Fianna, il Primo Arciere della Guardia del Sole.

    Fianna era ferita, sentiva il suo viso era deturpato, Mous era sicuro che entro un mese sarebbe guarita, lei gli credeva ciecamente, non si poneva alcun problema circa la sua favoleggiata bellezza.
    Era un’alba grigia, qualcosa affliggeva la Dama dei Sogni e Fianna, aveva stretto la mano di sua mamma per l’intera notte, aveva sentito Ennas chiamarla, diverse volte.
    «Dite.» sussurrava, non importava quanto male facesse.
    Livia era seduta accanto a lei, aveva un semplice abito color zafferano, i capelli neri raccolti in una coda morbida, gli occhi blu adombrati, aveva sorriso e il sole era sorto. Livia aveva rincuorato la ragazza, ma non rammentava le parole, né a cosa alludesse, molto probabilmente a Sittachai.
    «Fianna, ascoltami.» Livia aveva preso le sue mani, emanava un calore insolito: «Io so che la tua decisione è libera, nessuno ti ha costretto a scegliere fra la Guardia e un’unione felice. Ripeti che ami la tua famiglia, i tuoi amici, il Regno e hai ragione, ci ami moltissimo. Sei ricambiata, perché tantissime persone ti vogliono bene; Ennas, Finegar, Seria, Eri, Eoin, Beatrice, John ed io siamo fra queste persone. Noi tutti vogliamo il tuo bene.» gli occhi blu di Livia erano profondi come il mare, come il cielo stellato. «Io ti prometto che conoscerai la felicità, quella folle e inebriante dell’amore. Non hai incontrato l’amore, sinora ma esiste ed entrerà nella tua esistenza. Vivrai la gioia che illuminava gli occhi di Cunie, che io stessa sento nel mio cuore, sarai perdutamente innamorata di una persona che è la risposta ad ogni preghiera, ad ogni speranza, ad ogni delusione e quest’anima sanerà le tue ferite, ti accompagnerà nel futuro che non sarà più tuo ma vostro. Sarai felice, Fianna, io ti prometto che troverai l’amore. Io ti prometto che l’amore, ti renderà ancora più forte, più vitale e sorridente. Te lo prometto, quell’anima esiste e aspetta, come tu aspetti di…»
    C’erano pochi individui capaci di zittire Livia, non perché fosse una sovrana severa, ma perché era nota per la sua parlantina irrefrenabile, a tratti fulminea ed in altri meditabonda, pochi erano in grado d’inserirsi fra le sue parole.
    «Ha capito, anche se ha preso l’intruglio contro il dolore, rimane lucida.» era stato Jiroshi a richiamare l’attenzione di Livia: «Fianna, mia dolce lupacchiotta, presto o tardi convolerai a nozze e gli invitati invaderanno Roel, Ennas, la capitale e pure Adler, quando avrete finito di festeggiare, si sarà ubriacato anche Ennas. In caso, se volessi ingannare l’attesa…» ma non aveva finito la frase, Livia aveva lanciato uno sguardo al suo tutore, questi si era stiracchiato ed era tornato ad affiancare Mous.
    Livia aveva promesso l’amore a Fianna, Danica l’aveva conosciuto ed era a lei, che s’era rivolta, quella notte gelida e buia.

    «Sittachai è stato manipolato, non sarebbe arrivato a quel punto, da solo.» scrolla le spalle. «Aamon è potente, perché è saggio. Ha raggiunto suo figlio. Lui aveva una parte demoniaca, ma non sarebbe esplosa con quella forza. Sono stati commessi degli errori, anche se in buona fede, Sittachai non conosceva una parte di sé, era impreparato. In ogni modo, Sittachai è stato lo strumento, a muoverlo è stato un Demone.» dice con sicurezza, sembra ribalzare tra passato e presente. «Serpesia sa che Sittachai e Jiroshi sono tornati. Immagino che Aamon voglia plagiare il figlio, oppure usarlo ancora, in tal caso non può far spezzare la maledizione. Farò in modo che Cecily sia protetta. Finegar si trova ad Erellont, comunque, dubito che qualche Demone esca vivo dalle sue mani.» sentenzia di getto. «Non avrà un’altra occasione, adesso, Sittachai è con noi e chiunque cercherà di ostacolarlo, farà i conti con me.» si volta a cercare Eirene, che indica un fascio di luce bianca sulla tela, quello è Umabel, sta dicendo.


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    Lazzaro si alza, come se avesse oziato a lungo, i suoi occhi hanno individuato la piccola Archer e l’Airech di New York. Annuisce a Danica, mentre affonda le mani nelle tasche dei pantaloni.
    «Percival sta meglio. Ha fatto molti progressi, non ha cercato neppure di vedere Finegar, significa che conosce il suo passato ma accetta il presente. È stato per merito vostro, siete la Guardia del Sole, Ennas non potrà che essere orgoglioso di ciascuno di voi.» non ha bisogno di mentire, non ne ha voglia. «La promessa di Livia era un gesto di affetto, voleva darti coraggio, voleva consolarti. Fianna aveva perduto la sua più cara amica, Cunie e aveva promesso di vegliare su Ewing, di aiutarlo, mentre Faloan… A lui era bastato parlarle, stare qualche ora con Fianna per innamorarsene, né l’aveva mai scordata. Nellenia era figlia di amici. Fianna era conosciuta e amata, lei sosteneva di non voler causare angoscia, sofferenza con la scelta del matrimonio, ma non si era innamorata.» fa schioccare la lingua nel palato. «Infatuazioni superficiali, nutrite dall’ammirazione: quando era una ragazzina, sfuggiva al controllo di Jiroshi e sgattaiolava da Eri. Era una lupacchiotta avventurosa, sicura di passare inosservata, Eri s’accertava che fosse al sicuro, senza mai dare d’intendere di averla scoperta. Fu il turno di Eoin, si prese una freccia per lui, era la seconda volta che combatteva, al Demone giunsero addosso Cayden e Dominic. Non trovarono nulla di quel mostro.» sorride a Danica. «Livia sapeva che Fianna meritava tutto l’amore ricevuto, che lo meriti tu. In quel momento, sconvolta dalla strage e dalla maledizione, cercò un modo consolare e lo scovò, nei meandri del tempo. L’amore è sempre stato parte della tua esistenza, in mille forme diverse, per questa ragione sei stata scelta: l’amore è la sola forza che manca a Biriam.» alza il viso per cercare Eirene. «Dal vostro amore, sarebbe nata la salvezza di Maurice Bauden. Io sono sicuro che Livia sapesse.» afferma convinto.
    «Il tempo è veloce per chi amiamo.» Lazzaro lascia scivolare una nota di amarezza nella voce. «Sei una buona madre, non avere dubbi. Sei piena di qualità e di talenti, non essere preda dei dubbi, perché sono gli altri ad aver sbagliato con te, ma tu li hai perdonati e li hai attesi, oltre una vita.» sposta il peso sui talloni.
    «Cerca i McMahon. Conosci almeno Dominic, oltre a suo marito, Alastor. Sono la famiglia di Marlene, ma hanno sono legati al destino di Sittachai.» cambia argomento in un attimo. «Lesser è vivo, si trova nella Città dei Sogni, chiedi di lui a messer Da Vinci. È morto, durante la Guerra dei Traditori. È tornato in vita, questo è sfuggito a qualcuno, che lo crederà pazzo. Il consiglio dei Maridi ti sarà utile, oltre ad una nuova chiacchierata con Jiroshi.» termina, ispira ed espira in silenzio.
    «Vai da Eirene, Danica.» dice con bonarietà paterna: «Vivi questa bella giornata. Avrai presto notizie.» non c’è altro, non di concreto, devono essere recuperati i cocci per riparare un vaso e Lazzaro spera che Danica, insieme agli altri, riesca a ricomporlo prima che qualcuno alza lo sguardo su di loro.


     
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