Starbucks

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  1. Cailean Sinclair
     
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    ULISSE RE DI JENOVIA
    O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.
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    ecisamente Ulisse non ha gradito l'omaggio che Berith ha voluto fargli. Decisamente ha ucciso per molto meno. Per questa ragione si trova fuori Biriam, ha deciso di parlare con qualcuno dei “buoni” per capire che cazzo stanno combinando e se, per caso, hanno bisogno una mano per scaccolarsi visto che, non solo non hanno risolto nulla, ma pure hanno complicato una faccenda già piuttosto complicata. È fermo davanti allo Starbucks di fronte al Royal London Hospistal da circa un ora. Piantato come un palo della luce, con le mani in tasca, e la faccia più scazzata del creato. Manco gli avesse cagato addosso un pterodattilo. Guarda l'ora, guarda l'ospedale, poi si passa una mano fra i capelli. Ah, maledizione a lui e al suo voler parlare con gli altri. Molto meglio quando i problemi li risolveva mentendo e uccidendo. Non che adesso abbia cambiato di molto il suo modus operandi. Si è solo un po' ammorbidito da quando ha sulle spalle l'intero peso di Jenovia, e non solo quello del suo ellenico culo.
    -Sei sicuro che Umabel lavora qui, vero?- chiede all'uomo accanto a lui. Una specie di gorilla in giacca e cravatta, il tipico bodyguard con un quoziente intellettivo a due cifre, e una poca propensione alla discussione.
    L'uomo guarda verso l'ospedale, poi torna al suo padrone. È un Evocatore anche lui, ovviamente -Conosco l'aura di Umabel il sanguinario.- sussurra -E' stato lui a spedirmi negli inferi.-
    Ulisse accenna un sorrisetto sghembo -Oh, un amicizia di vecchia data quindi... ride tornando a guardare verso il London Hospital.
    Senza le percezioni ad alzare il velo su di lui, Ulisse di Jenovia è semplicemente un uomo di trent'anni, di bell'aspetto. Non molto alto, e dalle gambe visibilmente storte, può essere considerato un bell'uomo se si è amanti delle facce tipicamente da schiaffi. I capelli castano scuro, sono scarmigliati e arruffati, così come l'accenno di barba e baffi sul suo viso magro e cosparso di piccole cicatrici più o meno visibili da una distanza di un paio di metri.
    Questa sera indossa un abito a tre prezzi, composto da giacca, pantaloni, e gilè neri, visibili grazie al cappotto color cammello tenuto aperto sul davanti.
    - Fatti un giro, amico mio.- ordina al suo gorilla, mentre porta alla bocca la tazza di caffè da viaggio che stringe nella mano sinistra - In caso il nostro buon pennuto si sia accorto di noi e abbia deciso di farsi trovare in compagnia.-
    Rimane quindi da solo, a fare la Guardia Svizzera e a bere caffè come se stesse cercando di capire quanta caffeina può assumere prima di farsi diventare il sangue denso come la nutella.

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  2. Ashleen
     
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    Chissà perché è tornata a Londra. È una delle tante domande che ogni tanto, la sua mente tira fuori, giusto per aiutarla a pensare un po' di più a tutto quello che magari è meglio archiviare. Forse le mancavano i rintocchi del Big Ben e il suo scandire meticolosamente ogni singolo secondo della giornata. O forse le mancava guardare le file interminabili di turisti di ogni nazionalità andare in giro per i vicoli della città della Regina, di Sherlock Holmes o di Jack Lo Squartatore, catturando ogni singola immagine da rilegare in un ricordo di quella città del the delle cinque. In effetti sarebbero troppi, tanti gli esempi da poter fare per giustificare il suo rientro, o magari...è semplice la cosa. Più semplice di quanto lo si possa pensare. Lei ama Londra, la sente scorrere nelle sue vene come il Tamigi sotto il Tower Bridge. Ok forse non sarà la prima ad ammetterlo o magari non lo ammetterà mai, ma questa sembra essere l'unica verità che può essere degna di essere definita tale. Non lavora oggi, ma semplicemente perché non ha ancora cominciato. Ha bisogno di qualche altro giorno per sistemarsi e per riassettare tutto. Mai iniziare nulla in confusione, purtroppo o per fortuna è una minima parte della su forma mentis. Capelli biondi, lisci e leggermente mossi alle punte, in maniera del tutto naturale, sono legati in una comoda treccia laterale, sul lato destro del suo collo, coperto in toto dallo sciarpone di lana grigio scuro. Il tutto a incorniciare il suo viso, dai delicati lineamenti femminei, dove spiccano due occhioni di vitreo colore azzurro, enfatizzati nel colore e nelle ciglia da qualche passata di mascara nero che insieme a un colorito pescato leggero sulle gote, rappresenta l'unico abbellimento odierno che si è voluta concedere. Sotto il giubbino nero, sagomato al suo corpo, magro ma sinuoso e in armonia a tutto il resto delle sue femminili forme che lo compongono. Completano il tutto, un paio di jeans denim scuro, aderenti, che si chiudono all'interno di ugg boots grigio fumo. Spinge senza troppo sforzo o pressione la porta dello Starbucks, richiudendola con cura alle sue spalle, inebriando l'intera sua vicinanza del suo profumo alla vaniglia, dirigendosi poi sicura, verso il bancone. Esiste un qualcosa che un po' di zucchero o qualcosa di dolce non possano consolare? No, probabilmente no.
     
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  3. Cailean Sinclair
     
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    ULISSE RE DI JENOVIA
    O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.
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    a percezione di Ashleen solletica i suoi sensi ad un livello piuttosto periferico. Non è interessato a irretire e far impazzire le donne, e nel corso degli anni, è diventato piuttosto bravo a non considerare le loro anime fin da subito appetitose. Si limita quindi a guardarla per un secondo, seguendola con lo sguardo con un semplice e, naturale, interesse maschile.
    Sì, ricorda di non essere lì per fare il piacione, e infatti, sta per distogliere lo guardo quando, qualcosa che cade dalla tasca del giubbino di Ashleen, aggrotta la fronte, è un...portamonete? Si stacca dalla parete a cui è appoggiato con un colpetto di reni, e dopo aver raccolto il borsellino da terra, si immette nella scia della ragazza, per raggiungerla prima che debba essere costretta a tirare fuori i soldi.
    Non è portato per le normali maniere, quindi, pensa bene di tirarle il borsellino oltre la testa, in modo che, Ashleen, se lo veda comparire davanti agli occhi, e sia costretta a tendere le mani per afferrarlo al volo. Presentarsi? Fare la persona civile e simpatica? Ah, troppo mainstream per lui.
    Si affianca alla ragazza, e si appoggia al bancone con un braccio -Sta più attenta la prossima volta.- mormora. In mille e qualcosa d'anni, dell'accento greco è rimasta solo una certa acutezza nel pronunciare alcuni gruppi di sillabe. Ormai, sembra del tutto inglese, anche se decisamente, scuro com'è, non ne ha decisamente l'aspetto.
    Alzando una mano, fa cenno alla ragazza di ordinare la sua consumazione, mentre lui osserva i tabelloni con i vari tipi di caffè e frappè offerti.
    -Non è molto meglio come si fa in italia?- borbotta indicando i cartelloni - Puoi scegliere fra un caffè forte, più forte e … MIODIOSTOPERMORIRE.- l'ultima parte è tutta attaccata e detta in un solo fiato. Lancia un occhiata ad Ashleen, prima di rivolgersi alla seconda barista tornata da uno dei tavolini - Sì, un caffè ristretto con latte scremato in una tazza da viaggio, grazie.-
    Tamburella con le dita sul piano del bancone, intanto che attende la sua ordinazione, e quando la ragazza gli presenta il suo caffè, nella solita tazza, mette mano al portafogli, tirando indietro una falda del cappotto color cammello, per portare una mano alla tasca posteriore del pantalone.
    -Sì, ecco a leì. Il resto mancia.-
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  4. Ashleen
     
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    No, non si è minimamente accorta del portamonete che le è caduto dalla tasca. Ma proprio per niente. È un miracolo anzi, che si renda conto di avere ancora la testa sulle spalle e non averla dimenticata da qualche parte. Era talmente assorta nei suoi pensieri, nella sua voglia di isolarsi e di alienarsi da tutto e da tutti, vogliosa semplicemente di ordinare qualcosa, mangiare e bere e poi tornarsene a casa sua. Talmente era di fretta, nel volete entrare e non avere voglia assolutamente di dare confidenza a qualcuno, ma il fare tutto in fretta, spedita al bancone, ordinare e amen. Ecco perché non si è accorta di avere perso qualcosa. Ma proprio per niente. Quindi, ricapitolando, convintissima di avere tutto con se, e che tutto sia andato a buon fine, si avvicina al bancone, fermandosi proprio di fronte ad esso, cominciando con gli occhi azzurri, a scorrere in silenzio, con le iridi, la lunga lista invitante di tutto quello che l area di ristoro offre. Ma, la sua curiosità, viene interrotta da una voce maschile, una voce che le si avvicina, e che ovviamente non conosce, ma che sembra volete parlare proprio con lei. <mh?> mormora, dopo essere praticamente saltata in aria, non aspettandosi minimamente ne il dialogo con Ulisse, ne tantomeno che lui potesse proprio parlare con lei. Lei che si sente così anonima, per nulla bella o degna di attenzioni di alcun tipo, lei che si sente un fantasmino invisibile. Eppure, sta parlando proprio con lei e...per colpa del suo portamonete. <oh....grazie> esclama, stordita e sbigottita insieme, quando sgrana gli occhi nel vedere materializzarsi proprio l'oggetto di sua proprietà. <no....non...non mi sono accorta di nulla....grazie mille> ripete verso di lui, nel suo perfetto inglese british, andando, quasi per impulso e velocemente a prendere il portamonete con la sua mano e riporlo nella tasca del suo giubbino con cura. Torna poi a guardare il greco, più tranquilla adesso e in maniera più attenta rispetto a prima, facendone una panoramica veloce su di lui, in maniera del tutto discreta, dal basso verso l'alto, vedendolo ordinare. Deve intervenire adesso, <ehm...mi permetta di sdebitarmi pagando io la sua consumazione> aggiunge, non appena lo vede prendere il suo di portafogli per pagare, sperando di non ricevere un rifiuto.
     
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  5. Cailean Sinclair
     
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    S
    i accorge della perplessità della ragazza, e un sorrisetto gli arriccia un angolo della bocca - Sì, è con te che sto parlando.- Non è abituato a dar del tu e si vede, ma si affida al fatto che, sembrano giovane, la ragazza non ci faccia troppo caso - Non sei mica invisibile, ti vedo eh.-
    E la percepisce pure, ma ha già mangiato, per quel verso. Fra qualche ora si verrà a conoscenza del suicidio di un povero diavolo, che ha deciso di porre fine alla sua vita impiccandosi con i suoi boxer.
    - Sì, ho notato, fa più attenzione. Non tanto per i soldi, ma se hai i documenti lì, non vorrei essere nei tuoi panni a dover rifare tutti la trafila per la denuncia di smarrimento e per rifare tutto.-
    Vuole offrirgli la consumazione? Si volta stranito verso la piccola umana, e la guarda per un secondo. Per quanto siano passati duemila e rotti anni da quando era un corsaro, re di un isola grossa quanto uno sputo, è pur sempre figlio del suo tempo. Impiega qualche secondo quindi, per digerire la proposta della ragazza, e infilare di nuovo il portafogli in tasca. - Prego.- le fa spazio per pagare, prendendo la tazza che gli viene allungata a portandola immediatamente alle labbra. Beve un sorso, e si umetta le labbra prima di parlare - Non penso che mi abituerò mai al clima di Londra...- accenna allla piccola porzione di cielo che si scorge alle spalle della struttura principale dell'ospedale - Non c'è mai il sole. Dove sono nato io, l'estate era l'estate, non come qui.- che l'estate è una primavera appena più calda. E' girato spalle al bancone, appoggiato ad esso con un gomito. Non può mica perdere di vista l'obbiettivo anche se ha trovato un diversivo per passare il tempo oltre girarsi i pollici.
    - Londinese?- le chiede -In caso chiedo scusa. I londinesi sono piuttosto suscettibili su qualche riflessione sulla propria città che non sia su quanto è splendida e ricca di storia.- la voce si colora di divertimento mentre allunga la tazza verso quello della ragazza, per chiederle il cin cin.
    E' cattivo, eh. Cattivissimo. Una bestia. Però ogni tanto anche a lui piace socializzare. Oltre il fatto che ha una facciata di rispettabilità da dover per forza mantenere se vuole continuare con il suo lavoro. <b>-
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  6. Ashleen
     
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    Almeno per oggi, ha avuto la sua magra consolazione. Ovvero, la pessima figura della giornata è stata appenza collezionata, come suo solito. Almeno, in teoria, non dovrebbe averne e causarne di altre. Forse. Continua, con lo sguardo empireo a guardare il ragazzo, abbozzando in quel suo fine viso una sorta di accenno di sorriso centellinato, timido quasi, allungando semplicemente angoli e bordi delle sue risate labbra verso le rispettive guance quando lui, a quanto pare sia con gesti sia con parole, ha deciso di concederle, il piacere di offrire quella consumazione. Ok lei non è invisibile come lui stesso le ha ricordato, ma per come ha esordito in quel bar di certo, avrebbe preferito esserlo. Ma sono dettagli. Tira fuori una banconota dal suo portafoglio, porgendole alla banconista, con un aggiunta, <pago ciò che ha ordinato il ragazzo, e in più mi aggiunge una fetta di cheesecake ai frutti di bosco insieme a latte e caramello e panna> Si insomma la su anche ordinazione, un chiaro sintomo che la fame, nonostante l imbarazzo non è affatto svanita. <londra è così> si limita a commentare, prendendosi la libertà di dire la sua, <nonostante il suo perfetto inglese, ha un accento particolare...di dove e se posso chiedere?> osa quasi domandare, in un impeto di coraggio sbocciato nel frangente di secondi che la separano dall essere servita da quello che ha richiesto, anche se odia la formalità del Lei, ma lo sta facendo per educazione, quasi per compensare il guaio che ha appena combinato, sperando di non essere fraintesa e passare per una persona fin troppo invadente. <si sono di Londra, ma non mi offendo mica. È un dato di fatto oggettivo e...ho finito per farci l abitudine> asserisce infine, mentre finalmente tutto quello che ha richiesto, graziosamente riposto è sistemato in un vassoio le viene porto in avanti dalla commessa. Magari pancia piena sistema ogni cosa....magari.
     
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  7. Cailean Sinclair
     
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    ULISSE RE DI JENOVIA
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    A
    shleen lo squadra e lui la lascia fare. È abituato a essere passato al setaccio, sia nella sua falsa identità, dove i media gli stanno addosso alla ricerca di qualche scoop succulento, sia nella sua vera vita, a Jenovia. Le sorride pure, visto che c'è. Oh, c'è stato un tempo in cui, con quel sorriso, ha fatto cadere ai suoi piedi la splendida Maga Circe, ora, che è più vecchio, e meno mandrillo, risulta solo un bravo ragazzo con voglia di fare amicizia.
    <b>- Sono nato in Iranda, ma i miei genitori erano greci.-
    mente in scioltezza, portando alle labbra la tazza per bere un lungo sorso di caffè - Credo che si noti, un po', no?-
    Sfrega con una mano la guancia barbuta, riferendosi ovviamente, alla leggendaria villosità dei greci. Ride tornando al suo caffè. Di Umabel nessuna traccia, e lui sta iniziando a scazzare.
    Vuoi vedere che il pennuto ha deciso di fare un po' di straordinari proprio oggi? - Roy.- si presenta, allungando una mano verso Ashleen. Il tocco è abbastanza rapido, è freddo come la morte, e non vuole che la ragazza pensi che stia andando in ipotermia.
    - Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire. Se non erro, è una frase di Samuel Johnson. - alza gli occhi dalla tazza che ha in mano <b>- Sarà per questo che a molti piace-
    Si sposta leggermente di lato, quando Ashleen prende la sua consumazione, per evitare di impicciarle la strada verso il tavolo, e continua a bere guardando in strada.
    - Beh, miss, è stato un piacere parlare con te.- alza il bicchiere verso di lei, come per brinare alla sua salute - Al prossimo incontro voluto dal fato.- ci pensa un attimo - O da un portafoglio desideroso della sua libertà.-

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6 replies since 2/2/2017, 22:55   178 views
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