La reggia di Poseidone

I segreti del mare.

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    Questi giorni, per Aime, non sono stati i migliori della sua vita. Ha dovuto fare i conti, non solo con le proprie emozioni, ma anche quelle del mostro della cattedrale. Lo ha sentito oscillare dall’apatia, alla disperazione, al dolore, alla rabbia, senza poter fare nulla per impedirlo. Nel corso della notte, ha sentito il battito del suo cuore sovrapposto al suo. Un cuore arrabbiato, ferito, ma non cattivo.
    girando per il palazzo, ha avuto modo di riconoscere il corridoio visto nella visione scatenatagli dal contatto con Sillia, conduce alla parte più nascosta del palazzo reale, quella a cui nessuno che non faccia parte della famiglia regnante ha permesso di accedervi. Per questa ragione, la nostra audace pesciolina, ha dovuto attendere a lungo per avere la sua occasione di poter girare indisturbata.
    E’ successo quando Poseidone in persona, le ha chiesto di andare a prenderle un libro nella sua biblioteca privata. È un onore per tritoni e sirene venire interpellati dal re del mare anche per cose futili, così nessuno ha prestato troppa attenzione, caso mai Aime si sia fatta prendere dall’entusiasmo. La biblioteca si trova proprio lungo quel corridio, che finalmente, può percorre tranquillamente.
    Alte finestre danno su Semira, che spende nel mare come biglie di vetro in un bicchiere, il pavimento,i rosoni, creano deliziosi giochi di colore alle finestre. Il simbolo di Poseidone, si alterna a quello dei suoi figli, e Aimee si sentirà portata a fermarsi di fronte alla Rosa del Mare,il simbolo della principessa scomparsa di Semira.
    Parlando in giro, sia con i suoi genitori, con chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerla, l’opinione generale sulla principessa Liriope è quella di una sirena estremamente intelligente e buona. Sarebbe stata un ottima regina, se non fosse sparita nel nulla.


    -Vostra grazia!- la voce viene da destra, rispetto ad Aime. E’ una vecchia sirena che si ritrova a venire spinta malamente attraverso la porta. È sciatta, malfatta, sembra quasi che i segni della maledizione che porta il popolo del mare a diventare mostri, siano perenni sul suo viso. Cade malamente a terra, un nodo di pinna azzurra e lunghi capelli giri, prima di alzarsi.
    -Vi prego!- urla battendo le mani sulla porta.
    Nessuna risposta, la vecchia si toglie i residui di cibo dai capelli, e si gira verso Aime. Non fa troppo caso a lei, se è lì, e perché Poseidone vuole e sa. Sparisce nuotando in fretta, lasciando la nostra pescetta da sola con la porta che ora si apre di nuovo.
    A spuntare è , oggettivamente, la sirena più bella che Aimee può dire di aver mai visto. Si guarda attorno, prima di puntare gli occhi nocciola su Aimee.
    -Quella donna orribile se n’è andata?- chiede rapidamente.

    Edited by John Sinclair - 12/3/2017, 23:04
     
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  2. Callum Iain Payne II
     
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    Il candore non può fiorire sotto terra.

    ■ Nereide ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Scheda


    Aimee non ha avuto pace, non realmente, sente il peso di una coscienza aggiungersi alla propria personalità e non è sicura del perché ciò sia avvenuto; ha sentito le emozioni, le sensazioni di Sillia, la rabbia feroce, ma non la malvagità e la solitudine disperante, la certezza di essere vittima di un'ingiustizia e di non riuscire a liberasi, a vivere con serenità, con l'affetto che dovrebbe circondare tutti e anche lui. Ha avuto incubi, momenti di totale indifferenza, altri di timore, si è mostrata intrattabile o terribilmente bisognosa di coccole, senza soluzione di continuità.
    Gli Andrassy, tanto orgogliosi di quella sirena giudiziosa, si sono trovati a porsi numerose domande, prima sul perché fosse stata presa di forza dai Tritoni a guardia del Mostro, la convocazione a palazzo aveva appianato gli umore e per Aimee si era spalancata una porta.
    Lei è una creatura minuta, i colori chiari come l'azzurro e l'argento, indossa una tunica blu, che è la soluzione ideale per celare i seni, soprattutto non essendo sposata e non volendo attirare pettegolezzi sulla propria reputazione, questa la copre in un stoffa leggera, fluttuante, le maniche a tre quarti sono quasi bianchi, i lunghi capelli sciolti sulla schiena.
    Aimee non ha fretta, si mette in attesa, l'hanno già agguantata di malagrazia una volta e le può bastare, quando è sicura che nessuno possa scorgerla, si introduce nel corridoio, la visione della disperata principessa è vivida, sembra che le pareti ne abbiano assorbito il dolore, si guarda attorno per non pensare. I simboli dei nobili sono bellissimi, li ammira ad uno ad uno, sino a quando non si arresta davanti alla Rosa del Mare. Liriope era conosciuta, amata, sarebbe stata una regnante saggia, compassionevole, giusta, poi Incubo è entrato nella sua esistenza, stravolgendola, trae un tetro sospiro.
    La vecchia sirena, attira la sua attenzione, si accosta con cautela, anche se vorrebbe esita ad aiutarla, cerca di sorriderle incoraggiante, mentre l'altra si dilegua.
    Aimee alza la testa, la giovane che ha parlato è bellissima, nessuna sirena può definirsi così aggraziata e così vicina al Mare, a quella che è la vera purezza dei Maridi.
    Annuisce lieve, le dita si intrecciano fra loro: «Sì, Vostra Grazia.» si schiarisce la voce, lei ha un timbro sottile, molto delicato, parla quasi sottovoce: «Non desidero disturbarvi. Sono Aimee Mai Andrassy.» soggiunge, quasi dovesse significare qualcosa per l'altra, che indubbiamente di stirpe regale.
    «Vi ho sentita suonare il violino.» mormora, alla fine e può darsi sbagli e non sia Liriope, può darsi che la principessa esploda in un reprimenda durissima, ma l'ha detto. Non se ne pente.
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    Liriope esce lentamente dalla porta, indossa i colori azzurro e argento, che sono i colori dell’erede al trono a Semira. Peccato però che, ufficialmente, non sia più lei la prossima in linea di successione e che ora, suo fratello Erice.
    Principe amato, anche lui, ma neanche lontanamente quanto la sorella maggiore.
    Liriope sembra sorpresa di essere riconosciuta, osserva Aimee curiosamente, la testa inclinata verso la spalla, prima di accennare un sorriso - Sei figlia dei ricamatori?- chiede.
    Ha una voce soave, nonostante abbia parlato, sembra che abbia canticchiato. È un uccellino. Un uccellino in gabbia però, a giudicare dalle sue condizioni. Si avvicina con un colpo di pinna, e la guarda, la sua figura è slanciata, supera Aimee per tutta la testa. Però non mette soggezione. È amorevole, avvolgente, come una fonte di acqua calda, si racconta che sua madre, l’abbia partorita nella parte più profonda del mare di Semira, perché avesse sia la forza dell’oceano più profondo, ma anche la sua stretta avvolgente.
    -Hai visto mio figlio?- chiede sottovoce - Come sta?-
    Il dolore è palpabile nella sua voce e nel suo sguardo.
    Qualcuno chiede a gran voce dove sia finita la figlia degli Andrassy, Liriope alza il mantello, e fugge dalla parte opposta - Ti aspetto fuori.- sussurra rapidamente. Una delle guardie spunta per chiedere dove sia il libro desiderato da sua maestà, per poi decidere di andare a recuperarlo da sola.
    -Questo posto è un labirinto, torna pure alle tue occupazioni, ragazza.- bofonchia.
    Aimee, quindi, potrà tranquillamente sgattaiolare fuori dal palazzo, e alzando gli occhi, vedere la figura di Liriope attenderla infondo alla strada. La principessa nuota speditamente, il capo chino per non farsi riconoscere, e quando finalmente è fuori città, si raddrizza e si volta.
    -Mio padre non sa che esco tutti i giorni, e non deve saperlo.- esclama -O sarò la prossima abitante della Cattedrale. Posso fidarmi di te, Piccola Perla?-
     
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  4. Callum Iain Payne II
     
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    Il candore non può fiorire sotto terra.

    ■ Nereide ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Scheda


    Aimee non indossa nulla che possa rimandare alla regalità, perché non ha una goccia di sangue nobile e non le interessa averne; i capelli biondi sfumano gradualmente sino a sembrare bianchi, ha riflessi di un bel verde marino, ma la sua figura risalta nell'argento, nell'azzurro e nel bianco, minuta, rimane silenziosa a valutare la sua frase.
    Non l'ha veramente riconosciuta, non in senso stretto, ha soltanto pensato: ha veduto il corridoio in cui aveva supplicato il padre, il simbolo della Rosa del Mare e poi la sirena appesantita dagli anni e dalle maledizioni, qualcosa le ha dato l'impulso di provare la sua teoria. Sillia aveva detto di parlare con principessa, come se non fosse in chissà che antro infernale, infatti, sta a Palazzo.
    «Sì, Vostra grazia, sono la loro erede.» risponde con gentilezza, tiene gli occhi un po' bassi, con deferenza, cerca di restare con il busto ben dritto, perché non è con sua pari, sebbene abbia un'aura rassicurante: «L'ho veduto, a un paio di giorni dal Plenilunio.» racconta con diligenza, la domanda è anche complessa per Aimee: «Gli ho servito la cena. Abbiamo scambiato qualche parola. È in salute.» tergiversa, fa una strana smorfia: «Vi abbiamo sentita, lui sembrava più rilassato con la vostra musica. Credo che ci siamo scambiati le parole sbagliate. Nel senso...» si guarda alle spalle, dubbiosa: «Ho veduto i suoi bracciali. Li ha mostrati lui, in verità. Sembravano così... Crudeli, c'era del sangue... Ho provato a... Solo... Sfiorare il polso, per chiedere se ci fosse qualcosa per renderli meno dolorosi o leggeri ma Sillia... Lui aveva paura. Io non so, forse starà pensando gli volessi fare del male, ma non è mai stato così.» scrolla la testa, fa un respiro profondo.
    È in quel preciso istante che sente altre voci, sta imbrattando il nome di famiglia, almeno ufficialmente ma lei è sicura di fare qualcosa di molto importante, mormora scuse che fa suonare sincere, da sperduta pesciolina in mare. Si volta e segue Liriope, stando attenta a non perdersi, cosa di cui sarebbe capacissima.
    Le due sirene escono dalla città, Aimee si guarda attorno, vagamente sorpresa, fa un cenno di assenso alla principessa.
    «Non vi è nulla che Egli debba sapere, Vostra Grazia.» dice con voce calma: «Sì, potete fidarvi. Sillia, vostro figlio, mi ha parlato di voi e poi, mi ha detto di parlarvi. Non fosse per questo, cerco di essere leale e mantenere la parola data.» pare una risposta adulta, assennata, più delle domande che le ronzano in testa, non fa menzione alla singolare abilità, non vuole caricarla di pesi.
    «A volte, mi chiedo perché stia tanto tempo sulla terra ferma, quando il mare e le nostre città sono così belle.» lascia andare la considerazione con un respiro.

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    Liriope sorride alla giovane sirena, e poi, lentamente, alza il mantello che la ricopre. Poco sopra alla linea in cui la pelle diventa squame, c’è una lunga cicatrice profonda e frastagliata. Sembra che, sia stata inferta alla principessa, si dibatteva. -Mi è stato strappato dal ventre.- mormora toccando la cicatrice con le dita -Tu sei la prima persona che lo ha toccato. Ha avuto semplicemente paura.-
    E ripensando alla reazione di Sillia, Aimee potrà rendersi conto che, la reazione del mezzo demone è stata dettata dal terrore di sentirsi toccare. Non ha avuto paura di un possibile aggressione, ma del tocco in sé per sé.
    Una volta in strada, Liriope, rimbocca meglio i lunghi capelli castani all’interno della mantella, mentre nuota velocemente verso la Cattedrale. Fa il giro, per non farsi notare dai fratelli di guardia, e sbuca in superficie per sedersi su uno scoglio. Sfila da sotto la mantella un violino d’oro, e mentre il sole si tuffa nel mare, suona la stessa melodia che Aimee, ha già udito nella cella di Sillia.
    -E’ l’unica cosa che posso fare per lui. Dargli la buona notte.- spiega a canzone finita. Poggia il violino sulla cosa, mentre la pinna, in basso, agita piano l’acqua.
    -E’ il senso di colpa a schiacciarlo.- mormora guardando il profilo della cattedrale - Quello là dentro è suo nipote, il suo erede legittimo, ma per paura, l’ha strappato dal corpo di sua madre e l’ha rinchiuso come un animale in cattività. -
    Scrolla la testa, il cappuccio cade sulle spalle, e la lunga chioma scura cade come un fiume d’ebano lungo e spalle e la schiena della principessa. Alla luce del sole, è oggettivo perché Ixo l’ha scelta come madre di suo figlio, è possibile che, non solo in tutto il mare, sia la creatura più bella.
    -Dammi la tua mano destra Aimee.- non appena Aimee farà quanto chiesto, Liriope passerà la corda dell’archetto sul suo palmo, producendo un taglio, poi farà lo stesso con sé - Ora sei mia sorella.- stringe la mano con quella della sirenetta, mischiando il loro sangue. È un giuramento del mare, legarsi di sangue con un membro della famiglia reale vuol dire che, ovunque, egli ti proteggerà, ma dal canto suo, se tu dovessi provare a tradirlo, ti troverà per farti fuori.
    -Devi sapere una cosa Aimee.- Liriope allontana la mano da quella della sirena più giovane - Io ho partorito due bambini, due gemelli, due maschi.-


    PROTEZIONE DEL MARE:

    Da oggi, Aimee è legata alla protezione di Liriope, figlia di Poseidone. Da questo momento, è in grado di suonare il violino d’oro della sua protettrice, e di incantare e ammansire chiunque abbia sangue maride nelle vene.
     
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  6. Callum Iain Payne II
     
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    Il candore non può fiorire sotto terra.

    ■ Nereide ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Scheda


    Aimee reprime l'istinto di chiudere gli occhi, socchiude le labbra a quella visione, decisamente più traumatica della cicatrice da taglio cesareo. Tace per diversi secondi, incapace di realizzare l'orrore.
    «Strappato dal grembo.» pensa a Liriope, alla sua sofferenza, sembra mancarle l'aria, poi deglutisce, cercando di quietarsi un poco: «Io avrei dovuto avvisarlo. Ho agito d'istinto, mi spiace che abbia avuto paura. In ogni senso. Ho sbagliato.» si ritrova a dire in fretta, impacciata a sviscerare emozioni che paiono avvitarsi su se stesse, senza manifestarsi.
    Le spiace, lo trova ingiusto, ma queste parole non suonano affatto confortanti, né sortiscono qualche magico effetto, sono inutili pensieri: «Ho notato che ama l'arte, ha moltissimi libri, me ne aveva indicato uno sulle bellezze costruite dai Maridi.» ricorda con un sorriso più disteso: «Io studio arte, ma nel mondo, non ad Erellont. È così che abbiamo cominciato a chiacchierare.» fa una pausa, ascolta la principessa.
    Sillia è figlio di Ixo, ma pure di sua madre, essere strappato da lei, essere rinchiuso, nascosto agli occhi del mondo, considerato una disgrazia, indubbiamente è un macigno per l'intera casa regnante.
    «Mi ha detto la stessa cosa. Io so che è stata un'ingiustizia. L'ho detto. Lui ha gli occhi blu di sua zia, della Signora dei Sogni.» sembra strano che vi sia parentela fra loro: «Quei bracciali, comunque, possono essere rimossi. Io non penso sia in grado di vivere ad Adler, purtroppo, ha vissuto solo di solitudine, ha bisogno di ripulire l'anima dalla rabbia, avvicinarsi alla vita ma col tempo, potrebbe riuscirvi. Essere libero, forse, deciderà di avere un'esistenza ritirata ma se non è crudele, trattenerlo non ha senso.» afferma, che non sia cattivo, lei non ha dubbio alcuno.
    La sirena allunga la mano, con gli occhi sul violino. È bellissima, ma la sua sorte non è invidiabile, Ixo doveva desiderla, ma non amarla.
    Aimee solleva gli occhi, il dolore è minimo, non si lamenta, sente la mano della principessa e smette di respirare. Meravigliata, sta cercando una frase, boccheggiando, quando arriva il secondo round.
    «Sì.» dice, manco fosse un matrimonio: «Io ho avuto una visione, Vostra Grazia, voi chiamavate il Re, Vostro Padre, parlavate al plurale e ho pensato a... Una balia, un qualsiasi altro amico... Allontanato con Sillia, vostro figlio. Sì... Ixo aveva una gemella.» scuote la testa, come sommersa dalla verità: «Lui è vivo?» chiede sul gemello di Sillia, che forse è quello fortunato. Boccheggia ancora, bisogna darle un attimo di calma, che è una creatura delicata, poi si getta a sfondare vetri a casaccio.
    «Ma, perché c'entra il Giullare? Il signore di Adler, non è vostro figlio?» non tornano i conti, ma chi è mai lei per zittire la principessa.
    «Vi ringrazio, io... Vi sono grata, meriterò la vostra fiducia.» assicura alla fine.

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    -Davvero?- chiede sorpresa -Io amo molto l’arte. Alcune statue che adornano il palazzo sono opera mia.- Ride, ed è una risata carica di amarezza. Suo figlio non sarà mai libero dalla sua prigione, a meno fino a quando, suo padre non risorgerà, tornerà ad Erellont, e percepirà la sua essenza. Allora il mondo verrà distrutto, perché la forza di un demone del suo livello in grado di controllare le maree è incalcolabile. Lo sussurra ad Aimee, guardando l’acqua incresparsi ad ogni battito della sua pinna.
    -Secondo la profezia che mi fecero, subito dopo essere rimasta incinta, uno di loro avrebbe governato ad Erellont, mentre l’altro, avrebbe governato Biriam. Hanno preso Sillia, il demone dagli occhi neri, e l’hanno messo nella cella mentre suo fratello, mi è stato portato via. Non so dove sia o se è ancora vivo.-
    Qui ad Aimee, inizieranno a suonare tutti i campanelli di allarme possibili. Sillia non ha gli occhi neri, li ha di un magnifico blu, proprio come quelli tanto decantati di Livia. Possibile quindi che, il gemello cattivo sia fuori o quello buono sia dentro?
    Scrolla la testa, lei non sa chi ci sia seduto sul trono di Adler, guarda verso la città che si staglia su di loro, e infila le mani all’interno del mantello. Tira fuori una piccola gemma piena d’acqua, e la porge ad Aimee.
    -Questa dovrebbe servirti ad aprirti le porte del palazzo del Giullare, non andare da sola però.- si raccomanda - Quella creatura emana una forza che ho la sensazione di conoscere, anche se non ho idea di dove l’abbia già sentita.-
    Le appoggia anche il suo violino sulla coda prima di gettarsi in acqua -Ogni tanto, suona per lui, mi aiuteresti. Non sempre riesco ad uscire. - sparisce dalla visuale di Aimee in un battito di pinna.
     
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  8. Callum Iain Payne II
     
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    ■ Nereide ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Scheda


    Aimee annuisce, cercando di stare in una posizione più comoda: «Ama l'arte e la sua cella, diciamo, sembra una camera, penso che abbia anche lui la medesima inclinazione e abbia disegnato parte dell'arredamento.» dice più leggera nel tono di voce.
    Tutto appare irreale, dovrà pensare seriamente a cosa stia accadendo nella sua vita, ma ha imparato che la quiete non appartiene ai suoi giorni.
    «Vostra Grazia.» socchiude le palpebre: «Non avete mai avuto occasione di vedere i vostri figli, forse da lontano?» si accerta, ha citato gli occhi di Livia, ma può darsi che Liriope non arrivi a collegare ogni filo, come fa Aimee, per una madre deve essere difficile, crudele: «Io ho visto Sillia, non è crudele. Ho sfiorato il suo sangue, io ho sentito il suo dolore, ma non è cattivo, non è figlio di suo padre bensì di sua madre. Siate fiduciosa. Non accadrà nessun cataclisma. Non per mano di Sillia.» assicura con voce seria, ma piena di calore, può sembrare raggirata dal fascino di un Mezzodemone, ma non parla per indottrinamento: «Vi prego. Vi devo parlare, ancora.» prosegue, mentre soppesa l'oggetto: «Io conosco l'erede di Pandora, mi darà qualche consiglio, così avrò qualcuno accanto. In caso, non sia un'incursione gradita.» e si volta, piega la testa, quando la sente nominare l'aura del Giullare, si aspetta un lampo di luce, si stringe nelle spalle, non può ricordarsi chiunque abbia incontrato, avrà secoli di vita.
    «Lo farò, dubito possa tornare a parlare con lui. Non mi spiacerebbe, ma i Vostri nobili fratelli e le guardie sono troppo potenti. Non sarò brava quanto voi, in caso, penserà che si è appostata una povera ubriaca.» cerca di sfumare con ironia.
    Lei non si rigetta subito in mare, guarda la chiave per entrare nel Palazzo di Adler, forse sarà un gran rischio, uno in cui non vorrà sia invischiata la principessa.
    «Non puoi sentire, Sillia?» chiede ed è chiaro, che non può sentire, a meno che il legame empatico non valga anche per lui.
    Non si aspettava di sciogliere i bracciali, ma presto, dovrà comunicare a Liriope che il figlio sbagliato è stato imprigionato, quello crudele è disperso in chissà che piano dimensionale dell'universo, se non ha preso una cantonata pazzesca, se non ha fatto male i suoi calcoli.
    «Amphritite, abbi pietà.» bisbiglia, scivolando nell'acqua, scossa ma non spaventata o sconvolta, stupida, anche delusa da quella perfetta giustizia che attribuiva al Re dei Maridi.

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