Quest campale_ No End, No Beginning

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    Un sacco, mi commuovo. Master, non sapevo come inserirmi. Passo al prossimo turno?
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    C’è un motivo perché Astaroth era tanto amato da Ixo, oltre al fatto che asfaltava gente come se non ci fosse un domani, era fedele. Non era ambiguo come Aamon, era cristallino, i suoi intenti erano sempre palesi, e oggi, come allora, anche Callum avrà la stessa sensazione. Nonostante sia incredibilmente forte, Astaroth è una creatura fedele. Si sentirà portato a fidarsi di lui. -Non hanno portato via il cadavere.- rivela questo a Callum quando chiede se Sittachai è ancora in vita - San Michele è disceso dal cielo per resuscitarlo.- chiude gli occhi e sospira - Il mezzo-demone va divorato, o il Cielo continuerà a ributtarlo in battaglia. Deve sparire dalla faccia della terra.- ovviamente per lui sarà un vero piacere e onore farlo. Ascolta in silenzio quanto viene detto in sua presenza, il viso inespressivo che si sposta leggermente da uno all’altro presente nella stanza fino a quando non si ferma di nuovo sul Protettore del Regno. - La ennasiana dai capelli rossi ce l’ha di fronte in questo momento, Callum.- e anche se lo chiama per nome, c’è sempre una certa nota di rispetto nella sua voce - Volete che le lasci un messaggio da parte vostra?-
    Serpesia sorride, e si volta verso Callum. Il demone non è così antico da conoscere Astaroth e i suoi poteri, e così spiega cosa sta succedendo. Il demone è in grado di proiettarsi in maniera astrale all’interno del regno, e di agire. Per questo motivo Livia ha piazzato dei guardiani alle porte, per evitare il suo ingresso diretto a mo’ di ariete da guerra. Ora però che Seria non è al suo posto, Astaroth ha potuto farsi un giro per il regno senza che nessun punto di potere sia ancora venuto giù.
    - La fiamma della Virtù e i suoi bastardi ho deciso di prenderli con me. La madre sarà una delle mie puttane, mentre i figli, ne farò delle spie.- Serpesia è una donnina a modo e sa come far fruttare ogni investimento. Per quanto riguarda Benedict, Girolamos se la ride, ha grandi piani in mente per suo figlio.
    -Avevamo ragione signori.-- Astaroth chiude gli occhi - A Biriam si sono rifugiati cinque dei maggiori. Zeus e sua moglie Era. Ade e Persefone. E quella stupida di Athena.- Serpesia soffia dalle narici con una smorfia, non ci voleva, sono una bella gatta da pelare, Girolamos però non sembra d’accordo. -Mio signore…- fa verso Callum-- Noi abbiamo i giganti.- zan zan zan - Sono stati rinchiusi da Caos nelle segrete della prigione di Hellena, ma sono certo che passerebbero dalla nostra parte se sapessero che gli offriamo la possibilità di vendicarsi dall’odiato Zeus.-
    - Senza contare che loro, essendo neutri, potrebbero entrare a Erellont senza bisogno di sfondare le porte o sfruttare le distorsioni temporali.- fa eco Astaroth socchiudendo leggermente gli occhi scurissimi. Sposta leggermente il capo, e fa cenno anche agli altri di voltarsi. In piedi sulla soglia del tempio c’è un uomo. Ha i capelli biondi, l’aria severa, e gli occhi di un profondo celeste. Poseidone, dio del mare, si avvicina ad Astaroth, e come se non vedesse nessun altro che lui, gli porge una piccola ampollina di vetro trasparente. Il demone ringrazia con un cenno del capo, e allunga la mano per ricevere la sua spada - Prego.- esclama. Il dio glie la porge staccandola dal fianco, e il duca, dopo un leggero sorriso, si volta verso i presenti - Ora possiamo risvegliare Ixo.-

    A guidare Danica al Santuario del Sole è stato il suo sesto senso. Una guardia del sole deve proteggere il Re sopra ogni cosa, e anche se questo è un guscio vuoto, la cui anima si trova in una sorta di limbo, la ennasiana avrà sentito la voce del sangue urlare che doveva mettersi a correre. La stanza dove si trova Ennas è ridotta da un mattatoio, i monaci sono stati orrendamente assassinati, sono creature deboli, umani per lo più, che non avevano nessun skill difensiva se non la loro fede in Ennas. Il re è nella sua bara, è stata scoperta, è una persona è in piedi su di lui, un piede puntato sul petto e la spada in mano. -Salve, tu sei il comandante delle guardie, giusto?- la voce è quella di un bambino, anche l’aspetto, ma l’aura è terrificante. Il potere di Sittachai volto al male più puro. Il bambino alza il viso sorridente verso la Chieftains - Il mio nome è Astaroth, duca dell’Inferno.-
    Sembra quasi una stronzata, non può essere quel nano, eppure Danica non faticherà a credergli. I ricordi di Fianna si accavalleranno ai suoi, e sovrapposto al bambino che la osserva, vedrà un uomo in armatura nera che incombe su Ennas allo stesso modo. Il demone passa e ripassa il filo della lama sul corpo del sovrano, basterebbe una minima pressione per ucciderlo - Sai ragazza, fino alla nascita di Sittachai, era lui il mio nemico diretto. Anche se sua moglie cercava di ripararlo dietro la sua sottana, era fra me e lui lo scontro. E ora, beh, anche se ogni fibra del mio corpo mi sta dicendo di ucciderlo, io voglio farlo solo dopo avergli mostrato che faremo del suo regno e dei suoi amati piccoli sogni.-
    Spinge leggermente con la lama e una ferita si apre sul corpo del sovrano, Danica sentirà i capelli drizzarsi in testa, ma allo stesso tempo, saprà che non può attaccare. Prima che possa lanciarsi su di lui, Astaroth potrebbe scannare Ennas come un maiale. L’ombra si china e versa sulla ferita una polvere scura - Polvere di unicorno nero, mio vecchio nemico. Torna a nuova vita, e guarda il mondo che ami scivolare nell’oblio.-
    Ennas spalanca gli occhi mentre respira di nuovo, porta le mani al petto sconvolto mentre Astaroth, su di lui, gli sorride. Vista così potrebbe sembrare una grandissima cavolata, far risorgere Ennas,era l’ultima cosa da fare, ma Astaroth non è stupido. Ennas si tira a sedere mentre l’ombra scompare, la mano destra al petto ferito. Proverà subito ad alzarsi, preso dalla confusione, ma dopo un attimo, si volterà a guardarsi le gambe - No…Non le sento più.- essì, Ennas è tornato, ma è paralitico.

    ASTAROTH RIPORTERA’ A DANICA IL MESSAGGIO DI CALLUM PER LEI CON UN BEL SORRISO SULLE LABBRA.

    Intanto alla Montagna del guardiano, il nuovo erede ha deciso di nascere. Brianna non ha potuto fermare Gilroy, nonostante il momento di tentennamento, i doveri di un re non sono solo verso la propria famiglia, ma verso il regno tutto. Brianna, vuoi per la preoccupazione, vuoi perché suo figlio a quanto pare è già stronzo come il padre, s’è ritrovata a venire presa su di peso, con grazia, perché va beh che siamo nani, ma ci vuole anche garbo nella vita, e portata nella stanza dietro quella del trono. Sdraiata sul tavolo da guerra dove si trova il planisfero di tutta Erellont, con Manto inginocchiata dietro di lei a sostenerla, tenendole una mano per aiutarla a forza con le spinte, e denudata dalla vita in giù, la neonata regina di Liliveth, s’è ritrovata a dover partorire suo figlio. Per fortuna che, i nani, anche se fanno un male boia quando nascono , ci mettono poco a venire, e dopo un ora di travaglio, già si vede la testa. Ad aiutarla a partorire è Mari, una tozza nanetta dai capelli neri, accucciata fra le sue gambe - Ecco qua, un ultimo sforzo!- esclama contenta. Un ultima spinta e Brianna, oltre le ginocchia alzate, vedrà la nana raccogliere qualcosa e sollevarlo con un urletto di gioia - Eccolo qui, è un maschio!- Si occupa di tagliare il cordone ombelicale, e di pulire il bambino, prima di porgerlo alla madre. È minuscolo, un neonato di nano, ma perfettamente formato e perfettamente sano. Selene, che è stata nella sala del trono con i fratelli, entra di gran carriera nella stanza, intanto che Mari copre Brianna in modo da non farle mostrare nulla alla figliolanza. -E’ nato o nata quello che è?- chiede.
    Mari attende che sia Brianna a rispondere alla figlia, prima di alzare le mani al cielo - Giorno glorioso, giorno fausto, Liliveth ha il suo Gran Duca.-
    Selene sorride, anche se non è per niente un giorno felice e fausto, il fratello va festeggiato -Te la senti di alzarti?- chiede alla madre accennando alla balconata - Diamo al popolo un motivo in più per combattere.- allunga le braccia per ricevere il bambino, e Brianna verrà aiutata da Manto, e da Mari, che prima le farà bere una bella sorsata di pozione, chiudendole tutte le ferite, lasciando solo giusto indolenzita, a scendere dal tavolo. La bambina apre la finestra , e si avvicina alla balconata. Le strade attorno al palazzo sono gremite di soldati, Gilroy si vede in lontananza, sta vicino alle porte, vuole veramente uscire quel matto, anche se prima ha dato disposizioni per la difesa.
    - Gioisci popolo di Liliveth!- grida la principessa, la voce ferma, il tono fermo - Il tuo gran duca è venuto al mondo.- e solleva leggermente il bambino per mostrarlo. Gilroy si volta completamente verso il palazzo, non si capisce bene che espressione ha, ma a giudicare da come si porta una mano alla bocca deve essere sconvolto . Selene si sposta leggermente per permettere a Brianna di rivelare il nome, intanto che la bambina si china per mostrare il nuovo arrivato ai fratelli.


    Il piano di Astaroth è finalmente scoperto. Ha fatto in modo da scatenare questo putiferio, sfruttando il casino che sapeva che sarebbe successo con la sua resurrezione e la morte di Sittachai per permettere a Poseidone di andare a Biriam senza che nessuno se ne accorgesse. Ora ha in mano la spada ammazza figli di Caos e il sangue di Sillia in grada. Ixo sembra sempre più vicino al risveglio. Dall’altro canto, l’aver risvegliato Ennas potrebbe giocare a suo svantaggio, anche se inutile in battaglia, il legame emotivo che lega Livia a suo marito potrebbe essere abbastanza forte da farle aprire gli occhi?
     
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  3. Callum Iain Payne II
     
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    ◆ Satariel ◆ Lanista ◆ Anima Dannata ◆ Biriam ◆ Scheda
    Callum Iain Payne

    ◆ In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come l'uomo comune. ◆


    Il Satariel piega la bocca in una smorfia, non commenta la triste notizia, ovvero che il ragazzino evita la distruzione totale, ma nel viso del Duca intravede abbastanza buona ferocia da liberarsene. «Era protetto dal Nephilim. Spiace abbia scelto il tradimento, perché la sua saggezza era utile, avremo ancora sapienti del suo calibro e anche maggiori, saranno leali ma egli ha privato Biriam della sua mente. Merita una punizione, l’ha sempre meritata ed evitata.» abbassa gli occhi scuri, salvo alzare il viso di scatto.
    Callum non ribatte subitamente, sembra colto di sorpresa, seria e calmo, attende una spiegazione, che Serpesia fornisce con la sua consueta, glaciale grazia, allora, il Satariel può sorridere mostrando la chiostra di denti bianchi.
    «Perdonatemi, non ero a sconoscenza.» dice senza modificare il tono o la postura: «Siete considerato un tesoro per il nostro nobile Padrone, Duca, non vi è errore alcuno, ma restate il Campione di Biriam.» conclude serafico, ma non è il messaggio a Danica, che se non avesse problemi cognitivi, sarebbe giunta ad uguale soluzione.
    «Sì, vi sarei grato se le riferiste queste poche parole.» uno stupratore assassino ha un riguardo speciale per le donne: «Ditele che mi rammarica non poterla sfidare nuovamente, perché avevo finalmente trovato una guerriera che coniugava grazia e potenza. È per tal motivo, che ho richiesto la testa.» non è un privilegio elargito a chiunque, bisogna aver impressionato il Satariel e lui non può negare la bellezza di Danica, forse nessuno può farlo, in sincerità.
    «Ha già l’onore di essere vostra avversaria. Diranno sono troppo accomodante.» è un’osservazione personale, vagamente ironica.
    «Bene.» è il suo commento ai progetti di Serpesia, lui si è prodigato per facilità l’unità della famiglia, di avvicinare un padre al suo figliolo, non gli si può biasimare la mancanza di sensibilità.
    «Lo splendore di cui godevano, non tornerà e ne sono tutti consapevoli, qui possono avere un ambiente adatto alle loro esigenze, abbiamo mai cercato di convincerli del contrario?» domanda al Sommo Sacerdote ed alla Madre della Disgrazia. «Se hanno rifiutato, allora, non rimane che sgombrare il campo. Non nego il loro potere, né l’utilità che ne avremmo, però non ci servono altri nemici.» fa notare, non è devoto a nessuna divinità, meno che mai alle vestigia di altre ere.«Le minacce, forse… Zeus ha quelle sue figlie. Tutti hanno un punto debole. Bisogna soltanto premere il punto esatto. Il punto esatto di ognuno.» è la penultima spiaggia, prima dell’esecuzione.
    «Il sire di Jenoviah, la Prima Anima può essere un aiuto.» soppesa l’ipotesi di far leva su Ulisse per attirare Athena.
    «Questa è una splendida idea.» concorda con il Sacerdote: «Non dobbiamo lasciare respiro al nemico, non deve avere il tempo di organizzare una difesa o un’offensiva. I Giganti possono entrare nel Regno, usiamoli, potranno non essere arguti quanto gli dei, ma noi abbiamo altri strateghi e aspettare non ci sarà di aiuto.» devono battere il ferro finché è caldo, in termini semplici. Callum sta per replicare ad Astaroth, quando è portato a voltarsi, insieme agli altri per salutare il nuovo arrivato.
    Poseidone è solenne, si permette di scavalcare tre alte cariche, Callum non fa nulla, il dio è un cane al loro guinzaglio, si è sottomesso nel momento in cui ha accettato il patto e li può servire anche con una corona sulla testa.
    «Dei.» si lascia sfuggire in un sussurro, come fossero bambini dispettosi.
    Callum è sicuro che Hel sorriderebbe, se fosse con lui, quando Astaroth proclama il risveglio di Ixo, mentre Biriam sembra divorare tutto il potere del cosmo, risplendendo fra le dimensioni, il Duca decreta il ritorno del figlio di Caos, il Comandante dell’Orda, il Signore di Biriam, il Padrone tradito dalla sua stessa sorella; il Satariel congiunge le mani.
    «Il nostro nobile Padrone è rimasto infermo a lungo. È tempo di restituirgli ciò che gli appartiene.»


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    »Danica Thorne » 30 anni » Ennas »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Danica ha lasciato il comando ai suoi attendenti, ovvero, Edgar de la Par, Benedict Artair Thorne ed Eoin Cailean Sinclair, ma non è fuggita e nessuno ha messo in dubbio l’urgenza del suo compito, anzi è mutata in lupo per farsi largo, soffocando l’istinto di cercare, con gli occhi, i suoi fratelli.
    La Chieftains è una comandante, una custode dell’onore che il Primo Sogno ha insegnato ai suoi simili, deve mantenere unita la Guardia del Sole, come accertarsi dell’inviolabilità di Ennas, in qualunque stato si trovi. La lunga notte di veglia, inginocchiata innanzi al feretro ricorda la necessità di preservare il re, di proteggerne le spoglie, come se egli fosse in vita e accanto ai suoi cavaliere.
    La Ennasiana arriva trafelata, ritorna in forma Umana a pochi centimetri dalla scalinata, il silenzio oscuro nel Tempio è un pessimo segnale, sa bene che vi è un pericolo ma è lungi dall’immaginare quale esso sia.
    Indossa una lunga veste grigia, sopra alla quale è posata una leggera cotta di maglia e la lorica rivestita di cuoio lavorato, i gambali sono flessibili, come gli stivali non appesantiscono i movimenti mentre gli avambracci sono protetti da polsiere della stessa fattura della lorica, i lunghi capelli rossi sono sciolti sulla schiena, una cascata di fuoco ad incorniciare il volto diafano, senza lentiggini o cicatrici, i cui lineamenti delicati distraggono dalla furia, solamente gli occhi verdi ardono di sdegno, di rabbia e di orrore.
    Ha un pugnale, la lama a doppio filo è di circa quindici centimetri, mentre il manico in argento lavorato è di otto centimetri, fissato al suo addome, senza che rischi di sventrarsi da sola, costituisce la grazia concessa ai guerrieri, oppure a se stessi.
    La lancia forgiata dai Nani è maneggevole, leggera quanto una piuma; l’asta di legno ha intagliati foglie di edera e di vita, può infliggere notevoli armi da botta, mentre alle estremità svettano le lame ricurve, capaci di tagliare qualsiasi corpo quasi fosse burro, dotate di una punta acuminata per i colpi di precisione, può essere brandita o scagliata, chi ha un addestramento militare può usarla con una sola mano. È lunga poco più di metri ed è parallela al corpo della donna.
    Danica scruta brevemente i caduti, eroi semplici che hanno difeso i sovrani ed il loro onore, spera abbiano trovato una pace duratura, lontano dagli affanni.
    «Un vile si accanisce sugli inermi.» la voce è dura, suona fredda nell’aria, la sete di giustizia ha rabbuiato l’aura, che rassomiglia ad un lupo dalle zanne snudate, lo sguardo sprezzante si fissa sul bambino, perplessa. «Lo sono. Il mio nome è Danica Helena Thorne.» si presenta, non indugia e muove un passo in avanti.
    Il ragazzino è minuto, eppure sprigiona una cappa di malvagità insostenibile, teoricamente, non potrebbe avere la forza fisica di uccidere facilmente individui adulti, anche se umani e meno ancora, riuscirebbe a profanare la teca del sovrana, eppure egli l’ha fatto.
    È terrificante, un osceno insulto all’innocenza, ammesso che il nemico abbia assunto la sua reale forma, cosa di cui lei dubita, specie uditone il nome.
    La paura, unita alla rabbia, sono sufficienti a risvegliare una miriade di ricordi, ha davanti il Campione di Biriam, il favorito di Ixo, il Divoratore di Angeli, la sua spada era temuta nel Regno, quando Ennas scese in battaglia, in molti temettero una ferita mortale, ma il Leone si salvò. Astaroth cadde, peccando di orgoglio, di superbia, incapace di reggere il confronto con un’anima pura, scevra di malizia.
    Era un essere imponente, nero come l’Abisso, i suoi passi erano tuoni, la sua spada beveva sangue.
    «Vi è stata restituita la spada.» afferma Danica, sollevando la lancia in posizione di difesa. «Ed io ho dubitato della sua parola. Essere malfidenti è ingiusto verso alcuni, necessario con altri.» dissimula con la padronanza di sé acquisita.
    «Era il vostro avversario, infatti, durante l’unico duello vi uccise senza troppe cerimonie.» ribatte, cerca di distrarlo da Ennas, oltre che parlare con il cuore: «Voi, duca, siete stato portato dietro altre sottane per evitare che foste perduto. Un degno avversario, non c’è che dire.» sorride sarcastica al bambino. «Suppongo sia la sola occasione che avrete per infierire, quanto a Sittachai, desumo che adesso non possa a scendere a giocare e non dovreste neppure voi.»
    Danica serra la mandibola alla vista del sangue, sarebbe pronta a un gesto disperato, però Astaroth sparge un polvere sul petto del re, lasciandola basita per la seconda volta. «Avvelenare un mor... » sta per sbottare, però qualcosa la zittisce.
    Il Duca è leale, senza ombra di dubbio, perché sorride alla Chieftains e riferisce il messaggio di Callum Payne, il Satariel dell’Orda.
    «Oh… Numi, la sua rete ad uncini, ecco cosa voleva.» guarda per un attimo il Demone. È abituata ai fiori, ai cioccolatini, non alla decapitazione per interposta persona. «Avrebbe potuto essere fra noi, onorarmi della sua presenza. Voi non avreste questo incomodo e io vi regalerei le sue mani.» cinguetta.
    È terrorizzata, non nutre speranze di salvezza per sé, mira a guadagnare tempo, la sua mente si rafforza al pensiero dei figli, di Charles, dei suoi amici, forse Azrael mostrerà il suo bel viso, mentre la porterà via, forse le dirà che è stata onorevole ma avventata, in quelle immagini trova nuova forza, come l’idea che Sittachai viva, cresca e abbatta Astaroth, che il Giullare riemerga dal suo sonno e il Sole sorga in cielo, accarezzando le ferite dei fratelli.
    Ennas sobbalza, si tocca il petto insanguinato, gli occhi sono lucidi, perché abbia la consapevolezza della fine, Danica emette un singulto stupito, incredula, incapace di comprendere la mossa di Astaroth.
    «Sire… Mio signore.» lo chiama Danica, la lancia pronta a colpire: «Ennas.» sorride, le lacrime sfuggono dalle ciglia, una gioia improvvisa, amara, una preghiera avverata, una paura concretizzata.
    «Ennas.» si avvicina di più al Demone. «Astaroth è vivo. È un bambino. Ha la sua spada.» lo informa brevemente: «Hanno ucciso Jiroshi, hanno usato la sua parte angelica e così anche Sittachai è morto, anche se potrebbe vivere ancora, perché lo abbiamo perdonato. La Montagna è assediata dai Trolls, con loro c’è Samur e la Guardia aiuta l’Esercito dei Sogni ed il Piccolo Popolo a contrastarli. Sembra la fine, Ennas. Mio signore, padre… Non potete lasciarci, non adesso, non fate nulla. Siete la nostra speranza.» prosegue ansante.
    «Come avete battuto Astaroth?» chiede.
    Tradotto: ‘Qual è il suo punto debole? Io sto andando a farmi ammazzare, ma se ci mette tempo, sono più felice. Baci. Danica’.
    «Tu non avrai il mio Comandante. Nessuno sfiorerà la Dama dei Sogni. Sei un pazzo, se credi sia così facile spazzarci via. Noi vivremo. In questa era e in altre ancora. Non sarete voi a fermarci. Nessuno potrà.» conclude Danica con enfasi.
    La Ennasiana pone la lancia a protezione del petto, osserva il bambino, la prima reazione è quella di spingerlo indietro, carica il colpo sulla gamba sinistra, restando in equilibrio sulla destra, ritrae il ginocchio, stringe l’arma. Il punto è fra il petto e la gola, in alto per fare più danno.

    [Pugnale. Lancia estratta.]

    {Divisa da battaglia}




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    Costituzione 33. Forza 35. Destrezza 35. Mente 34. Spirito 30. Fortuna 33. PV 200

    Calcio vs Astaroth
    For 35 + For 35 = 70

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    Il Sesto Regno

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    ⋆ Brianna B. Byrne⋆
    «It is no bad thing to celebrate a simple life.»

    Brianna è rimasta nella Sala del Trono, ha cercato di rassicurare i figli, li ha spronati ad agire con coraggio, perché il padre sarebbe tornato, fra una contrazione e l’altra, l’aiuto di Manto, il suo sostegno fisico e morale è stato fondamentale. Non ha pianto, ha camminato appoggiandosi alle dame, senza farsi scappare i tanti lamenti, nel suo cuore, la sua preghiera è per la salvezza della famiglia: il marito, i figli, il popolo.
    La Elpìs è stata sollevata, adagiata sul ruvido tavolo da guerra, lasciata con Manto e le levatrici, che volesse o meno partorire, purtroppo, non c’era modo di sbarrare la strada al Gran Duca della Montagna, neppure per sua madre.
    Il vestito è presto sfilato, la biancheria intima l’ha raggiunto. Un paio di mutande ascellari di cotone bianco a costine, strette a metà coscia da un nastro giallo con un vezzoso sbuffo di pizzo, erano di moda nel 1910 circa.
    Brianna ha compreso che il meccanismo rimane invariato, ha già esperienza con i gemelli, sfrutta le nozioni acquisite, tenta di non irrigidirsi, di non perdere la ragione mentre è tormentata dal dolore, di frenare l’istinto di spingere, quando Mari lo impone e cerca di essere forte. Non voleva che Gilroy IV scendesse in guerra, che lei sentisse il corpo piegarsi dalle fitte lancinanti, ma è avvenuto, non può scappare, non può mostrare la sua fragilità, la sua paura, non in quel giorno.
    La donna stringe la mano di Manto, la fronte imperlata di sudore, gli occhi arrossati e la schiena sembra ardere, si piega per raccogliere aria e poi spingere, non lancia grida terribili, qualche singhiozzo, qualche lamento acuto, teme di rivelare la propria posizione, teme che i Trolls invadano Liliveth, allora, dovrebbe garantire la sicurezza dei Nani.
    Il parto dona la sensazione di essere plasmate di sofferenza, ogni cellula urla, ogni muscolo è colto da spasmi, lo stomaco si chiude, i polmoni si dilatano, il cuore impazzisce, gambe e braccia non hanno vigore, la testa vortica in un delirio di sangue, sembra debba durare in eterno, sgretolare le ossa, sfaldare la carne, ribollire il sangue. Le doglie sono la parte più ardua, però deve superarla. Brianna ha vissuto qualcosa di simile, non ha paura di avere il figlio ma di cosa accadrà.
    L’ultimo pensiero accompagna lo sforzo di una spinta, pare che abbia in seno un capodoglio, una balenottera azzurra, non ha fiato in gola, ha tremori nervosi, dovuti alla tensione prolungata, ma il bimbo è nato, nel giorno in cui Erellont cade.
    Brinna sorride fra le lacrime, il sudore, dimentica del mondo, il suo coraggioso Cabryn, possente e volitivo quanto il padre, si volta in direzione di Manto, l’emozione stronca la parola per un attimo, quello in cui contempla suo figlio, cerca le sue dita, il suo naso, la piega delle labbra e l’anima vola, sollevata dalla felicità, dall’amore.
    «Cabryn, come il grande Costruttore!» è ancora incerta, oltre che scompigliata, in disordine ma non ha perso i sensi. «Sia lodato il Cielo, sei arrivato come la speranza, figlio mio.» mormora, le labbra sono screpolate, non le interessa.
    La Elpìs aiuta Mari e Manto a coprirla, indossa la veste bianca, maniche lunghe e gonna sino alle caviglie, forse le hanno portato qualche coperta o cuscino per stare più comoda, comunque, l’abito è ridotto male fra sangue ed altri liquidi.
    «Oggi, avete un fratello.» annuncia con orgoglio, affettuosa ed esausta: «Cabryn Ilias, figlio di Gilroy IV. Fratello di Cahoime II. Fratello di Hector e di Hester. Lui è vostro, tanto quanto mio.» riesce a ridere, osserva i suoi figli, non moriranno e non importa il prezzo da pagare.
    «Posso tentare. Non ho scelta e dobbiamo garantire il passaggio nei tunnel, vi posso accompagnare.» risponde in tono pratico, prima di ringraziare Mari e Manto per il loro aiuto, sarebbe morta con il bimbo ed è la verità.
    Cahoime prende con cura il fratello, Brianna è riportata ad un sommario ordine, tenuta al caldo, trattata con delicatezza, avanza accanto alla principessa, ai gemelli, il pianto del piccolo si calma, quando è annunciato dalla sorella, sollevato per essere ammirato.
    «Egli è Cabryn. Gran Duca della Montagna del Guardiano. Figlio del vostro re, Gilroy IV e fratello della principessa. Cabryn, come il Costruttore di Liliveth, il primo a portare il nome, perché ciò che oggi sarà distrutto, domani verrà ricostruito più forte e più bello!» dice la Elpìs con il fiato rimasto, cerca con gli occhi il marito, non parla soltanto a lui, lo prega di tornare, di restare con loro ma la bocca rimane chiusa.


    (Dress)




    SCHEDA ⋆ Elpìs ⋆ 102 anni ⋆ Regina ⋆ Pasticcera⋆ Mamma

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    Sittachai respira, prima lentamente, quasi in maniera impercettibile, e poi in maniera sempre più convinta. Apre gli occhi, e si guarda attorno. Volta il capo verso l’angelo che lo tiene in piedi, poi verso i tre ex fratelli. Sembra riconoscere anche Aimee, ma l’espressione si rischiara solo alla vista di James e Albert. - Sole.- chiama verso il primo - Stella.- Michele lascia la presa su di lui, e prova a fare qualche passo , prima di cadere seduto per terra. Si guarda perplesso, poi guarda Michele che torna in piedi - E sì, hai di nuovo il tuo corpo.- mormora e spostandosi leggermente mostra Alastor e Dominique, entrambi in forma animale, sulla soglia dell’abitazione. I due non sembrano sorpresi di quanto è successo, chissà, magari Livia li aveva informati molto tempo fa. Il bambino si alza, prima le mani a terra, poi il culo in alto, si, proprio come fanno i bambini. Si gira a guardare i genitori, poi verso l’angelo a cui sorride. Nonostante la natura demoniaca non sembra spaventato da Michele, ma si sa, ai bambini piacciono gli angeli.

    Il bambino trotterella verso il tavolo occupato da Jiroshi e allunga una mano per scrollarlo. Moki Moki scende al tavolo, è il suo compito aiutare i bambini a superare i momenti di dolore -Sittachai.- mormora il coniglio. Questo lo guarda da sopra una spalla, per poi tornare a scrollare Jiroshi per il braccio -Micio!?- mormora - Micio!- ripete intanto che sembra capire che non si sveglierà.
    - Sveglialo!- si gira di scatto verso Michele e gli indica il Nephilim con un dito. E sì, sta ordinando qualcosa ad una delle due alte cariche del paradiso. Michele arrotonda le sopracciglia sorpreso, se gli altri tre presenti vogliono darsi alle scene di panico, possono farlo. Il bambino lo ripete mentre le labbra iniziano a tremare - Sveglia Micio!-
    - Perché dovrei?- chiede Michele piegando la testa verso una spalla, sta trattando il bambino come se fosse un suo pari e non una creatura che quasi non riesce a parlare visto il trauma del tornare umano. Il bambino lo fissa inviperito -Buono!-
    -E’ buono?- gli chiede l’angelo e il bambino annuisce. E’ una scena simile a quando Ennas pregò perché Livia non venisse spazzata via senza appello, un uomo che quasi non riusciva a parlare per la paura di trovarsi di fronte una creatura di una potenza aliena, ma con un coraggio invidiabile. -Ha fatto molto male nella sua vita, sai? Molte cose che Biriam è riuscita a fare è stato anche grazie a lui.-
    Il bambino sembra punto sul vivo - Io ho ucciso.-
    Io ho ucciso, e mi ha riportato in vita. Anche io ho fatto del male, è questo il ragionamento del bambino. Michele annuisce e volta il capo. Jiroshi, si risveglia. Prima prende un lungo respiro, e poi scatta di lato tossendo bava e sangue. Si tira su, con una mano alla bocca, fissa Michele con gli occhi sgranati, prima di venire travolto da Seria e Azzurra che lo abbracciano al collo, una per lato, e Moki Moki, che gli zompa in faccia. -OH CHE SCHIFO, UN UOMO!- lo si sente sbuffare mentre cerca di levarsi il coniglio di dosso. Michele fa una piccola smorfia divertita, come a dire che, cambia la natura del soggetto, ma il risultato resta lo stesso.
    Sittachai quasi si arrampica sul tavolo - GATTO!- esclama felice. Il nephilim si piega a guardarlo, mentre Michele lo informa che è grazie alla preghiera del bambino se non ha scontato la sua punizione con la morte. Jiroshi accenna un sorriso, prima di saltare fra le braccia di Sittachai in versione felina, ribaltandolo seduto per terra visto che è quindici chili di gatto, di cui cinque solo di coda.
    - In realtà ha sempre saputo mutare in un gatto, io l’ho solo bloccato in quella forma.- rivela l’angelo voltandosi verso i presenti - Livia iniziò a strillare che era la cosa più carina che aveva mai visto e a ringraziarmi così non ebbi il coraggio di dirle la verità.-
    Jiroshi ride, tutto vero.
    - Sittachai.- il bambino si volta intanto che tiene ancora Jiroshi in braccio - Ora non ti chiamerai più così, il paradiso ha deciso che avrai un nuovo nome.-
    - Ewing.- risponde il bambino di getto Faloan.-
    Sia allora.-

    Il bambino è stato perdonato da tutti quelli che ha ferito o assassinato. Anche la reincarnazione di Nellenia, che una volta diventata un angelo, è venuta a conoscenza della storia, si è sentita spinta a perdonare quel cuginetto che la sua essenza angelica le ha mostrato in qualche ricordo confuso. Informa Aimee che se vuole incontrarla, lavora a Londra, e che sarebbe contenta di rincontrare la madre della sua scorsa vita. - E’ una brava ragazza.- mormora. Per forza, verrebbe da dire, visto che è diventata un angelo, ma sembra più che altro in modo per rinfrancare la sirena . Ha perso una figlia nel passato, ma questa è tornata ed è una persona proba e retta allora come in passato. - Dovete lo stesso mettere le mani sulle statue.- spiega ancora Michele - Il bambino è rinato, ma questo non vuol dire che l’anima malvagia smetterà di cercarlo. Ora sta a voi proteggerlo. L’eroe di Erellont deve arrivare all’età adu…- si zittisce a guardare il bambino che ha piegato la testa verso una spalla, come se stesse ascoltando qualcosa. Jiroshi pure lo guarda, ma a differenza dell’angelo, sembra sapere che succede - Dov’è?- gli chiede. Il bambino si volta a guardare verso la porta - Astaroth è da Ennas.- risponde il bambino a fatica, ancora bloccato dal cambio da forma spiritica a forma umana - La lupa vuole affrontarlo!-

    Siete troppo lontani per raggiungere Danica al Santuario del Sole, anche volando, vista la potenza distruttiva di Astaroth, al vostro arrivo, sarà già bella che morta. Il bambino però sembra volerci provare, mette giù Jiroshi e fa qualche passo verso la porta , per poi fermarsi -Oh.- esclama - E’ arrivato qualcuno a salvarla.- esclama - Il signore invisibile.-
    - Ade.- mormora Michele - A quanto pare gli dei hanno deciso di ricambiare il favore che Livia fece loro molti anni fa, accogliendoli ad Erellont.-



    Informazioni PNG sbloccato

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    Ewing Faloan , il Protettore di Erellont ▲ 125 cm x 18 kg ▲ Età apparente 8 anni ▲ Età effettiva: Attorno ai 1800 anni ▲ Capelli biondo miele ▲ Occhi blu ▲ Lentiggini ▲ Mancino ▲ I suoi poteri sono riconducibili a quelli di un demone della distruzione stessa classe di Astaroth ▲ E’ in grado di mutare in un piccolo gufo marrone ▲ E’ legato a Astaroth da un legame simbiotico, riesce a percepirlo ovunque egli si trovi. A tratti, sembra quasi che riesca a parlarci ▲ Spesso è possibile vedere accanto a lui una micina tigrata, uno spettro. Se interpellato, Ewing dirà che è la sua migliore amica, e che si chiama “Ciliegia” (Cunie in Inglese)

    Costituzione 45 | Forza 55 | Destrezza 35 | Mente 48 | Spirito 55 | Fortuna 39 | PV 400.


    Edited by John Sinclair - 9/12/2017, 21:55
     
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    Umabel - Serafino - Dottore - Scheda [x]

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    James è frastornato, sente l’aura sprofondare e sollevarsi con coraggio, la tensione nervosa pare avvolgere la testa nel filo spinato, si solleva per aiutare Aimee ed Albert ad alzarsi, il viso è rivolto alla soglia della casa, da cui potrebbe entrare chiunque, tiene sotto controllo anche le finestre ma poi, li vede. James sa chi sono, erano al suo matrimonio, hanno tenuto Celia fra le braccia, sono stati ospiti per alcuni giorni a Edimburgo, salvo aiutarli nel trasloco a Londra. Sono i nonni materni di Marlene Dianne Archer, sono Alastor e Dominique. Sono Elwing e Niniane Di Bruadar.
    Umabel mostra i volti dei genitori perduti, uccisi dalla furia diabolica di Sittachai; Elwing è un guerriero dalla mascella squadrata, gli occhi castani brillanti ed i capelli biondi mentre Niniane ha la grazia della figlia, la sua agilità, i lunghi capelli castani hanno riflessi d’oro e gli occhi azzurri sono pieni di amore e di coraggio. Vede Elwing seduto vicino a Sittachai, gli mostra la maschera e gli spiega a cosa serva, cosa significhi per lui, per gli altri soldati, il bambino cerca di alzare la pesante cappa blu, ma fatica e lo aiuta mentre Nellenia replica di voler seguire la mamma, entrare nella Squadra di Attacco. C’è Niniane, seduta accanto al letto dei bambini, la sedia ondeggia piano, le candele illuminano il libro sostenuto dalle mani, legge una storia antica, forse reale o frutto di un sogno, ad Erellont non ha importanza.
    «Voi sapevate.» non sa cosa risponde, forse è un’asserzione oppure è una domanda: «Ewing, Faloan e Kenisha erano i vostri figli, Sittachai era vostro nipote, non avete impugnato le armi contro di lui. Voi lo amavate. Quando l’ho scoperto, ho pensato…» non prosegue, perché James conosce ciò che hanno passato.
    Aislinn è morta ingiustamente, essere genitori di un’altra figlia e nonni non ha cancellato la ferita, la cicatrice è rimasta, come il tatuaggio che portano sul petto, impresso nella carne, nel sangue; niente può colmare l’assenza di chi è perduto, si può tornare a gioire ma con un peso sulle spalle.
    Il Serafino abbassa il capo, Sittachai è vivo, lo chiama con la sua voce limpida e lui cerca di stringerlo fra braccia, di sentire il contatto reale con il figlio ritrovato.
    «Bentornato, mio Cielo.» mormora, chiude gli occhi ed i momenti dolorosi sono spazzati via dall’onda del sollievo, dalla certezza che la redenzione del bambino sia completa e la sua vita possa continuare, sino a renderlo il Campione di Erellont, un uomo forte e amato.
    James ricorda che ‘Cielo’ era il nomignolo di Sittachai, perché era arrivato nella sua esistenza nel momento più difficile, quando dubitava di voler guardare il cielo, anzi temeva quel senso di infinito, come Nellenia era la ‘Luna’ della famiglia, splendida, immacolata, sorridente nella sua innocenza, Sittachai era la speranza, era il futuro.
    James scioglie il bimbo dall’abbraccio, così che sia libero di salutare anche Albert e Aimee, benché il momento sia lieto, non scorda in che guaio si sono cacciata, l’assenza di Danica è un lampante sintomo della necessità di combattere, di proteggere Erellont.
    Jiroshi giace inerte, sospira addolorato, ma la sua fine è giunta; egli ha espiato le sue colpe con l’estremo sacrificio, non ha ceduto al richiamo diabolico, ma fedele alla via intrapresa con Livia, ha fissato i nemici con coraggio e ha vinto.
    «Non sarà mai scordato.» la voce di Umabel è quieta, malinconica. «Jiroshi ha cresciuto la Dama dei Sogni, così come generazioni di guerrieri. Ha fatto la cosa giusta, l’ha fatta tante volte e si è redento. Il Padre nella Sua immeritata benignità elargisce misericordia. Vede il suo cuore, sa cosa l’ha spinto ad agire. Jiroshi ama Livia, come fosse sua figlia e così ha difeso, istruito tanti bambini, con affetto. Gli è riconosciuto questo e altro ancora, innanzi al Trono del Cielo, non tutti possono vantare la sua condotta.» spiega ai presenti, Umabel c’è stato, basta poco per passare dalle stelle alle stalle.
    Sittachai, sebbene trattenuto da Moki-Moki, non si dà pace ed esige il ritorno del Mentore. Umabel è stranito, immagina che Michele sparisca, li abbandoni per la loro superbia, sarebbe terribile, non osa neanche parlare, dare un contesto allo sfogo dell’altro ma il Principe resta, interroga il bambino, arriva sino alla sua anima, senza alcuna riserva. Lo scambio è repentino, alla fine, James comprende il ragionamento del figlio, cosa voglia per il suo amico e può sembrare logico.
    L’Arcangelo concorda, Umabel non chiede perché abbia cambiato idea, tutto sommato, non lo riguarda, perché concerne solamente Sittachai e Michele, quel che il Comandate decide è la Legge, nessun Angelo contraddice, né mette in discussione la santità dell’opera compita.
    «Jiroshi.» si volta, lo avverte ancora prima di udirlo, gli consiglia di restare calmo, di non agitarsi troppo, perché la circolazione sanguigna è stata bloccata, ha bisogno di integrare i liquidi, però l’altro intuisce di essere in un mare di guai.
    James ride nel vedere l’abbraccio fra i due, incrocia le braccia al petto e fa un cenno con il capo, mentre Umabel lo aiuta con i ricordi.
    «Livia sembrava aver ricevuto un dono, forse temeva di perdere il suo precettore.» acconsente il Serafino. «Quando sollevò Jiroshi, iniziò a coccolarlo, a soffiargli sul dorso e penso non si curò del tuo ‘Fanculo’, ammesso fosse la prima volta parlavi a quel modo.» piega le labbra, scoppia in una nuova risata.
    Jiroshi ha mandato a fanculo l’adorata Livia, suona impossibile però Umabel ha una memoria di ferro, specie per taluni siparietti.
    «Cecily Murdock. Sono stato informato, pensavo impiegasse più tempo ad adattarsi.» sorride con un assenso del capo, ha intravisto la ragazza, bionda e graziosa, protetta da una pletora di Ennasiani, Angeli ed Elpìs, per paura che altre Ombre cercassero di aggredirla, in virtù della sua passata parentela.
    Ewing Faloan, un nome che omaggia i suoi padri, la vita che gli hanno offerto, l’amore che hanno donato; James si gratta il mento, poi esprime un apprezzamento a mezza voce, commosso, si volta verso Albert e lascia scorrere via il dolore.
    «Sappiamo dove è stata collocata, ha già aggredito. Dobbiamo soltanto prenderla, ma sta in un Museo, non è esattamente semplice.» racconta, la questione è secondaria, se occorre sfonda la finestra, scappa con la malevola effige, però gli hanno consigliato di elaborare un piano meno rischioso, perché Marlene non potrebbe portare i bimbi, alle visite carcerarie.
    «Ewing?» si accosta al bimbo, aggrotta la fronte perplesso, sino a quando non lo sente parlare. Ci sono delle novità, una riguarda Astaroth, ospite inatteso al Santuario del Sole, come prevedibile, Danica è corsa a proteggere il suo generale.
    «Non può pensare di vincere.» sussurra sgomento, preoccupato per la cognata, che ha due figli da crescere, non merita una morte prematura, la mente corre a Charles, alla reazione di un marito davanti alla moglie uccisa. «Mio Principe, sai chi è il suo sposo.» guarda Michele in apprensione.
    James è disposto a tentare un salvataggio, indubbiamente anche Seria, ma qualcuno è già arrivato a darle manforte: Ade, il fratello di Zeus, oscuro, silente, letale, non ha lo stile dei fratelli, non spertica guerra, non seduce fanciulle, bada al suo regno con serio impegno.
    «Sia questo, non un patto scellerato, come quello di Poseidone.» mormora a bassa voce, quelli non sono dei, non possiedo la maestà del Creatore, li tratta con rispetto, non cerca di immischiarsi nelle loro faccende, ma è lungi dall'adorarli.
    «Se facesse qualcosa a Ennas, alla sua Guardia.» si volta e squadra Seria: «Dio o meno, avrebbe addosso un’armata inferocita.» scuote la testa, spera in bene o finisce in un bagno di sangue.

    «I'm a Doctor, which means I can break every bone in your body, while naming them.»
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  8. Callum Iain Payne II
     
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    Even miracles take a little time

    ■ Aimee Mai Senet Andrassy ■ Nereide ■ Scheda


    Aimee Mai accoglie con favore le mani tese, si raddrizza e sistema alcune ciocche di capelli, in una ritrovata compostezza, che si sgretola nel guardare Sittachai tornare alla vita, quella strappatagli dall’empietà di Biriam, sorride e piange al tempo stesso. Arretra sino a sfiorare Azzurra, non si frappone nei saluti, però il bambino conosce la sirena, forse ha cambiato fisionomia, percezione, però una scheggia di anima è rimasta, a darle la forza di amare e di perdonare.
    La Maride piega le ginocchia, abbraccia Sittachai con slancio, come se avesse sempre fatto parte della sua vita, gli bacia la testolina bionda, mentre avverte il suo tepore naturale, il battito del cuore, il respiro profondo.
    «Sei a casa, adesso.» mormora, la sua aura è piacevole come le onde del mare, che pigramente lambiscono la riva: «Resterai con noi e per tanto tempo.» cerca di guardarlo in faccia, prima di rialzarsi con sospiro, purtroppo, l’assenza di acqua in un maremoto emotivo è fiaccante.
    La giovane intravede l’uscio, non conosce bene i due Ennasiani, incrociati, salutati, godono di ottima fama, però non ricorda alcun avvenimento condiviso, perciò il senso di famigliarità è singolare, sbatte le palpebre, sino a quando scorge i volti dei Bruadar.
    La madre pettina i suoi capelli, la sera precedente alle nozze, la rassicura e scioglie ogni sua incertezza, l’amore e la fiducia saranno sufficienti a superare gli ostacoli. Il padre fa cadere la spada tenuta con la mano sinistra, un attimo dopo, l’attera; non sarà mai un guerriero alla sua altezza, poi lui sorride e pensa che sia il suo eroe, che la solleva, la coccola, la sprona. Entrambi si chinano per ammirare sua figlia, nata fra grida e lacrime. È una bambina, come predetto da Cunie.
    Alastor e Dominque sono stati i suoi genitori, l’hanno cresciuta e non l’hanno vista morire, anzi l’hanno spronata a correre per scappare con Nellenia.
    «Siete voi.» riesce a dire e col tempo ci sarà altro.
    Jiroshi è morto, osserva il suo volto e non le appare crudele, solamente malinconico; sua madre non l’ha realmente amato, suo padre non si è interessato di lui, quando è stato venduto per una pozione, le porte di Biriam si sono spalancate. Quale scelta ha mai avuto, prima di scappare con Livia?
    Sittachai cera il suo precettore, non vuole accettarne la morte, tutto sommato, neppure Aimee la reputa giusta, il timore è un brivido lungo la colonna vertebrale, quasi fosse vicina a un incendio, si promette di tacere, di ritrovare il suo angolo e raggomitolarsi, nella speranza di non essere coinvolta ma c’è qualcosa in lei, che si ribella, oltre il timore reverenziale, la paura concreta di essere innanzi a una potenza dell’Universo, un impeto irresistibile, la sua sete di giustizia. La sua follia, forse.
    «Noi vi chiediamo clemenza.» pigola in tono rispettoso, non sa dove abbia preso il coraggio, adesso che tace anche Seria: «Misericordia per un bambino ignorato dai suoi stessi genitori, venduto dalla madre, costretto a sopravvivere nel Regno di Biriam. Jiroshi ha fatto cose orribili, poi ha incontrato una Demone con gli occhi blu, che ha visto la sua connessione con il Cielo, l’ha portavo verso una nuova vita.» ha l’impressione di avere della sabbia in bocca, che scivola sino alla gola. «Jiroshi ha accettato, poteva bloccare Livia, avvertire Caos, ma lui non ha fatto nulla di questo. È fuggito con Livia. È entrato nella Terra dei Sogni, non ha mai tradito Livia, perché l’ha reso libero. Non ha mai tradito Erellont, perché è la sua casa. Ha fatto del male, ha scelto di espiare. La sua protetta è stata trapassata dalla spada, tanti che ama sono morti, Jiroshi è rimasto ad educare i bambini, a farli sentire amati, a dare loro gli strumenti per non vivere come lui.» ha gli occhi sul pavimento, forse parla direttamente alle assi di legno.
    «Dategli l’opportunità di fare ancora del bene, di mostrare la sua bontà. Può divenire migliore, non ha esitato a sacrificare se stesso per il bambino. Vi stiamo pregando, perché sappiamo chi sia stato e chi è, ora.» la schiena aderisce alla parete, rassicura Azzurra che non sverrà, l’erede Andrassy morirà in piedi, a testa alta. Ha una sua dignità.
    La sirena, tutto sommato, non ha mai mostrato un carattere passivo o debole, in un futuro, sulla sua testa è posta la corona di Erellont, essere indifferente o superficiale non l’avrebbe condotta sino a lì, se la paura riuscisse a frenarla, non sarebbe mai stata così vicina a Sillia.
    Michele, Principe del Paradiso, comprende e la vita scorre nuovamente nel Nephilim, Aimee sobbalza meravigliata, poi cerca di stringere la mano di Jiroshi fra le proprie, commossa dall’ennesimo miracolo. Stringe la mano e tace, mentre l’altro si anima in fretta.
    Nellenia, il nome ha un’eco nella sua anima, alza il viso e non ha mai incontrato la ragazza, ma può volerle bene, un filo invisibile che non è stato reciso. È un Angelo, nata Umana, gentile e bella, così come sarebbe cresciuta, fa un cenno di assenso. È troppo complicato spiegare, raccontare, mentre il suo mondo vacilla, le basta sapere che la bambina ha un futuro, al pari di Sittachai.
    Ewing Faloan può cominciare il suo cammino, già compromesso dalla statua che lo perseguita, oltre che da Astaroth.
    Aimee Mai si scosta, quando intuisce cosa sta accadendo: Ennas è minacciato dal risvegliato Campione di Biriam, in sua difesa è arrivata Danica, ovvero, Fianna che ha protetto il sovrano sino al suo ultimo respiro. Non ha scampo, deve saperlo e non pensare basti a cedere le armi, cerca gli occhi di Seria, di Azzurra, di Jiroshi, devono andare in loro soccorso, la Città dei Sogni è lontana però Danica non può affrontare Astaroth da sola.
    Michele, in effetti, precisa che non lo è ma nomina Ade, il cui viso è celato ai viventi, una divinità circondata dalla morte, dal suo dominio in cui scivolano anime e Sogni.
    «No.» ribatte a James, senza alzare la voce: «Gli dei conosco l’onore e la riconoscenza. Ade non è mite, né ha la luce di Zeus, però sa mostrarsi onesto, non cerca altro potere, non ha osato insultare la Dama dei Sogni. La sua sposa, Persefone, ha reso i Campi Elisi, un’oasi di pace e non solamente per i bambini, che tanto ama ma anche per le anime buone, che vissute in rettitudine, non accedono al Cielo ma riposano nei Giardini. Lui non ha tradito il Regno che l’ha accolto.» annuncia ferma, non gli è devota servitrice però non merita insulti gratuiti. Non si butta il bambino con l’acqua sporca.
    «Se non potrà salvarla, la porterà in un luogo di serenità.» sussurra, perché mandare Azrael sarebbe una cosa drammatica, sono cognate e molto unite, l’Angelo della Morte prenderebbe la defunta a schiaffi, cacciando indietro le lacrime, non sarebbe una scena piacevole.


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    ■ ■ Albert Dylan Hannigan ■ ■

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    ■ Elpìs ■ 36 anni■ Avvocato ■ Single ■ NB ■ sheet[x]
    È
    la voce di Sittachai, il contatto col presente, un filo sottile e resistente, lo strappa ai ricordi di Faloan per condurlo alla sua speranza: ricomporre la sua famiglia, riavere il bambino e continuare a vivere, perché non chiedeva altro, il giovane Roelliano.
    Albert tenta di sollevare Sittachai, avendo premura di non mostrare Jiroshi, così come aveva fatto nella sua esistenza passata, lo stringe con delicatezza e la commozione si ferma al cuore, troppo pesante per oltrepassare la gola.
    «Sono io.» mormora in tono carezzevole: «Ti voglio bene. Te ne ho voluto sempre, non potrei smettere di volertene. Sei mio figlio.» esce in maniera spontanea, naturale, quasi l’avesse pensato per secoli. Sbatte gli occhi, ma James non ha da temere, lui sa che i bambini hanno bisogno di una famiglia, perciò Orla va accudita dai Thorton, mentre Sittachai sarà più a suo agio con gli Allen. Deglutisce, abbassandosi per posarlo sul pavimento.
    «Saluta la zia.» consiglia sottovoce: «Lei sarà felice.» può darsi volesse già salutare la sirena, lui sgombra il dubbio in proposito.
    Alastor e Domique sono poco più che estranei, sa bene cosa li leghi a James, chi siano ma non li conosce, sono nomi, figure intraviste, purtroppo non ha avuto alcuna occasione di stare con loro.
    «Padre.» la voce vibra nel petto: «Madre.» e non c’è altro.
    Albert ha una famiglia, una sorella, non può paragonare gli affetti di Faloan ai propri, né li esclude. È una sensazione strana, che sembra ampliare la sua comprensione dei sentimenti, che spalanca una porta lasciata socchiusa.
    È suo padre a togliere una freccia dalla sua gamba, al termine di una battaglia, può vedere Finegar osservare preoccupato le operazioni, sostenere che la punta è intinta in una mistura magica. Fianna è sporca di sangue e di terriccio, ha l’arco sulla schiena, scuote la testa perché muoverà mari e monti pur di guarire quella ferita dai contorni neri.
    È sua madre a tamponare il liquido che rilascia la ferita, a bendare la gamba, a vegliarlo con una lanterna ad olio e una bacinella colma di acqua fresca, qualche volta, Cunie si affaccia nella stanza e convince la suocera a riposare, gli tampona la fronte bollente. Diventa un gatto, quando vi sono altri, lo sprona a mangiare, a bere, a rimanere sveglio.
    Livia impiega quattro giorni, prepara la fiala e la consegna a Mous, che corre sino al Borgo di Roel, affiancato da un lupo, ancora una volta, sua madre gli alza il capo e fa scorrere il liquido perlaceo nella gola.
    «Due volte, mi hai ridato la vita.» dice Faloan.
    I momenti sono tanti, l’infanzia con i fratelli, i giorni di gioia e di lutto, loro non sono mai stati lontani. I Braudar erano una bella famiglia, niente avrebbe potuto cancellare un amore puro, senza vincoli di tempo o di spazio.
    L’Elpìs piega la testa, innanzi al corpo di Jiroshi, non dubita che abbia scontato la sua colpa, che possa raggiungere la Rosa dei Beati, la morte è parte stessa del ciclo vitale e per il Demone Gatto coincide con la salvezza dell’anima.
    Sittachai non è dello stesso avviso, neppure Aimee Mai e non c’è modo di farli stare zitti, non bastano le parole di James, né la potenza di Michele che può spianare Erellont, al pari di una deflagrazione atomica.
    Albert congiunge le mani, gli indici posati sulla punta del naso; se non vede il tetto sparato nella stratosfera dall’aura principesca, danzerà nudo nella piazza di Roel, pensa.
    Michele non è abituato a discutere le sue scelte, ma non si sottrae al confronto, lungimirante, saggio, capisce la rigidità del giudizio, l’ammorbidisce perché non siano spezzati gli animi.
    Jiroshi spalanca gli occhi, l’aria entra nei polmoni e Albert suppone che John Sinclair non apprezzerà il suo trenino con decollo finale, nel bel mezzo della città.
    Albert tenta di battergli una mano sulla spalla, gesto cameratesco di contentezza, la storia che ne segue è bizzarra, divertente, si adatta alla personalità Livia, il Demone Gatto è amato dai bimbi, non li mette in soggezione, mentre per la regina era un adorabile creatura da coccolare. Ha smesso di stupirsi per certe cose. Ride nel vederlo con Ewing Faloan, il nome deciso da Sittachai, che omaggia anche lui, la Stella, che ha sempre sperato nel suo ritorno.
    Il bambino, però, ha una statua da levare di torno e un nemico pari in potenza, Astaroth, che casualmente è finito nel Tempio del Sole.
    «Come ha potuto aggirarsi per il Regno?» domanda meravigliato, la sua aura deve far morire le Fate e intossicare Esperidi e Pukka, non può essere entrato per una gita. «Non c’è un modo per buttarlo fuori?» aggiunge. Albert ha letto Harry Potter.
    L’arrivo di Ade potrebbe essere provvidenziale, l’unico aiuto di cui dispongono Ennas e Danica, Albert si massaggia la fronte, Biriam stringe il cerchio attorno a loro.


    (Portamonete a tallone incantato con Eurinome. Amuleto di Protezione. Foglie di Cardo: bonus +2 a Fortuna e +2 a Costituzione.)



    gxydCX7
    Give. But don't allow yourself to be used. Love. But don't allow your heart to be abused. Trust. But don't be naive. Listen. But don't lose your own voice.

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    BENEDICT: Il cielo si squarcia, una folgore cade fra i soldati di Erellont e quelli di Biriam, e dalla polvere si scorge la figura di una donna. Indossa un lungo peplo rosso, e un velo delicato le copre i fini capelli biondi. Bella oltre immaginazione, la sposa di Zeus alza il viso su Samur che è rimasto a fronteggiarla, tutta la sua fanteria è stata sbalzata all’indietro dall’arrivo della dea. Tra le file di Erellont, anche i nostri eroi sono caduti per terra malamente. Wilfred è riuscito a tirare giù un nemico, prima che l’arrivo in pompa magna di Era lo buttasse per aria, e se Benedict andrà a ripescarlo, lo troverà privo di conoscenza per la botta di testa contro la scocca della corazza del nemico. I roelliani vivono una profonda contraddizione, non sono resistenti come un ennasiano, ma per farti male, devono andarti sotto al naso. Wilfred comunque se la caverà con un bernoccolo, e il vanto di aver ucciso un troll di prepotenza, che non è cosa da tutti, verrà a sapere poi. Benedict assisterà all’arrivo di Era, la sposa di Zeus non è una creatura pacata, ci sono centinaia di racconti sul suo carattere peperino, e infatti, quasi nessuno si sorprende a vederla affrontare Samur con la calma di chi sa perfettamente di poter vincere. Disarmata, senza un cavallo, la sposa di Zeus è forte della sua regalità e del suo rango di divinità. Il duca ci prova, inutile dire perché ha quel titolo, e Era attende fino all’ultimo secondo prima di alzare una mano. Il cavallo si sfalda, Samur vola all’indietro, e atterra coperto di ferite. Sanae non sarà felice di vedere il suo unico figlio non mostro tornare a Biriam coperto di sangue, aspettatevi qualcuno dei suoi figlioli demoniaci in giro per Londra. I troll battono in ritirata, intanto che le porte della città si aprono e Gilroy esce con i suoi. Era si volta verso il re dei nani e gli sorrise - Questa volta sei uscito tardi, Roy, non c’è più bisogno del tuo aiuto.- La sposa di Zeus poi volge gli occhi su Benedict, e gli fa un piccolo cenno con la testa. Un saluto, come a volergli dire che sa che è stato lui a chiamarla e che apprezza il fatto che si sia fidato di lui. - Gli altri due sarebbero stati uccisi.- gli rivela in maniera sibillina, quasi sapesse a cosa l’ennasiano stava pensando prima di invocare il suo soccorso. Era rimane in mezzo ai soldati che la ringraziano, se vorrà Benedict potrà porgerle una sola domanda. Come detto, Era non è nota per essere una persona alla mano, ed è meglio non irritarla.


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    DANICA: Danica ha del coraggio da vendere, questo si sapeva, Ennas non sembra sorpreso di vederla lanciarsi verso Astaroth, è sorpreso dal fatto che lei non sappia che è inutile. Fianna!- ecco perché, l’ha scambiata per la sua guardia personale, alza una mano per cercare di fermarla, per farle capire che sta andando incontro alla morte di corsa, ma è qualcuno a impedire che la giovane donna si getta in bocca al massacro. Danica si sentirà afferrare per un braccio e sollevare da terra. Non le farà male, la persona che l’ha presa, lo ha fatto con il solo scopo di trattenerla. Voltandosi si troverà ad osservare il profilo forte di un uomo dell’età indefinita, con i capelli neri, tagliati corti, e una folta barba scura. Una parte di lei saprà chi è senza doverlo chiedere. Ade, il dio dei morti.
    Danica verrà messa giù con delicatezza - Quello, piccolo raggio di sole, è una proiezione venefica di Astaroth, non è realmente lui.- spiega il dio mentre il bambino ride in piedi su Ennas - E’ in grado di interagire sul piano materiale, ma una volta toccato, svanirà in una nube velenosa a cui è impossibile sottrarsi.-
    Ennas annuisce intanto che sembra capire che quella non è Fianna, e che sta guardando una reincarnazione. Una guarda del sole rianata, l’orrore sul volto dell’uomo è indescrivibile. Pensava , evidentemente, che il suo valoroso cavaliere si fosse salvato. Astaroth, sorride mentre si china su di lui - E’ morta sgozzata come un cane, come sono morti anche Eoin, come… Avrebbe voluto morire la tua preziosa Winny.-
    Ennas alza la testa mentre Astaroth gli racconta come Winny è stata abusata per anni, costretta a diventare madre a forza,l’espressione di Ennas è terrificante, Danica avrà l’impulso di andare da lui, abbracciarlo, consolarlo come farebbe con il proprio papà, ma Ade l’avvolgerà nel suo mantello, e si volterà, coprendola con il suo corpo. Nonostante tutto, la ennasiana vivrà sulla sua pella la potenza dell’aura del primo sogno. Una forza distruttiva incredibile che farà tremare le fondamenta del Santuario del sole dalle radici. Quando Ennas smette di urlare, Danica si accorgerà che è sola con lui. Ade è sparito dopo averle impedito di morire per ben due volte, sia per mano di Astaroth che arsa viva per colpa dell’aura di Ennas. - Ti aiuto.- voltandosi verso il fondo della sala vedrà Finegar avvicinarsi per tirare giù Ennas dal suo catafalco, e metterlo a terra. E’ stato liberato come difesa per il regno, ma ha ancora i polsi bloccati da pesanti catene a bracciale che pendono ad anelli per un buon mezzo metro.

    NOTA BENE: Ennas è paralitico, non riesce a sentire le gambe anche se toccate o pizzicate.

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    ENID: Enid sentirà la mano di Zeus accarezzarle dolcemente i capelli. Non è suo padre, eppure, si sentirà protetta e in pace , proprio come se fosse il suo padre naturale ad accarezzarle amorevolmente la testolina. Zeus volta il capo verso la montagna che si scorge in lontananza, le figlie addosso che non scosta, emana un piacevole calore, come se avesse acqua calda a scorrergli nelle vene. - Non temere figlia, il tuo sposo è salvo.- ad Enid questo, ovviamente, intanto che Marvel, aggrappata alle gambe di Zeus, passa da un cosplay all’altro piagnucolando che non lo lascerà mai più. - E’ stato salvato dalla mia cara moglie.- Il matrimonio fra Zeus e Era non è di certo da prendere ad esempio, ma è un dato di fatto che Zeus apprezzi la sua moglie sorella per la sua forza e la viva intelligenza. Senza contare che, negli ultimi secoli, incredibile ma vero, le è stato sempre fedele tanto che si dice che l’ultima musa sia figlia di Era e che non sia stata generata per partogenesi da Zeus come era stato ipotizzato. Zeus alza gli occhi verso il fondo della stanza da dove si sente Kyu Kyu arrivare. Il draghetto sta volando con la stessa velocità di un treno merci tenendo Clarice per le zampette, la bambina si agita tutta ridendo e battendo le manine prima di venire scaricata fra le braccia del nonno. Zeus la guarda, poi guarda verso il fondo del tempio da dove si sentono arrivare rumori di battaglia e le grida di Cayden. La bambina ha la stessa reazione che avrebbe a trovarsi fra le braccia dei genitori di Enid e di Wilfred, come se sapesse, a pelle, che l’estraneo che le sta sorridendo bonariamente è suo nonno e che non le farà mai del male. Si scosta dall’abbraccio delle figlie. - Astaroth è considerato il miglior guerriero di Biriam, ci sono forme di culto ispirate alla sua persona, è considerato al pari di un dio. L’amore che i biramiani gli portano è secondo solo a quello che hanno per Caos e Ixo.- si mette la bambina sedere su un fianco intanto che parla, Kyu Kyu fa il giro per andare ad appollaiarsi sulla spalla della bambina, coprendole la testolina con la sua ala, e la nuca con la coda. Il draghetto è protettivo con i bambini, ma è come se sapesse che un giorno Clarice sarà sua <i>madre
    - Questo attacco è stato tutta una sua mossa per potarci all’esterno, fino ad ora nessuno aveva la certezza che fossimo ancora ad Erellont, o che in caso di vostro zio Ade, fossimo ancora interessati a proteggere il regno. Un attacco del genere , senza la protezione di Livia, ci ha costretti a venire all’esterno. Ora sa che ci siamo, e si preparerà di conseguenza.- Alza una mano, e si odono delle urla simili a ringhi animali - Il bambino non è ancora al sicuro, e sanno che i guardiani torneranno a camminare su questa terra. - Tira tu Enid i conti di quello che sta per succedere.
     
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  11. Callum Iain Payne II
     
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    Benedict Artair Thorne
    Ennasiano • Volpe Nera • Artista
    L’esercito è pronto per il primo assalto frontale, quando Era risponde alle invocazioni, appare con un lampo accecante, la cui potenza spiana il campo di battaglia, i soldati cadono a terra e Benedict evita che un orso bruno gli caschi sul torace, Edgar è fra i primi riprendersi dal colpo, salvo zittirsi con espressione seria, i suoi occhi sono fermi sulla figura aggraziata della dea.
    Benedict tenta di recuperare Wilfred, ha intravisto l’attacco ma non l’esito, Astra è balzata fuori dalla bisaccia, in forma Umana, fa un cenno alla Volpe Nera, perché si accosti al guerriero, privo di sensi e vittorioso. Astra assicura che il danno è lieve, ha ucciso il Troll, poi è stato sbalzato via brutalmente, lei stessa aveva perso di vista il Roelliano.
    «Wilfred.» borbotta Benedict: «Sei un Mott fatto e finito.» tende le labbra in un sorriso amaro, forse lo blandisce, oppure si complimenta, una constatazione, posa la mano sinistra sul torace dell’amico, posa la spada ai suoi piedi.
    La battaglia è terminata, alcuni cercano di fuggire e tutti sanno che contrastare la volontà di Era è impensabile, nessun mortale può sfidare la sua potenza ma Samur, il Duca investito da Caos, non demorde, non accetta quell’ingerenza improvvisa. Egli non arretra, risale a cavallo, svetta sui combattenti per la fierezza.
    Benedict capisce, la vittoria per Samur non è più legata al Regno, alla conquista della Montagna, adesso, è una risoluzione personale, intima, che gli proibisce di abbassare la testa, può essere follia anche se l’Ennesiano è certo sia uno spropositato orgoglio, una superbia connaturata al carattere di Samur. Era è quieta, solenne, non dice una singola parola al Duca, che desidera aggredirla.
    È una donna bionda, nulla lascia presagire la sua grandezza, non indossa l’armatura, non impugna armi, i suoi capelli sembrano fili d’oro, il viso cesellato da un artista e gli occhi ardono di vita, di emozioni, come fiamme, divorano lo spazio e si fissano sul nemico; alza la mano verso la Spada Oscura.
    La corsa del Duca infernale finisce in un nitrito selvaggio, gli zampilli di sangue investono sia i morti che i vivi, ma non Era.
    Gilroy IV trova il truculento spettacolo ad attenderlo, non obietta alla sovrana degli immortali, fosse solamente per rispetto o per gratitudine, anche i suoi sudditi rimangono muti, immobili, nessuna lancia o ascia vibra nell’aria, impregnata di quel potere antico, che sembra avere radici nella terra stessa.
    La Volpe Nera ha il ginocchio destro affondato nel terriccio; resta affianco di Wilfred e della Gatta, inginocchiatasi piamente, posa la spada per un secondo, una sorta di calma, spezzata dal baccano della fuga, è calato su di loro.
    Sono pochi a restare in piedi, a cercare lo sguardo ardente di Era, Benedict coglie il cenno di lei, abbassa il mento. Non una parola, lui non cerca meriti per se stesso, né vuole morire, desidera assolvere al suo compito, difendere Erellont, la sua famiglia. Non ha anela la gloria, solamente la vittoria.
    Benedict Artair Thorne alza il viso, immagina di essere sporco e scarmigliato, ha lineamenti sottili, occhi azzurri, non sono limpidi, come quelli di Danica, hanno un bagliore di fiamma e di gelo; suppone che Era abbia veduto soldati messi peggio di lui, in ogni senso. La sua rivelazione gli fa socchiudere le labbra, quasi cercasse fiato, entrambi hanno la capacità di ricacciare indietro centinaia di avversari ma non lui, non Samur dalla Spada Oscura. Non è esattamente una notizia felice, bisogna assimilarla con dignità.
    «Vi siamo grati, divina Signora.» la voce profonda ha un timbro baritonale, un suono imponente, benché sia solito parlare con pacatezza, non ha indugi e tenta di mostrare la sincerità con cui è grato alla dea. Nessuna piuma di pavone per il buon Thorne, ma il sedere è scampato, al momento. «Vi ringraziamo per aver prestato orecchio alle nostre suppliche.» fa un respiro, mentre la lingua accarezza il sangue sulle labbra.
    «Il duca Samur appare inviolabile, come se avesse assimilato la forza dei suoi fratelli. La sua Spada è temuta quanto lui, seconda solamente a quella di Astarorth. Non sono armi comuni.» va per deduzione, poi potrebbe anche sbagliare. «Cosa ha reso l’arma di Samur, così potente?» chiede, sottinteso, si riferisce a loro, che crepano a un soffio di vento o quasi, Ennesiani, Roelliani e Piccolo Popolo potrebbero tenere testa agli eserciti Umani, però Era è indubbiamente a conoscenza delle loro peculiarità.
    Benedict sposta lo sguardo, nota con la coda dell’occhio, Astra fissarlo per stimare la situazione, non pare sicura di poter salvare se stessa e Wilfred, ciò l’angoscia.

    [Spada bastarda_ Estratta.]



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    Mi scuso per l'attesa, la sorte si è accanita: niente luce, niente tempo e dubbi amletici sulla domanda.

     
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    »Danica Thorne » 30 anni » Ennas »Chieftains
    Alzatti. Reagisci. Lotta. Sii una guerriera, non una vittima del dolore.

    Il coraggio affianca la paura, questa è una delle frasi che Danica ripete agli inesperti, perché nessun eroe disprezza il dolore, ricerca la morte, ma sa superare gli ostacoli aggrappandosi alla propria volontà di vivere. Non importa che il gesto somigli ad un suicidio, la Chieftains deve proteggere Ennas, salvare il proprio spirito, a qualsiasi costo. Ha paura, rivedere i figli e Charles, addormentati sul divano, la madre che prepara una tazza di the, Benedict con i gemelli, gli Allen passeggiano, simili ad una vociante, allegra truppa, il coraggio è amplificato dall’amore. I cavalieri combattono per uno scopo, servire la Giustizia, difendere gli innocenti, i propri cari. È una Guardia del Sole, Danica, non contempla neppure una soluzione differente, non l’accetta.
    Ennas l’osserva, senza riconoscerla, perché Danica non ha i boccoli di Fianna ed il suo fisico delicato, adatto agli abiti eleganti; ma Astaroth desidera portare la sua testa al Satariel e lei non ha intenzione di aiutarlo nell’impresa.
    C’è un istante, un attimo preciso fra quelli bruciati dall’adrenalina, in cui una potenza sconosciuta cala nel Santuario del Sole, Danica ignora da dove provenga, quanti passi abbia fatto, prima di sentire la presa sul braccio sinistro, di avvertire l’aria sotto ai suoi piedi, ha la lancia sollevata ma lo scontro sfuma in una nube oscura, senza essere ostile. In maniera istintiva, pensa ad Azrael, consapevole di sbagliare, perché Marlene ha un’aura diversa, ormai famigliare.
    Danica non si dimena, evita di ribellarsi, chiunque l’abbia fermata non si pone come un nemico, la sua mano ha cinque dita, un palmo ampio, riesce a sostenerla con delicatezza, forse un riguardo inaspettato da una creatura dall’aura impregnata di morte.
    L’Ennesiana abbassa l’arma, si volta con prudenza, preparata a qualsiasi visione terrificante ma ad attenderla c’è la figura imponente di un uomo, ne incrocia appena lo sguardo, non sa definire il colore delle iridi, però comprende di essere in presenza del Ade, dio dei morti.
    Danica non abbandona le armi, la voce di Ade è grave, non ha accenni aggressivi, non desidera spaventarla, né infonde timore, solamente una confusione mentale, i suoi pensieri si accavallano, cosa assai sgradevole per una combattente.
    «Non ci ha dato alcuna opportunità, sin dal principio.» valuta torva, non sopporta i sotterfugi nei duelli, le iniquità fra guerrieri, sono indice di viltà, il suo disprezzo nei confronti di Astaroth conosce nuove vette.
    «In questo luogo, c’è anche la regina.» indica Livia, inviolata nella teca con gli occhi del fratello fra le mani. «Gli altri, sono stati uccisi. A tradimento.» sottolinea disgustata. Astaroth ha decimato sacerdoti inermi, ha risvegliato Ennas per donargli il tormento, nessuno può volerlo morto quanto lei.
    Danica tenta di sorridere a Ennas, il Regno non è perduto. Le profezie di Livia si sono avverate, ha trovato l’amore, i suoi amici sono ritornati. La vita cambia aspetto, muta nel tempo e nello spazio, ma il filo che li lega non è spezzato.
    «Io sono felice.» mormora al re. «Ho un marito nell’Esercito dei Sogni. Sono madre. Livia ha sempre avuto ragione. Dovevo essere paziente, lo sono stata.» manda in gola qualche lacrima commossa, mentre Astarorth precisa l’ovvio, Fianna è morta.
    «Ho salvato il generale. Ho rifiutato Deimos. Ero orgogliosa di me.» sussurra.
    Fianna De Lys poté sorridere un’ultima volta, gli occhi fissi su Eoin Sinclair, il sangue che stroncava il respiro, poteva lasciarsi andare, adesso, aveva protetto Sinclair e allontanato il mostro. Lei era vittoriosa, alla fine.
    Ennas si aspetta altro per la ragazzina con l’arco, non le braccia di Eoin a reggerne il corpo inerte e ciò vale per tutti coloro che ama, i Sogni di Erellont, i figli di Livia e di Ennas.
    Ade resta, come se presagisse qualcosa, reputa opportuno tenere sotto controllo lei, Danica Thorne. È la più fragile, la sua aura è un alito di vento davanti alla trascinante energia di Ennas, alla malvagità di Astaroth, alla grandezza del dio.
    Danica sente la cattiveria insita nelle rivelazioni, non può negare ma se riuscisse a sfiorare Ennas, a fargli capire che non tutto è perduto, allora, lui sorgerebbe di nuovo. Chiude gli occhi, non piange, anche se il dolore è un cappio al collo.
    «Winny è viva. Ennas… Ti prego!» esclama con voce strozzata, altro non riesce a dire, perché il Primo Sogno, sembra divenire un incendio distruttivo, capace di spazzare via qualsiasi forma di vita.
    Ade può sopravvivere anche al grido di Ennas, alle sue fiamme, avvolge Danica nel mantello per evitare arda viva, mentre cerca di balbettare un ringraziamento, la furia di Ennas si placa, il dio svanisce, quasi non fosse mai apparso.
    Danica cade in ginocchio, la lancia ancora in mano, sconvolta; non trema e non muove un muscolo, guarda il Comandante, serra le labbra tra loro.
    È la voce di Finegar a riportarla al presente, al dovere, si raddrizza con incertezza e guarda il Padre di Roel con un sorriso riconoscente.
    «Sei arrivato sin qui.» dice l’Ennasiana, rincuorata, rassicurata. «Astaroth ha ripreso vita, sembra un ragazzino ma la sua spada. Ha la sua potenza.» ansima un poco, attende che Finegar le sia accanto, sfiora appena il suo braccio con le dita, sta per dire qualcosa, ma non ci riesce. «Poso la lancia.» farfuglia.
    Finegar e Danica non delicate Muse, anzi ma Ennas non è un ramo di pesco; la Ennasiana riferisce della polvere usata dal Demone, in caso occorrano soccorsi celeri, poi si pone ai piedi del re. Finegar dovrà alzarlo senza ferire le spalle di Ennas, oltre che le sue braccia, mentre lei stringerà le caviglie, facendo qualche prova per stabilirne la sensibilità.
    «Avvertimi degli ostacoli.» fa una smorfia a Finegar, perché è lui a guardare avanti. «Dobbiamo cercare un rifugio. Io propongo la Rocca dei Guerrieri. Non è stata espugnata. Cosa ne pensi?» chiede consiglio al traditore.
    No, Danica non potrebbe mai farlo; si affida alla saggezza del Redento ed è ben altra cosa.
    «Quando faremo una sosta o saremo al riparo… Mostrami i polsi, non posso guarire ma ho qualche fiala per le ferite.» aggiunge a voce bassa.
    Ennas potrà partecipare alla conversazione, se sarà lucido, la strada non è breve e purtroppo, Danica non si muove con velocità fulminea.

    [Pugnale. Lancia estratta.]

    {Divisa da battaglia}




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    Enid Kingstone ◆ In the end, only kindness matters.
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    nid, richiamata da Marvel, corre a precipizio nella sala e vi trova Zeus, il padre di Clio e delle Muse, in quel momento, è l’unico sollievo percepibile. Il marito è in battaglia, neppure il Tempio appare sicuro, Thauma ha rischiato di essere uccisa, adesso, somiglia ad un cosplayer che esaudisce i più reconditi desideri. Le accarezza la testa, quando si protegge con l’armatura di lady Brienne.
    Cayden Watson conosce la guerra, chiama i guerrieri rimasti a protezione delle entrate, giocare in difesa non li porta in vantaggio, perciò andranno alla carica e lui non fa prigionieri, né consente che i nemici possano avere un bottino.
    Clio appoggia la fronte sulla spalla di Zeus, anche se non l’ha mai veduto, sente una fiducia istintiva nei suoi confronti, prova un affetto sincero, un attaccamento naturale, come se le fosse accanto dalla nascita, trattiene le lacrime, sa che questa è un’ora oscura per il Regno di Erellont, però non sopporta l’idea di vivere lontano da Wilfred, da Cayden, dai suoi amici.
    Zeus spiega in maniera stringata, cosa accada nei pressi della Montagna, non che Clio ami l’arte bellica, ma è rassicurante, tanto che Marvel decide di calarsi nei panni della più mite Mantis, ha persino due sottili antenne luminose sulle fronte.
    Erato scruta la bimba, non comprende il riferimento, ma Clio fa da ponte alle sorelle, in molte occasioni.
    «Era ha in grande stima i guerrieri.» dice con diplomazia, un sospiro di sollievo sfugge dalle labbra, un macigno si solleva dal cuore. «L’Esercito dei Sogni, la Guardia del Sole sono fra i migliori combattenti sulla piazza. Dite che l’età degli eroi è tramontata, divino padre, eppure esistono individui che si ergono per statura morale; la vostra regina e signora degli dei, ha uno sguardo acuto e mai si lascia sfuggire un glorioso combattente.» commenta, non parla di Wilfred, fa pure un complimento alla dea per sorridere debolmente a Zeus, non si lascia abbattere, non ancora.
    Clio è abbracciata al padre, non si è allontanata e il volo del drago non è una sorpresa per lei; il cucciolo ha una forza eccezionale, spiegare le ali è un istinto irrefrenabile per Kyu Kyu. I libri presi in prestito dai Nani, sono stati molto utili, sono riusciti a dipingere un quadro realistico della creatura, della sua potenza, della sua debolezza, anche il processo di crescita è diventato lineare, non stupisce molto gli abitanti di Erellont.
    Clarice è una bimba sveglia, abituata alla compagnia degli animali, sa trattarli con amorevole rispetto però l’empatia con Kyu Kyu è speciale, Clio l’ha notato, la figlia entusiasta tende le braccia paffute verso Zeus, seppure non l’abbia conosciuto. È l’erede di una Musa, il suo sangue ha lignaggio divino, non può ancora rendersene conto, ma ciò le dona una visione differente del mondo, forse Marsia verrà a cercarla, però non la troverà impreparata, non Clarice Sìneag Mott.
    Clio sfiora la testa della figlia con un bacio: «Clarice Sìneag Mott, padre.» la presenta con orgoglio, un’anima pura, innocente, che sembra ignara dei pericoli.
    «Il Duca fu battuto da Ennas, lo Sposo del Sole, ma schivò l’oblio. Il suo risveglio sarebbe avvenuto, prima o poi, anche se non avrei creduto così presto o con una tale violenza. È innaturale.» dice, lanciando un’occhiata alle porte, può essere di cuore buono ma è lontana dalle certe battaglie o così è stato per secoli. «Era spesso associato ad Astarte, a Isthar, a Inanna. Alcuni vociferano siano state sue amanti. Per altri, era un Elfo e compose la Melodia del Diavolo, dannando la propria anima e mutando in un Demone. Può darsi sia una storia vera, come può trattarsi di un comune Angelo sedotto dal potere.» afferma, pensierosa. «Gli Angeli sono soldati, Astaroth è il Campione di Biriam. Se dovessi seguire la logica, lo definirei un Angelo, non un Elfo ma cosa abbia imparato sotto la protezione di Caos, non posso indovinarlo.» parla da Musa, non è fredda o distaccata, cerca di radunare le informazioni, ama raccontare favole, ispirare storie, però non è la giornata adatta.
    Alza il braccio destro, accarezza il dorso del drago, che muove la coda, alle parole di Zeus aggrotta la fronte, alza gli occhi su Erato, senza una parola.
    «Io credo vogliano ottenere qualcosa di concreto, sanno di non potervi abbattere.» si riferisce agli dei, sono tutti suoi parenti, Enid l’avrebbe trovato buffo, due anni addietro. «Hanno cercato la Montagna, tutti sanno che vi è posto un luogo di potere. È ovvio che alla fonte, oltre che a distruggere Liliveth. Il Regno sarebbe stato più vulnerabile.» ispira ed espira. «Desiderano scoprire contro chi combattere. Possono spianare la strada, senza il vostro intervento, ma sono davanti a un ostacolo. Come possono opporsi a voi, alla Signora del cielo, a vostro fratello, Sire delle Ombre e Persefone, Korè… La Dea dei Campi Elisi? Non esistono armi o nemici alla vostra altezza.» conclude ed è precipitosa, ha scordato chi si oppose agli Olimpi, spalleggiati dai Titani. È uno sbaglio dettato dalla giovinezza, dall’ansia.
    Enid non sorride, Zeus è chiaro e così la sorte di Clarice; dovrebbe sentirsi onorata ma ha lo stomaco in una morsa di ferro, abbassa le palpebre. Il Campione di Erellont non è salvo, i Guardiani sono bambini e indifesi, non occorre molto a stroncarne la vita.
    Marvel ha capito, almeno, ha intuito che sua nipote è in pericolo, perché si tramuta in una versione minuta di Arya Stark, ha Ago sul fianco e la meta lupa distaccata, come il canon esige.
    «Quando la neve cade e soffiano i venti bianchi dell’inverno, il lupo solitario muore.» fa una pausa di enfasi drammatica, a dispetto della voce sottile: «Ma il Branco sopravvive.» è un messaggio chiaro.
    «Hanno visto il futuro, sanno chi colpire, padre.» mormora Clio sgomenta.

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    Un raggio di luce illumina diagonalmente la sala dove Ennas riposa. Winny , in forma animale, è accucciata sul suo cuscino, e lo guarda dormire. Non si sono detti una parola quando si sono visti, si sono limitati a tendersi le braccia a vicenda e piangere una sul petto dell’altro. Ennas è paralizzato dalla vita in giù, la ferita sul suo petto è stata il veicolo di una maledizione di Astaroth, vivo a metà, infatti ha la parte inferiore del corpo gelida e rigida al tatto, come se fosse ancora un cadavere. Finegar è accanto alla porta, le mani raccolte dietro la schiena, è lui a tirare le fila di quanto è successo. La Mano del Sole, ovviamente, non è stata fatta perdonata. Indossa ancora i suoi abiti da galeotto, e ai polsi, le catene simbolo della sua condizione. Eppure pare dignitoso e compassato, come se non avvertisse il peso e l’umiliazione di essere diventato un reietto della società. - Astaroth e Samur sono padre e figlio.- prima bomba sganciata - Samuur e Serpesia sono fratelli. Non si sa chi dei due sia il maggiore, ma solo Samur è stato riconosciuto. Astaroth non amava l’idea di avere una figlia femmina.- Astaroth ce le ha proprio tutte, è pure maschilista a quanto pare. Per questo Serpesia è stata portata a palazzo, nonostante fosse figlia di una prostituta di Memose, Caos era certo che, in un modo o nell’altro, avrebbe trovato il modo di essere utile alla causa del Regno e non sbagliava. - Esistono cinque spade mitiche, sono state create da Caos e dai suoi figli. Una è la spada di Astaroth, creata da Caos in persona . Una è la mia, creata da Livia- si tocca la spada destra, che è leggermente diversa dalla sinistra - Le altre tre spade sono quella di Samur, che è stata creata da Ixo mentre le altre due sono ancora ignote. Queste spade possono distruggersi a vicenda, basta un colpo una contro l’altra, ma sono in drago di distruggere tutto quello che toccano. Avete fatto bene a invocare Era, solo lei avrebbe potuto porre fine all’attacco di Samur a Liliveth.-
    Per quanto riguarda gli dei, Finegar sembra piuttosto ben disposto verso di loro. Si ricorda quando Athena era uno dei generali dell’esercito unito dei sogni, e sembra essergli rimasto un buon ricordo della casta tutta, beh, con l’ovvia eccezione di Poseidone. - Non credo che Zeus sia del tutto ignaro di quello che sta combinando il fratello. Il padre degli dei è forte ora come lo era un tempo, ma diciamo che cura solo il suo orticello, dovrà essere convinto a aiutare Sillia.-
    Finegar sta ancora parlando quando di colpo si zittisce e alza gli occhi verso la finestra alla sua sinistra. Un lampo ha squarciato il cielo sereno, spaccando un albero a metà e facendolo diventare due metà fiammeggianti. -non ci posso credere.- mormora preso di sorpresa mentre si avvicina alla finestra per guardare.

    A Biriam, sotto lo sguardo sodisfatto di Callum, Serpesia e Girolamos, grazie all’operato di Astaroth, Ixo ha appena aperto gli occhi, non è ancora vivo, ma non è più morto. Le orbite vuote sono buchi neri di tenebra, ma non hanno scatenato nessun delirio, perché nel Santuario, anche Livia ha aperto gli occhi.


    INFORMAZIONI:
    1) Secondo Era, la spada di Samur è stata bagnata nel sangue di tutte le vittime della madre, ed è per questo che è così potente, può essere abbattuta con la benedizione del paradiso di un angelo . Non ha specificato chi, ma la scelta sembra essere fra Metatron, lo scriba di Dio e Michele, visto che un angelo comune rischia di morire avvelenato da tutto quel male.
    2) Zeus è certo che cercheranno di impedire ai bambini di diventare adulti con ogni mezzo, i Guardiani non devono tornare a camminare ad Erellont, già il fatto che Ewing sia ora un bambino vero, aumenterà gli attacchi, i reclutatori di Memose saranno ovunque.
    3) A quanto pare, secondo un troll catturato, l’obbiettivo dell’attacco a Liliveth era tutta la famiglia reale, Brianna doveva essere deportata come schiava a Memose assieme ai gemelli, mentre Gilroy, Cahoime Cabrin dovevano essere mangiati. Sono nati dalla magia di Livia, e sono considerati prelibati. Quest’atto di cannibalismo sarebbe dovuto consumato nella fonte, per sporcarla.
    4) Livia ha aperto gli occhi (lo stesso vale per Ixo) e hanno ripreso le funzioni vitali. Sono caldi, respirano, sono morbidi al tatto. Le mani di Livia, che contengono gli occhi di Ixo sono state bendate con fasce benedette, non si sa chi sia stato a farlo, ma c’è una benedizione fortissima lì sopra.
    5) Gli dei sembrano ben disposti ad aiutare Erellont, Zeus ha detto che c'è anche Athena in giro per Erellont, mentre a Biriam, oltre ai giganti, si trovano Ares ed Eris, Medusa, ammazzata male , e quindi desiderosa di vendetta e l'Idra con tutti i suoi figlioli.
     
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